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martedì 4 gennaio 2011

Kynodontas - Dogtooth

Ammetto di aver fatto più che bene a dormirci sopra.
Perchè se ne avessi scritto ieri sera avrei decisamente rotto gli argini, e lo sforzo di questa pellicola sarebbe stato sminuito.
Ma il fatto di essermi concesso una notte di sonno non cambia il risultato.
Kynodontas - o Dogtooth, che dir si voglia - vincitore della sezione Un certain regard a Cannes 2009 - se non sbaglio -, osannato da tutta la critica internettiana e colpevolmente non distribuito in Italia è ben lontano dall'essere il Capolavoro che passa per essere.
E dirò di più: non mi è piaciuto per nulla.
Mentre scorrevano le immagini di questa disturbante odissea all'interno del concetto stesso di famiglia, tolte alcune intuizioni davvero geniali - la citazione di Rocky, ma qui ero proprio di parte, gli aerei precipitati e l'abbaiare di gruppo - pensavo a cosa avrebbe potuto pensare Bunuel di fronte ad una pellicola di questo genere: forse l'avrebbe anche apprezzata per l'originalità o lo sforzo creativo, ma è innegabile quanto un paragone con le sue opere sia in grado di sminuire quasi immediatamente questo destabilizzante ed insolito prodotto greco - appare più un lavoro da Haneke, o legato all'algida tradizione nordeuropea -.
E ad ogni pensiero rispetto alle inquadrature studiate ne compare un altro che ritrova il genio registico nell'estro di Bertolucci e del suo Ultimo tango a Parigi, nelle immagini di Dolls, nei simbolismi di Kim Ki-Duk; ad ogni riferimento alla famiglia come prigione o al suo stesso, disturbante equilibrio precario le epopee bergmaniane, il disagio del Dogma e dei Dardenne, per non parlare dell'affresco straordinario di Cous cous; ad ogni intuizione innovativa come l'uso del linguaggio ed il suo ruolo nella manipolazione delle persone l'assenza di una narrazione davvero cinematografica, quanto solamente visuale, la distanza siderale dalle geometrie kubrikiane ed il ritardo verso l'arte visiva di Chris Marker.
Insomma, in Kynodontas c'è un pò tutto, e un pò niente: il meglio del Cinema messo in scena nel peggiore dei modi, la sfida dell'osare e la provocazione gratuita, l'impatto della violenza mentale e fisica ed il controllo fin troppo calcolato della stessa - anche se, c'è da ammetterlo, la scena del peso sui denti riesce a far rabbrividire almeno quanto quella del suicidio in Niente da nascondere -.
Se non siete a digiuno di Cinema, e non avete paura di affrontare una pellicola che, a tutti gli effetti, è inesorabilmente anti-Cinema, occorre che, almeno una volta, proviate l'esperienza.
Non è neppure escluso che, in futuro, io stesso mi cimenti di nuovo nella visione di questa pellicola, cercando di capire se, come per l'esperienza di vita, l'età può davvero cambiare la visione d'insieme, o se, peggio, nulla sarà davvero mutato.
Forse, in qualche modo, tutti noi spettatori siamo prigionieri di un linguaggio filtrato attraverso lo schermo, e siamo stati educati da genitori che ci hanno raccontato che uno zombi è un fiore, o che la figa è una lampada, e siamo ancora in attesa che i nostri canini cadano - o vengano staccati nel sangue - per emanciparci dalle strutture che ci hanno imposto e, chissà, uscire a scoprire il mondo.
La differenza la faranno il coraggio di aprire il bagagliaio o restare lì, nel buio.
In quell'equilibrio, lo ammetto, nel bene o nel male ho rivisto la trottola di Inception.
E questo è, senza ombra di dubbio, un grande merito.
Ma cosa resta, quando le luci si spengono e sedimentano le riflessioni, di Kynodontas?
Un grande film e un potenziale Capolavoro espresso, probabilmente, nel più sbagliato dei modi.
Forse il gatto ha graffiato un pò troppo, giusto per vendicarsi di una delle scene di violenza gratuita peggiori che abbia mai visto in un film, ai livelli, per parlarci chiaro, dei compiaciuti e sadici Lebanon e, soprattutto, La passione di Cristo.
Forse il cane ha perso i denti, o forse ha abbaiato alla disperazione senza mai davvero mordere.
Di sicuro, la sua maturazione non è affatto completa.
E agli strilli di Dogtooth continuo a preferire l'illusione tutta umana ed imperfetta della prigione di Dogville.
In fondo, prima o poi una Grace arriverà di certo.
Che sia per salvarci o seppellirci con quintali di piombo.


MrFord


"Guarda come son tranquillo io
anche se attraverso il bosco,
con l'aiuto del buon Dio,
stando sempre attento al cane."
Lucio Dalla revisited by Ford - "Attenti al lupo" -
 

16 commenti:

  1. Non leggo il commento perchè è uno dei film che più sto aspettando. Gli dò altri 5 mesi altrimenti passo per la prima volta a metodi alternativi. Conoscendomi (dopo aver letto trama, atmosfera e sentito amici) credo che è un mio potenziale 9-10.

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  2. Dae, ho come l'impressione che ti piacerà.
    In qualche modo, potrebbe essere inteso come un horror sociale.

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  3. Ringrazio per non averlo visto.
    E ho detto tutto. Tu sai!

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  4. Ringrazio anche io per te.
    L'avresti odiato con tutte le tue forze.
    Tipo Lebanon!

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  5. beh, hai espresso bene il tuo punto di vista, però de gustibus, secondo me è un'opera geniale e una riflessione acutissima sul controllo e sull'educazione, famigliare o politica o sociale che sia.
    il fatto che ti abbia colpito, per quanto negativamente, è la prova di un film vivo che non può lasciare indifferenti. e questo è ciò che fa il cinema, non l'anti-cinema

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  6. Cannibale, con anticinema intendevo antifiction, antispettacolarità, antitutto quello che, di norma, fa venire i brividi dalla meraviglia.
    Non intendevo associarlo agli anticinema veri, stile cinepanettone.
    Per il resto, concordo.
    E' un film a suo modo geniale e sicuramente acuto, anche se la sua espressione mi è risultata troppo costruita e provocatoria.
    Se si è appassionati, un film così resta comunque da vedere, senza dubbio.

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  7. ah ok, avevo male interpretato
    però in un certo senso la spettacolarità c'è eccome, per quanto estrema :)

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  8. Cannibale, potrei quasi quasi convenire con te.
    Pensa a come è iniziato quest'anno!
    Dobbiamo al più presto trovare un film che ci faccia prendere un pò a bottigliate per tornare ai vecchi tempi!

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  9. credo che il discorso sia tutto lì: che tutto dipenda da come noi spettatori, nolenti o volenti, siamo abituati a un certo tipo di linguaggio.
    io, francamente, l'ho trovato una delle esperienze di cinema migliori che abbia mai avuto: un film che mi ha colpito, sia nella mente che nel cuore, che (almeno per me) rimarrà nella memoria, in quanto esercizio di cinema raffinato e intelligente. mentre, d'altra parte, una cosa come Inception non mi ha lasciato veramente niente, pur avendo una grande confezione e un'ottima idea di base.

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  10. Einzige, sicuramente Kynodontas è un'esperienza unica, paragonabile a Inland empire, non per nulla difficilissimo da digerire per qualsiasi spettatore.
    Nel caso di Lynch, adorai Inland da subito, probabilmente Kynodontas deve ancora sedimentarsi in me, prima di lasciare il segno.
    Con i film geniali è questo che accade.
    Restano lì, in agguato come puma pronti ad azzannarti.
    Anche Inception è così.

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  11. sì, è vero, può essere benissimo. magari tra qualche tempo l'avrò completamente rivalutato. un po' come mi è successo con parecchi altri film: dopo la 2a visione cambiavo completamente opinione.
    hai ragione, coi film geniali spesso è così: Inland Empire mi lasciò a bocca aperta, ma ci mise moltissimo a conquistarmi (oggi è tranquillamente tra i miei cult personali). sempre di Lynch, Wild at Heart, alla prima visione mi aveva fatto quasi schifo (considerando le aspettative che avevo), ma, poi, rivedendolo, ho migliorato decisamenente il giudizio (anche se, per me, rimane il più debole, tra le sue opere, assieme a Dune).

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  12. Einzige, pensa che io, addirittura, alla prima visione - lo ammetto, forse ero un pò troppo piccolo - mi annoiai anche con Heat: la sfida, che ora considero uno dei film necessari per quanto riguarda l'azione e non solo.
    Alcuni film sono come i whisky invecchiati, i single malt che sanno di mare, o di legno.
    La prima volta pensi "ma che cazzo sto bevendo?", e poi, quando meno te lo aspetti, arriva l'illuminazione.

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  13. James, come al solito la tua recensione è completamente personale. Questo è un grosso merito, riesci sempre a parlare del film secondo il James-pensiero, senza tante notizie di contorno, frasi scontate di circostanza o impressioni lette o sentite qua e là.
    Per questo anche quando, come in questo caso, la penso in modo del tutto contrario apprezzo più la tua critica negativa che una lode sperticata senza spina dorsale.
    Curioso come entrambi abbiamo citato il suicidio di Cachè. Io però l'ho rivisto più nell'aggressione della sorella al fratello, la scena del canino è più costruita e lunga, leggermente, ma solo leggermente, meno improvvisa.

    E sul finale hai ragione, io ho visto la sospensione di Lourdes, te quella di Inception. Direi che ci possono stare entrambe...

    Al di là di tutto... riguardatelo :)

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  14. Dae, ti ringrazio per la descrizione che dai del mio esporre il "James pensiero". ;)
    Sicuramente lo rivedrò in futuro, e ora che si è sedimentato per bene ammetto che è stata una delle visioni più incredibili - nel bene o nel male - dell'anno, e certamente avrà una menzione speciale, a fine anno, nella riflessione sui film usciti e non dalle nostre parti.

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  15. programmato in un cineclub romano questa settimana, dopo aver letto i vostri interessanti commenti cerchero' di non mancare la visione. grazie

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    1. Jac, de nada!
      Approfitta della proiezione e guardalo.
      Certamente è una visione sconvolgente.

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