La trama (con parole mie): Benjamin Esposito, ex dipendente della procura in pensione, ricorda il grande amore della sua vita - l'ex collega Irene - ed intreccia la loro storia a quella di un caso quasi irrisolto di omicidio risalente a venticinque anni prima. Le risposte che giungeranno dalla chiusura dell'indagine lo porranno di fronte ad una scelta di vita.
Lo ammetto, sono rimasto con la schiena in tensione ed i brividi pronti a scattare fino all'ultima scena. Peccato davvero, per Campanella.
Quello che poteva essere una sorta di Le vite degli altri - miracolo cinematografico dell'ormai bollito Von Donnersmarck - è rimasto come sospeso, intrappolato nella rete dei tanti buoni, buonissimi prodotti che il Cinema autoriale, fortunatamente per noi, sforna quasi ogni stagione.
Ma non è niente più di quel buono, perchè è il Buono a rovinare l'effetto di una pellicola fino a quella chiusura assolutamente incredibile: stile da vendere, una sceneggiatura congegnata alla perfezione, ottime interpretazioni, fotografia mirabile, e almeno tre sequenze tre da lezioni di Cinema.
Il vertiginoso piano sequenza all'interno dello stadio - era dai tempi di Breaking news di Johnnie To che non mi capitava di trovarne uno così travolgente -, il silenzioso scambio in ascensore tra Irene, Benjiamin ed Isidoro e la terribile rivelazione che avrebbe dovuto chiudere il film sono immagini che non si dimenticano, ma che, ad un tempo, penalizzano ancor più la scelta - dettata dal desiderio di Academy? - di concludere la vicenda portando indietro il braccio rimasto ben teso a scagliare pietre fin dal principio.
Ma non voglio dilungarmi troppo sulla retorica dell'ultima scena, o perdermi nell'esaltazione della tecnica e del coinvolgimento delle sequenze succitate, o emozionarmi da solo, di fronte allo schermo, pensando al personaggio tragico e disperatamente romantico di Pablo Sandoval, in assoluto il vero protagonista/non protagonista dell'opera.
Vorrei lasciarmi alle spalle tutte le sensazioni, la meraviglia per un film da ricordare ed il rammarico per quello che non è stato, e tormentarmi un pò con una domanda, una soltanto.
Chi è peggiore?
Isidoro Gomez, violentatore ed omicida, quello il cui sguardo tradisce il segreto della crudeltà almeno quanto un interrogatorio come non ne vedevo da tempo sullo schermo?
Mariano, squallido esecutore del Potere, pronto a vendere l'anima e a far soffocare le voci distinte a suon di pallottole?
Ordonez, pallido, insulso burocrate, testimone della nullità di un organismo in realtà non presente?
E' facile pensare al Male, quando si hanno di fronte i "cattivi".
Chi è peggiore?
Irene, che permette all'amore della sua vita di fuggire e si permette di vivere una vita di silenziosa, mascherata infelicità?
Benjamin, che scappa quasi senza voltarsi, per rifugiarsi in un ricordo che sa tanto di una riparazione giunta troppo tardi?
Ricardo Morales, contrario alla pena di morte, straziato da un dolore che è quasi impossibile descrivere, privato dalla violenza animale di un selvaggio della compagna, della bellezza, di tutto quello che da sapore ai ricordi e alla vita, eppure aguzzino anche più spietato degli aguzzini stessi?
Dove finisce la vendetta, e dove comincia il Male?
Quello stesso che porta lo squallido Isidoro a commettere il suo delitto.
Non deve avere necessariamente lo stesso volto, per essere guardato negli occhi, questo mostro terribile e violento, soffocato ed inquietantemente paziente.
E viene il dubbio di cosa sia davvero in grado di fare, il mite, pacifico impiegato di banca Morales, mosso, a ragione, da vendetta, ma così subdolo da far impallidire il più deciso dei Dexter: ricordo che, nella mia personale puntata favorita del serial dedicato al killer ematologo di Miami, Easy as pie, lo stesso Dex pronunciò, di fronte all'amica morente cui stava praticando l'eutanasia, "questa è la pietà, ed è solo per gli amici".
Ancora oggi, ripensando a quel momento, sento la colonna vertebrale vibrare come una corda di violino.
Sarebbe pietà, porre fine all'esistenza di Isidoro? All'uomo responsabile dello stupro e della morte della persona che vi è accanto?
La pietà è per gli amici, dice Dexter.
Ergastolo, dice la legge, perchè Benjamin e Ricardo sono contrari alla pena di morte.
A morire, infatti, è soltanto Pablo Sandoval, il più romantico, il più guascone, il più umano.
Gli altri, restano tutti. Dal primo all'ultimo.
E non sono così diversi tra loro.
Onestamente, se fossi al posto di Morales, vorrei sentire sulle mani il sangue del colpevole.
Vorrei chiudere gli occhi, e godere del momento in cui la sua vita termina, e del fatto di essere io, a terminarla.
Vorrei liberare tutto me stesso, e lasciarlo impotente, con il respiro sempre più affannoso a portarsi via i suoi ultimi momenti.
Sympathy for Mr. Vengeance, diceva Park Chan Wook.
Questa non è pietà, e non è per gli amici.
Se restasse vivo, sarebbe come una prigione.
Per entrambi.
Se restasse vivo, il mio passeggero oscuro mi schiaccerebbe.
"E' una cosa grossa, uccidere un uomo. Gli togli tutto quello che ha, ed anche quello che sperava di avere", ringhia William Munny/Clint Eastwood ne Gli spietati.
Forse Ricardo e Benjamin, Isidoro e Mariano, non sono uomini abbastanza.
Ma io guardo a Pablo, e a Dexter. E perchè no, a William Munny.
E con tutta la paura del mondo, prego di essere dei loro.
Perchè come ne Le vite degli altri, una cosa del genere, un gesto così estremo, non sarebbe per nessuno, se non per toglierlo a lui, e "prenderlo per me".
MrFord
"Hanno ammazzato Pablo,
Pablo è vivo."
Francesco DeGregori - "Pablo" -
Uno dei miei preferiti degli ultimi anni. La scena dello stadio è da brividi. Il finale nell'ufficio per me è perdonabile, Esposito se lo meritava, ma è vero che un po' rovina l'effetto. :)
RispondiEliminaQuindi ti è piaciuto.
RispondiEliminanon ho capito cosa hai trovato di così terribile in un finale aperto e che personalmente non ho trovato così distante, ad esempio, dalla trottola che gira di inception. un lieto fine? forse, ma la porta si chiude, quindi non lo sapremo mai..
RispondiEliminaho visto il film diversi mesi fa, quindi non lo ricordo benissimo (di solito tendo a rimuovere i finali dei film), comunque di certo non mi è sembrato peggio di quegli assurdi 10 minuti in chiesa del finale di lost ahaha :D
Non l'ho visto e spero di farlo presto, il mio amore per il cinema mi spinge a esplorare un po' tutti i generi, riuscendo sempre, anche nelle pellicole peggiori, a trovare ed apprezzare, anche un pur piccolo lato bello che ognuno di loro ha. In questo caso mi pare che l'insieme sia più che soddisfacente. Consiglio recepito :-)
RispondiEliminaOttimista: non so se Esposito se lo meritava. Tu dici!? Ad ogni modo la scena dello stadio è una cosa gigantesca, stupenda.
RispondiEliminaSononera: molto, soprattutto ha smosso un sacco di emozioni, peccato davvero per il finale, che lo ha reso solo buono quando poteva essere una grandissima ficata, per dirla come il poeta.
Cannibale: il finale in se non era terribile, soltanto che Inception e Lost - che, come sai, io associo molto - tendevano ad una risoluzione positiva, mentre invece Il segreto dei suoi occhi mi pareva estremamente reale, e soprattutto pervaso del male e dei difetti umani. Un finale così pulito mi è sembrato stonato.
E comunque, giusto per provocarci un pò, come fai a non ricordare questo e ricordare quello di Io sono leggenda!??! ;)
Tyziana: è una visione che merita, di sicuro. E fino alla scena che chiude la pellicola ero convinto che fosse quasi al livello de Le vite degli altri. Resta, ad ogni modo, un ottimo prodotto. Goditelo!
innanzitutto non ho una grandissima memoria, e poi paradossalmente spesso tendo a ricordarmi più dei film brutti che non di quelli belli, così almeno questi me li rivedo..
RispondiEliminacomunque la conclusione di io sono leggenda me l'aveva fatta rivedere di recente un mio amico che la considera una scena epica (penso di averlo mandato a cagare!), se no dall'alto della mia memoria avrei dimenticato pure quella :)
James: Povero Esposito, dopo 25 anni non volevi dargli neanche una soddisfazione? :D
RispondiEliminal'ho snobbato all'uscita considerandolo sopravvalutato, ma, dopo il tuo commento, mi sa che dovrò ricredermi. lo segno volentieri :)
RispondiEliminaL'ho visto un mesetto fa e mi aspettavo un film diverso. Non mi ha particolarmente convinto, non per questo dico che non merita, però anche io avevo rimosso il finale (sono andata a rivederlo). Forse, il finale, rappresenta un barlume di speranza e di luce in tutto questo male o semplicemente una caduta di stile come dici tu. E' il caso che lo riveda perché non mi ha lasciato molto.
RispondiEliminaCannibale: ma ai tuoi amici non puoi chiedere, invece di farti rivedere il finale di quella merdata di Io sono leggenda, di invitarti a vedere Hereafter!? ;)
RispondiEliminaOttimista: no. Quanto mi piace essere cattivo! ;)
Einzige: secondo me merita una visione, solo il piano sequenza nello stadio è una goduria per ogni appassionato di Cinema. E comunque fa riflettere, il che va benissimo.
Rossana: io l'ho visto, almeno fino al finale, come il contrario di una speranza, quanto di un'inevitabile caduta che ha tutti i connotati dell'umanità. Per questo mi è sembrato un ottimo prodotto. In caso lascia passare un pò di tempo, e poi riguardalo. In fondo, è sempre bello poter riscoprire una pellicola!
..io ogni caso un film da vedere..ed a proposito del finale io l'ho trovato molto bello ed in linea con il resto del film...
RispondiEliminaun saluto
nickoftime
Nick: grazie di essere passato, e di sicuro questo resta un film da vedere e rivedere, per la tecnica e il coinvolgimento che suscita.
RispondiEliminaIl fatto che io non abbia gradito il finale non toglie più di tanto alla resa complessiva.
Io l'ho trovato un buon film, ma non il capolavoro di cui molti hanno parlato. Ma non per la vendetta cruenta che manca di cui parli tu.
RispondiEliminaBoh...mi è sembrato un ottimo film che però non spicca mai il volo.
La sequenza nello stadio però è pazzesca.
Val, io l'ho trovato davvero efficace, ma, forse, troppo confezionato.
RispondiEliminaDetto questo, lascia un sacco di spunti di riflessione, è girato da dio - la sequenza dello stadio mi da ancora i brividi, ma anche quella nell'ascensore, meno spettacolare ma intensissima - e di sicuro fa discutere.
In un certo senso, a un film non si potrebbe chiedere altro.
Io invece come al solito sono rimasto completamente entusiasta del film. James, abbiamo scritto praticamente le stesse cose, concordo su tutto.
RispondiEliminaLa cosa più incredibile (e che ho cancellato nella recensione dopo averlo letta qui da te) è che anch'io, non so perchè, ho pensato continuamente a Le Vite degli Altri. Sarà la perfezione di scenggiatura, sarà lo stesso ritmo, sarà la perfezione dei personaggi, sarà che quando il Cinema raggiunge tali livelli è come se fosse un unico grande film.
P.s: tra le cose comuni citate mi piace ricordare l'interrogatorio. In particolare lo sguardo di Isidoro fisso su Irene è recitazione a livello massimo.
Dae, Le vite degli altri è uno dei grandi Capolavori degli anni zero, e uno degli esordi più fulminanti del Cinema. Peccato che Von Donnersmarck si sia poi sputtanato con The tourist.
RispondiEliminaPer il resto, tolto il finale di cui ti ho parlato, Il segreto dei suoi occhi è un film davvero incredibile, tecnicamente ed emotivamente.
Incredibile l'interrogatorio, e da scuola del Cinema il piano sequenza dello stadio.
James, non voglio fare la crociata per difendere il finale ma... la farò.
RispondiEliminaLa sfortuna di quel finale è venire appena dopo la terribile scena della carcerazione, troppa variazione di tono, troppa quiete dopo la tempesta.
Però però, quel finale era necessario. Tu poi sei uno scrittore, devi capirlo. Tutto il film è la ricerca di Benjamin di chiudere un cerchio, finire una storia, quella del delitto, per avere la forza (forse) di iniziarne un'altra. Se non ci fosse quel finale non avrebbe senso la metà del film, in una pellicola in cui, come ho scritto, niente è casuale o superfluo.
C'è una battuta? Vedrai che in qualche modo ritornerà nel plot.
Un certo comportamento? Sarà poi decisivo.
Parlo della porta chiusa nell'ufficio, nel Sandoval che va a bere (decisivo affinchè Benjamin vada dalla moglie e si salvi) nel Morales che aspetta in stazione (vedi finale), nella mancanza della A nella Olivetti, nello screzio iniziale con Moreno, nella scena del treno, nel Sandoval che parla della passione, di tarlo (anche qui finale di Morales), tutto, tutti i minimi dettagli avranno una loro importanza in seguito, questo (e non perchè in teoria sono sceneggiatore) è senza dubbio una delle caratteristiche più importanti che si possa trovare in una pellicola.
Ora, come fai a non concludere una storia d'amore repressa come quella di Irene e Benjamin? Come fai a dimenticare quel biglietto con quel "temo" appoggiato sul comodino? Quello sì che sarebbe un errore che renderebbe il film assolutamente monco, benchè molto più forte (convengo) se fosse finito prima.Probabilmente con una scena di raccordo anche te l'avresti apprezzato, invece in quel modo, con quel passaggio così netto dalla disperazione alla gioia, dall'inquietitudine alla serenità, dall'inumano all'amore, è normale restare spiazzati.
Dae, concordo con la tua tesi.
RispondiEliminaUna sceneggiatura così precisa e ben scritta ha bisogno che tutti i meccanismi si incastrino alla perfezione.
Eppure, non fosse altro che gusto personale, avrei chiuso più negativamente la pagina della storia d'amore, e l'impressione che ho avuto quando ho visto il film è stata di un "colpo basso" in vista della nomination agli Oscar.
In un certo senso, si è rivelata una scelta giusta, data la vittoria. ;)
Non capisco. Non ho mai sentito di un film che in fase di ripresa aggiunga una scena per vincere l'Oscar. Oppure avevano detto a Campanella che l'avrebbero nominato a prescindere? Ha girato il film, nomination e poi vittoria sono arrivate molto dopo. In più la pellicola è tratta da un romanzo, credo che l'abbia rispettato. Che poi tu avessi preferito un finale meno consolatorio per la storia d'amore è legittimo e forse addirittura preferibile, ma ti prego non tiriamo fuori sta cosa degli Oscar che ne va della tua intelligenza e spirito critico. C'è gente su filmscoop che ha dato 5 al film perchè ha battuto Il Profeta. Che c'entra? Tutto il successo o l'insuccesso che può avere un film non deve essere minimamente essere preso in considerazione in un'analisi QUALITATIVA dello stesso perchè quando si scrive e si gira un film non si può saper cosa succederà dopo. Poi si può stigmatizzare (come fai giustamente spesso tu) l'uso di tecniche retoriche atte ad aver successo ma vanno sempre giudicate "in potenza" non se hanno raggiunto l'obbiettivo o no.
RispondiEliminaScusa la discussione in un film che ci vede totalmente d'accordo ma sta cosa degli Oscar non me va giù, già ci sto discutendo su Filmscopp. E' come la gente che ha massacrato Blair With e Paranormal Activity perchè hanno fatto un successo incredibile. Tu giudica il film, poi l'analisi e la critica al successo che hanno avuto è una pagina a parte.
Ciao!!
Il "tu" finale ovviamente è usato in modo impersonale...
RispondiEliminaDae, non intendevo dire che Campanella ha inserito volutamente la scena dopo essere venuto a sapere della nomination, questo sarebbe del tutto assurdo, come giustamente sottolinei.
RispondiEliminaHo fatto l'esempio dell'Oscar perchè probabilmente il regista sapeva di rientrare nel novero dei possibili nominati, e ha forse pensato che un finale consolatorio gli avrebbe dato una spintarella in più.
Una cosa che, peraltro, fece anche Benigni con La vita è bella e i carri americani suscitando le ire di Monicelli.
La scelta pagò anche in quel caso, tra l'altro. ;)
Oltretutto, ai tempi della vittoria dell'Academy anche io mi ritrovai a difendere Le vite degli altri, che alcuni amici criticarono allo stesso modo.
Tutte supposizioni, del resto. Se anche fosse vero, neppure i registi lo ammetterebbero mai! ;)