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martedì 21 maggio 2019

White Russian's Bulletin



Considerata la puntualità che nelle ultime settimane sono quasi inspiegabilmente riuscito a dare alla rubrica dedicata alle uscite in sala, ho pensato che non sarebbe stato così male tentare il ritardo con il Bulletin, slittato per questa settimana di un giorno.
Senza dubbio in termini di visioni è stata una settimana più ricca delle ultime, che affronta anche uno dei prodotti più chiacchierati del periodo, Game of thrones, giunto alla fine della sua cavalcata dopo nove anni o otto stagioni: Jon Snow e soci a parte, comunque, c'è stato spazio per proposte di ogni tipo, più o meno in grado di emozionare e conquistare il Saloon come mi sarebbe piaciuto, o mi aspettavo sarebbe stato.



MrFord



THIS IS US - STAGIONE 3 (NBC, USA, 2018)

This Is Us Poster

I Pearson, per il Saloon, sono un pò la versione da Mulino Bianco - in senso buono - dei Gallagher: una famiglia come ci si immagina e si vorrebbe sempre che fosse la famiglia, il posto dove tornare, la forza che ci permette di rialzarci quando finiamo con il culo a terra, la bomba di sentimenti per eccellenza. E in mezzo a tutto questo, un charachter fordianissimo che fin dal primo episodio ha rappresentato un ideale che, caotico e casinista come sono, non raggiungerò mai, ma che mi piacerebbe fosse una sorta di ispirazione.
Tante cose belle, tanto voler bene ai protagonisti, nonostante la creatura di Dan Fogelman tocchi il punto più basso della sua corsa fino ad oggi, impossibilitato a liberarsi dell'ingombrante - pur se magnifica - figura del già citato Jack Pearson e a portare il pubblico verso il futuro - in tutti i sensi -: e se da un lato ci troviamo di fronte ad una delle scene più belle della serie - lo stadio ricostruito per Kate da parte di Toby -, dall'altra un finale totalmente anticlimatico toglie hype rispetto a cosa ci aspetterà il prossimo anno.
Personalmente, spero qualcosa di meglio.




ANDRE THE GIANT (Jason Hehir, USA, 2018, 85')

Andre the Giant Poster


Pochi, anche tra i non appassionati di wrestling come il sottoscritto, non conoscono almeno per sentito dire la figura ormai mitica di Andre the Giant, uno dei lottatori più importanti e mitici che nel corso degli anni ottanta cambiò per sempre la percezione e la portata mediatica dello sport entertainment, finendo ad aprire la strada per chi, anni e anni dopo, avrebbe usato il wrestling stesso come trampolino per conquistare Hollywood - leggi The Rock -: la storia di Andrè Roussimoff, affetto da acromegalia e nato in un piccolo centro alle pendici delle montagne, pare scritta apposta per un film. Deciso a fare fortuna fin da ragazzo, amante della vita vissuta, uomo di compagnia ed incomparabile bevitore - i racconti di bevute che superano le cento birre o le sei o sette bottiglie al giorno divise tra vino e superalcolici sono leggendarie -, tra i più amati dai suoi colleghi, Andre segnò per sempre la sua disciplina prima che l'aggravarsi delle sue problematiche fisiche non lo condusse ad un ritiro anticipato dal ring e ad una carriera davanti alla macchina da presa chiusa ben presto dall'improvvisa quanto prevedibile morte, a soli quarantasei anni.
Un ritratto sentito e commosso di un personaggio incredibile, carismatico e dall'aura quasi romanzesca, che sarebbe bene ricordassero anche le generazioni che non l'hanno potuto vivere come la mia.




LA STORIA FANTASTICA (Rob Reiner, USA, 1988, 98')

La storia fantastica Poster

In occasione della ricorrenza del compleanno di Andre the Giant e della visione del documentario a lui dedicato ho rispolverato, in compagnia della Fordina, uno dei grandi classici della mia infanzia nonchè tra le fiabe - nel senso vero e classico del termine - più belle portate sul grande schermo: La storia fantastica.
In una cornice che non si nega una buona dose di ironia ed umorismo, ricca di momenti ormai epici e frasi cult - chiunque sia sopra i trenta e non conosca a memoria il monito di Inigo Montoya dovrebbe finire tra le grinfie dell'ultima moda giustizialista di Daenerys -, la vicenda di Bottondoro e Westley è una meraviglia ad ogni età, e se ai tempi mi esaltavo per i duelli e le lotte, e restavo sbigottito di fronte ai ribaltamenti di fronte inaspettati che accadevano, ora finisco quasi per commuovermi con l'incedere di Inigo finalmente giunto di fronte all'uomo responsabile di aver ucciso suo padre, o a Westley che "potrebbe anche trovare la forza".
Un classico senza se e senza ma, che riesce a far assaporare quella meraviglia che il Cinema può ed è giusto che regali.




NOI (Jordan Peele, USA/Giappone/Cina, 2019, 116')

Noi Poster


Jordan Peele è uno che, senza dubbio, sa il fatto suo. Già con Get out, qualche tempo fa, era riuscito nella non facile impresa di trasformare un thriller sociale mascherato da horror in un piccolo fenomeno giunto addirittura agli Oscar: con Noi era chiamato a confermare un talento che, almeno nella prima parte, pare ben più che evidente, graziato da una tensione costante ed un montaggio che - e questo per tutto il film - ha del clamoroso.
Poi, come molto spesso accade a chi ha gran talento, il buon Jordan finisce per mettere troppa carne al fuoco e cercare di dare fin troppo spessore politico ad una vicenda che, pur se interessante, finisce per risultare quasi forzata: in fondo, nella sua ben comprensibile lotta a sostegno della ribellione dei dimenticati, degli emarginati e degli oppressi, pare quasi non rendersi conto di essere a tutti gli effetti e a conti fatti uno dei privilegiati, che si parli di status artistico, sociale o anche, per l'appunto, di talento.
In questo senso Noi è una macchina perfetta che si inceppa quando cerca di affermarsi come tale, il figo o la figa della scuola che cercano in ogni modo di atteggiarsi tali senza sapere che lo apparirebbero anche comportandosi naturalmente, ricordando quasi a tutti noi comuni mortali che uno su mille ce la fa, e gli altri restano ombre.
Peccato che, nonostante predichi il contrario, o qualcosa di simile, il buon Peele non si sia accorto di fare parte dell'elite che sta dall'altra parte.




GAME OF THRONES - STAGIONE 8 (HBO, USA, 2019)

Il trono di spade Poster

Nelle ultime settimane, che si tratti della blogosfera, di internet, social o dei pub di tutto il mondo, penso che non si sia parlato di più di un prodotto per piccolo o grande schermo - forse se la gioca con Avengers Endgame - che di Game of thrones.
La serie ispirata dai romanzi di Martin e creata da Benioff e Weiss, alle spalle stagioni clamorose ed altre decisamente meno entusiasmanti, è divenuta negli anni un vero e proprio fenomeno mediatico, il primo di portata planetaria dai tempi di Lost: e come Lost, e come tutti i prodotti al centro di un quasi culto, ha finito per pagare dazio con quest'ultima stagione, sancita come tale forse troppo in fretta dagli autori che si sono ritrovati con troppa carne al fuoco e sole sei puntate per chiudere il cerchio di vicende che avevano impiegato anni a sviluppare anche solo in parte. 
E così, se da un lato è normale e lecito giustificare un fan service a questo punto quasi naturale, dall'altro pare di assistere ad una versione con il fast forward delle precedenti stagioni, con passaggi temporali in time warp e cambiamenti di personaggi che, ai tempi d'oro, avremmo vissuto nell'arco di almeno tre stagioni.
Ma tant'è. Game of thrones ci ha accompagnati per quasi dieci anni, e per quanto quest'ultima stagione suoni come un'occasione sprecata, è stato giusto viversela così, salutare i protagonisti sopravvissuti e ricordare quelli - parecchi - che ci hanno lasciato in modi più o meno sconvolgenti, e che abbiamo amato o odiato. 
Avrebbe potuto essere migliore? Senza dubbio.
Ma la vita è così. A volte sei tu che mangi l'orso, e a volte è l'orso che mangia te.
Forse Westeros era un orso troppo grosso anche per chi per anni l'ha progettato e studiato.
O un drago.
E i draghi, si sa, possono essere una variabile impazzita.


10 commenti:

  1. This is us ha iniziato ad annoiare anche me, pur avendo sempre i suoi momenti fazzoletto, manca una direzione precisa. Spero che la decisione di arrivare fino alla stagione 6 sia saggia e ben gestita.
    Noi invece mi è piaciuto parecchio, quel finale/spiegone rischia di rovinare un horror che ha saputo mettermi parecchia paura. Peele continuerà a fare metafore politiche ma resta anche un gran regista con un gran occhio.

    Infine, il tasto GoT è dolente. Pur portando la delusione dalla s7 ad oggi, quel finale così poco carismatico, quel nuovo re a cui mai mi abituerò, fanno parecchio male. E lo dico -e mi ripeto- a fronte di quella maratona che aveva saputo riaccendere l'entusiasmo iniziale.

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    1. This is us è un titolo rischioso per tanti motivi, spero solo che sappiano ben gestirlo nelle tre stagioni rimanenti.
      Noi è girato alla grande, ma trovo sia vittima di un crescendo un pò presuntuosetto, neanche Peele si fosse sentito Shyamalan. ;)
      Da GoT, invece, mi aspettavo una stagione finale così: il fatto che fosse diventato un fenomeno di costume lo esponeva a rischi enormi di "eccesso di pop" che non hanno saputo evitare.

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  2. La Storia Fantastica è un film veramente carino che al cinema non ebbe quello che meritava. I passaggi in tv lo hanno fatto rivalutare. Ti dico solo... "Yo soy Iñigo Montoya..."

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Visto ora Noi. Deludente e ipocrita, Peel è già venuto a noia.

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    1. Più che altro, forse dovrebbe provare a dirigere senza scrivere.

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  5. La scena di Toby che rifà lo stadio è stata una delle più grandi paraculate nella storia di This Is Us. A un tenerone come te non poteva che piacere. Io invece gli avrei fatto fare la fine di Approdo del re. :)

    La storia fantastica è uno dei pochi cult infantili anni '80, forse l'unico, che mi ha sempre fatto pena. Finisco volentieri tra le grinfie di Daenerys piuttosto che rivederlo. :D

    Mi fa incazzare che di Noi, e in fondo anche di Game of Thrones, la penso praticamente come te, sebbene io non lo esprimerei nel tuo fordianissimo modo. :)

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    1. Incredibile leggere certe bestemmie come il tuo parere sulla Storia fantastica, dunque non posso che essere felice del fatto che ti possa fare incazzare il nostro parere "alla pari" su Noi e GoT! ;)

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  6. Il discorso su Peele mi ha ricordato una mezza litigata fatta tempo fa con uno che diceva la stessa cosa di de Andrè XD diciamo che non credo si debba essere dei poveracci per parlare dei mali del mondo, ecco…
    Il film poi l'ho preferito a "Get out!", per dire.

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