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martedì 10 aprile 2018

About Elly (Asghar Farhadi, Iran/Francia, 2009, 119')





Il recente recupero dell'altrettanto recente Il cliente di Asghar Fahradi, erede della grande tradizione del Cinema iraniano da sempre amato da queste parti, ha risvegliato nella memoria di questo vecchio cowboy la presenza ormai da anni nel vecchio hard disk di casa Ford di About Elly, opera prima del futuro regista di Una separazione pronta a far conoscere il talento di quest'ultimo dietro la macchina da presa come da scrivere al resto del mondo della settima arte.
In questa sorta di anomalo thriller umano vengono gettati tutti i semi di quelli che saranno i lavori del successo e della maturità del regista: dalla tensione costante all'evento scatenante e più terribile tenuto fuori campo, dalle incomprensioni tra uomo e donna alle tensioni sociali, dalle gioie ai dolori che una vita vera, vissuta, sincera e "di strada" possa regalare fino a giungere alle casualità che inneschiamo con atti apparentemente senza importanza e che, inesorabilmente, finiscono per segnare le nostre vite.
La vicenda del gruppo di amici protagonista, nata come un divertente weekend in cui rilassarsi e tornare ragazzini anche quando si ha già una famiglia e divenuta un vero e proprio incubo, scopre i nervi di tutti i personaggi, toccati chi per paura, chi per orgoglio, chi per chiusura e chi, semplicemente, ha finito soltanto per trovarsi nel posto sbagliato e nei giorni sbagliati, come nella peggiore delle storie di cronaca: Fahradi, come dimostrerà ancor più profondamente in seguito, si prende il tempo per tratteggiare tutti i membri del gruppo, bambini compresi, lasciando che il realismo spinga l'audience a sentirsi così vicina a loro da avere la sensazione di trovarsi nello stesso posto, domandandosi perchè sia accaduto quello che accade, e per quali ragioni, a volte, le buone intenzioni lastrichino davvero la strada per l'inferno.
Interessante, in questo senso, l'evoluzione dei rapporti tra i personaggi come gruppo e come singoli a seguito dell'incidente accaduto a Elly, membro aggiunto della comitiva che passa dall'essere l'attrazione ed il centro della curiosità ad un elemento oscuro, responsabile dell'ondata di guai piovuti sulla tranquilla gita di un gruppo di famiglie in "fuga" dalla città.
Certo, il livello di maturità del regista non è ancora lo stesso dei lavori che l'hanno portato al successo, e forse il minutaggio è al limite, eppure non si avverte un calo di tensione per tutte le due ore della visione, e come di consueto con le sue opere si finisce con la sensazione del boccone amaro che, in quanto parte della vita, finisce per essere inevitabile da mangiarsi, prima o poi, o di tanto in tanto.
Del resto non troviamo mai il bianco ed il nero, una ragione o un torto assoluti, da Elly al suo fidanzato passando per ognuno dei componenti del gruppo, uomini o donne, adulti o bambini: abbiamo solo una tragedia che si consuma e logora chi ha assistito, inerme, alla stessa.
Il Destino, del resto, è un predatore feroce, e l'Uomo non è forte abbastanza da affrontarne le conseguenze senza che le stesse cambino la sua percezione del mondo e delle cose: anche chi apparentemente riesce a gestire tensioni e pesi senza che le spalle cedano porta nel cuore un punto di rottura che, inesorabilmente, lo stesso Destino troverà il modo di portare allo scoperto, non fosse altro che per alzare la posta.
E per alcuni, a volte, quella posta è un prezzo troppo alto da pagare.



MrFord




6 commenti:

  1. In un certo senso anche migliore de Il Cliente, tuttavia il regista qui è ancora "acerbo" ;)

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    1. Per me è un passo indietro, pur restando un grande prodotto. Del resto il regista è una garanzia.

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  2. Comincio a recuperarmi Il cliente, poi questo si vedrà.
    Comunque non so se preferire questo Ford tornato (pseudo)impegnato e autoriale, o quello più tamarro scatenato.

    Mi sa che non preferisco nessuno dei due ahahah ;)

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    1. Ahahaha beh, tranquillo perchè non se ne andrà nessuno dei due! ;)

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  3. Film bellissimo, che manca forse di quel tocco francese che arriverà poco dopo a europizzare i film del regista. La sequenza finale racconta il destino della donna in certi paesi mussulmani meglio di cento saggi. Farhadi non sbaglia un film che sia uno.

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    1. Concordo in pieno. Gran film davvero. Fahradi è senza dubbio una certezza.

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