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martedì 13 febbraio 2018

Benedetta follia (Carlo Verdone, Italia, 2018, 109')





Al buon Verdone ho sempre voluto bene, dai tempi in cui, grazie alla "spada de foco" e alle chicche degli esordi, riempivo pomeriggi estivi o con gli amici ci si godevano serate all'insegna del Cinema italiano sbracato ma comunque in grado di conquistare perchè basato su un'anima sociale.
Come tutti i registi non superlativi - non che la stessa situazione risparmi quelli che invece lo sono, sia chiaro -, con gli anni anche lui ha finito per rifugiarsi in territori più facilmente affrontabili e confort zone dal sapore di cinture di sicurezza ben strette, tanto da regalare soltanto qualche guizzo - Il mio peggior nemico, molto sottovalutato, per me resta una piccola chicca - e tanta prevedibilità, in modo da rimanere in equilibrio tra pop e rischio ridotto all'osso.
Con le stesse aspettative - prima - e le stesse conferme - poi - ho approcciato Benedetta follia, ultimo lavoro dell'autore romano che come di consueto intrattiene, diverte, regala sequenze azzeccate e passaggi forse di troppo, ha il merito di mostrare la genuinità di Ilenia Pastorelli, salita alla ribalta con Lo chiamavano Jeeg Robot e mostrata come è giusto che sia in tutti i suoi limiti in questa occasione almeno quanto la bravura dell'ex di Gomorra Maria Pia Calzone e regala al pubblico un paio d'ore senza pretese ma neppure volgari o sconsigliabili.
Se, dunque, cineasti di ben altro livello come Woody Allen insistono nel proporre un titolo a stagione inficiando clamorosamente la qualità del loro lavoro altri come Verdone, decisamente più modesti sotto il profilo tecnico, finiscono per riuscire comunque a regalare piacevoli momenti agli spettatori, legati principalmente alla genuinità della proposta ed al desiderio di protagonisti delle storie di vivere le stesse, e non esserne spettatori.
Un sogno che, con ogni probabilità, tocca non solo qualsiasi tipo di pubblico - dal più esperto all'occasionale - ma anche lo stesso regista, da sempre in grado di portare in scena i suoi squilibri, le incertezze ed i punti di forza: in fondo i personaggi di Verdone restano emanazioni del loro autore, outsiders impacciati e repressi in grado, un passo dopo l'altro, di trovare una loro dimensione, in barba ad un mondo pronto a metterli ai margini e in una condizione di svantaggio quasi per natura.
In un certo senso, Verdone resta in qualche modo un piccolo Goonie, con le sue idiosincrasie e timidezze, il sempre ultimo che, seguendo la lezione dei Fantozzi, finisce per resistere ai colpi peggiori riservatigli da vita, mondo e società - in questo caso è la modernità a fare da antagonista - fino a trovare una propria collocazione, un proprio mondo.
Certo, il tutto è molto ingenuo e naif, poco plausibile in termini di scrittura, eppure anche Benedetta follia finisce per risultare una visione assolutamente godibile, lontana dalle pretese delle proposte radical o dalla volgarità di quelle "di cassetta": forse, se approfondito di più in alcuni aspetti, avrebbe potuto essere qualcosa di più incisivo ed importante - in fondo vengono mostrati nuovi aspetti della società, ci si schiera abbastanza chiaramente contro la rigidità di una cultura cattolica vecchio stampo, vengono analizzati temi qui al Saloon molto considerati come il rapporto tra genitori e figli -, ma anche così, imperfetto e semplice, funziona per quello che ci si potrebbe aspettare.
Come una serata con i parenti che si rivela, inaspettatamente, più divertente della cena che avreste pensato di poter affrontare solo se estremamente sbronzi.




MrFord



 

6 commenti:

  1. A me basta il cell usato come toy sex per tenermene lontano. Come lo sono dai cinepanettoni. Poi i gusti so' gusti, sia chiaro..

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    1. Mah, a me è sembrato un film caciaro ma simpatico, come Verdone: e quella scena, sinceramente, mi ha divertito. ;)

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  2. Saltato a piè pari, non ce la posso fare, per quanto mi piaccia la Pastorelli.
    Dalle mie parti c'è una nomination per te ^^

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    1. Io a Verdone non dico mai di no. Per le serate di relax va benissimo. :)

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  3. Bah, Woody Allen non è che mi sembri poi di così altro livello rispetto a Verdone. Né come sceneggiatore, né come regista, visto che sono 50 anni che propone sempre le stesse due inquadrature con la stessa musichetta jazz sotto... :)

    Quanto a questo film, credo che purtroppo potrei trovarmi d'accordo con te e trovarlo piuttosto gradevole.

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    1. Ahahah qualcosa mi dice che La ruota delle meraviglie non ti ha meravigliato più di tanto. ;)

      E su questo film, temo di sì. ;)

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