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mercoledì 31 dicembre 2014

Ford Awards 2014: i film (N°5 - 1)

La trama (con parole mie): ed eccoci finalmente giunti al gran finale dei Ford Awards, il momento più importante dell'annata cinematografica qui al Saloon, con la proclamazione del vincitore del premio per il miglior film del duemilaquattordici. A giocarsi il primo posto sono rimasti i cinque film che più sono riusciti ad emozionarmi, commuovere e stupire, unire tecnica e passione: avrà vinto l'esplosività o il lavoro silenzioso di quasi una vita?
Il racconto di un dramma o la delicatezza di un commiato?
Soltanto questo post lo rivelerà.
Che vinca il migliore.


N°5: SI ALZA IL VENTO di HAYAO MIYAZAKI

L'addio al Cinema di uno dei più grandi Maestri viventi della settima arte è l'ennesima conferma della poesia e della semplicità dell'arte di quest'ultimo: un lavoro delicato e leggero pronto a librarsi sfruttando le correnti anche più avverse del vento regalando a tutti quelli che vengono e verranno dopo di lui un testamento magico.
In pochi, negli ultimi cinquant'anni, hanno saputo raccontare come Hayao Miyazaki.
Arigato, Sensei.

N°4: LEI di SPIKE JONZE


Se esistesse una classifica dedicata ai film romantici per eccellenza - e non intendo smielati o da multisala da weekend, ma travolgenti, pronti a metterci tra le mani una bomba in procinto di esplodere e solleticare il desiderio di sentirsi innamorati, o innamorarsi di nuovo -, Her occuperebbe senza dubbio uno dei primi posti.
La creatura di Spike Jonze, sfruttando un cast in forma strepitosa, regala al pubblico una vera e propria magia in grado di conquistare nel profondo, come una cotta incontrollabile capace di metterci nelle condizioni di fare le cose più impensabili.

N°3: ALABAMA MONROE di FELIX VAN GROENINGEN


Uno dei film più controversi della stagione, ed uno di quelli che, negli ultimi anni, sono stati più in grado di colpirmi al cuore: da genitore, da amante della settima arte con in testa il sogno a stelle e strisce, da uomo figlio delle passioni, più che della Fede, da un sacco di punti di vista.
Ancora oggi, a distanza di mesi, non riesco a non provare brividi sulla pelle al solo pensiero.
Il cerchio che si rompe, eppure la luce che soltanto chi sa uscire da un tunnel può vedere.
Meraviglioso e dolente.

N°2: BOYHOOD di RICHARD LINKLATER


Una manciata di settimane nell'arco di dodici anni per una delle storie più importanti che il Cinema abbia portato sullo schermo nel passato recente.
Semplice, diretto, di pancia, senza fronzoli di alcun tipo: una sorta di istantanea dilatata del percorso di una crescita che vede ogni spettatore al suo interno a prescindere dalle distanze geografiche e dalle esperienze di vita vissuta.
Un gioiello come se ne incrociano uno o due per decennio.

N°1: THE WOLF OF WALL STREET di MARTIN SCORSESE


Per quanto la concorrenza sia stata agguerrita, nessuno, quest'anno, avrebbe potuto competere con il Lupo.
Potrei dire che si tratta del miglior Scorsese dai tempi di Casinò, o di una pellicola tecnicamente ineccepibile, con una colonna sonora strepitosa ed un cast perfetto.
Potrei dire tante cose.
Ma chiuderò come avevo chiuso il post, ai tempi dell'uscita: The Wolf of Wall Street è un fottuto, grandioso, Capolavoro.
E fanculo il resto.



MrFord

I PREMI

Miglior regia: Martin Scorsese per The Wolf of Wall Street
Miglior attore: Leonardo Di Caprio per The Wolf of Wall Street
Miglior attrice: Rosamund Pike per Gone Girl
Scena cult: il corso di vendita ed il passaggio della penna di Jordan Belfort, The Wolf of Wall Street
Miglior colonna sonora: Alabama Monroe
Premio "leggenda fordiana": Jude Law nei panni di Dom Hemingway, Dom Hemingway
Oggetto di culto: la macchina da presa, Lo sciacallo
Premio metamorfosi: Ellar Coltrane e la crescita, Boyhood
Premio "start the party": il concerto bluegrass, Alabama Monroe
Premio "be there": l'auto di Ivan Locke nel ruolo di navigatore, Locke

martedì 30 dicembre 2014

Ford Awards 2014: i film (N°10 - 6)

La trama (con parole mie): come si recitava nel cult targato Van Damme Senza esclusione di colpi, "adesso cominciano gli incontri seri". Si entra nella top ten del meglio uscito in sala in questo duemilaquattordici made in Saloon, ed inevitabilmente si alza - e non di poco - il livello delle pellicole chiamate in causa a rappresentare un'annata partita alla grande e proseguita, al contrario, decisamente in sordina fatta eccezione per alcune clamorose fiammate.
Che, guarda caso, si sono date appuntamento tutte qui.


N°10: GONE GIRL di DAVID FINCHER


David Fincher è un regista cui non devono piacere le mezze misure: lo stesso rapporto che ho avuto - e continuo ad avere - con la sua filmografia è piuttosto disomogeneo, e resto sempre stupito rispetto al fatto che si possa essere passati da cose trascurabili come The Game ad altre enormi come The Social Network. Gone Girl non è certo il miglior lavoro del buon David, eppure scava nell'ombra dei rapporti di coppia come pochi altri, e pur non volendo scomodare paragoni eccessivi, è stato il primo dai tempi di Eyes Wide Shut a solleticare certe corde nel sottoscritto.


N°9: LO SCIACALLO di DAN GILROY


Al suo esordio dietro la macchina da presa, Dan Gilroy confeziona un thriller sociale di spaventosa scarsa empatia con il suo protagonista - un gigantesco Jake Gyllenhaal - che mescola le atmosfere tanto care a Mann e Friedkin con l'indagine del mondo attuale filtrato attraverso la comunicazione e la televisione. Un affresco urbano crudele ed ipnotico, ed uno dei thriller più serrati degli ultimi anni.



N°8: NEBRASKA di ALEXANDER PAYNE


America profonda, road movie, famiglia, padri e figli.
Si potrebbe affermare che con Nebraska, oltre ad aver raggiunto l'apice della sua carriera - almeno finora -, Payne abbia amalgamato tutti gli ingredienti - o quasi - favoriti del sottoscritto per servire un cocktail forse amaro a tratti eppure in grado di lasciare il segno come pochi.
Per quanto di basso profilo, e forse legata al concetto di outsiders più di quanto sembri, uno dei titoli più importanti dell'anno.

N°7: LOCKE di STEPHEN KNIGHT


Ricordo che, quando vidi Locke, rimasi letteralmente folgorato.
Non mi era mai capitato di rimanere inchiodato alla poltrona stimolato da un livello di adrenalina ben oltre la soglia di guardia seguendo semplicemente le telefonate di un uomo giunto ad una svolta nella sua vita normale nel corso di un viaggio in macchina.
Tom Hardy pazzesco, sceneggiatura ad orologeria, finale perfetto.
Ivan Locke è un uomo tutto d'un pezzo. Come questo film è un pezzo importante della passata stagione.

N°6: DOM HEMINGWAY di RICHARD SHEPARD


E a ridosso della top five giunge quello che è stato il film - e più ancora, il personaggio - fordiano per eccellenza dell'anno: uno strepitoso Jude Law - forse nel ruolo più interessante della carriera - presta una fisicità per lui inaspettata ad un charachter scombinato e casinista, dedito all'alcool e agli errori come solo i migliori - o i peggiori - tra i santi bevitori.
Un film non perfetto, e forse il meno perfetto tra quelli giunti fino a qui, eppure assolutamente irresistibile.

TO BE CONTINUED...

lunedì 29 dicembre 2014

Ford Awards 2014: i film (N°15-11)

La trama (con parole mie): continua la carrellata dedicata al meglio del duemilaquattordici, con una seconda cinquina che passa direttamente dal mondo colorato e divertente - almeno nella maggior parte dei casi - della precedente a quello più autoriale ed alternativo, per quanto si tratti sempre di titoli non propriamente di nicchia. Quattro nomi decisamente importanti troveranno dunque spazio assieme ad una delle sorprese più gradite degli ultimi dodici mesi per questa seconda parte del momento più importante dei Ford Awards.



N°15: GRAND BUDAPEST HOTEL di WES ANDERSON


Il più radical chic tra i registi texani - e forse statunitensi - sfodera l'ennesima chicca confezionando in colori pastello un film dal gusto europeo e romantico, un divertissement d'alta scuola che non fa rimpiangere i suoi lavori migliori: forse i meno avvezzi non ne coglieranno tutte le sfumature, eppure si tratta di una delle cose più originali ed interessanti che riguardi l'interpretazione cinematografica dell'amore attuale.

N°14: JERSEY BOYS di CLINT EASTWOOD


Erroneamente giudicato un Eastwood minore da molti, dietro la maschera da musical incentrato sulla carriera di Frankie Valli e dei Four Seasons, Jersey Boys è un ritratto dolceamaro del sogno americano e della geografia delle periferie delle grandi città, dominata da regole ben precise che rispecchiavano, negli anni cinquanta e sessanta, i valori dell'amicizia e della Famiglia nel pieno stile dei film di gangsters. Classe pura e grande emozione.

N°13: 12 ANNI SCHIAVO di STEVE MCQUEEN 



E tanto Wes Anderson è riuscito a mostrare il lato europeo degli USA, tanto Steve McQueen ha compiuto l'impresa nel portare sullo schermo un'opera profondamente americana firmata da un figlio del vecchio continente.
La struggente vicenda - ispirata a fatti realmente accaduti - di Solomon Northup, interpretata con intensità spaventosa dai suoi protagonisti ed in grado di narrare senza eccedere in retorica il dramma dello schiavismo è uno dei capitoli più importanti del Cinema mainstream impegnato, nonchè una delle esperienze più forti dell'anno.

N°12: FRANCES HA di NOAH BAUMBACH



Come tutti gli avventori più "datati" del Saloon sapranno, Little Miss Sunshine è uno dei film del cuore di casa Ford e dei suoi occupanti, per tutta una serie di motivi che richiederebbero ben più di un post per essere raccontati.
Una delle caratteristiche principali di quella perla era la sua capacità di rappresentare la primavera: il lavoro del sempre ottimo Noah Baumbach e sorpresa numero uno dell'anno Frances Ha è riuscito principalmente in questo. Tradurre in immagini e in una protagonista a suo modo indimenticabile quella che, con ogni probabilità, è la mia stagione preferita.

N°11: A PROPOSITO DI DAVIS di JOEL ed ETHAN COEN



I Fratelli Coen, fordiani onorari, tornano sul grande schermo con uno dei loro lavori più atipici, una parabola decisamente amara sugli outsiders con un protagonista spesso e volentieri detestabile, eppure legato strettamente a tutti noi poveri stronzi che ci battiamo con tutte le forze per un posto al sole, poco importa in quale campo, basta sia quello che stimola maggiormente la nostra passione: e mai più di questa volta ha trovato un senso il verso "uno su mille ce la fa".



TO BE CONTINUED...

domenica 28 dicembre 2014

Ford Awards 2014: i film (N°20 - 16)

La trama (con parole mie): ed eccoci giunti all'inizio della carrellata più importante dei Ford Awards, quella dedicata al meglio uscito in sala nel corso di questo duemilaquattordici ormai agli sgoccioli. Una classifica strana, che rispetto alle scorse edizioni ha trovato una scoraggiante desolazione nelle proposte, tanto da indurmi a ridurre i titoli da quaranta a venti, in modo da selezionare davvero solo il meglio della stagione.
Mi dispiace molto di aver messo le mani su cose enormi come Vita di Adele o Still life in ritardo, perchè avrebbero potuto dire la loro sia nella classifica dello scorso anno che in questa, così come di non aver ancora avuto modo di gustarmi il tanto chiacchierato Il sale della terra, Mommy o Winter Sleep.
Ma poco importa, ora: fuoco alle polveri, e che vinca il film migliore.




N°20: DRAGON TRAINER 2 di DEAN DEBLOIS



Ad inaugurare la classifica dei venti migliori film uno dei meglio riusciti sequel degli ultimi anni, che si parli di animazione e non solo. Tematiche profonde, azione serrata, spettacolo assicurato per grandi e piccini. Una piccola rivincita per i cari, vecchi "cartoni animati", che quest'anno si sono giocati poche ma ottime carte.


N°19: THE LEGO MOVIE di PHIL LORD, CHRISTOPHER MILLER



La vera, grande rivelazione animata di questo duemilaquattordici.
Fresco, divertentissimo, ricco di ironia e citazioni ma anche a suo modo commovente, ed impreziosito da un tormentone musicale che ha conquistato praticamente ogni spettatore che l'abbia approcciato, appassionato di Lego oppure no.


N°18: LONE SURVIVOR di PETER BERG



Senza se e senza ma, l'action dell'anno.
Peter Berg, già creatore del supercult Friday night lights, torna sul grande schermo scegliendo di raccontare una storia decisamente a stelle e strisce che, partita dal rischio di un eccessivamente alto tasso di retorica finisce per fotografare l'assurdità della guerra e la sua inaudita violenza.
Stunt e sequenze d'azione spaventosamente ben realizzati.

N°17: GUARDIANI DELLA GALASSIA di JAMES GUNN


Giocattolone perfetto ed ennesimo tassello del grande affresco dipinto sullo schermo dalla Marvel negli ultimi anni, Guardiani della galassia, con ironia, una colonna sonora da urlo ed un paio di passaggi davvero irresistibili ha finito per vincere la concorrenza di altri pur ottimamente realizzati film ad argomento supereroi usciti in sala negli ultimi dodici mesi.
E con quella chicca dopo i titoli di coda, il suo valore è cresciuto anche più di quanto si potesse immaginare.

N°16: DUE GIORNI, UNA NOTTE di JEAN PIERRE E LUC DARDENNE



E a chiudere questa prima cinquina decisamente "ludica", l'ultima fatica dei Fratelli Dardenne, fotografia dell'incertezza lavorativa ed umana di quest'epoca.
Un film forse a tratti troppo schematico, eppure un ritratto di pancia e morale dallo spessore notevole, reso ancora più grande da una scelta quasi "ottimistica" nel finale di quelli che sono da sempre gli alfieri del pessimismo su grande schermo.
Avercene, di spunti come questo.


TO BE CONTINUED...

sabato 27 dicembre 2014

Ford Awards 2014: del peggio del nostro peggio

La trama (con parole mie): ed eccoci giunti ad uno dei Ford Awards più attesi, quello dedicato al peggio che il grande schermo ha finito per riservare al sottoscritto e a tutti gli avventori del Saloon. Quest'anno mi rammarico di aver escluso molti titoli meritevoli da questa decina, ma devo ammettere che, al contrario di quella che sarà per i film migliori, la concorrenza era davvero spietata.
Un plauso, dunque, al vincitore - sempre che possa essere un piacere fregiarsi di una tale onoreficenza - nonchè worst movie dell'anno per il vecchio Ford, così come per i titoli che fino alla fine si sono battuti per conquistare l'ambito titolo.




N°10: NOAH di DARREN ARONOFSKY


Aronofsky, dopo avermi illuso con The Wrestler e Il cigno nero, è tornato a quella che è la sua forma originaria. Quella del pippone.
Una biblica rottura di palle.

N°9: ROBOCOP di JOSE' PADILHA



Uno dei miei personali cult degli anni ottanta inesorabilmente rovinato da una sorta di versione videoludica moderna priva di spessore.
Vivo o morto, tu verrai con me.
Preferibilmente morto.

N°8: TRANSFORMERS 4 di MICHAEL BAY



Ricordo quando lo vidi, e con Julez, dopo quello che ci parve un tempo interminabile, controllammo il timer. Eravamo soltanto a metà.
Il titolo recita "L'era dell'estinzione".
Dello spettatore.

N°7: MALEFICENT di ROBERT STROMBERG



Il revisionismo delle favole classiche da parte di Cinema e serie televisive è una piaga quasi peggiore di quella del tema vampirico.
E Maleficent ne è uno degli esempi più terrificanti.
Dopo The Tourist, un altro dei film più brutti degli ultimi anni cortesemente offerto da Angelina Jolie.

N°6: POMPEI di PAUL W. S. ANDERSON


Quando c'è di mezzo Paul W. S. Anderson, la garanzia di presenza in questa speciale classifica è assicurata.
L'unica consolazione, per citare Julez ai tempi della visione, è che di questo film non potranno mai fare un sequel. Forse.

N°5: COMPORTAMENTI MOLTO CATTIVI di TIM GARRICK



Avete presente lo zero sul grafico Pritchard de L'attimo fuggente?
E' tutto qui.
Una vera merda su pellicola.

N°4: LUCY di LUC BESSON


Luc Besson è l'equivalente francese di Paul W. S. Anderson.
E più il tempo passa, più al peggio pare non vi siano limiti.
Un pò come la Lucy dell'improbabile Scarlett Johansson.

N°3: UN RAGIONEVOLE DUBBIO di PETER P. CROUDINS


Non ci sono dubbi.
Questo film è un'abominevole schifezza.
E Dominic Cooper uno degli attori peggiori della Storia.



Se l'avessero chiamato Natale nel West e avessero inserito Massimo Boldi la qualità sarebbe stata esattamente la stessa.
Infima.

N°1: UNDER THE SKIN di JONATHAN GLAZER



Uno dei peggiori pipponi pseudo autoriali di tutti i tempi.
Se non altro, rimedio assoluto per qualsiasi malato d'insonnia.



I PREMI

Peggior regista: Seth McFarlane per Un milione di modi per morire nel West
Peggior attore: Dominic Cooper per Un ragionevole dubbio
Peggior attrice: Scarlett Johansson per Under the skin e Lucy
Premio "parrucchino di Nicholas Cage" per il personaggio trash: Angelina Jolie per Maleficent
Effetti "discount": Un milione di modi per morire nel West
Premio "dolcetto o scherzetto" per il costume più agghiacciante: l'esoscheletro nero di Robocop, Robocop
Stile de paura: Scarlett Johansson con cellulite in mostra in Under the skin
Premio "veline": Charlize Theron, Un milione di modi per morire nel West
Peggior scena d'amore: l'aliena circuisce il deforme, Under the skin
Premio "pizza, spaghetti e mandolino": la volgarità a basso costo di Un milione di modi per morire nel West

MrFord

venerdì 26 dicembre 2014

Ford Awards 2014: i film che non vedrete nelle sale italiane

La trama (con parole mie): alle spalle - più o meno - i bagordi natalizi, ecco giungere prontamente la classifica dedicata alle pellicole non uscite nelle sale italiane che più hanno convinto il sottoscritto nel corso degli ultimi dodici mesi. Dalle tamarrate agli horror d'autore, passando attraverso territori sulla carta fin troppo indie per il sottoscritto, è dunque pronto il cocktail migliore che il Saloon ha riservato per i suoi avventori con gli ingredienti che, nella Terra dei cachi, purtroppo non vedremo neanche di striscio.



N°10: ENEMIES CLOSER di PETER HYAMS


Non sapete quanto mi renda felice inserire un film con protagonista uno degli eroi della mia infanzia, Jean Claude Van Damme, in questa classifica. Ignorato dalla distribuzione e da molti addetti ai lavori, Enemies closer è forse il miglior prodotto con protagonista l'attore belga dai tempi di JCVD, e forse uno dei suoi cult di sempre.
Sopra le righe, estremamente anni ottanta, divertentissimo. E nel ruolo dello psicopatico parruccone, il Nostro è perfetto.


N°9: PALO ALTO di GIA COPPOLA


Una delle sorprese più clamorose di questo duemilaquattordici: partito sulla carta come un film da bottigliate garantite firmato da una nipote d'arte, Palo Alto ha finito per colpirmi in positivo grazie ad un racconto sincero e sentito del disagio che avvolge nel periodo più tumultuoso della nostra vita: l'adolescenza.
Amori e disagi, speranze e delusioni di una California rarefatta ed affascinante, resa alla grande da un cast perfetto.

N°8: WOLF CREEK 2 di GREG MCLEAN




In casa Ford amiamo molto l'horror, l'(auto)ironia e l'Australia.
E Wolf Creek 2, degno erede del primo, sorprendente capitolo, riesce nell'impresa di centrare tutti e tre i bersagli.
Film più che nero ed estremamente divertente anche nei suoi momenti gore, sostituisce le atmosfere angoscianti del predecessore per concentrarsi su un approccio di pancia e risate grasse, culminato in sequenze in equilibrio con il trash come quella dell'inseguimento in autostrada tra i canguri.
Senza contare che lo psicopatico Mick è una garanzia.

N°7: COLD IN JULY di JIM MICKLE


Tratto da un romanzo - ottimo - del mio favorito Joe Lansdale e trasposto con grande fedeltà sul grande schermo, Cold in July - passato anche all'ultimo Festival di Torino - riesce nell'intento di mostrare le doti di grande scrittore crime del romanziere texano, grazie ad una storia a tinte fosche legata a doppio filo al rapporto tra padri e figli.
Ottimo il cast, sudata e perfetta l'ambientazione.

N°6: THE SACRAMENT di TI WEST


Non ho mai particolarmente amato Ti West.
Eppure, proprio attraverso quello che è stato il suo film meno considerato dai fan hardcore, ho scoperto il talento di un regista che reputavo decisamente sopravvalutato.
L'incubo del condizionamento e delle sette, ed il dramma di chi dallo stesso è consumato, all'interno o all'esterno, è reso alla grande in un thriller/mockumentary ad altissima tensione, che seppur imperfetto tiene incollati fino all'ultima inquadratura.
Per qualcuno che rischiava tempeste di bottigliate, direi proprio che si tratta di una vittoria.


N°5: IL LERCIO di JOHN S. BAIRD


Tratto dal romanzo di Irvine Welsh ed interpretato alla grande da un McAvoy in stato di grazia, Il lercio è stato uno dei viaggi più allucinati nel "crime" che questo vecchio cowboy abbia intrapreso nel corso degli ultimi dodici mesi: un noir sotto l'effetto di alcool e tanta, tanta droga in grado di fotografare il disagio e la visione del mondo di un personaggio certo non semplice, ma non per questo poco affascinante.


N°4: CHEAP THRILLS di E. L. KATZ



In un periodo storico che vede nell'incertezza lavorativa ed economica di noi poveri cristi un assoluto quasi matematico, ecco una delle fotografie più interessanti ed ironiche - dal punto di vista "nero" del termine - che si possano immaginare: due amici, due vite ai margini, una possibilità di riscatto.
E' possibile assegnare un prezzo alla nostra moralità, e agli atti che saremmo pronti a commettere se adeguatamente sponsorizzati da qualche ricco annoiato e lontano dalla nostra realtà?
A voi l'ardua sentenza. Katz ha già detto la sua.

N°3: THE BABADOOK di JENNIFER KENT



Doppietta australiana quest'anno per il Ford Award dedicato ai titoli ignorati dalla nostrana distribuzione, e doppietta per l'horror, nonostante il Babadook rappresenti, di fatto, più un'indagine psicologica che non un vero e proprio film di paura.
Interpretazioni straordinarie dei due protagonisti per un titolo che, più che spaventare, finirà per scuotere rispetto a problematiche importanti come quella del superamento del dolore.
Non sottovalutatelo.

N°2: BIG BAD WOLVES di AHARON KESHALES, NAVOT PAPUSHADO


Sdoganato da Tarantino e diventato una sorta di visione virale la scorsa primavera, il lavoro di Keshales e Papushado rappresenta uno degli esperimenti migliori rispetto l'esplorazione dei lati oscuri dell'animo umano, una sorta di Prisoners in versione humour nero, una vicenda terribile mostrata attraverso filtri in grado di rivelare il dramma senza farne necessariamente un peso insostenibile.
O forse addirittura amplificandone gli effetti.

N°1: THE RAID 2 - BERANDAL di GARETH EDWARDS 



Impossibile pensare ad un altro titolo in cima a questa classifica.
Pur non arrivando alle vette del primo capitolo, The Raid 2 rappresenta, in tutta la sua pulsante bellezza, la poesia del Cinema di botte divenuto clamorosamente prodotto d'Autore.
Sequenze tecnicamente spaventose, combattimenti memorabili, attesa per il numero tre già spasmodica.
Un supercult.

     

I PREMI

Miglior regia: Gareth Edwards per The Raid 2 - Berandal

Miglior attore: James McAvoy per Il lercio
Miglior attrice: Essie Davis per The Babadook
Scena cult: l'incontro con l'uomo a cavallo e l'incipit, Big Bad Wolves
Fotografia: The Raid 2 - Berandal
Miglior protagonista: Bruce Robertson, Il lercio
Premio "lo famo strano": Craig e Violet, Cheap thrills
Premio "ammazza la vecchia (e non solo)": il Padre, The Sacrament
Migliori effetti: Wolf Creek 2
Premio "profezia del futuro": The Raid 2 - Berandal, più che altro per l'hype per il terzo capitolo del brand

MrFord