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venerdì 24 ottobre 2014

I funerali della Mamà Grande

Autore: Gabriel Garcia Marquez
Origine: Colombia
Anno: 1962
Editore: Mondadori





La trama (con parole mie): attorno a Macondo, leggendario villaggio che ospiterà - anche se, temporalmente, qui ci ritroviamo decine di anni dopo quelle vicende - la storia dei Buendia di Cent'anni di solitudine, ruota un piccolo universo di umanità, miserie, vite spezzate e sogni vissuti ed infranti tipico della ribollente esistenza di noi ospiti della Terra.
Otto racconti illustrano altrettante storie unite dalla località in cui si svolgono, bagnate dal sudore di un caldo soffocante, visioni mistiche e profonda ed impietosa realtà: e dall'orgoglio della madre di un giovane ladro ucciso ai funerali in pompa magna della Mamà Grande, la più grande proprietaria terriera della zona, assistiamo alla costruzione di quelle che saranno le fondamenta dell'immaginario e dello stile di uno dei più grandi Autori del novecento.








Senza dubbio Garcia Marquez è stato uno degli Autori fondamentali della formazione di lettore e non solo del sottoscritto fin dai tempi della prima superiore, quando Cent'anni di solitudine mi lasciò senza parole, come ipnotizzato dalla bellezza struggente del realismo sfrenato che incontra la forza dei sogni e della passione.
Da anni, però, il buon vecchio Gabo non faceva capolino da queste parti - se non per la versione in una sola tavola a fumetti alla quale lavorai con un mio vecchio compare disegnatore e non solo, leggasi Tom, che prevedeva una riduzione proprio dell'opera più famosa dello scrittore colombiano -, e per celebrare in qualche modo la sua recente scomparsa ho deciso di recuperare dalla libreria un volumetto di racconti che, ai tempi, ricevetti in regalo da mio padre - che nella sua vita avrà letto si e no una decina di libri - nel mio periodo di pieno fervore letterario.
In realtà le otto piccole perle che compaiono in questa raccolta furono portate sulla pagina da Marquez prima ancora che venisse iniziata la stesura di quello che è universalmente noto e celebrato come il suo Capolavoro, nonostante molti riferimenti allo stesso siano già presenti - l'ambientazione a Macondo, successiva alle vicende dei Buendia, e le numerose citazioni di Aureliano -, quando ancora il vecchio Gabriel non era considerato come uno dei nomi più importanti della Letteratura moderna e, neppure trentenne, si affacciava solo in parte sulla scena internazionale.
Benchè in una certa misura acerbi e privi di una direzione precisa, comunque, i brevi scritti de I funerali della Mamà Grande mostrano già il talento assolutamente gigantesco di questo narratore, al quale basta una singola frase per mandare al tappeto senza possibilità di replica - ed in questo caso mi ricorda molto un altro grande, Fabrizio De Andrè, che in qualche modo potrebbe essergli associato anche nell'approccio alla materia umana - e che sfodera momenti assolutamente magici come quelli legati alla madre e alla figlia in treno nel primo racconto o alle visioni del parroco di Macondo della venuta dell'Ebreo errante, in grado di coesistere in un universo di parole tanto articolato e complesso quanto semplice, diretto e di pancia.
I ricordi dell'infanzia ad Atacama del romanziere si mescolano dunque alla materia "di cui sono fatti i sogni" regalando al lettore un viaggio vero e proprio grazie al quale non solo è possibile confrontarsi con le anime umane in molte delle loro sfumature - siano essere bieche o salvifiche -, ma anche osservare quanta magia può nascondersi anche nel quotidiano: e dal costruttore di gabbie per uccelli pronto a regalare ad un bambino capriccioso figlio di un potente la sua opera migliore alla Mamà Grande, celebrata da un Paese intero - e non solo - nell'ultimo racconto, assistiamo partecipi ad una parata di miseria e nobiltà, calore passionale e fredda solitudine, sudore e sangue, voracità e volontà di illuminazione quasi ascetica.
Come per magia, tra queste pagine, si finisce per ritrovarsi su un'amaca, nel pieno della siesta in un pomeriggio ardente nel cuore dell'America Latina, o all'ombra di stanze che custodiscono segreti e generazioni di Storia, o tra le lenzuola del letto di una donna che potrebbe rubarci il cuore o imprigionarci per sempre in una gabbia neppure troppo dorata: questa è la magia di cui è capace un narratore di razza, che per quanto ancora non all'apice della sua maturità ipnotizza come pochi altri hanno saputo, sanno e sapranno mai fare.
Nelle sua parole coesistono la forza dell'esperienza e l'arte del sogno.
E non è un binomio facile da incontrare: che si tratti delle strade polverose di Macondo, nel pieno di una visione apocalittica, all'apice di un orgasmo o tra le braccia avvolgenti dei ricordi di una vita intera.




MrFord



 
"Che ci fanno queste anime
davanti alla chiesa
questa gente divisa
questa storia sospesa
a misura di braccio
a distanza di offesa
che alla pace si pensa
che la pace si sfiora."
Fabrizio De Andrè - "Desamistade" - 






6 commenti:

  1. mai letto nulla di lui, difficilmente lo farò in futuro

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    1. Forse dovresti, è uno dei più grandi della Letteratura non solo moderna.

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  2. Eh, di scrittori di razza ce ne sono pochi, al contrario degli imbrattacarte. Marquez è tra i miei favoriti da sempre, da quando lessi (per la prima volta di una lunga serie) "Dell'amore e degli altri demoni a 11 anni!

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    1. Un grandissimo davvero. Tra l'altro Dell'amore e degli altri demoni mi manca: quasi quasi lo recupero!

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  3. e io che speravo che in questo post si parlasse dei funerali di mr. ford...
    uahahah
    XD

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    1. Purtroppo per te, l'attesa sarà molto lunga. E se anche non lo fosse, verrei comunque a tormentarti! ;)

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