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martedì 13 maggio 2014

Disconnect

Regia: Henry Alex Rubin
Origine: USA
Anno: 2012
Durata: 115'




La trama (con parole mie): Rich e Lydia Boyd, genitori di Abbie e Ben, assistono impotenti al dramma di quest'ultimo, ingannato da due compagni di scuola ed indotto ad un tentativo di suicidio, trovandosi a dover scoprire cosa ha portato il loro figlio minore ad isolarsi rispetto a loro e al mondo; Jason, uno dei due responsabili, sente la mancanza della figura del padre Mike, incaricato da una coppia sconvolta dalla morte del loro bambino di scoprire chi potrebbe essersi inserito nei loro conti correnti lasciandoli senza soldi, mentre una giornalista in rampa di lancio di un'emittente locale che per le questioni legali si affida proprio a Rich Boyd: la reporter in questione, Nina, è infatti contattata dall'FBI dopo aver realizzato un servizio sullo sfruttamento dei giovani pronti ad esibirsi davanti ad una webcam partendo dalla testimonianza di Kyle.
Le loro vicende si intersecheranno dando origine a nuovi drammi e potenziali rinascite.






Fin dai tempi della mia scoperta del Maestro Altman e delle tempeste di emozioni che furono Boogie nights e Magnolia firmati da Paul Thomas Anderson - di fatto, l'erede del buon Robert -, ho sempre avuto un occhio di riguardo per i film corali, in grado di trasformare gioie e dolori dei loro personaggi in affreschi dal potenziale emotivo enorme.
Nella mia storia relativamente recente di spettatore, ricordo bene l'amore a prima vista che esplose per Amores Perros - unico, vero grande film di Inarritu - e l'irritazione che suscitò invece Crash - Contatto fisico, sopravvalutato drammone made in USA clamorosamente premiato con l'Oscar: Disconnect, uscito non troppo tempo fa in sala e lasciato in sospeso dal sottoscritto proprio per evitare di affrontarlo con aspettative eccessivamente alte, si pone a metà strada tra i due estremi.
Pellicola interessante e a tratti solida, con idee di base decisamente buone - dalla scelta di raccontare l'incomunicabilità e l'isolamento nel mondo "smart" in cui viviamo a quella di far recitare il cast solo attraverso le espressioni durante le sessioni di chat - eppure non abbastanza coraggiosa da compiere quel passo oltre in grado di fugare ogni dubbio rispetto al facile sfruttamento del dramma e ad una traccia di fondo che possa far considerare questo come un titolo comunque consolatorio: un buon prodotto, dunque, ma dalle potenzialità decisamente superiori alla resa definitiva, soprattutto per quanto riguarda le intenzioni di sceneggiatori e regista, che paiono premere sull'acceleratore solo ed esclusivamente nei momenti in cui loro stessi si sentono più sicuri e certi di non perdere parte dell'audience lungo il tragitto.
Da questo punto di vista, Disconnect rischia in più di una sequenza di incorrere nelle bottigliate delle grandi occasioni - alla riunione che precede il finale della famiglia Boyd al capezzale di Ben giuro di aver avuto i brividi rispetto ad un eventuale "miracolo" strappalacrime da stelle e strisce della peggior specie, fortunatamente scongiurati - tanto quanto in altre di toccare le corde giuste del cuore di questo vecchio cowboy - dall'ottima descrizione del rapporto tra padri e figli a quella del superamento del dolore della coppia formata da Skarsgaard e dalla Patton, costretti a fare fronte alla metabolizzazione della morte del figlio, che mi ha ricordato il potentissimo e splendido Alabama Monroe -.
Le emozioni non mancano, e non ci troviamo certo di fronte ad una vera e propria delusione, eppure al termine della visione la sensazione di essere stati in qualche modo fregati resta, quasi fossimo anche noi uno dei protagonisti, alle prese con le vicissitudini di una vita certo non tenera, in grado di dispensare dolori profondi e gioie decisamente rare: in questo senso Disconnect rende bene l'idea dei bocconi amari che spesso e volentieri tocca masticare per andare avanti, nonostante, almeno in una certa misura, lo stesso film possa essere considerato uno di questi.
Restano comunque una discreta confezione ed un buon lavoro del cast, così come il pensiero non tanto a proposito della portata dell'impatto della rete e della comunicazione online globale, quanto dell'effettiva incapacità che, a volte, sviluppano le persone soprattutto rispetto alla comunicazione con chi sta loro accanto: la forza di ritrovare - o di scoprire per la prima volta - quella stessa comunicazione, accesa da eventi drammatici, conosce in questo modo una sorta di nuova primavera.
Suona come una ritirata, o un correre ai ripari, per certi versi: ma è terribilmente umano.
Come questo film.
Con tutti i difetti che finisce per portarsi sulle spalle.



MrFord



"Life's a tangled web
of cell phone calls and hashtag I-don't-knows
and you you're so caught up
in all the blinking lights and dial tones
I admit I'm a bit of a victim in the worldwide system too
but I've found my sweet escape when I'm alone with you."
5 seconds of summer - "Disconnected" - 





22 commenti:

  1. Ho avuto le tue medesime impressioni. Quando vuole funziona davvero alla grande, ma regista e sceneggiatori avrebbero potuto avere più coraggio. Però i finali decisamente buonisti, se scavi un attimo, non lo sono così tanto come si potrebbe credere. Da una parte abbiamo due che possono esplodere di nuovo da un momento all'altro, dall'altra due giovani che non si sa che fine faranno mai e una donna che si porterà per tutta la vita dei rimpianti. Il che non è poco, per certi versi...

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    1. Non è poco, ma secondo me con la materia a disposizione si poteva fare decisamente di più. Peccato.

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  2. hai citato i 5 seconds of summer?
    ma sei un bimbominkia peggio di me! :)

    su questo filmetto medio sono d'accordo, su inarritu no: anche 21 grammi e babel sono due grandi film! quindi, a proposito di film corali, un coro di buuuuu per te :D

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    1. Ahahaha non so neanche chi siano, mi sono accontentato del titolo della canzone! ;)

      Detto questo, 21 grammi è una robetta hollywoodiana tipica del regista "estero" che vuole sfondare, e Babel una rottura di palle. :)

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  3. film che non mi aveva convinto del tutto, molte cose trattate in maniera molto superficiale ecc.ecc., insomma, un film abbastanza meh.
    E, attenzione, sono d'accordo col cannibale quando dice che Babel è un gran film. :)

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    1. Concordo sul meh.
      Meno su Babel, che era noiosissimo! :)

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  4. io l'ho visto proprio verso ottobre, mi ha colpito molto, anche se non mi ha dato i trilli del grandissimo film....non male dai, in giro c'è decisamente di peggio :)

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    1. Sicuramente c'è di peggio, ma secondo me con gli spunti che hanno avuto potevano puntare decisamente più in alto.

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  5. Un appunto: Crash non meritava l'Oscar, ma non era proprio un film da buttare, dai...

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    1. Non da buttare, è vero, ma ben lontano dall'Oscar e dall'essere un bel film! ;)

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  6. Mi aspettavo scelte più coraggiose nel finale, dopo la scena al rallentatore per intenderci...

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    1. Concordo in pieno, Nico. La parte finale è la meno riuscita.

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  7. Questo non lo conoscevo...me lo segno, sembra interessante.
    Dai anche 21 grammi e un buon film!!!

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    1. Ha dei buoni spunti, ma non arriva dove vorrebbe.
      21 grammi a me non piacque neanche nel periodo in cui pensavo che Inarritu avrebbe spaccato sempre! :)

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  8. un buon film, molto attuale e con bravi attori, non un cult, ma merita la visione.

    PS Babel e 21 grammi sono due gran bei film ;-)

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    1. Buono forse è un pò troppo! ;)

      P. S. Babel e 21 grammi sono due pipponi niente male! ;)

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    2. i pipponi sono quelli di Von Trier XD
      i due film Inarritu non sono esenti da difetti certo, ma di certo non sono brutti film ;-)

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    3. Quelli sono delle schifezze, oltre che dei pipponi! ;)
      Quelli di Inarritu sono pipponi e basta! ;)

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    4. ahahahh schifezze è già un complimento x il danese XD.

      Boh a me Inarritu pare un buon regista

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    5. Come regista è senza dubbio buono, ma i suoi film difettano di cuore, Amores perros a parte.

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  9. Concordo soprattutto sulla delusione del finale, in cui mi aspettavo molto di più!

    A me Crash era piaciuto molto all'epoca... =P

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    1. Anch'io. Speravo in qualcosa di più coraggioso.
      Che poi è il motivo per cui ai tempi non avevo amato neanche Crash. ;)

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