Pagine

mercoledì 7 maggio 2014

C'era una volta un'estate

Regia: Nat Faxon, Jim Rash
Origine: USA
Anno: 2013
Durata:
103'





La trama (con parole mie): Duncan, timido quattordicenne pronto ad affacciarsi ai difficili anni dell'adolescenza, parte per le vacanze estive con la madre Pam ed il suo nuovo compagno, il decisamente poco paterno Trent accompagnato dalla decisamente poco simpatica figlia. Travolto da un ambiente in cui non si riconosce e che pare presagirgli un'estate da dimenticare, Duncan troverà la forza di crescere e muovere i suoi primi passi da quasi adulto grazie al legame che si costruirà con la figlia dei vicini Susanna e soprattutto con Owen, coetaneo di sua madre ed eterno bambino - o quasi - pronto a mostrare a Duncan un lato solo apparentemente spensierato che lo trasformerà nella figura paterna della quale il ragazzo aveva disperatamente bisogno.








Ci sono film che è davvero un piacere, incontrare.
E non importa che siano a loro modo piccoli, o raccontino storie che tutti noi ben conosciamo, e che dunque potrebbero risultare quasi già sentite, o non siano destinati, di fatto, a fare la Storia della Settima Arte.
Si incontrano, e finiscono per entrarti dentro.
Lo stile Sundance, negli anni, è riuscito a regalare al sottoscritto diverse di queste esperienze, da The station agent a Little Miss Sunshine, senza dimenticare Adventureland o Sideways.
C'era una volta un'estate entra dritto nel novero di questi gioiellini pane e salame pronti ad arrivare dritti al cuore con genuina semplicità, parlando come se conoscessero il pubblico anche nelle parti degli stessi costruite sui ricordi di chi li ha scritti, diretti o interpretati.
E proprio da questo dovrei partire, rintracciando nel lavoro dietro la macchina da presa di Faxon e Rash, nella sceneggiatura che pare uscita da un film di formazione adolescenziale anni ottanta e nel variegato ed ottimo cast - in particolare il sempre grande Sam Rockwell - tutti i motivi per i quali ho amato moltissimo questa visione, con tutti i suoi limiti: ma non lo farò.
In fondo, quando scrivo di un film preferisco sempre quando lo stesso riesce a toccare corde che mi permettono di divagare mettendo vita ed esperienza al servizio delle parole, piuttosto che farmi soffermare sugli argomenti tecnici analizzati per non chiudere il post dopo una manciata di righe: The way way back - decisamente più funzionale titolo originale - è uno di questi.
Osservando, infatti, l'evoluzione del rapporto tra Owen e Duncan, mi è parso di essere spettatore di un miracolo temporale, e di assistere, di fatto, all'incontro tra il Ford di oggi e quello di una ventina d'anni fa, timido ed incasinato come il protagonista di questo film, uscito in pompa magna da un Noi siamo infinito non così fortunato come quello mostrato dall'appena citato - e meraviglioso - film.
Potendo, infatti, tornare indietro ed avere la possibilità di un confronto con il mio io di allora, sfrutterei tutta la faccia da cazzo di oggi per stimolare il carattere e la voglia di vivere che, ai tempi, parevano sepolti sotto una tonnellata di insicurezze e di paure, ed al contempo penso che sarei stato grato al Destino se, allora, avesse posto sul mio cammino una figura di riferimento così importante, invece che lasciare che fosse solo l'esperienza sulla pelle a mostrare al sottoscritto come stavano le cose.
Dalla partita a Pac-Man, dunque, fino all'ultimo saluto, nel legame tra questi due protagonisti così diversi per età, approccio, stile e chi più ne ha, più ne metta, ho riscoperto una buona parte di me stesso, finendo per lasciare libero spazio ai sentimenti e alle sensazioni, più che all'occhio critico e all'analisi "dura e pura" del film, godendomelo davvero e come una liberatoria estate, di quelle destinate a cambiare la direzione della nostra vita - almeno nel loro piccolo e per un certo periodo -, ed in grado di trasformare episodi semplici ed apparentemente da nulla come il bacio dato ad una ragazza in qualcosa di unico, epocale, mitico.
Qualcosa che possa permettere a noi che lo stiamo vivendo di sentirci, almeno per una volta, "fuori scala", o ai Goonies per sempre della mia risma in gente "da dieci", perchè sempre e comunque anche al massimo delle nostre possibilità non riusciremo ad andare oltre il nove, che sia per volontà, per caso o semplicemente per aver combinato qualche casino.
Duncan e Owen, il primo a sognare di vivere eternamente in quel luogo ed in quel momento, ed il secondo a ricordargli quanto sia importante sognare e rompere le regole e quanto, d'altro canto, sia fondamentale tenere conto dell'inverno, quando luoghi da sogno e pronti a regalare magie per una vita diventano vuoti e quasi tristi.
Duncan e Owen, due versioni di me stesso incontratesi al di fuori del Tempo.
Ed in mezzo Steve Carell ed il suo insopportabile Trent, che è riuscito a regalarmi il momento migliore della visione di questo piacevolissimo e prezioso film: all'ennesima stronzata dispotica del compagno della madre di Duncan, mi sono rivolto al Fordino dicendo "se per caso papà dovesse un giorno dirti una cosa del genere, sei autorizzato a prenderlo a pugni".
Julez, d'istinto, ha incalzato: "Puoi prendere a pugni papà quando vuoi, ma lui non ti parlerà mai in questo modo".
Nonostante non abbia avuto un Owen a farmi da guida, posso dirmi orgoglioso della strada che mi ha portato fino a qui.
Estate dopo estate.



MrFord



"When I met you in the summer
to my heartbeat sound
we fell in love
as the leaves turned brown."
Calvin Harris - "Summer" - 




14 commenti:

  1. Visto al Torino Film Festival era stata una gradevole sorpresa, grazie anche al solito fantastico Sam Rockwell, qua particolarmente in forma.

    RispondiElimina
  2. visto anch'io al Torino Film Festival ma con molto meno entusiasmo, onestamente. tuttavia, come ha già scritto poison (cheppalle :D), Sam Rockwell merita parecchio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me è sembrato uno di quei film godibili e piacevoli da vedere e rivedere. Promosso, da queste parti.

      Elimina
  3. film carino, ma assai dimenticabile e derivativo. molto meglio gli altri film da te citati come adventureland e noi siamo infinito, da cui questo attinge un po' troppo...
    ma d'altra parte a te meno le pellicole sono originali e più piacciono ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Senza dubbio derivativo e senza dubbio non destinato a segnare la Storia del Cinema, ma carino e piacevole.
      Lo rivedrò molto volentieri, così come Adventureland.

      Elimina
  4. Adventureland > enorme spazio vuoto> Little Miss Sunshine > The way way back > Noi siamo infinito

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Pensa che, invece, io tra i quattro metto Adventureland all'ultimo posto, distante anni luce da Noi siamo infinito e Little miss sunshine. ;)

      Elimina
    2. "Noi siamo infinito" mi ha irritato, il protagonista è un monumento al cliché dell'adolescente sfigato e traumatizzato e in generale tutto il tono depresso/intimista e "Nostalgia canaglia" del film mi ha annoiato

      Elimina
    3. Mah, in realtà a me è parso molto verosimile.
      Anzi, mi ci sono ritrovato parecchio.

      Elimina
  5. Me lo segno.
    Fa parte di quel filone del quale sono affascinata a dir poco

    RispondiElimina
  6. Anche a me è piaciuto molto e il saluto finale è qualcosa di bellissimo.
    In originale Sam Rockwell è davvero incredibile.
    Molto più che carino secondo me

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Rockwell spacca. E il film anche.
      A me è piaciuto molto, derivativo o no che sia.

      Elimina