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domenica 23 marzo 2014

Il figlio di Chucky

Regia: Don Mancini
Origine: USA
Anno: 2004
Durata: 87'





La trama (con parole mie): Chucky e Tiffany, morti al termine della lotta con i due innamorati del capitolo precedente, si trovano ad Hollywood, utilizzati come bambole per le riprese di un film ispirato proprio alle loro gesta. Quando il loro figlio, Glen, credutosi orfano per tutta la vita, scopre di portare un segno inequivocabile che indica la paternità di Chucky, fugge dal suo carceriere - un artista di strada di dubbia morale in Inghilterra - e una volta raggiunti mamma e papà si prodiga a resuscitarli grazie all'ormai noto rituale voodoo che aveva dato origine alla leggenda di Chucky stesso.
Tornati alla vita, i due improbabili genitori si ritroveranno a fare i conti con il loro nuovo ruolo e con i tentativi di Jennifer Tilly di riuscire ad essere apprezzata come attrice di successo, cercando di fare di lei e del regista che ha preso di mira i loro nuovi corpi ospiti.







Considerati i picchi di turpiloquio ed umorismo nerissimo cui il vecchio Chucky mi aveva abituato nei precedenti quattro capitoli della sua tanto trash quanto fortunata saga cinematografica, non mi sarei mai aspettato che la pur sorprendente bambola assassina sarebbe riuscita perfino a fare di meglio: sovvertendo le aspettative, invece, la saga porta a casa un quinto capitolo clamorosamente divertente, girato al limite del b-movie e, non ho paura di ammetterlo, forse il più interessante tra quelli visti fino a questo punto.
Perchè, a dispetto dell'infima qualità tecnica del lavoro di Mancini - per la prima volta passato da creatore dei personaggi a regista e sceneggiatore -, se si esclude il consueto ottimo comparto dedicato ai movimenti delle bambole, l'approccio assolutamente ironico nonchè metacinematografico alla storia che questa volta vede i redivivi Chucky e Tiffany alle prese con i capricci delle star di Hollywood regala una marcia in più all'intera pellicola, ed una consistente serie di scene già cult in casa Ford, da Britney Spears buttata fuori strada - Chucky che ridacchiando afferma "Ups! I did it again!" è impagabile - alla battaglia tra i due improbabili genitori per decidere il sesso dell'efebico Glen/Glenda, nato sul finire del film precedente e responsabile del tormentone legato al "made in Japan", anch'esso difficilmente dimenticabile.
L'utilizzo, inoltre, di Jennifer Tilly - l'attrice che impersonò Tiffany prima della trasformazione e che presta la voce nell'edizione originale alla metà di Chucky - come vittima predestinata di questo capitolo è assolutamente geniale, dall'autoironia sfoggiata dall'attrice - nota principalmente per le sue tette e per aver recitato nel lesbo thriller Bound, che nel corso degli anni novanta popolò i sogni erotici anche del Ford adolescente - alla sua rappresentazione della vacuità del mondo dorato della Hollywood che non conta troppo, pronta a tutto pur di percorrere la strada del successo.
Abbandonata dunque completamente la vena horror dei primi due film e concentratosi quasi esclusivamente su quella comico/sanguinosa - la visita dal paparazzo di Chucky e Glen, la chiamata al telefono amico di Tiffany, le ripetute e spassosissime citazioni cinematografiche, da Shining a Rosemary's baby -, Don Mancini sforna un ritratto a suo modo unico della famiglia disfunzionale, concedendosi felicemente parentesi splatter - la morte dell'assistente di Jennifer Tilly, l'incubo ricorrente di Glen - ed un finale in grado di confermare lo spessore di Chucky come charachter unico ed assolutamente carismatico nel panorama dei mostri da grande schermo: la stessa dichiarazione dell'ex serial killer ormai convinto a non cercare più un corpo ospite per la sua anima rimanendo fedele alla nuova natura di pupazzo malvagio e praticamente immortale - con tanto di dichiarazione gridata ai quattro venti "Io sono la bambola assassina" - che non esclude l'ormai consueto rituale di richiamo a Damballah, divinità voodoo che aveva reso possibile il primo passaggio dell'anima del fu Charles nel "corpo" di Chucky, diviene dunque una sorta di dichiarazione al mondo intero che il piccolo, sboccato, scalmanato, sanguinario pupazzo non ha intenzione di mollare i suoi panni così come il palcoscenico della settima arte.
Onestamente, al Saloon non possiamo che essere felici di sapere che questo piccolo bastardo continua ad essere in giro.




MrFord




"Mom and dad you're beautiful,
with bullet holes in your skull.
And red looks good on you too,
good-bye, Good riddance I hate you!"
Murderdolls - "The devil made me do it" -




8 commenti:

  1. Questo manca pure a me ...ma a parte le scene cult che hai descritto non è che mi invogli così tanto...

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    1. Per me uno dei più riusciti della serie. Divertente e grottesco prima ancora di essere un horror.

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  2. forse è il meno stupendo della saga, ma resta sempre una pellicola che mi fa toccare il cielo con un dito, forse ecco l'humorismo a volte è eccessivo e la componente horror tende un poco a farsi da parte, inoltre trovo che il personaggio di Glenn sia odioso, ma x fortuna cè il DIO Chucky che riempie la scena ;-)
    Favolosa cmq la critica che Mancini fa allo star system hollywoddiano e la Tilly è stata troppo forte nel farsi l'autoparodia di se stessa.
    PS Non mi sembra che la qualità registica di Don sia infima anzi, certo quì era al suo esordio e si nota, ne La maledizone il miglioramente è netto, ma cmq come esordiente ha fatto un ottimo lavoro

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    1. Ti dirò, Myers, a me ha divertito un sacco, e proprio nel suo non essere un film d'orrore vero e proprio ha trovato una dimensione unica nella saga. Tutta la parte della critica a Hollywood è fantastica! :)

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    2. vero, Mancini gli da giù pesante e fa bene, perchè pur amando il cinema credo che nell'ambiente di hollywood ci sia sicuramente gente in gamba, ma anche tanta feccia

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    3. Beh, come da tutte le parti! ;)
      Comunque da questo punto di vista Il figlio di Chucky è una bomba!

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  3. ford, smettila di stare lì a pettinare le bambole e diventa una persona adulta ahah :)

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