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giovedì 11 luglio 2013

The Baytown outlaws

Regia: Barry Battles
Origine: USA
Anno: 2012
Durata:
98'




La trama (con parole mie): gli Oodie, tre fratelli dal dubbio background, rednecks fino al midollo e normalmente impiegati da uno sceriffo di provincia per eliminare ogni traccia di crimine e criminali neanche fossero degli spazzini legalizzati, vengono assoldati dalla ex compagna di un boss che è intenzionato a sfruttare i soldi pronti a piovergli addosso con l'imminente maggiore età del figlio avuto dalla donna per recuperare il ragazzo e riconsegnarlo a lei.
I tre scombinati cacciatori di taglie, spinti dalla promessa di un lauto compenso, partono così alla volta del Texas per fare quello che sanno fare meglio, senza sapere che il viaggio che si apprestano ad affrontare sarà il più duro, complicato e caotico delle loro vite, e che il destino del giovane Rob farà la differenza anche e soprattutto per il loro.




The Baytown outlaws è entrato nella vita del sottoscritto e al Saloon solo di recente, quando uno dei miei barman di fiducia, che ho scoperto essere un accanito sostenitore del genere nonchè lettore di romanzi noir di quelli che tanto piacciono al sottoscritto, tra una sambuca offerta e l'altra l'ha fortemente caldeggiato per una visione di quelle cazzute e divertenti che tanto bene fanno a cuore e cervello quando si sente la necessità di staccare dalla vita di tutti i giorni, soprattutto quando sentiamo che il lavoro o altre menate di questo genere cominciano a soffocarci.
Onestamente, considerato che il personaggio - il barman reale, non i protagonisti del film - è quantomeno pittoresco, nutrivo qualche riserva rispetto a questa visione, che unita al fatto che in rete come nell'ambito della grande distribuzione non ne avevo praticamente mai sentito parlare mi aveva portato a pensare che il risultato sarebbe stato l'equivalente di un'esperienza ben oltre il limite del trash nel pieno stile di certe tamarrate anni ottanta, se non peggio.
Il risultato, invece, è stato a suo modo sorprendente: perchè The Baytown outlaws è una sorta di fiera del grottesco e del pulp in pieno stile Rodriguez, divertente e scanzonato, ottimo per gustarsi una sorta di happy hour su pellicola in bilico tra scontri a fuoco, ambientazioni profondamente southern, tonnellate di autoironia mescolate ad un'eco dell'epica figlia delle epopee repubblicane d'assalto di registi come John Milius e tre protagonisti spassosissimi, tra i quali spicca lo scombinato McQueen - ottimo omaggio - Oodie interpretato dal Travis Fimmel reso noto di recente da Vikings.
I tre fratelli protagonisti, comunque, riusciranno con le loro diversità a conquistarsi ognuno una fetta dell'audience, pronta sequenza dopo sequenza a fare il tifo per loro nel corso degli scontri che, come in un tamarrissimo videogame da sala giochi in pieno eighties style, li attendono nella via che li separa dal completamento della missione compiuta per conto di Celeste - una Eva Longoria più cagna maledetta del solito - che segnerà un cambiamento anche nelle loro esistenze.
Perchè il giovane e problematico Rob, un ragazzino indifeso e strumentalizzato, in qualche modo, da entrambi i genitori, diverrà in qualche modo più importante del denaro per gli Oodie, cresciuti con un padre violento che li ha resi da un lato quello che sono e dall'altro individui con enormi squilibri emotivi e di integrazione sociale - che detto così fa quasi ridere, considerato che parliamo di charachters dalla fedina penale lunga diverse miglia - pronti ad attuare una sorta di piano che, accanto alla sopravvivenza e alla salvezza del ragazzo, vede una sorta di suo risveglio dal torpore emotivo e dall'apatia cui la sua condizione - fisica e di famiglia - l'ha costretto hanno dopo anno.
La partecipazione di Rob alle peripezie degli Oodie e agli scontri - divertentissimi - con la gang di assassine bellissime e letali - che ricordano le Volpi Forza 5 di Pulp fiction, e che sono capitanate dalla Zoe Bell di tarantiniana memoria -, il commando "all blacks" in stile pirati che paiono usciti da Mad Max e la banda di nativi americani della battaglia conclusiva - violenta, molto seventies e grindhouse - diviene così come un percorso di crescita per il rampollo dello spietato - per così dire - boss interpretato da Billy Bob Thornton ed una chance di redenzione per gli scalmanati fratellini, che hanno in questo modo l'occasione di fare quello che il loro vecchio non ha mai neppure sognato di fare per loro: proteggerli.
Una bella cavalcata on the road, dunque, che passa dalle parti de La casa del diavolo ed Easy rider, e pur mantenendosi sui livelli dell'intrattenimento selvaggio e tamarro più che sulle proposte d'autore conserva fino alla fine una sua dignità uscendo dalla "battaglia" con il sottoscritto decisamente a testa alta, lasciando una scia di interrogativi sul perchè un lavoro decisamente divertente e sguaiato come questo sia stato ignorato dai nostri distributori nonostante le sue effettive potenzialità di mercato - in fondo, con un bel "Quentin Tarantino presenta" sulla locandina, avrebbe sbancato facilmente il botteghino -.
La prossima volta, dunque, che uno dei miei uomini di fiducia da aperitivo mi consiglia qualcosa di questo genere, dovrò essere decisamente meno altezzoso e buttarmi immediatamente a capofitto nell'esperienza, sbattendomene del fatto che potrebbe rivelarsi una sola.
In fondo, sono un esperto di hangover da dimenticare.


MrFord


"Well I heard Mister Young sing about her
well I heard ol' Neil put her down
well I hope Neil Young will remember
a southern man don't need him around anyhow."
Lynyrd Skynyrd - "Sweet home Alabama" -


6 commenti:

  1. Secondo me questo mi piace.
    Spero che il mio scaricatore riesca a trovarlo.

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    1. Secondo me ti piace di brutto! :)
      Attiva lo scaricatore!

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  2. Risposte
    1. Vai in scioltezza, Frank! Questa è roba tamarra come piace a noi! :)

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  3. ma che è sta tamarrata?
    sembra giusto una bruttissima copia, di tarantino...

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    1. Niente che faccia per un pappamolle come te, tranquillo! :)

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