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martedì 31 luglio 2012

Starship troopers

Regia: Paul Verhoeven
Origine: Usa
Anno: 1997
Durata: 129'




La trama (con parole mie): Johnny Rico, la sua ragazza Carmen Ibanez e l'inseparabile amico Carl Jenkins sono all'ultimo anno di liceo in una Buenos Aires di un futuro in cui l'uomo vive in un mondo dall'impronta militaresca in cui i Cittadini - ex militari - hanno possibilità ben maggiori rispetto ai Civili. Un mondo in cui gli abitanti della Terra sono in guerra con insettoidi figli di un sistema dall'altra parte della galassia, che i vertici dell'esercito vorrebbero liberato dai suoi occupanti per la sicurezza del nostro pianeta.
Quando Carmen e Carl, terminati gli studi, corrono a farsi reclutare - la prima come pilota, il secondo come genio dell'intelligence - per Rico pare non esserci altra scelta che la Fanteria, vera e propria carne da macello pronta a disinfestare gli angoli più remoti popolati dagli bellicosi aracnidi.




Ero ancora al liceo quando un mio vecchio amico dalle preferenze politiche ben definite - diciamo molto a destra della destra - con il quale condividevo le disavventure dell'ultima fila in classe nonchè dei personaggi scomodi di un gruppo fin troppo collaudato, la musica e le uscite il sabato sera, venne da me esaltatissimo per un film che aveva visto quasi per caso e che l'aveva conquistato nel profondo.
Il titolo in questione era, per l'appunto, Starship troopers: ricordo che la prima visione mi divertì non poco, e per parecchio tempo continuai a rivederlo come una sorta di enorme giocattolone dal gusto un pò kitsch ovviamente privo di quell'aura quasi mitica ed esaltante che il suddetto amico continuava ad attribuirgli.
Vennero poi gli anni in cui mi rifugiai nel Cinema d'autore come il peggiore dei radical chic, e capitò che, guardando un'intervista a Jodorowsky tra i contenuti extra di un dvd, scoprii che uno dei film preferiti del regista cileno era proprio Starship troopers, che lo stesso reputava geniale per l'ironia con la quale approcciava i concetti alla base del fascismo - che lui, come i nostri nonni qui in Italia, deve aver conosciuto e sperimentato sulla pelle -: tornai così a rispolverare quello che avevo catalogato come una tamarrata sci-fi e a distanza di anni decisi di osservarlo con occhi diversi, rimanendo stupefatto per il piglio che Verhoeven aveva cercato di attribuire alla sua creatura, un pò come era accaduto per Atto di forza o Robocop - agghiacciante la pubblicità della Federazione con i soldati che regalano i proiettili ai bambini nel parco, peraltro clamorosamente attuale -.
Tra i tre titoli, sicuramente Starship troopers è il più debole: velenoso ed intelligentissimo eppure incapace di uscire dalla sua cornice di film action per assestarsi come una critica al militarismo ed alle credenze di "onore e gloria" tipiche delle dittature - anche democratiche - di stampo militaresco.
Un vero peccato, perchè le vicende di Rico e compagni, se scritte e girate in totale libertà dal regista olandese - forse pressato dalla produzione - avrebbero potuto assumere le fattezze di una gigantesca burla in barba agli errori dei governi del secolo scorso e a quelli ben più recenti degli Stati Uniti targati Bush Senior e Junior ben più pesante di quelle mosse da Michael Moore ed affini.
D'altro canto, il lavoro di Verhoeven potrebbe nascondere più di un trabocchetto, dato che lo spettatore, inevitabilmente, finisce per fraternizzare e solidarizzare con Rico e compagni - e stiamo parlando della Fanteria, ovvero i manovali di un esercito che pare sempre insolitamente lontano dalla battaglia e dalla lotta quando si tratta dei suoi vertici - e buttarsi al loro fianco sperando in una vittoria contro gli aggressivi aracnidi che, a loro modo, paiono figli di una società in qualche modo simile a quella terrestre, in cui un'elite viscida e cervellotica manda a morire migliaia di ragazzi "partiti per un ideale, una truffa, un amore finito male", per dirla come De Andrè.
Ottimo, in questo senso, l'utilizzo dei personaggi di Carmen e Dizzy, che incarnano le due nature - o le due politiche? - pronte a battersi per il cuore - o i servigi? - di un combattente nato come Rico.
Interessante anche il cast, caratterizzato da volti discretamente noti del grande e piccolo schermo, dai caratteristi storici Michael Ironside e Clancy Brown - il Kurgen di Highlander, per intenderci - a Denise Richards - che tutti gli adolescenti anni novanta ricorderanno come star di Sex crimes -, passando da attori sconosciuti eppure familiari a tutti gli appassionati di serie tv come Dina Meyer e Neil Patrick Harris, o figli d'arte come Jake Busey, figlio del mitico Gary di Un mercoledì da leoni e Point break.
Senza dubbio, e nonostante un risultato certamente non perfetto, dunque, un cult tutto anni novanta da recuperare per gli appassionati del genere e non solo, che potrebbe riservare sorprese soprattutto nell'ambito delle riflessioni politiche e sociali anche ora, nel pieno degli anni della guerra al terrore e delle morti di tanti ragazzi partiti - e torna di nuovo alla mente il Fabrizio nazionale - come Piero, quelli che "per morire di maggio ci vuole tanto, troppo coraggio".
Quelli come Rico, Dizzy ed Ace.
Quelli che lottano, come noi, perchè credono che è così che debba andare, e finiscono per morire in onore di qualche cervellone floscio che non vuole alzare il culo dalla sua poltrona.
In questo, Umani e Insetti non paiono poi così diversi.


MrFord


"Dove sono i generali
che si fregiarono nelle battaglie
con cimiteri di croci sul petto.
Dove i figli della guerra
partiti per un ideale
per una truffa, per un amore finito male.
Hanno rimandato a casa
le loro spoglie nelle bandiere
legate strette perché sembrassero intere."
Fabrizio De Andrè - "La collina" -


 

lunedì 30 luglio 2012

Puerto escondido

Regia: Gabriele Salvatores
Origine: Italia
Anno: 1992
Durata: 110'




La trama (con parole mie): Mario Tozzi lavora in banca, è single e ha un debole per le apparenze di lusso e gli status symbol figli della Milano da bere. 
Quando, per un caso fortuito, assiste ad un omicidio compiuto dal Commissario Viola, un poliziotto corrotto, le cose per lui si complicano assumendo le tinte fosche di un noir.
L'uomo è così costretto a rifugiarsi in Messico abbandonando la sua vita precedente, finendo a vivere in una capanna su una spiaggia insieme ad un altro fuggitivo di professione, lo scombinato Alex, che diviene il suo migliore amico dopo aver tentato di fregarlo.
Quando la donna di Alex, Anita, si unirà al duo, il gruppo finirà per cercare di concludere un losco traffico prima di trovarsi di nuovo nei guai con la legge ed il redivivo Commissario, partito per il Sud America alla ricerca di Mario.





In questo periodo di ritmi lenti e soffusi, in bilico tra l'afa e temporali troppo brevi per placare la morsa dell'estate, mi trovo spesso e volentieri a ripensare agli anni in cui buona parte della mia giornata, in questo periodo, era destinata ai film: complici le prime partenze degli amici del parco, le mattinate legate alle vhs diventavano intere giornate spese un fotogramma dietro l'altro in modo che il momento del mare e delle vacanze estive vere e proprie fosse ad ogni visione un pò più vicino.
Mediterraneo, titolo di punta di Salvatores che mi aveva già conquistato, aprì la strada al primo film post-Oscar del regista, un Puerto Escondido che vidi la prima volta senza sapere esattamente cosa aspettarmi, e che mi spiazzò fin dalle prime sequenze per l'ambientazione - un'invernale e nebbiosa Milano - e le vicissitudini del protagonista - preso a colpi di pistola in apertura -: allora ricordo che rimasi non poco deluso dal risultato - specie considerato il precedente più che illustre -, trovandomi di fronte una commedia d'avventura e di viaggio che pareva non riuscire ad avere una direzione precisa e di certo risultava vittima di una versione macellata in fase di distribuzione - come fu per lo stesso Mediterraneo, per anni reperibile con un buon quarto d'ora in meno rispetto al minutaggio originale - che rendeva alcuni passaggi della sceneggiatura improvvisati e nebulosi più di quanto già non fossero.
Con il trascorrere degli anni e le numerose visioni - recupero della durata originale compreso -, invece, devo ammettere di avere apprezzato sempre più questo scombinato ed estemporaneo thriller comico basato completamente sull'idea di orizzonti da ritrovare - geograficamente e non solo - e la volontà di reinventarsi ripartendo da capo, buttato tutto sulle spalle di Diego Abatantuono e le sue gag - che potranno anche non piacere, ma che ho sempre trovato divertentissime -, che scovarono in Claudio Bisio - in uno dei suoi primi ruoli da quasi protagonista - la spalla perfetta, dall'esordio come rivali alle vicissitudini legate al peyote e alla carriera di manager di galli da combattimento - mitico Tyson -.
L'esplorazione del Messico, seppur descritta con il piglio da alternativo soft tipico del regista - che, al contrario, di radical chic non ha proprio nulla, quando gli si è a tu per tu -, risulta interessante ed improvvisata quanto potrebbe apparire ad un qualsiasi disorganizzato turista - o fuggiasco - abituato a determinati lussi e condizioni catapultato in una realtà in cui le dimensioni della vita sono profondamente differenti: certo, le società cui si fa riferimento sono cambiate, e a vent'anni di distanza il ritratto della terra dei sombreros pare decisamente fuori tempo massimo, eppure il concetto alla base funziona, e condito dal tentativo di rendere la storia non soltanto una rimpatriata tra amici - come fu per il mitico Marrakech Express - non può che divertire il pubblico fornendo gli spunti per qualche riflessione sulla maturità che avanza ed il ruolo che abbiamo - o vorremmo avere - nel mondo.
Per tornare agli esuli di Meghisti, verrebbe da dire che anche nel caso di Mario ed Alex - ma perchè no, anche Anita ed il Commissario Viola - tutto si riduce a "quell'età in cui non si è ancora deciso se perdersi per il mondo o mettere su famiglia", e che non si può mai dire a cosa può portare anche una serie di vicissitudini che hanno tutta l'apparenza di non essere per nulla positive.
Puerto Escondido, in qualche modo, è stato - ed è - per il sottoscritto un piccolo rifugio perfetto per questa stagione, senza alcuna pretesa - sarebbe stato assurdo averne avute - e quel piglio raffazzonato e guascone che è uno dei tratti migliori di un certo Cinema made in Terra dei cachi, in grado di dare la perfetta rappresentazione di noi italiani tutto cuore e disorganizzazione schiacciati da una nebbia che, a volte, vorremmo si diradasse e lasciasse spazio ad una sorta di estate senza fine, un "Messico e nuvole" che non sia più soltanto cantato, ma che, tra una tequila ed una risata, ci regali la possibilità di essere liberi di diventare quello che avremmo sempre sognato.
O chissà, quello che non sapevamo di poter diventare.


MrFord


"Messico e nuvole il tempo passa sull'America
il vento suona la sua armonica,
che voglia di piangere ho 
Messico e nuvole la faccia triste dell'America
il vento insiste con l'armonica,
che voglia di piangere ho."
Enzo Jannacci - "Messico e nuvole" -


 

domenica 29 luglio 2012

Fracchia la belva umana

Regia: Neri Parenti
Origine: Italia
Anno: 1981
Durata: 99'




La trama (con parole mie): Giandomenico Fracchia è un povero sfigato impiegato presso una fabbrica di dolci specializzata in produzione di cacao ed affini timido, impacciato ed incapace di ottenere qualunque cosa diversa da una figuraccia.
La belva umana, invece, è un criminale internazionale, un rapinatore ed un omicida: è deciso, freddo, spietato, ed ottiene sempre tutto quello che vuole, che gli altri lo vogliano o no.
Per un curioso gioco del destino, i due sono pressochè identici: quando il primo viene fermato la stessa notte da Carabinieri, Polizia e Digos i comandanti delle tre forze decidono di munirlo di un lasciapassare che possa permettergli di superare gli eventuali futuri controlli.
A quel punto il documento diviene necessario al secondo per rimanere in libertà, tanto da convincerlo a stabilirsi a casa di Fracchia in modo da dividere la vita a seconda delle esigenze, "le sue e le sue".




Da ragazzino il periodo delle vacanze estive era, ovviamente, il più atteso dell'anno: la scuola era finita, si prospettavano - almeno fino alle partenze per le ferie - gran pomeriggi di calcio ai giardini seguiti da gran serate di potenziali limonate sempre ai giardini, mentre le mattine venivano quasi completamente dedicate alle visioni a ripetizione.
Fu proprio in quegli anni che io e mio fratello varammo il concetto della fantomatica "lista estiva": un elenco di film che prevedeva nuove visioni e vecchie rispolverate di titoli che giudicavamo adatti al periodo, e che ognuno di noi compilava separatamente per poi finire a condividere quelli in comune e spartirsi i televisori di casa quando, al contrario, i selezionati non erano presenti nella lista dell'altro.
Insieme a cult indiscutibili come Point break o Carlito's way figuravano perle del trash cui ancora oggi sono nostalgicamente affezionato - vedi Weekend con il morto -, o Fracchia la belva umana, che non mancava mai di fare la sua comparsa più o meno in questo periodo.
Per quanto il livello del lavoro di Neri Parenti sia decisamente più basso rispetto ai primi due capitoli della saga di Fantozzi - film d'autore, a loro modo, in tutto e per tutto - ed i richiami allo stesso personaggio fin troppo evidenti - Fracchia è, di fatto, una copia del ragioniere più famoso del Cinema italiano in versione single per scelta altrui -, non c'è una volta in cui non sia stato piegato in due dalle risate guardando questo film, che tra l'altro, nel corso degli anni, è riuscito addirittura ad acquistare valore su molte battute che nel corso delle prime visioni dello stesso - avrò avuto otto o nove anni - mi sfuggivano clamorosamente.
Tralasciando il fatto che potrei recitarlo a memoria senza neppure troppi problemi, non conto il numero di scene assolutamente cult con protagonisti il malcapitato Fracchia ed il suo identico antagonista - tra l'altro, le sequenze con il doppio Paolo Villaggio in scena furono realizzate discretamente bene, per l'epoca -, per non parlare del valore aggiunto di un Lino Banfi in forma smagliante nel ruolo del Commissario Auricchio, soprattutto nei suoi siparietti con il fido vice De Simone: dalla notte dei tre controlli - uno più divertente dell'altro - di Polizia, Carabinieri - la sequenza della foto della moglie del braccio destro del Colonnello è impagabile - e Digos al primo confronto con la Belva, dalla madre del criminale - un Gigi Reder scatenato - agli scambi di persona e alla visita di Auricchio a casa Fracchia, il lavoro di Neri Parenti gioca sui classici della commedia dell'equivoco senza dimenticarsi la grande tradizione del trash all'italiana riuscendo nell'intento - cosa che, ormai, non accade neanche per miracolo rispetto al nostro Cinema - di fondere in qualche modo il sacro e il profano divertendo e divertendosi senza dimenticare una neppure troppo velata critica alla società e ai suoi meccanismi così come un'amarissima riflessione sul concetto degli "ultimi che rimarranno ultimi".
Ma prima che le cose prendano una piega insolitamente seria, torno sui giusti binari ed accarezzo un paio di scene che non solo mi fanno tornare agli anni a loro modo magici della scuola e delle "liste estive", ma che ancora oggi non riesco a guardare senza ridere, godendomi ogni singola battuta.
Anche le peggiori.


E ce ne sarebbero molte altre, tanto che stavo finendo per rivedermelo praticamente tutto su Youtube.
Ma a questo punto vi conviene mollare il mio post ed il divertito amarcord conseguente per riscoprire il piacere di sbracare sul divano - ovviamente a rutto libero - con un film di quelli che, ora, non ne fanno proprio più.


MrFord


L'estate sta finendo
e un anno se ne va
sto diventando grande
lo sai che non mi va.
In spiaggia di ombrelloni
non ce ne sono più
è il solito rituale
ma ora manchi tu."
Righeira - "L'estate sta finendo" -

 

sabato 28 luglio 2012

Macchianera Awards 2012

La trama (con parole mie): come ogni anno, quelli che, di fatto, sono gli Oscar della blogosfera tornano alla carica per decretare i nomi più importanti del nostro piccolo universo in rete.
Anche se certo lontano dalla fama e dai numeri della maggior parte dei favoriti - e dei non favoriti - quest'anno anche il Saloon prova a buttarsi nella mischia, da buon sostenitore di tutti i passionali scavezzacollo assetati di vita del pianeta.
Dunque, dovesse salire la tentazione di votare per il sottoscritto, vi basterà fare un giro a questo indirizzo e sostenere il vecchio Ford nelle categorie di Miglior Sito Cinematografico, Miglior Post - questo a vostra scelta e discrezione -, Cattivo più temibile della rete e Miglior Sito Televisivo: non avete che da compilare il form ed inviarlo - mi raccomando, al massimo quattro preferenze per un singolo Blog, o il voto è annullato automaticamente -.
Un ultima indicazione: perchè il form sia considerato valido, occorre votare in almeno otto categorie.



Dato, comunque, che non sono un pazzo in preda all'ego come il mio antagonista Cannibale, fornisco qui pubblicamente quello che sarà il mio voto di preferenza in alcune delle categorie presenti, e vi ringrazio davvero per la vostra partecipazione a questo folle tentativo così come di essere qui, ogni giorno, a brindare insieme ad ogni nuova visione.


Sito rivelazione dell'anno: Le maratone di un Bradipo cinefilo
Miglior sito cinematografico: Pensieri Cannibali (giusto perchè non mi voto da solo, non posso che scegliere il mio antagonista preferito!)
Miglior community/Sito collettivo: L'orablu 
Miglior sito per mamme e bambini: Un milione di anni fa e Stratobabbo
Miglior sito musicale: Come un killer sotto il sole 
Miglior sito politico/d'opinione: Il grande marziano
Miglior disegnatore o vignettista: Tom di Come Asfalto 
Miglior sito letterario: Librando  


Queste sono otto preferenze, il minimo che permetterà la validità del mio voto. Ma non ci sono limiti, in fondo.
E soprattutto, ogni scelta ricaduta sul vecchio Ford sarà accolta con un brindisi di giubilo.

Muchas gracias a tutti, sempre e comunque.

MrFord




La cosa

Regia: Matthijs Van Heijningen Jr.
Origine: Usa
Anno: 2011
Durata: 103'




La trama (con parole mie): nel cuore dell'Antartide un gruppo di ricercatori norvegesi scopre per caso cadendo in un crepaccio l'esistenza di quella che pare proprio essere un'astronave aliena abbandonata da migliaia di anni.
Come se questo non bastasse a rendere la scoperta sensazionale, il gruppo recupera anche il presunto occupante del mezzo, rimasto intrappolato nei ghiacci e conservato perfettamente: Sander Halvorson, uno dei capi del progetto, vola così negli States insieme al suo assistente Adam per reclutare una specialista di fossili e ritrovamenti di resti in condizioni estreme, la giovane Kate Lloyd.
Giunti sul posto ed iniziati i rilevamenti sulla creatura, gli sfortunati scienziati scopriranno che la "cosa" imprigionata dai ghiacci è tutt'altro che passata a miglior vita, ed è pronta, al contrario, a fare polpette di ognuno di loro.




Chiariamolo subito: nonostante le mie aspettative bassissime, l'impietoso confronto con due Classici di genere come quelli firmati da Howard Hawks&Christian Nyby e John Carpenter, il setting assolutamente lontano dallo spirito estivo di questi giorni ed effetti speciali di una bruttezza rara, La cosa di Van Heijninger Jr non è un film pessimo quanto avrei potuto pensare.
Anzi, devo ammettere che rispetto ad alcuni prodotti davvero agghiaccianti dello stesso genere che continuano impunemente ad essere distribuiti riesce anche ad essere quasi guardabile, nel complesso, e passare senza infamia e senza lode attraverso la visione risultando tutto sommato anche scorrevole.
Dunque, cosa esattamente non funziona in una pellicola che parrebbe perfetta per un periodo dell'anno in cui, volenti o nolenti, ci si ritrova ad affrontare tutto - Cinema compreso - senza impegno alcuno?
Principalmente la sua inutilità, una mancanza di carattere di fondo che rende questo La cosa insipido e scialbo, privo del fascino e dell'attrattiva che i suoi due illustri precedenti hanno esercitato su generazioni intere di spettatori: non è un vero e proprio remake, quanto più un prequel, eppure ricorda un reboot, non riesce ad osare e perde anche gran parte della componente thrilling che rendeva soprattutto la versione carpenteriana - insieme al gusto un pò kitsch da fumettone - un must per tutti gli appassionati di sci-fi - e non solo -.
Se l'operazione, insomma, voleva essere una sorta di adattamento versione nuovo millennio dello script originale, non possiamo certo dirci soddisfatti di un risultato che non fa altro che scimmiottare quelli dei suoi predecessori senza nulla che lo renda almeno in un aspetto più accattivante: a difesa del lavoro finito posso soltanto dire che agli occupanti di casa Ford ha ricordato due dei videogiochi più tesi e strabilianti degli ultimi anni, quei Dead space e Dead space 2 che ad inizio 2011 fecero la fortuna di molti pomeriggi passati in compagnia della PS3.
Troppo poco, però, per una produzione che sceglie di risparmiare sugli effetti speciali - davvero poco accattivanti, e per nulla in grado di tenere l'audience sul filo del terrore - in favore di un cast discretamente noto eppure per nulla in parte, che vede spiccare - e non in senso buono - il Joel Edgerton di Warrior - ma anche de Il respiro del diavolo, non dimentichiamolo -, l'ex Adebisi/Mr. Eko Adewale Akinnuoye-Agbaye ed Ulrich Thomsen, attore che ben ricorderanno i fan di Von Trier e Vinterberg, ma che io associo a quella perla che è Le mele di Adamo.
Il resto sarà storia per tutti i fan delle incarnazioni precedenti de La cosa, mentre si rivelerà un onesto fanta-horror buono giusto per il periodo per i neofiti, che forse riusciranno ad apprezzarlo in misura anche maggiore data la loro "innocenza" in merito: per gli appassionati hardcore - soprattutto della versione che vedeva protagonista il sempre mitico Kurt Russell - il consiglio è di approcciare la visione come la meno impegnativa e più "estiva" possibile, per evitare incazzature e confronti inutili e godersi l'opera prima di Van Heijningen Jr nello spirito vacanziero che merita.
In fondo, una volta "tornati a casa" potrete sempre riprendere in mano il vecchio dvd targato John Carpenter, e tornare a fare sul serio.


MrFord


"Come a little bit closer
and hear what I've got to say
burning words of anger
of hate and desperation
what if I break the silence?
what if I do forgive the past?"
Lacrimosa - "Copycat" -


 

venerdì 27 luglio 2012

Last friday night

La trama (con parole mie): e proprio mentre credevamo che fossero iniziate le vacanze anche per noi antagonisti sempre in lotta - uscite in sala comprese -, ecco che il Cinema torna alla carica con una settimana decisamente ricca di proposte, non tutte particolarmente allettanti, pronte a mettere nuova carne sul fuoco nella disfida ormai eterna tra il sottoscritto e quello sciagurato del Cannibale.
Sia che vi attendano le tanto agognate ferie, sia che il lavoro vi costringa alle città martellate dall'afa degli anticicloni, certamente avrete una vasta scelta di pellicole grazie alle quali trovare la meritata evasione nel pieno spirito della stagione.

"Stare in ferie è una vera goduria, posso andare a letto sapendo di poter dormire fino a tardi: speriamo solo di non sognare il Cannibale!"

Bed Time di Jaume Balaguerò


Il consiglio di Cannibal: andate al cinema, non a dormire
Grande, davvero grande thriller. Ero partito con diffidenza, visto che Jaume Balaguerò, un po’ come Jaume Ford, non mi ha mai convinto molto, eppure mi sono dovuto ricredere. Su Balaguerò, mica su Ford.
Il protagonista è un cattivo-cattivo, non un finto duro in realtà mollaccione dal cuore tenero come Ford, e la vicenda è sviluppata con una costruzione magistrale della tensione.
Thrillerone perfetto per l’estate, nonché visione imperdibile della settimana.
Recensione cannibale in arrivo a breve.
Il consiglio di Ford: bAd time per il Cannibale, con la prossima Blog War in arrivo!
Onestamente non ho mai fatto i salti di gioia per Balaguerò, che ho sempre trovato molto poco spaventevole e molto poco cattivo, per quanto possa mettere agitazione ai bimbetti come il Cucciolo Eroico.
Questo thriller non mi ispirava per nulla, ma date le pressioni di Julez credo che a breve anche in casa Ford lo affronteremo: e sono proprio curioso di scoprire se saranno bottigliate all'ennesima pellicola consigliata dal mio antagonista.

"Te lo sogni, cara fordiana, di passare le ferie senza che infesti i tuoi incubi!"

La memoria del cuore di Michael Sucsy


Il consiglio di Cannibal: non un film memorabile, ma potrebbe conquistare il vostro cuore
Dopo una visione perfida come quella dello spagnolo Bed Time, ci sta una pellicola parecchio più romantica e smielata (ma per fortuna non troppo) con due protagonisti in parte, Rachel McAdams e l’amore della vita di Mr. Ford, Channing Tatum.
Un drammone sentimentale americano classico, ma ben realizzato e senza troppi momenti banali. Per quanto mi riguarda, lo consiglio. Così come consiglio di girare al largo dal blog WhiteRussian. Poi, a vostro rischio e pericolo, fate come preferite…
Recensione prossimamente.
Il consiglio di Ford: ricordatevi di diffidare della posta del cuore del Cannibale.
Questo titolo giace da un discreto numero di giorni in attesa di visione, e nonostante la presenza del mio vecchio amico Channing Tatum non riesco a convincermi a fare il passo decisivo e dedicargli una serata.
Ho come l'impressione che sia la classica robetta per finti alternativi in realtà pronti con i loro fazzolettini da piccoli Cullen in erba come il mio antagonista dall'ego spropositato.
Potrei anche sbagliarmi, ma sento molta, molta puzza di bruciato: e non sono le ceneri dei Pensieri Cannibali.

"Quel tordo del Cannibale pensava che avrei chiesto a lui di sposarmi: povero illuso!"
Contraband di Baltasar Kormákur


Il consiglio di Cannibal: un film che non passa la dogana
Un po’ thriller, un po’ storia criminale, un po’ heist movie, questa pellicolina con Mark Wahlberg vaga in varie direzioni, ma finisce per girare a vuoto. Come le parole di Ford che sembrano aver esaurito la benzina.
(Ford, un consiglio, in alcuni distributori di cui non faccio il nome perché purtroppo non mi hanno pagato nel weekend si risparmia!)
Non un film inguardabile, per carità, però allo stesso tempo se ve lo perdete, non vi perdete nulla.
Recensione cannibale contrabbandata nei prossimi giorni.
Il consiglio di Ford: meglio un Ford di contrabbando, che un Cannibale legalizzato!
Nonostante le deliranti opinioni del mio rivale, mi trovo abbastanza tranquillamente a consigliarvi questo film che non sarà la visione dell'anno ma porta a casa la pagnotta - tecnicamente e non solo - e si configura come una perfetta pellicola senza impegno da affrontare in questo periodo in cui la voglia di mettercisi fino in fondo tende a latitare.
Se ve l'eravate persa, qui trovate la mia recensione - http://whiterussiancinema.blogspot.it/2012/07/contraband.html -.

"Questa roba è più tarocca delle critiche del Cannibale: non c'è verso che tu me la venda!"
Lockout di James Mather, Stephen St. Leger


Il consiglio di Cannibal: Ford è out, questo film è in.
Lockout è una discreta figata, oh yeah!
Cannibal che consiglia un film d’azione tamarro? Succede anche questo, sul sempre imprevedibile Pensieri Cannibali, cosa che significa che probabilmente a Ford non piacerà. O magari sì, in fondo è un action vecchio stile, quindi per una volta potrebbe non fare troppo lo schizzinoso per l’assenza dei suoi preferiti Schwarzy, Sly, JCVD e altri fantasmi dell’action passato e godersi questo filmetto che, pur non presentando certo una trama molto originale, fa il suo porco dovere grazie a una bella dose di ironia. Sì, ironia, quella parola che è stata stracciata via dal dizionario fordiano. E lo dico senza ironia ahahah!
Recensione coming soon.
Il consiglio di Ford: rinchiudete il Cannibale in cantina, e poi partite pure per le vacanze lasciandolo senza cibo né acqua.
Film che non è ancora passato sugli schermi di casa Ford, ma che promette bene, considerato il consiglio in merito non tanto del giovane Katniss Kid quanto di Frank Manila, che da buon lupo di mare ed Expendable onorario ha promosso questa pellicola come fracassona e tamarra.
E quando c'è qualcosa di fracassone e tamarro, non posso certo esimermi dal consigliarlo!

"Tra poco Cannibale pubblicherà un altro post: devo fare in fretta a sabotare la rete!"
Travolti dalla cicogna di Rémi Bezançon


Il consiglio di Cannibal: travolgete prima Ford (possibilmente facendogli del male) e poi fatevi travolgere da questo film
Questo è l’unico film della settimana che ancora non ho visto, però gli darei fiducia.
Innanzitutto, perché alla regia c’è Rémi Bezançon, autore dello splendido Le premier jour du reste de ta vie (http://pensiericannibali.blogspot.it/2010/06/il-primo-giorno-del-resto-della-tua.html) uno dei film francesi più belli degli ultimi anni, mai uscito in Italia ma che vi consiglio di recuperare in rete! Qui probabilmente è alle prese con una commedia più “commerciale”, però la curiosità per un suo nuovo lavoro è comunque notevole.
Poi la protagonista è Louise Bourgoin, di recente vista in L’autre monde e L’amore dura tre anni, tra le interpreti più affascinanti e promettenti del nuovo cinema francese.
E poi c’è il fatto che questo film appartiene appunto alla scena del nuovo cinema francese, che negli ultimi tempi è una garanzia di qualità non da poco.
Ultimo motivo per vederlo: a quel rompiscatole di Ford non ispirerà per niente, cosa che dalle mie parti significa: figata in arrivo!
Il consiglio di Ford: travolti dall'insolito destino di seguire gli scellerati consigli del Cannibale.
Nonostante la grande stagione del Cinema francese, questo film mi ispira più o meno quanto una bella secchiata di sabbia dritta negli occhi, tanto per restare in tema estivo.
Sarò ben lieto di ricredermi, ma ho come l'impressione di sentire le bottiglie vibrare al solo pronunciare il titolo.
Se non altro, sarà una buona occasione per rispolverare qualche dibattito interminabile tra i due blog rivali per antonomasia della rete.

"Pensieri Cannibali è peggio dell'afa: mi abbatte la pressione!"

Un anno da leoni di David Frankel


Il consiglio di Cannibal: un anno senza Ford sarebbe un anno da campioni
Owen Wilson + Jack Black + Steve Martin?
Pensate sia un film da ammazzarsi dalle risate, vero? E invece è una commedia dolceamara che non fa ridere granché, anzi per nulla. Per essere una pellicola incentrata sul bird-watching e su tre uomini che si sfidano a chi riesce a guardare più uccelli in un anno, però, non è nemmeno così male. Un film stralunato e guardabile, ma non consiglierei certo di correre al cinema a vederlo.
Mi ha inoltre ricordato vagamente le sfide tra me e Ford. A chi guarda più uccelli? No, quello magari piace a lui. Non lo so, e preferisco non saperlo. La sfida tra noi è a chi guarda e recensisce più film. Questa settimana (ma direi non solo questa), ho vinto io!
Recensione prossimamente in arrivo…
Il consiglio di Ford: meglio un Ford per una notte, che un anno con Cannibale!
Un film sul birdwatching poteva stimolare giusto quello psicopatico del mio antagonista, che ipnotizzato dagli uccellini di Del Piero pare essersi dimenticato che la presenza di Jack Black ultimamente sia una sorta di garanzia per la schifezza atomica ed assolutamente evitabile.
Oltretutto, come al solito, punta alla quantità, più che alla qualità: così lo lascio a raccogliere mazzi di volatili in mezzo ai campi di fiori come una novella Georgie mentre io me ne sto al fresco, in sala, con un bel drink da action hero e qualche pellicola che valga la pena di vedere.

"Del Piero ci aveva detto che avremmo potuto trovare il Cannibale, ma non lo vediamo da nessuna parte: si sarà nascosto per sfuggire a Ford!"

Mission impossible

Regia: Brian De Palma
Origine: Usa
Anno: 1996
Durata:
110'




La trama (con parole mie): Ethan Hunt, membro del nucleo "missioni impossibili", è a Praga con la sua squadra per intercettare l'uomo che dovrebbe trafugare la lista di tutti gli agenti sotto copertura in Europa per conto del misterioso trafficante Max.
Nel corso dell'operazione, i componenti del team vengono eliminati, e Hunt, unico superstite, finisce sulla lista nera dal Governo Usa come sospetta talpa: rimasto solo ed in fuga, dovrà rimettersi in piedi ed organizzare una complessa operazione che vedrà coinvolti Max, i vertici della sua ex agenzia, i vecchi colleghi ed una squadra d'azione costituita interamente da elementi allontanati dagli incarichi, le cosiddette "mele marce", almeno per gli organismi ufficiali.
Il suo scopo è individuare il vero traditore e vendicare, in qualche modo, i compagni d'armi perduti sul campo.




L'impressione che ho avuto trovandomi quasi per caso a rispolverare il primo capitolo della fortunata serie di Mission impossible è stata quella di essere proiettato nel pieno di una di quelle feste vintage in cui non si capisce bene se ci si stia divertendo oppure sprofondando in un amarcord triste nel vero senso della parola - un pò come quando, per caso, finisco per imbattermi in una puntata di Friends data in tv -: il taglio profondamente anni novanta che avvolge la pellicola di De Palma, infatti, pare essere rimasto come congelato quindici anni fa - e oltre - dall'approccio allo stile, tanto da rendere decisamente pesante anche la mano del regista - che resta, di fatto e nonostante questa impressione, uno dei virtuosi dei movimenti della mdp più eleganti del panorama statunitense - e decisamente meno scorrevole di allora questo divertissement d'azione che pare decisamente invecchiato maluccio - al contrario del suo protagonista, un Tom Cruise che, fresco cinquantenne, è ancora in forma come ai tempi della sua prima scorribanda nei panni di Ethan Hunt -.
Nonostante tutto ammetto di essermi comunque divertito, nel giro su questa insolita macchina del tempo in grado di stupire in un paio di sequenze - l'apertura con l'eliminazione dei membri della squadra di Hunt dal sapore hitchcockiano così come la parte dedicata alla camera di sicurezza di Langley, costruita ottimamente sia dal punto di vista tecnico che di coinvolgimento -, riuscendo addirittura a dribblare l'inespressività del già allora bollitissimo Jean Reno - che pare rimasto ai bei tempi di Leon, a proposito di cristallizzazioni - e godendomi la versione reloaded del Marcellus Wallace di Pulp fiction di Ving Rhames quasi come fosse un vecchio amico ritrovato.
Certo, l'ultimo capitolo del franchise firmato Brad Bird fresco di visione finisce per eclissare anche il lavoro di un veterano come il buon De Palma, eppure rispetto alla tamarrata di John Woo ed al fiacco numero tre targato J.J. Abrams questo primo capitolo funziona ed avvince, confermandosi come uno dei migliori prodotti action d'intrattenimento dei novanta dimentichi delle atmosfere fracassone degli eighties e spesso e volentieri tormentati e cupi quanto e più dei precedenti seventies.
Hunt, in effetti, non ha nulla - se non una robusta dose di ego decisamente sopra le righe, eredità del suo interprete - degli eroi del decennio a lui precedente, uomini tutti d'un pezzo e dalla battuta pronta usciti dal trash con la prepotenza di chi si sente sempre a proprio agio, e trova i suoi avversari più ostici nel senso di colpa e nella ricerca di un brivido che, probabilmente, non riuscirà mai a raggiungere divenendo, di fatto, una sorta di "cercatore" di un'onda perfetta che, quando verrà il momento, non sarà pronta a nient'altro che a spazzarlo via: una filosofia spericolata ed in una certa misura autodistruttiva che rende l'agente Ethan nella versione Cruise lo specchio convincente di un decennio in cui anche l'action pagò il suo tributo ad una realtà che aveva smesso con i luccichii delle illusioni reaganiane.
Niente male davvero per un prodotto dalle poche pretese in cui lo stesso regista pare non mettere troppa anima, che nel suo essere prigioniero di un momento ben definito, finisce per esserne, in qualche modo, un'immagine decisamente profonda in cui tuffarsi alla ricerca delle proprie origini o di una visione che appare più solida di un ricordo.


MrFord


"I've been waiting my life
and I stayed on my grind
now I made up my mind
it's been way too much time
that's why
(it's just impossible)
it's impossible
and you know that
(it's impossible)"
Kanye West - "Impossible" -


giovedì 26 luglio 2012

Quell'idiota di nostro fratello

Regia: Jesse Peretz
Origine: Usa
Anno: 2011
Durata:
90'




La trama (con parole mie): Ned vive con la fidanzata in una fattoria in campagna, vende ortaggi e marijuana ed ha uno splendido rapporto con il suo cane, Obi Wan Kenobi.
Quando un poliziotto lo circuisce arrestandolo per vendita di stupefacenti la sua vita cambia: otto mesi in galera, scaricato dalla donna - che ha tutte le intenzioni di tenersi anche il suo inseparabile amico a quattro zampe - senza una casa ed un lavoro.
L'uomo è così costretto a tornare a New York dalla madre e dalle tre sorelle, ognuna alle prese con i problemi di quotidianità non proprio equilibrate: il ritorno di Ned e la sua robusta dose di innocenza di voltaireiana memoria esploderanno come una bomba sconvolgendo completamente le loro vite.




L'estate è davvero una stagione unica.
Alla facciazza della quotidianità del resto dell'anno, infatti, questo periodo ha il grande pregio di riuscire - almeno in una buona maggioranza dei casi, e complici il caldo, il desiderio di svago, ferie e divertimento - ad avvicinare clamorosamente la tribù dei pane e salame e quella dei radical chic mettendo d'accordo tutti sfoderando prodotti che non prevedano lo sforzo - sia esso intellettuale, emotivo o di immagine - normalmente richiesto come tributo ai nostri gusti e percorsi culturali - in questo caso di spettatori -.
Quell'idiota di nostro fratello - titolo, per una volta, tradotto alla lettera e non inventato di sana pianta dalla distribuzione made in Terra dei cachi - è l'incarnazione perfetta di questo approccio: di matrice oserei dire quasi lebowskiana, il personaggio intepretato da Paul Rudd è uno di quelli cui non si può non voler bene, perfetto protagonista di una storia pulita e divertente, di quelle che se fossero state create in un differente contesto non avrebbe potuto che essere una sorta di fiaba natalizia allucinata ed irresistibile, una parabola che forse non ispirerà reiterate visioni ma che ha tutte le carte in regola per scatenare l'affezione del pubblico e, chissà, anche uno di quegli acquisti in dvd che si finisce per utilizzare nelle migliori serate tra amici.
L'approccio di Ned alla vita - che ha molto del Candido di Voltaire - è di quelli che ci fanno sperare - e qui torna in gioco il buon vecchio Drugo - che per questo strano mondo impazzito possa esserci sempre e comunque una speranza, anche quando gli eccessi di sincerità o l'ingenuità finiscono per diventare mali in apparenza peggiori di quelli che combattiamo quotidianamente per sopravvivere in mezzo a personaggi non sempre - o meglio, quasi mai - dello spessore di questo pacifico cercatore di tranquillità e serate da gioco dei mimi in famiglia: ne sanno qualcosa - e ne fanno inesorabilmente le spese - le tre sorelle dell'appena citato protagonista, interpretate più che bene da Elizabeth Banks - donna in carriera selvaggia -, Zooey Deschanel - lesbica poco decisa, o forse solo troppo giovane ed innamorata - ed Emily Mortimer - madre di famiglia completamente annullata da un matrimonio e da un compagno fallimentari -.
Il fulmine a ciel sereno Ned, alla ricerca della pace e del ricongiungimento con il suo amato Obi Wan, fungerà da catalizzatore per le esistenze delle persone che ama, fornendo ad un tempo lo spunto a trovare una nuova direzione ed un parafulmine perfetto per ogni sfogo o incazzatura, regalando piccole perle che l'audience gradirà a prescindere dalle sue usuali preferenze e finendo per scatenare la sindrome del cucciolo in ogni spettatore, che giunto alla fine della pellicola sarà pronto ad accogliere un piccolo - o grande, a seconda dei punti di vista, e tornando con immenso piacere ancora una volta a Lebowski - Ned tra le sue mura senza battere ciglio.
Del resto, il bello dell'estate è proprio questo.
Essere presi tra le braccia e cullati dal mare, massaggiati dalle onde e dal sole, assopendosi con il pensiero che non ci sarà una sveglia del giorno dopo, un capo rompipalle o le pulizie da fare.
Questo almeno fino a quando un Obi Wan giocoso e pieno di vita non si sarà tuffato tra i flutti finendo per farci bere una bella litrata di acqua salata.
Ma non sarà un boccone amaro.
Anzi, con l'estate ci starà, eccome.


MrFord


"You've got to get up every morning with a smile on your face
and show the world all the love in your heart
then people gonna treat you better
you're gonna find, yes, you will
that you're beautiful as you feel."
Carole King - "Beautiful" -


mercoledì 25 luglio 2012

The sitter - Lo spaventapassere

Regia: David Gordon Green
Origine: Usa
Anno: 2011
Durata: 81'




La trama (con parole mie): Noah Griffith è un ex studente cacciato dal college, nerd timido ma grintoso sfruttato da una molto presunta fidanzata ed ancora legato all'aiuto - e al tetto - di mamma, senza un lavoro fisso.
Quando, proprio per permettere alla madre di uscire e ritrovare il piacere di essere corteggiata, finisce per fare il baby sitter supplente ad alcuni vicini, ha inizio per lui una nottata come mai se la sarebbe aspettata: accanto a Slater, Blithe e Rodrigo - i tre diversissimi e folli bambini sotto la sua responsabilità - vivrà un'avventura che lo vedrà confrontarsi con ex compagne di liceo divenute gangsta, trafficanti di droga con il pallino per il culturismo, sparatorie, poliziotti corrotti nonchè con la presenza del padre, che anni prima abbandonò Noah per costruirsi una nuova famiglia proprio con la sua baby sitter di allora.




Come voi avventori del saloon ormai ben sapete, Jonah Hill è uno dei protetti di casa Ford fin dai tempi del mitico SuXbad, uno dei cult di tutti i tempi del sottoscritto per quanto riguarda il buddy movie. E McLovin, tanto per gradire.
Una cosa che forse è passata più inosservata è che un altro dei miei cult di tutti i tempi nell'ambito è Pineapple express, meglio noto all'ignorante distribuzione italiana come Strafumati.
Il regista di quella perla è proprio David Gordon Green.
Va da sè che, con queste premesse, The sitter - destino comune con la pellicola appena citata, un titolo italiano che più idiota non si potrebbe, Lo spaventapassere - aveva già tutte le carte in regola per sfondare una porta aperta dalle mie parti nonostante la discreta valutazione in merito del mio antagonista Cannibale.
Le aspettative, alla fine, sono in buona misura state rispettate: il lavoro di Green è divertente, non perde un colpo, viaggia con il piede sull'acceleratore e lascia che Jonah Hill imperversi - spalleggiato da tre piccoli scombinati uno più grottesco dell'altro - in una commedia che ricorda molto - omaggia? - cult degli anni ottanta come il magnifico Fuori orario - uno dei miei tre film preferiti di Martin Scorsese - o Tutto in una notte di John Landis, pellicole in cui un "eroe" assolutamente normale finiva risucchiato in un vortice di avvenimenti da Guinness dell'assurdità fino ad essere in qualche modo fagocitato dal grande caos che soltanto il calare del sole può riservare al mondo.
Una sorta di rivincita dei nerd che passa attraverso una caotica formazione che trova in Slater, Blithe e Rodrigo dei curiosi angeli custodi, portando il buon Noah da una condizione di gregario fin troppo ben disposto a protagonista assoluto - o quasi - della sua vita: come se non bastasse, tematiche importanti come il rapporto tra genitori e figli vengono affrontate con la leggerezza giusta per non risultare stonate, liberando come contrappeso un Sam Rockwell come sempre in ottima forma a fare da nemesi allucinata al nostro impareggiabile baby sitter tutt'altro che perfetto - la base operativa dello spacciatore interpretato dal protagonista di Moon è un vero e proprio spettacolo -.
Azzeccatissime le parentesi gangsta - così come la gag del negozio di vestiti -, anche se mai quanto gli exploit delle tre piccole pesti: dalla principessa da jet set neanche fosse una Gaga in erba Blithe - fenomenale Landry Bender - al sofisticato Slater/Max Records - una sorta di versione decisamente più convincente del giovane gay made in Glee - fino all'esplosivo - in tutti i sensi - Rodrigo/Kevin Hernandez, che di recente si era fatto notare anche nell'altrettanto spassoso Viaggio in paradiso accanto a Mel Gibson.
Certo, rispetto alle pietre miliari citate in apertura di post figlie di un decennio ancora troppo sottovalutato - cinematograficamente e non solo -, questo The sitter risulterà sempre e comunque poca cosa, eppure in un contesto come quello di un luglio ancora troppo distante dalle ferie calza a pennello, specie per una bella serata senza pensieri, magari in compagnia di un bel gruppo di amici pane e salame pronti alla risata e alla bevuta con tutti i crismi: quindi non indugiate oltre, lasciatevi andare alla leggerezza tipica della stagione, chiamate un pò di gente e lasciate che Jonah Hill e i suoi piccoli compagni d'avventura vi guidino attraverso una notte che parrà non finire mai.
In fondo, potreste sempre considerare questo come un antipasto, e programmare una bella maratona con sbronza omaggio recuperando tutti i titoli che ho fornito in questo post.
Di sicuro, arrivereste all'alba più leggeri.
E decisamente più ubriachi.


MrFord


"I'm Big Bank, I am the Chief
I got a lot of raps but I'll be real
I never need a horse I like to chill
so I, drive up in my new Seville
my Tribe went down in the hall of fame
cause I'm the one who shot Jesse James
pound for pound, I will never break down."
The Sugarhill Gang - "Apache" -