Pagine

giovedì 17 febbraio 2011

I pilastri della terra

La trama (con parole mie): Personaggi, guerre, amori, nascite e morti attorno all'edificazione della cattedrale di Kingsbridge, sul finire del 1100. Chiesa e Potere si contendono le grazie dei protagonisti e cercano disperatamente di lasciare la loro impronta nella Storia attraverso le imprese dell'Uomo. Il best seller di Ken Follett, adattato per il piccolo schermo, racconta, prima di ogni altra cosa, la profonda umanità di ogni passo fatto in nome del progresso.

Onestamente, non sono mai stato un grande fan dei film prodotti per il piccolo schermo, per di più in costume: ogni volta che vedevo mia madre pendere dalle immagini dell'ennesima porcata da due soldi passata sulle reti nazionali mi disperavo ripensando a Barry Lyndon - prima o poi dovrò dedicarmi sul serio a una serie di post kubrickiani - e a quanto tempo e risorse venivano sprecati per mettere insieme scempi in stile Rivombrosa.
Certo, il Regno Unito non è l'Italia, tant'è che, pur nella palese limitazione della confezione televisiva, I pilastri della terra, tratto dall'omonimo best seller di Ken Follett - e già lo so, che i radical chic letterari storceranno il naso, ma tant'è -, riesce a distrarre anche un cinefilo come il sottoscritto - pur se tamarro, certo esigente anche nell'ambito delle serie - riuscendo ad inchiodarlo al divano per scoprire come e dove andranno a finire tutti i suoi protagonisti, inevitabilmente segnati dal tempo che scorre, dagli errori e dai momenti felici delle loro esistenze.
Non avendo letto il suddetto romanzo, non ho potuto - se non attraverso gli aneddoti di Julez - analizzare questo insieme di quattro lungometraggi come capita con ogni pellicola d'ispirazione cartacea, ma resta evidente che la materia all'origine è senza dubbio il punto forte dell'intero lavoro: se, infatti, la ricostruzione e la fotografia riescono a distinguersi abbastanza discretamente, la regia ha tutti i limiti tecnici e di talento del caso, così come gli effetti speciali scelti per mostrare le scene più catastrofiche o di massa - davvero terribile, in questo caso, il crollo del tetto della cattedrale del terzo atto -.
Eppure, la forza della storia e l'affezione - o l'avversione - che, in breve, si tendono a provare per i protagonisti delle vicende, guidano felicemente lo spettatore fino alla conclusione, aiutati senza dubbio da una selezione di attori noti anche ai frequentatori delle sale - Donald Sutherland, Ian McShane, Matthew MacFadyen, Rufus Sewell - e dall'inevitabile fenomeno che, sul piccolo schermo, trasforma spesso i prodotti seriali in una sorta di inesorabile dipendenza che induce a voler scoprire come andranno a finire le cose, e come.
Il processo di immedesimazione appare inesorabile, tanto da far soprassedere anche ad evidenti limiti e ad un prodotto che, certo, in mani più esperte avrebbe potuto stupire ben più di una famiglia riunita di fronte alla tv, ma platee gremite, al Cinema o, perchè no, in qualche grande Festival: se un Peter Brook, o ancor più un Orson Welles avesse avuto per le mani il materiale indubbiamente accattivante di Follett, I pilastri della terra sarebbe divenuto tale e quale alla cattedrale di cui racconta, un'impresa incredibile, omerica, costruita sul sangue di chi l'ha sognata, desiderata, voluta, osteggiata, e che alcuni spereranno non si completi mai, perchè in essa risiedono tutti i simboli, i pregi e i difetti della razza umana, che di generazione in generazione, affronta in modo sempre diverso la sfida che la porterà al futuro, qualunque esso sia.
Resta, invece, soltanto un serial coinvolgente dalle potenzialità inespresse: ma per questa volta ci basta.
E' umano, profondamente umano, anche questo.


MrFord


"And in my dreams I was a child
flowers in my mouth and in my eyes
and I was floating through the colours of a sky
up to the stars and angels."
The Cure - "To the sky" - 

11 commenti:

  1. vabbè, non so
    a questo punto guardiamoci anche le fiction mediaset con manuelona arcuri... :D

    RispondiElimina
  2. Siccome non ho visto neanche questo (e stavolta avrei potuto, ma non ce l'ho proprio fatta) aspetto la serie di post kubrickiani, almeno posso correre il rischio di sapere di cosa si parla...

    PS: se non ho letto il libro perché visto da fuori mi sembra troppo lungo, sono un radical chic letterario?

    RispondiElimina
  3. Cannibale, quelli li lascio a te, così li puoi stroncare insieme a Sanremo! ;)

    Bert, prima di dedicarmi alla serie di post kubrickiani dovrei convincere Julez a rivedersi con me tutta la filmografia del grande Stanley. Ci metti una buona parola tu?
    Per quanto riguarda il libro, non mi dai l'idea di un radical chic, letterario o no. Mi sembri piuttosto pane e salame. Comunque prima o poi il libro lo leggerò io, così ti farò sapere, eventualmente. :)

    RispondiElimina
  4. nono, è più forte di me. Ken Follet lo odio profondamente e ho odiato profondamente questo libro e la trama,ahimè, mi ha fatto davvero schifo, altro che bottigliate!! Ma non sono una radical chic,però!Detto questo, i britannici in questi anni stanno dimostrando di avere buone proposte a valanga,al contrario del nostro infelice paese!

    RispondiElimina
  5. Eva, sono contento che la mia tradizione delle bottigliate stia facendo nuovi allievi! ;)

    Lo so bene che non sei radical chic, tranquilla. Le antipatie verso alcuni autori ci stanno tutte.

    Concordo in pieno, invece, sulla differenza tra la vecchia Inghilterra e la povera Italia.

    RispondiElimina
  6. Eccolo qua di nuovo a capire se vale la pena andarsela a vedere questa serie, ispirata ad uno dei migliori libri (almeno di quelli da leggere in vacanza) mai letti.
    E come sempre trovo soddisfazioni e conferme... per cui stasera mi cimento.
    Il tuo è un vero servizio pubblico, ford ;)

    RispondiElimina
  7. Gae, sono contento di essere utile.
    Spero ti piaccia: io il romanzo non l'ho letto, ma la miniserie l'ho apprezzata, nell'ambito dei prodotti televisivi.
    Buona visione!

    RispondiElimina
  8. L'ho vista tutta e mi è abbastanza piaciuta (parametro: serata su divano). Non ha naturalmente il fascino del libro ma ha il pregio di aver caratterizzato bene i personaggi. E alcune "licenze poetiche" si concedono agli sceneggiatori perchè è veramente impensabile una trascrizione fedele di una simile opera. Detto questo confermo che poteva essere girato da un genio e diventare un capolavoro. O affidato a Cinzia th. Torrini e diventare una merda

    RispondiElimina
  9. Gae, secondo me prima o poi accadrà che venga affidata una versione cinematografica o a un genio o a una Cinzia Th. Torrini qualsiasi.
    Detto questo, questo prodotto si lascia guardare più che bene.

    RispondiElimina
  10. Non male dài,e poi ho un enorme simpatia per il buon vecchio Rufus <3
    Sempre comunque molto meglio di qualsiasi prodotto cinematografico italiano XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I prodotti italiani destinati alla tv sono quasi sempre pessimi.
      Questo, invece, si fa guardare più che bene.
      Appena avremo tempo, recupereremo anche il seguito!

      Elimina