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giovedì 28 ottobre 2010

Gli spietati

Ci sono, nella mia personale carriera di spettatore, alcuni momenti dell'anno consacrati a film che sono parte di me, mi rappresentano, hanno segnato senza se e senza ma il mio percorso prima personale che cinematografico: il primo maggio è destinato a Hong Kong Express, il ventuno giugno a Il grande Lebowski, il ventinove ottobre - mio compleanno - a Gli spietati.
Con un giorno di anticipo, e per evitare a Julez l'ennesima visione di uno dei Capolavori di Clint e del Cinema americano contemporaneo, eccomi di nuovo qui, con ancora negli occhi le gesta di William Munny, noto ladro ed assassino, che la madre della giovane moglie non capisce come possa aver fatto innamorare la sua adorata figlia.
Gli spietati è tante cose: un western crepuscolare, il simbolo di una Frontiera - anche cinematografica - giunta al suo apice e al suo termine ultimo, un'ironico sguardo sulla vecchiaia, una riflessione sui peccati dell'uomo, un dramma amarissimo e terribile.
Ma, soprattutto, è William Munny: il fuorilegge che in gioventù ha assalito banche, treni e convogli uccidendo uomini, donne, bambini, nemici e compagni, maltrattando gli animali e bestemmiando Dio, o chi per Lui fosse presente, oppure no.
William Munny è Unforgiven, senza perdono.
Perchè il titolo originale è più evocativo e colmo di significati del corrispettivo italiano, legato nel profondo a tutto quello che ribolle nel cuore del suo protagonista.
William Munny marito fedele - anche alla moglie morta -, padre premuroso dei suoi figli, contadino.
William Munny che torna, spinto dal giovane Kid, a caccia di due uomini, cowboys spacconi - ma neppure troppo - colpevoli d'aver sfregiato una prostituta, portandosi dietro il vecchio amico Ned Logan.
William Munny che non è più da sella, e non beve e non uccide da undici anni.
William Munny che non ricorda di quella volta in cui uccise più uomini di quanti la sua leggenda - e chi ha lavorato al suo fianco - ricordi.
Ma non è il solo, ad essere senza perdono: attorno a lui c'è un mondo desolato, in cui nessuno pare destinato ad avere una possibilità di redenzione. 
Lo squallido gestore di Greely's, che accetta cavalli in cambio della sua proprietà sfregiata, le prostitute mai sazie di vendetta, Bob l'inglese e le sue imprese ingigantite da un mito che - e si torna sempre a John Ford - è destinato a crollare di fronte alla realtà proprio perchè non esiste più quella mitica frontiera, i due cowboys prima carnefici ed infine vittime, il durissimo Little Bill - enorme Gene Hackman -, gran pistolero e scarso carpentiere, che aggiusta a suon di botte chi non rispetta le sue regole a Big Whiskey.
Ma tutto quello che posso, o potrei scrivere, di questo film dirompente ed immenso, si gioca nel dialogo fra Kid e Munny, sotto un albero isolato che pare fuggire dal nulla lasciato attorno dagli esseri umani:
"L'ho ucciso, gli ho piantato tre palle in corpo mentre lui stava cacando. Se penso che lui non camminerà più su questa terra, solo perchè ho premuto un grilletto!" - dice pressapoco Kid -
"E' una cosa grossa, uccidere un uomo. Gli togli tutto quello che ha, e anche quello che sperava di avere." - risponde William -
Uccidere un uomo è qualcosa di Unforgiven. 
Senza perdono.
Anche perchè pare proprio che non sia solo la vittima, a perdere tutto ciò che ha, o che spera di avere, ma anche chi resta, a raccogliere i cocci della sua vita, una volta taciute le voci delle pistole ed iniziate quelle della coscienza.
Non tutti possono portare un fardello così grande - e Clint affronterà di nuovo il tema -, e se Kid rinuncia alla sua Skofield perchè "io non sono come te, William", Munny imbraccia bottiglia e fucile prima di tornare a regolare i suoi conti con Little Bill, perchè "non esistono meriti, in queste cose", e perchè tanto, prima o poi, si rivedranno all'inferno.
William Munny, che ha ucciso uomini, donne e bambini, "che è sempre stato fortunato, quando si trattava di ammazzare cristiani", che è come un ombra, sotto la pioggia, temuto dagli uomini fuggiti da Greely's, eppure osservato, nello scomparire fra bruma e fango, con un sorriso dalla donna che gli somiglia così tanto, con tutti quei segni sul volto.
William Munny se ne va, lasciando dietro di se una scia di sangue e una bottiglia vuota, forse a San Francisco - la città di Callaghan, guarda caso -, dove pare farà fortuna.
E la madre della sua amatissima, defunta moglie, continuerà a chiedersi come sia stato possibile, per la figlia, innamorarsi di un ladro ed un assassino.
Di un uomo senza perdono.


MrFord


"They dedicate their lives
to running all of his
he tries to please them all
this bitter man he is."
Metallica - "The unforgiven" -



7 commenti:

  1. Polly, sono trentuno!
    Ho fatto anche un post non cinematografico per festeggiare l'evento!

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  2. Film mitico, eccezionale recensione.
    La scena dell'assassinio per mano del "pivello" Kid e l'entrata nell saloon di Munny, al solo pensiero, mi danno ancora i brividi.

    Film impregnato di quell'amicizia virile che a noi piace tanto.

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  3. gran rece e finalmente un film su cui andiamo daccordo! ;)
    cmq ho anche apprezzato l'omaggio ai "The Four Horsemen" la mia band preferita.
    Felicitazioni

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  4. Dembo: quanto ci piace, l'amicizia virile! Perchè non andiamo un pò nel Wyoming a sparare alle borracce!?

    Lorant: l'omaggio ai four horsemen ci stava tutto, qui. Dalla prima parola del post pensavo di chiuderlo con loro.

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  5. film gigantesco.... totalmente d'accordo con la recensione....

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  6. Ivan, questo film, oltre ad essere una delle mie pellicole del cuore in maniera totale ed assoluta, è senza dubbio uno dei più grandi capolavori del Cinema americano degli ultimi trent'anni, ed una delle vette del Western di tutti i tempi.
    Un vero Capolavoro.

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