Se la scorsa settimana mi pareva assurdo stare a scrivere dal quasi epicentro italiano della psicosi collettiva del Coronavirus, a questo giro mi sembra di essere precipitato in una sorta di fiera dell'assurdo: metri di distanza, attività chiuse, zone rosse e regioni rosse, casini all'italiana per qualcosa che, a conti fatti, ci danneggerà a livello economico e sociale alla stregua di una guerra. Ma tant'è. Spero solo di non impazzire troppo, considerato il livello da "animale in gabbia" che mi pare di stare raggiungendo.
Intanto, ecco quello che è passato da queste parti in settimana.
MrFord
BRITTANY RUNS A MARATHON (Paul Downs Colaizzo, USA, 2019, 104')
Pescato quasi a caso dal bacino di Prime memore delle buone parole spese da Ink, Brittany runs a marathon - inascoltabile il titolo italiano - è stato una vera e propria sorpresa in una di quelle serate in cui il rischio di crollo da divano è altissimo: la storia della protagonista e della sua rinascita - fisica e mentale - attraverso la passione per la corsa con l'obiettivo di correre la Maratona di New York, oltre a rendere bene come commedia indie, centra perfettamente lo spirito di sacrificio e la passione di chiunque pratichi sport con dedizione e costanza, finendo addirittura per commuovere proprio nel passaggio più importante della suddetta Maratona.
Quando a Brittany la prima mentore del running dice che "non si corre per arrivare primi, ma per arrivare alla fine" c'è il succo dei sacrifici piccoli e grandi che si compiono quando una disciplina - a prescindere da quale sia - ci conquista: in tutta la fatica espressa dalla protagonista ho rivisto ogni singola goccia di sudore che, negli ultimi quasi tre anni, ho sentito scendermi sulla pelle con il crossfit, e la gioia che si prova quando si sente dentro di aver dato tutto quello che si poteva per portare se stessi al traguardo, a prescindere da quale sia o da quanto ci sia voluto per arrivarci.
I PREDATORI DELL'ARCA PERDUTA (Steven Spielberg, USA, 1981, 115')
Le serate Cinema dei Fordini si moltiplicano in questo periodo di chiusura forzata delle scuole, e nel corso di questa settimana, oltre a Predator - che non ho ripostato considerato quante volte è stato citato da queste parti -, hanno portato i piccoli del Saloon a conoscere un altro personaggio cult per la mia generazione e non solo, Indiana Jones.
Attratti dall'ambientazione che a loro ha ricordato i due Jumanji con The Rock e dalle gag che il vecchio Indy regala - la più famosa, quella del colpo di pistola al nemico pronto ad esibirsi nelle sue evoluzioni con la spada, ancora oggi funziona alla grande -, I predatori dell'Arca Perduta, oltre a rimanere un fantastico film d'avventura, ha permesso anche di iniziare ad illustrare ai Fordini la Storia della Seconda Guerra Mondiale e del nazismo, che a scuola ancora, per ovvi motivi, non hanno affrontato.
Una visione che ha confermato il valore di uno dei prodotti più pop e meglio realizzati degli anni ottanta.
L'OCCHIO DEL MALE (Bjorn Larsson, Svezia, 1999)
Da queste parti Bjorn Larsson avrà sempre un posto d'onore grazie a quello che, ad oggi, è uno dei miei romanzi preferiti di tutti i tempi, La vera storia del pirata Long John Silver. Anni prima che regalasse a noi tutti quel Capolavoro ed in anticipo su eventi storici come l'11 settembre, Larsson raccontò una storia di razzismo e terrorismo ambientata nella Parigi multietnica legata a doppio filo alla memoria storica della guerra in Algeria ed alla realizzazione di un progetto che avrebbe portato nuove stazioni della metropolitana effettivamente esistenti.
I destini di Ahmed, Rachid e Alain, tutti e tre segnati dal conflitto in Algeria ma figli di posizioni ed esperienze diverse - il primo ateo, sposato con una francese e disilluso rispetto all'essere umano, il secondo fondamentalista guidato dalla fede cieca, il terzo codardo e razzista, mosso dall'odio e dall'ignoranza - si incrociano coinvolgendo le persone a loro più vicine.
Un romanzo teso e sicuramente molto avanti con i tempi, impreziosito da lampi di grande stile ma anche, a suo modo, forse incompleto. Senza dubbio, però, una lettura da non perdere per chi ama il genere.
Brittany mi aveva piacevolmente stupito. Un film toccante e positivo, di quelli che fanno bene.
RispondiEliminaQuell'Indiana Jones è forse il mio meno preferito, però comunque filmone!
Indiana spacca sempre.
EliminaE Brittany ha colpito anche me, inaspettatamente!
Stanno crescendo decisamente bene giorno per giorno con questa cultura cinematografica ;)
RispondiEliminaSperiamo se ne ricordino!
EliminaMa hai rivisto Indiana con la voce di Insegno o Gammino?
RispondiEliminaVersione originale! :)
EliminaBrittany Runs a Marathon è uno dei film più fastidiosi visti di recente. Non sorprende quindi che ti sia piaciuto... :D
RispondiEliminaIndiana Jones non mi ha mai fatto impazzire.
E l'ennesimo scrittore nordico da te tirato fuori chissà da dove non mi incuriosisce per niente.
Ora che stiamo tornando in disaccordo, anche il mondo tornerà alla normalità? ;)
Speriamo di sì, anche perchè non sono abituato ad essere d'accordo con te! ;)
Elimina