Pagine

venerdì 16 marzo 2018

Big (Penny Marshall, USA, 1988, 104')




Il bello di amare il Cinema e di avere ormai alle spalle una carriera di spettatore piuttosto lunga sta anche nel farsi coccolare, al bisogno, da titoli che hanno fatto parte di quella stessa carriera, che sia per affetto, meriti artistici o ricordi risvegliati in chi è seduto comodamente sul divano e si perde nelle immagini: Big pesca molto da quest'ultimo bacino, un pò per l'associazione con l'amatissimo Da grande con Pozzetto, un pò perchè, ai tempi in cui uscì in sala, mi vedeva quasi nella stessa età del suo protagonista.
In modo molto sincero, di pancia e semplice, Big rappresenta, prima ancora del trampolino di lancio della futura star Tom Hanks, tutta la magia, l'innocenza e la voglia di stupirsi tipico degli anni ottanta, e tutti quei film "di formazione" senza grosse pretese se non la voglia di meravigliarsi e di godersi una leggerezza che non significa sguaiatezza, quanto il desiderio di avere fiducia nel modo di vedere il mondo e, forse, il Cinema stesso.
Da almeno una ventina d'anni non mi capitava di rivederlo, e devo ammettere di essermelo goduto parecchio, dalle sequenze cult che ricordavo - la più nota, il piano gigante suonato da Hanks e Robert Loggia, ma anche tutte quelle che vedono il primo divertirsi in giro con il suo migliore amico rimasto dodicenne, che se pensate in un'epoca come la nostra provocherebbero più che altro sospetti e malelingue - al pensiero legato al fatto che, specialmente pensando ai giocattoli - o, più in generale, al fatto di godersi la vita - un bambino divenuto adulto in una notte potrebbe vivere l'attimo molto più di qualcuno ormai condizionato, consciamente oppure no, dalla crescita, dal mondo del lavoro o dall'esperienza in generale.
E in bilico tra i passaggi da commedia e le immagini quasi da film d'avventura come l'inquietante Zoltar il film scorre ancora oggi, in tempi certo meno ingenui di quelli, in gran scioltezza, associa ricordi ad intrattenimento, risate e riflessioni rispetto a quello che avremmo immaginato di fare da grandi all'età del protagonista e cosa faremmo ora, se avessimo la possibilità, al contrario, di tornare indietro: del resto, come Joshua scopre sulla sua pelle, avere fretta di crescere non porta troppo di buono, anche perchè l'infanzia regalerà pure delusioni e sofferenze che parranno sempre più grandi di quelle che si pensano possano vivere gli adulti, ma è senza dubbio il periodo più magico e divertente di tutta la vita, quello in cui la meraviglia esiste davvero, neanche si fosse al Cinema.
Inoltre, e non lo ricordavo da spettatore "stagionato", ho apprezzato davvero tantissimo il tono dato alla storia d'amore, non banale considerato che si tratta del confronto tra una donna adulta ed un poco più di bambino, che giustifica il finale e la scelta rispetto al fatto che le cose debbano restare come sono - quel "ci sono già passata" è un piccolo colpo magico di chi ha messo mano alla macchina da scrivere -, così come il fatto che la miccia pronta ad accendere il desiderio di tornare indietro del protagonista sia data dalla consapevolezza di stare diventando adulto, difetti che fino a poco tempo prima detestava compresi.
Una sorta di ricomposizione del puzzle che, giustamente, rimette tutti al loro posto.
Un pò come i Ford ora, sul divano, a godersi un piccolo cult come questo.



MrFord



 

13 commenti:

  1. Ricordo che lo avevo registrato in TV, da bambino.
    Semplice semplice, ma mi piaceva moltissimo. :)

    RispondiElimina
  2. visto l'anno scorso e mi è piaciuto tanto ^_^

    RispondiElimina
  3. Per me è stato un trauma sapere dell'esistenza di questo film, fan com'ero da bambina della versione di Pozzetto, a cui rimarrò -ovviamente- più affezionata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche per me la preferenza va comunque a Da grande per affetto, ma questo si rivede sempre con gran piacere.

      Elimina
  4. Anche io non lo rivedo da anni e anni, e la cosa mi fa sentire Big quasi quanto te. :D

    Dovrei fare un tentativo di ripescaggio, sebbene l'odio arrivato col tempo nei confronti di Tom Hanks potrebbe guastarmi in parte il recupero.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma tu sei Big quasi quanto me, inutile che continui a pensare di no! ;)

      Elimina
  5. All'epoca mi piaceva perché era aveva un finale leggermente triste. Non c'era un lieto fine vero e proprio, c'era un retrogusto amaro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Più che triste, amaro. Ma in maniera lieve, come un ricordo d'infanzia che se ne va. ;)

      Elimina
  6. E' da tanto che non lo rivedo, e mi dispiace un po', anche perché il suddetto insieme a quello di Pozzetto rimangono dei miei cult :)
    Comunque concordo sulle riflessioni e tutto, anche se probabilmente saranno uguali per tutti ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Penso anch'io: in fondo, purtroppo non si scappa dal Tempo. ;)

      Elimina
  7. In realtà penso proprio che si siano ispirati a Da grande, uscito l'anno precedente.
    Ad ogni modo, confermo. :)

    RispondiElimina