Pagine

giovedì 15 febbraio 2018

Black Sails - Stagione 3 (Starz, Sudafrica/USA, 2016)




E' risaputo quanto i pirati siano stati, testimonianze alla mano, tra gli individui più crudeli e spietati della storia del crimine. Eppure, attraverso Letteratura, Cinema, Musica e via discorrendo, è oggettivo quanto ancora riescano ad esercitare un fascino indiscusso sul pubblico.
Sarà per la carica ribelle, o per l'anelito a vivere senza seguire le regole imposte dalla società bensì affidandosi ad un'autoregolamentazione che prevedeva ad un tempo benefici per tutti e sgarri per nessuno, per la cornice o il ruolo, ma ho sempre trovato le loro imprese ed avventure irresistibili, tanto da considerarli secondi soltanto al West della Grande Frontiera.
Black Sails, proposta Starz ispirata alle opere di Stevenson e a personaggi amatissimi dal sottoscritto come il Capitano Flint e John Silver, lontana dalla meraviglia, per l'appunto, de La vera storia del pirata Long John Silver, ma ugualmente potente, giunge alla terza stagione compiendo il salto che attendevo dal primo episodio: ribellione, tensione, morte, tradimenti, amore e sacrificio fanno da base alla romanzata interpretazione della rivolta dei pirati all'ingombrante presenza del governo inglese, all'idealizzazione del sogno di Avery - avventuriero al quale si attribuisce la paternità della pirateria "da romanzo" - di un luogo in cui uomini e donne senza legge, grazie alla loro forza, sono in grado di gestirsi senza alcun bisogno di un governo, di regole o di imposizioni.
La lotta di Flint, Anne Bonnie, Charles Vane, John Silver e compagni per scrollarsi di dosso un passato che li trasforma in mostri divenendo mostri per il mondo "civile" schiavo delle alleanze e delle giustificazioni politiche solletica il lato del sottoscritto pronto a riconoscere che, se fossi nato in condizioni, luoghi e situazioni diverse, sarei appartenuto senza dubbio alla parte senza legge del mondo: e dall'addio ad uno dei pilastri della serie - una scelta che non condivido, ma lungimirante e splendida in termini di scrittura del personaggio - all'escalation che chiude la stagione e completa la costruzione del personaggio di Long John Silver, partito molto in sordina e divenuto una rappresentazione più che degna di quella che è la sua incredibile controparte letteraria, restano dieci episodi da fiato sospeso, pregni di un'umanità rabbiosa e feroce, guidati da una passione senza controllo, fuoco che alimenta l'immaginario di una figura come quella del pirata, protagonista di vite difficili, crudeli, stentate ed allo stesso tempo rese uniche e senza limiti.
Personalmente, più che chiedermi come verranno sciolti i nodi sospesi nella quarta ed ultima stagione, penso a godermi la magia che il concetto di Libertà a tutti i costi espressa sulla carta da grandi scrittori rispetto ai pirati regala al petto quando si gonfia di aria che non si vede l'ora di buttare fuori dopo aver assaporato, di ribellione alle pochezze contro le quali siamo costretti a batterci nella vita di tutti i giorni e nella società, di denaro che si spenderà subito dopo averlo guadagnato, di donne con le quali si condividerà il letto per conservarne solo un ricordo buono per i sogni nelle serate di solitudine, di ingordigia e passione, che sono i motori del mondo e di tutte le vite che vengono vissute senza ipocrisie e mani ritratte dopo aver scagliato il sasso.
Questo, probabilmente, è il vero fascino del pirata nel senso più romanzesco del termine.
Quasi fosse l'antesignano del punk, il pirata è un vaffanculo allo stato sociale nel senso più statico, bigotto ed impostato - o falsamente impostato, anche peggio - che si possa immaginare.
E in questo senso, non posso che schierarmi dalla parte dei Flint, dei Vane, dei Silver.
E sono ben disposto a fare incetta di peccati per trovarmi in loro compagnia.



MrFord



5 commenti: