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martedì 5 dicembre 2017

Il culto di Chucky (Don Mancini, USA, 2017, 91')





Ho sempre amato alla follia il personaggio di Chucky, uno degli alfieri dell'horror trash anni ottanta nonchè charachter perfetto nel mescolare crudeltà, terrore, ironia, risate grasse, linguaggio colorito e violenza incontenibile, rivale assoluto in questo dell'altrettanto mitico Freddy Krueger: tempo fa, qui al Saloon, avevo perfino dedicato una sorta di retrospettiva alla creatura di Don Mancini, recensendo tutti i film della saga e divertendomi a rivederli anche più di quanto non fosse accaduto per quelli, per l'appunto, più blasonati e legati al brand di Nightmare.
Alla notizia - ed avendo letto buone recensioni - del ritorno della bambola più folle del Cinema, avevo già immaginato una serata da rutto libero selvaggio e risate sguaiate un pò come era capitato, anche se non parliamo di horror, di recente con Thor: Ragnarok, pregustandomi già tutte le cattiverie che il buon Chucky avrebbe riservato alle sue vittime di turno: peccato, però, che non si sa neppure bene perchè, Mancini abbia deciso, nonostante la vena ironica sia ovviamente presente, di virare in una direzione decisamente più seriosa, quasi un tentativo di rendere il prodotto più oscuro ed "autoriale", risultando a conti fatti un pò troppo pretenzioso - anche se mi pare assurdo associare un termine di questo tipo alla figura di Chucky - e finendo per limitare troppo lo spettacolare protagonista pupazzo, in questo caso reso sulla carta ancora più forte da un nuovo potere che gli permette di trasferire la sua coscienza in più bambole contemporaneamente e perfino all'interno di persone viventi.
Peccato che l'insieme del lavoro, legato ad un fu piccolo Andy sempre più cresciuto e potenzialmente più pericoloso della sua nemesi ed agli internati in un istituto psichiatrico di media sicurezza - compresa Nica, che Chucky affrontò nel capitolo precedente del suo percorso cinematografico - non regga neppure per sbaglio in termini di logica anche spiccia - per quale motivo scegliere una cornice di questo tipo se a fronte di una struttura ipermoderna ed enorme troviamo soltanto cinque o sei persone tra personale e pazienti? -, ritmo e divertimento, restando a galla solo nei - comunque troppo rari - momenti in cui Chucky sproloquia e conducendo ad un finale che dovrebbe portare ad un nuovo capitolo addirittura, ma spero davvero che non sia così, con protagonisti il serial killer divenuto bambola e la sua ex ma neanche poi tanto moglie in versione umana - in questo senso andrebbe spezzata una lancia in favore di Jennifer Tilly, che ricopre il ruolo con grande ironia e sfruttando tutte le sue non proprio spiccate doti recitative -.
Una grossa delusione su tutta la linea, dunque, che giunge proprio quando, al contrario, mi aspettavo la definitiva consacrazione comedy di un characther dalle potenzialità illimitate, che necessiterebbe di un approccio in stile Ash vs Evil Dead e di un rilancio a tutti gli effetti, magari proprio attraverso una serie televisiva: dopotutto, a Chucky piace stare sotto i riflettori, e pensare che il suo posto possa essere in qualche modo "rubato" da un eccesso di presunzione degli autori e dalla figlia dell'attore che da sempre gli ha prestato la voce mi pare davvero uno spreco enorme.




MrFord



 

3 commenti:

  1. Se non è piaciuto a un fan del cucciolo eroico horror come te, figuriamoci a un non fan come me...

    Considerando però i tuoi gusti e la tua concezione di divertimento, mi sa che potrebbe rivelarsi una figata sorprendente! :)

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    1. Dovesse rivelarsi per te una figata sorprendente, allora Mancini e i suoi dovrebbero definitivamente ritirarsi. ;)

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  2. Qualche idea interessante c'è, ma è troppo serioso e molto "a basso costo" anche e soprattutto come qualità di scrittura.
    Peccato.

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