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martedì 12 settembre 2017

American Honey (Andrea Arnold, UK/USA, 2016, 163')




Nel corso di questi anni nella blogosfera, il tam tam legato ad alcuni titoli non distribuiti in Italia e considerati - a ragione o a torto - dei potenziali cult ha portato su questi schermi alcune delle visioni più stimolanti - che si trattasse di stroncature o promozioni - che ricordi, pronte a scatenare discussioni e confronti come dovrebbe sempre essere quando si parla di Cinema o di Arte in generale.
American Honey, produzione indie che pare un incontro tra Spring Breakers ed il Van Sant di Belli e dannati, ha bussato alla mia porta con insistenza per mesi prima che riuscissi a trovare il tempo - considerato il minutaggio - e le energie necessarie per affrontarlo, alimentando un hype che alcune critiche entusiastiche non avevano fatto altro che ingigantire: e come spesso accade in questi casi, il risultato è stato, purtroppo, una parziale delusione.
Con ogni probabilità, se avessi incrociato il lavoro di Andrea Arnold una ventina d'anni fa, sarei rimasto molto più colpito perchè più vicino per età ed inquietudine ai suoi protagonisti, mentre ora mi pare di aver assistito ad un tentativo di fotografare la crisi che qualche anno fa aveva colpito gli States e che continua a farsi sentire senza la profondità necessaria per poter toccare davvero il cuore, affidandosi invece spesso e volentieri alla bellezza selvaggia dei ragazzi capitanati da Shia LeBeouf senza riuscire a raggiungere i vertici del lavoro di Korine citato poco sopra.
Quantomeno non pesano durata e ritmo - che erano gli spauracchi maggiori della "vigilia" -, ed alcune immagini risultano incredibilmente potenti, eppure il tira e molla sentimentale tra Star e Jake finisce, più che permettere allo spettatore di empatizzare con i due ragazzi, per considerarli al contrario odiosi e supponenti, stuzzicando il desiderio di grandi calci in culo rifilati fino al sopraggiungere di un'agognata maturità: un vero peccato, perchè l'idea dell'on the road sfruttato per mostrare il benessere di alcune città o fasce di popolazione e l'estremo disagio e povertà di altre, o lo straniamento di chi vive in più di un senso "al confine" - come i lavoranti delle piattaforme - aveva potenzialità enormi che riescono ad esplodere davvero soltanto a sprazzi - si veda la sequenza da brividi del canto di gruppo di American Honey nel furgone, che per me avrebbe dovuto chiudere la pellicola - e finiscono per relegare il titolo in questione al grande bacino di tutti quei potenziali e chiacchierati cult che nel giro di una stagione finiranno per essere inevitabilmente dimenticati e sostituiti da altri pronti a percorrere le stesse orme.
Restano comunque un ottimo approccio da narratrice della regista, una fotografia spettacolare, un'ottima colonna sonora e senza dubbio la volontà di realizzare qualcosa che avrebbe voluto e potuto essere grandioso: il fatto che non ci sia riuscito è un'altra storia, ma del resto American Honey è come un adolescente che vuole tutto il mondo ma per orgoglio non ammetterebbe mai questo bisogno irrefrenabile, o che recita la parte del cattivo anche quando basterebbero uno sguardo ed un bacio, o tenta di stupire uscendo dal seminato anche se la sua bellezza sta nella semplicità dei piccoli gesti.
Chissà se, crescendo, le cose potranno cambiare.
Sinceramente lo spero, per tutti gli American Honey e le Star e i Jake ai quali, se non presi a calci in culo nel modo giusto o sostenuti o forti abbastanza, non resta alternativa se non il perdersi su una via senza ritorno.




MrFord




6 commenti:

  1. Film splendido, come emerge persino dalla tua presunta stroncatura. Il suo difetto quale sarebbe? Da quanto dici, giusto la mancanza di empatia. Ma quello è un problema tuo, mica della pellicola.

    Vedo che le eterne vacanze non ti hanno fatto bene, Ford. Tutt'altro.
    Se prima parlavi come un mezzo vecchietto brontolone, adesso parli proprio come un vecchio inacidito su una via senza ritorno. ;)

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    1. Se questo è un film splendido, allora Spring Breakers - del quale questo è una versione wannabe - è da considerare pari a Kubrick! ;)

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