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sabato 29 aprile 2017

Ray Donovan - Stagione 2 (Showtime, USA, 2014)





A volte, al termine della visione di un film o della stagione di una serie, ci si chiede per quale diavolo di motivo si sia aspettato così tanto per buttarcisi a capofitto: qui in casa Ford approcciammo Ray Donovan ormai qualche anno fa, più o meno in contemporanea con Orange is the new black, e tra tradimenti, sentimenti forti e famiglia disfunzionale, le vicende del problem solver più taciturno di L.A. interpretato da un roccioso Liev Schreiber avevano senza dubbio colpito il bersaglio.
Eppure, la seconda stagione di questo serial è rimasta a prendere polvere fino a quando, poco tempo fa, per mancanza di alternative non è stata riesumata: il risultato è stato senza dubbio una cavalcata ancora più intensa e tosta della precedente, tanto, per l'appunto, da farmi chiedere per quale cazzo di ragione non mi fossi precipitato ai tempi a recuperarla e mettermi in pari con le vicende dei Donovan, scombinati, spigolosi e difficili da gestire come poche altre famiglie del piccolo e grande schermo.
In questo secondo ciclo di episodi ci si concentra principalmente sulle conseguenze degli avvenimenti che hanno chiuso il primo e sui tentativi di ognuno dei fratelli di far funzionare - invano, ovviamente - la propria vita: Ray, sempre più violento e dritto per la sua strada, pur essendo il pilastro sul quale tutta la famiglia si poggia continua ad isolarsi, Bunchy perde una grandissima occasione - e non è neppure colpa sua - di uscire dal tunnel di dolore ed ansia iniziato con le violenze subite da bambino, Terry, come tutti i "buoni", finisce per prenderlo dove non batte il sole rispetto al sogno di emigrare in Irlanda e vivere una vita normale con la sua donna, almeno fino a quando la sua malattia lo permetterà, e via discorrendo tutti gli altri, figli, nipoti, amici e mogli, tutti condizionati dagli strascichi della vita non proprio dentro le regole di Ray e quella totalmente egoriferita di suo padre Mickey, uno che fa sembrare genitore dell'anno Frank Gallagher.
Ed accanto alle loro schermaglie i dolori della crescita dei due figli di Ray, in special modo quelli di Bridget, costretta prima ad andare contro il volere del genitore per amore e dunque vedersi strappare quello stesso amore nel peggiore dei modi, innescando l'ennesimo colpo di mano del Mr.Wolf del piccolo schermo, che come di consueto, pur vestendo e mantenendo sempre un tono molto elegante non risparmia certo i colpi, bassi e non, se vede messa a rischio l'incolumità soprattutto della sua famiglia - o almeno, di una parte di essa -.
Un esempio di grande capacità attoriale - Jon Voight è strepitoso - e di scrittura, che almeno per il momento pongono Ray Donovan in scia con i grandi cult di genere - I Soprano su tutti - ed aumentano l'hype del sottoscritto per una terza stagione che certo non attenderò più anni per iniziare: anche perchè, come tutti i tipi silenziosi, chiusi e forti, perfino Raymond avrà un punto di rottura.
E resta da capire quale sarà la portata dei danni che si porterà dietro nel momento in cui questo punto, come pare dall'ultima inquadratura del season finale, sarà raggiunto.
Nel frattempo, ripercorro le follie, le situazioni grottesche - la festa di compleanno del figlio quattordicenne terminata con la sequenza d'antologia sulle note di Walk this way nella versione Run DMC -, il ribollire del sangue che solo il sangue innesca, e dunque solo le persone che possiamo amare o odiare - o entrambe le cose - più di ogni altra: quelle cui siamo legate da qualcosa di così ancestrale e forte come la Famiglia.
E penso che, se c'è qualcuno che non è un marinaio, ma il capitano, è proprio Ray.
E che, nonostante detesterebbe saperlo, in questo è tale e quale a suo padre.




MrFord




 

4 commenti:

  1. La seconda stagione l'ho vista e mi è piaciucchiata abbastanza.
    Notevole in effetti la scena con Walk This Way.
    Ho visto anche la terza, poi all'inizio della quarta l'ho abbandonata (almeno per ora), perché mi ha stufato. E perché è troooppo fordiana! :)

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    1. Notevole che tu concordi sulla scena geniale di Walk this way. ;)

      E hai anche ragione: è una serie fordianissima! :)

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