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venerdì 24 marzo 2017

On the job (Erik Matti, Filippine, 2013, 118')





Fin dai primi passi mossi nell'incredibile mondo del Cinema d'Oriente, compiutid a suon di pallottole grazie a Kitano e To, sono sempre stato affascinato dal modo di raccontare il dramma e lo struggimento del crimine e di una realtà senza uscite dei nostri cugini ad Est: probabilmente liberi dai condizionamenti religiosi e culturali presenti da queste parti, infatti, ho sempre trovato gli autori asiatici ben più capaci di quelli occidentali di rappresentare senza nascondere la mano dopo aver lanciato il sasso la crudeltà di un certo tipo di storie e di mondi, così come la semplicità, l'emozione e, a tratti, l'ironia macabra delle stesse - una sequenza come quella del confronto tra Kitano ed il pedofilo in L'estate di Kikujiro, probabilmente, qui avrebbe provocato uno scandalo -.
Dunque, quando si tratta di crime violento proveniente da Oriente, da queste parti si sfonda una porta aperta: doveva ben saperlo il mio fratellino Dembo quando, nel corso di un pomeriggio a casa sua con i bimbi scatenati, il Fordino in fremente attesa di vedere ancora una volta il pappagallo Elvis ed i consueti scambi "tra genitori", ha gentilmente offerto al sottoscritto questo On the job, teso crime filippino di qualche anno fa inspiegabilmente uscito sul mercato home video anche in Italia e ben recensito in rete.
Il risultato è stato, oltre ad un viaggio nel tempo fino all'epoca in cui il già citato Kitano e John Woo erano i miei mostri sacri, una vera, interessante scoperta: a prescindere dal fatto che sia ispirato a fatti realmente accaduti - e non mi stupisco, Manila è una delle metropoli con il più alto tasso di corruzione e criminalità di tutta l'Asia -, On the job rappresenta il tipico racconto senza speranze manifesto dell'hard boiled, in cui tutti perdono, specie se sono "buoni" o animati da intenzioni "giuste", il Potere vince sulla Giustizia, il sangue sulla speranza e chi più ne ha, più ne metta.
Da entrambi i lati della barricata, che si tratti di poliziotti o criminali, la bassa manovalanza finisce fagocitata dai meccanismi dei grandi burattinai di entrambe, spesso soffocata nel sangue: in questo senso, occorre ammettere una perizia notevole - nonostante un montaggio a mio parere non sempre all'altezza - nel rappresentare con un realismo sconvolgente le fasi più concitate e violente di inseguimenti ed uccisioni, così come l'ottima scrittura che permette allo spettatore di trovare spunti di coinvolgimento che si parli dei poliziotti in caccia, dei criminali pronti a tutto - anche a fare da sicari per il Governo - pur di toccare con mano una speranza tradotta in termini economici o di promesse di libertà, e delle vittime.
Come di consueto, eminenza grigia ed avversario di tutti - nonchè mio, da spettatore e da uomo - il Potere costituito manovrato dalle dittature silenziose, che si esprimono per bocca di personaggi come il generale Pacheco e tutti quelli come lui, "guardiani" silenziosi di democrazie che celano imperi, monarchie pronte a spacciarsi per repubbliche: e non nascondo che, per indole ed inclinazione, se non ci fosse stata l'azione a stemperare il mio lato ribelle e politico, mi sarei indignato di fronte all'ennesima dimostrazione di come vanno le cose, a prescindere dalla parte del mondo in cui ci si trova.
Per poter quantomeno accantonare il pensiero, mi sono rifugiato, neanche fossi tornato ai tempi di The Killer, al rapporto ed allo struggente finale dello stesso tra i due sicari: umanità, sangue e lacrime.
Qualcosa di vissuto, nel bene o nel male.
Qualcosa che il potere non potrà mai comprendere.
Perchè quello si mangia tutto, senza badare al sapore.




MrFord




 

8 commenti:

  1. Yeah, bombetta vera. Alla fine l'ho visto anche io dopo qualche giorno avertelo dato. Davvero bello, incredibile come possa essere passato così nell'indifferenza generale.
    Ma conosci il film Brimstone? western a tinte horror con Dakota fanning e Pearce, ne parlano molto bene
    ;)

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    1. Verissimo. Una bomba che avrebbe meritato visibilità ben maggiore, con tutte le schifezze che girano.

      Non ho mai sentito Brimstone, ma me lo segno. :)

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  2. l'ho visto anch'io, non mi ricordo se l'ho recensito alla fabbrica dovrei controllare, aspetta...Siii, l'ho recensito, qui trovi il mio parere http://lafabricadeisogni.blogspot.it/2015/07/the-grey.html, ricordo comunque che non mi è dispiaciuto ^^

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    1. Arwen, non è che ti sei confusa con il post di The Grey!? ;)

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    2. cavolo è vero hahaha xD ho avuto un lapsus :P

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  3. Mi sembra una cosa talmente fordiana, ma così tanto, che faccio decisamente meglio a tenermi alla larga. :)

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    1. Effettivamente è così fordiano che non mi pare proprio roba per te. ;)

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