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lunedì 13 marzo 2017

Autopsy (Andrè Ovredal, UK/USA, 2016, 86')




Da vecchio fan del genere, per me è sempre una vittoria incrociare il cammino di un film horror che funziona, anche perchè purtroppo per quelli come me si tratta di merce molto rara.
Il nome di Andrè Ovredal, del resto, dalle parti del Saloon si era già fatto notare qualche anno fa, quando con Troll Hunter irruppe settando un nuovo standard nel mondo del mockumentary - prima che Lake Mungo alzasse ulteriormente l'asticella -, regalando al sottoscritto una delle esperienze più sorprendenti del passato recente rispetto, in quel caso, più al fantasy che non all'horror.
Ma poco importa.
Il regista, a questo giro di giostra, era chiamato ad una prova ardua: quella del confronto con una produzione anglosassone, seppur piccola, impreziosita da due protagonisti di lusso - Emile Hirsch e Brian Cox - e da richiami a quello che è uno dei capisaldi della cultura a stelle e strisce quando si tratta di horror ed affini: il mondo della stregoneria.
In questo senso, basterebbe una frase cult di Julez per dare una dimensione ben definita al successo di Ovredal: "Zombie, impara a fare un film sulle streghe!", in riferimento all'orrido Salem, e la portata di questo non privo di difetti ma assolutamente efficace ed affascinante The autopsy of Jane Doe sarebbe di colpo chiara.
Ma non è finita qui.
Perchè oltre a temi importanti e cari al sottoscritto come quello del rapporto tra padre e figlio, assistiamo ad una prima parte assolutamente ad effetto - da tempo non mi capitava di provare almeno alla lontana un certo disagio, di fronte ad una produzione horror - resa tale anche da una location chiusa e gestita benissimo e ad un ottimo e sapiente uso dell'atmosfera, del sonoro e del visto/non visto - e ad una seconda forse meno incisiva ma comunque di buona suggestione, pronta a raccontare la storia di una vendetta senza quartiere o tregua, che quasi fosse un'espressione della Natura più che della Natura umana colpisce indiscriminatamente e senza sconti, che si tratti di essere buoni, oppure no.
I volti di questo doppio volto sono quelli della casa dei Tilden - una dimora dal gusto gotico che farebbe invidia a qualsiasi ghost story - e della giovane Olwen Katherine Kelly, che prestando corpo e mimica facciale alla Jane Doe del titolo - quantomeno originale - finisce per risultare più efficace ed inquietante di molte maschere passate sul grande e piccolo schermo nel corso degli anni: come fu per la maggior parte del già citato Troll Hunter, l'atmosfera si conferma una delle armi migliori di Ovredal, che gioca con il suo pubblico come dovrebbe fare ogni autore di genere, evitando almeno in parte le trappole della distribuzione su larga scala e scendendo a compromessi con le stesse senza per questo snaturare il suo lavoro.
Una cosa davvero non da poco, specialmente se riferita ad un film piccolo piccolo costruito attorno ad una vecchia casa e tre attori chiusi all'interno di un incubo che non sarebbe dispiaciuto, considerati i suoi trascorsi, ad un Maestro della vendetta come Park Chan Wook.




MrFord




 

14 commenti:

  1. Una piccola grande sorpresa anche per me, che nella prima parte ho persino dovuto prendermi una pausa dalla visione. Forse più invecchio e più divento impressionabile, o forse quella prima parte lì, come dici, sa davvero creare un disagio non da poco.

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    1. Interrompere la visione no di certo, ma sicuramente valido.
      A questo punto, non guardare Lake Mungo. ;)

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    2. Oh, era il prossimo nella lista. Giuro! :-)
      La mia interruzione non era dovuta alla paura. Era ansia vera e propria all'idea della ragazza cui erano state inflitte tutte quelle torture. Ahimè, sono molto sensibile al tema.

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    3. Allora facciamo così: guarda Lake Mungo, poi mi saprai dire! :)

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  2. Noi l'abbiamo trovato sciapino,un pelo di inquietudine ma nulla di più.Peccato.Il plot di base era interessante,ma poi secondo me si perde in uno sviluppo poco incisivo.

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    1. Allora forse avete gustacci pseudo horror come quelli del Cannibale! ;)

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    2. Cannibalina orgogliosa da sempre ;)

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  3. Negli ultimi tempi ci troviamo spesso (purtroppo) in accordo, ma mi sa che sugli horror continuiamo a restare distanti anni luce.
    Questo Autopsy mi ispira ben poco e ora, dopo la tua promozione, ancora meno... :)

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    1. Io spero ti ispiri poco e ancora meno: abbiamo bisogno di titoli che ci dividano! ;)

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  4. Io l'ho visto il giorno di Natale (ahhh, lo spirito del Natale), a scatola chiusa, e l'ho molto apprezzato. Davvero una piccola sorpresa, finale (e mi riferisco alla scena prima dei titoli di coda, non al twist) a parte. Lo spin off sul cadavere me lo vedrei volentieri. :-P

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    1. Sicuramente il finale regge meno, ma l'atmosfera della parte iniziale ci sta tutta. Per me, promosso.

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  5. Davvero valido. Anche io ho preferito la 1 parte, ma nella 2 si risolleva con quel twist lí chr ti fa gelare il sangue riguardo la vera natura del corpo.
    Bombett!

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