La vita, per chi la vive e per chi, soprattutto, la riflette attraverso canzoni, romanzi, film e finisce per confrontare fiction e realtà, non è per nulla una passeggiata.
A prescindere dai lieti fini, nulla da questa parte dello schermo è regalato, e spesso e volentieri si finisce per trovarsi a fare i conti con la durezza di un'esistenza che, d'altro canto, non smette neppure nel peggiore dei momenti di regalare almeno un pizzico di speranza, fosse anche il ricordo di qualcosa di intenso che abbiamo vissuto.
Ad un certo punto di Manchester by the sea, Lee, che ha una ferita che pochi uomini potrebbero sopportare dentro ed ha appena perso il fratello maggiore, per affrontare la questione della visita in obitorio del nipote sedicenne descrive la situazione più o meno così: "Non è come se dormisse, perchè non c'è, ma non fa neppure schifo".
Ricordo quando, ormai quasi vent'anni fa, morì mio nonno Gianni, quello dei Western che spesso mi è capitato di citare da queste parti: il giorno prima del funerale feci una visita alla camera mortuaria, e rimasi dentro la cella frigorifera solo con lui.
A dire il vero, non c'era nessuno, lì con me.
Eppure, notavo una strana e dignitosa compostezza nel cadavere, che non faceva apparire fuori luogo neppure il freddo glaciale che si sentiva al tatto.
Quasi come se stesse bene.
Il bello del lavoro di Lonergan, forse, è proprio questo.
Perchè un lutto non si può superare, o dimenticare.
Si incassa, ci si rialza, si va avanti.
Perchè se così non è, si finisce seppelliti.
Per come sono oggi, animo tra il lebowskiano ed il surfista, easy ogni volta possibile, casinista e compagnone, forse dall'esterno nessuno penserebbe che non passa giorno in cui non pensi alla piccola Agnese, o al mio amico Emiliano.
I lutti ti stendono, ed i segni che ti lasciano sono più profondi di qualsiasi ferita, o tatuaggio, o qualsiasi cosa si possa immaginare.
Eppure, con il sorriso, l'energia, la rabbia, i pugni aperti o chiusi, il bello di sentirsi vivi è sapere di poter continuare a lottare.
Manchester by the sea è così.
Quasi come se Ken Loach avesse attraversato l'oceano e si fosse concesso una gita in Massachussets, o il vecchio Clint avesse dato un paio di dritte a proposito di come si racconta il dolore senza alzare la voce, pur entrando nel cuore.
Poi, a mente fredda, mi importa relativamente del fatto che mi abbia intimamente conquistato più Moonlight, o che forse Michelle Williams è stata fin troppo incensata - in carriera ha fatto sicuramente di più -: perchè questo film è uno di quelli che parla impercettibilmente, e soltanto tempo dopo la visione finisci per accorgerti di quanto sia andato in profondità, tirando fuori fantasmi che non si pensava neppure di avere.
Ma che sono presenti, e mangiano e bevono volentieri con noi.
Perchè tutti abbiamo affrontato - o affronteremo, mettetevi l'anima in pace - un lutto, tutti avremo un momento in cui quel turbinio di pensieri ed emozioni parrà troppo grande per essere gestito, in cui il mondo parrà un ingombro, in cui cadremo.
Non tutti, però, sono in grado di rialzarsi. O quantomeno di provarci.
In questo senso, Manchester by the sea, tristezza e dolore permettendo, è un film pieno di vita.
E per un ingordo di vita come il sottoscritto, non può che andare alla grande così.
Quello che resterà, al massimo, sarà una cicatrice con la quale fare i conti ogni giorno che ci resta.
MrFord
Non vedo l'ora di vederlo,anche se già so che sarà una mazzata ;)
RispondiEliminaSenza dubbio.
EliminaEppure, non privo di speranza.
Probabilmente, il film in gara che mi ha toccato di più.
RispondiEliminaSono un grande fan delle ulcere, sì.
Anch'io, ma dovendo scegliere ho preferito Moonlight, mi ha toccato di più.
Eliminail film si prende il suo tempo ma ha un paio di scene veramente potentissime
RispondiEliminaConcordo e rilancio: sa anche dare speranza.
EliminaSul fatto che sia un ottimo film ricco di vita siamo entrambi d'accordo.
RispondiEliminaSui paragoni con Ken Loach o Clint Eastwood, se non altro e per fortuna, invece decisamente di meno. ;)
Questo perchè tu non capisci una favazza di Cinema! ;)
Elimina"racconta il dolore senza alzare la voce, pur entrando nel cuore", hai racchiuso tutto in questa bellissima frase, perchè sì, il bello e lo strano di Manchester by the sea è che affronta il lutto come lo si affronta nella vita, senza eccessi, senza buonismi, lasciando giocare il tempo.
RispondiEliminaAssolutamente vero.
EliminaUn film molto in stile Loach o Dardenne, di quelli che paiono storie come potremmo viverle tutti i giorni.
Ed il bello è proprio questo.
Non è il mio genere, riconosco il merito di una scrittura e direzione degli attori adattissime al racconto.
RispondiEliminaVero.
EliminaUna mano ottima per entrambi.
Ed una grande storia.
Buon film, onesto, rigoroso, ben recitato, per nulla incline alla ruffianeria. Però... detto tra noi, quasi due ore e mezza di lutti e disgrazie sono una martellata nei cogl***i (parlando francese ;) )
RispondiEliminaE pensare che io ho riso ben più di una volta: secondo me c'è davvero anche molta speranza.
EliminaE' un bellissimo pugno allo stomaco!
RispondiEliminaVerissimo.
EliminaE non per questo privo di speranza.