Fin dai primi anni di esistenza del Saloon, ho sempre tenuto in grande considerazione la possibilità di mostrare, attraverso il blog, i lavori ed i tentativi di giovani registi di emergere in un ambiente sicuramente non facile, soprattutto se lontani dai riflettori: per un certo periodo ho addirittura accarezzato l'idea di una sorta di rubrica settimanale che dedicasse una recensione ed un'intervista ad una "nuova proposta", ma la assoluta non regolarità di contatti con i possibili registi del domani ha portato all'attuale schema del "quando posso, posto": ad entrare a far parte di questo "spazio non spazio", oggi, è Antonio Lobusto, pugliese classe novantuno, che si presenta agli avventori del Saloon con due corti, A bag e Remind, che portano sullo schermo alcune tematiche e linee guida comuni e, senza dubbio, una parte della ricerca che il loro autore probabilmente sta intraprendendo attraverso il Cinema.
Il primo, A bag, breve e molto interessante a livello di idee, è forse più acerbo nella messa in scena e nella resa del secondo, Remind, che cela un passato da grande amante del Cinema espressionista da parte del buon Antonio, che ha come prima cosa il coraggio di realizzare, nel duemilasedici, due lavori di fatto "muti", in barba alla visibilità maggiore che darebbero, probabilmente, prodotti più facili e digeribili anche dall'utente casuale che vagabonda senza meta su Youtube.
Dunque, dal misterioso inseguimento di A bag all'intensità emotiva di Remind, sono stato contento di concedere spazio a questo ragazzo, nella speranza che questi possano essere i primi passi di una carriera che, senza dubbio, non sarà facile da guadagnare e mantenere: i margini di miglioramento, così come i difetti, ci sono tutti, ma a prescindere da tecnica, artigianalità o produzioni dai mezzi limitati, non mancano le idee, che sono il motore di qualsiasi tentativo artistico si possa pensare di intraprendere indipendentemente dal campo in cui ci si cimenta.
Per quanto mi riguarda, la preferenza va per Remind, e sarei curioso di scoprire se la poetica dei "camminatori" che accomuna i due corti potrebbe essere protagonista anche di un lungometraggio, ovviamente supportata da una trama solida e robusta che possa permettere, chissà, anche il rischio di un altro lavoro affidato a musica ed immagini e privo di un effettivo parlato.
In attesa dell'intervista ad Antonio, che seguirà di qualche ora questo post, non posso che lasciare siano i suoi due corti a "parlare" - curioso un riferimento di questo genere, considerato il silenzio di cui ho appena scritto -, a mostrare il volto di un altro ragazzo in cerca di una strada per il Cinema in questo nostro complicato - artisticamente e non solo - Paese e, soprattutto, le sue storie.
MrFord
Belle le immagini "visualizzazione di 13482868 eccetera"!
RispondiEliminaE comunque i video, se li hai messi, non si vedono manco da lontano...
Ford, sei proprio un drago con la tecnologia. ;)
A dire il vero io vedo entrambi: forse sei tu, questa volta, ad aver combinato qualche casino! ;)
EliminaNo no le immagini non le vedo manco io,di nessuno dei due post.
RispondiEliminaSi vede che sarai stata sabotata anche tu dal virus cannibalesco! ;)
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