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domenica 16 ottobre 2016
Fordini Unchained: daddy's home
Fin da prima che nascesse la Fordina, memore dell'esperienza fantastica che fu l'estate passata in paternità l'anno in cui nacque il Fordino, con Julez avevamo pianificato, in concomitanza con il suo ritorno al lavoro, che mi prendessi tre o quattro mesi per fare il padre casalingo, allontanandomi da tutto quello che, per il sottoscritto, resta solo un modo per portare a casa lo stipendio - leggasi lavoro -: neppure una settimana dopo aver reso ufficiale il mio congedo parentale, è giunta la notizia - inaspettata, devo ammetterlo - che il mio luogo di lavoro chiuderà i battenti il prossimo gennaio, di fatto aprendo le porte a due anni di sussidio, ed al primo vero momento fin da quando avevo ancora diciannove anni in cui sarò ufficialmente disoccupato.
Personalmente, vedo questo avvenimento come un'opportunità, qualcosa che mi permetta finalmente di guardare attorno e cercare qualche alternativa, o decidere che i Ford, alla fine, in Italia non hanno più spazio, e cercare fortuna oltre i nostrani confini: ma non è questo, che volevo raccontare.
Nel momento in cui scrivo, per la precisione il sei ottobre, ho accompagnato per la prima volta Rebecca al nido per l'inserimento, complice l'assenza di Julez per la mattina in questione: una prima volta che con AleLeo non avevo affrontato, se non soffrendo come un cane ad ogni scoppio in lacrime quando lo lasciavo nelle occasioni in cui ero io ad accompagnarlo al nido - anche se, va detto, era più grande e decisamente meno abituato a lasciare casa rispetto alla sorella -, fintanto che è durato, e che mi ha catapultato in un mondo che chi mi vedesse dall'esterno non riuscirebbe ad associare ad un tamarro tatuato in tuta e t-shirt fit che risulta più credibile se fermato dalla polizia che non se visto in giro a spingere un passeggino.
Un mondo fatto di voci tenute basse, bimbi che più che altro cadono, invece che provare a stare seduti o abbozzare i primi passi, colori e suoni, baci e sguardi d'intesa con la più piccola di casa Ford che già ora pare davvero "la mia ragazza magica", per rubare le parole di una canzone recente, mamme che mi invitano a bere il caffè - che non bevo, succo d'arancia date le dieci e mezza del mattino che impedivano l'aperitivo - e mi danno consigli su eventuali possibilità di lavoro, coppie di ragazzini sedicenni già genitori che mi fanno pensare che a quell'età ero così concentrato su me stesso che non sarei stato minimamente in grado di affrontare una splendida fatica come questa, vedere le differenze tra la Fordina ed il Fordino ed amarli smisuratamente anche e proprio per quelle, fino al ritorno a casa felice neanche avessi vissuto la più straordinaria delle esperienze, senza contare che, in una certa misura, è proprio in questa semplicità che si trova lo straordinario di cui sopra.
Ed essere a casa, in questo periodo, riesce a darmi proprio la percezione delle sensazioni che soltanto i figli possono dare, dalla felicità estrema che ti lascia senza fiato all'essere allo stremo, tra notti spezzettate - Julez in particolare, dato che io cado in coma e non mi sveglio neanche a cannonate - e cene infinite in cui il livello di decibel è ben oltre il livello di guardia, tra pianti, risate, il pavimento sporco come potrebbe essere in un paio di settimane da single in ventiquattro ore da famiglia, influenze che si passano inevitabilmente da uno all'altro e quella sensazione che potrei tradurre - e sarebbe ancora poco - che si ha quando ci si addormenta felici dopo aver fatto del gran sesso.
E quando la casa è in silenzio - o quasi - come ora, e finisco a fare tardi al computer o alla Playstation o guardando un film ben sapendo che con l'allenamento del giorno successivo tirerò maledizioni a raffica, il fatto di essere l'ultimo a crollare mi fa sentire come il capitano di una nave, che ascolta il rumore del mare ed il respiro dei suoi uomini a riposo dopo una giornata a lottare tra le onde.
Mi fa sentire a casa, appagato.
E per uno sempre assetato di vita come il sottoscritto, un ingordo, un inquieto, è una specie di miracolo.
Assaporare la sensazione di essere così pieno da domandarsi come sia possibile che in quelle piccole cose - che si tratti di momenti come quelli che ho vissuto questa mattina, o i bambini stessi - risiede davvero il segreto dell'universo, ed è un bene che ce lo si dimentichi, perchè in quel modo, dovesse capitare di avere dei figli, si avrà l'occasione di riviverlo come se fosse la prima volta.
Come il vecchio cowboy in un aula del nido, in tuta, a tenere in braccio una piccola indemoniata di sei mesi e poco più di sei chili facendo vibrare qualche pupazzo dotato di sonaglino.
E che non vede l'ora di fare la stessa cosa ancora per qualche mese, senza troppo pensare al futuro.
Perchè il futuro ce l'ha già tra le mani.
MrFord
Io che ho vissuto entrambe le situazioni, paternità e perdita dei riferimenti (lavorativi ed economici) non posso farti che gli auguri più sinceri. Io ci sono passato un paio di anni fa, ho cercato anche io di vedere il tutto come un'opportunità, ho provato altre strade, preso schiaffoni, perso soldi ma muovendomi sempre sto pian piano cercando di rialzarmi. È tutto più difficile di due anni fa, faccio più o meno di nuovo lo stesso lavoro a metà dello stipendio di prima però in un bell'ambiente e in maniera anche più stimolante per ora, poi tra qualche mese chissà, i contratti finiscono e si guarderà di nuovo oltre. In tutto questo però c'è sempre stata mia figlia che è il grande motore di tutto, mia moglie, le piccole passioni. Ormai penso sia inutile rompersi la testa e farsi troppi problemi e troppi programmi. Goditela tutta!
RispondiEliminaFirma, hai compreso benissimo quello che intendo.
EliminaIn fondo, la solidità di quello che costruiamo è nelle cose che ci fanno più stare bene, che di norma, almeno per quanto mi riguarda, non sono date da un certo tipo di certezze e soluzioni, o presunte tali.
Sarà quello che sarà.
Con quello che ho, so che posso cavarmela sempre.
Così, da uno sguardo esterno direi che stai (state) facendo un ottimo lavoro come genitore. I Fordini sono splendidi.
RispondiEliminaE così, da uno sguardo interno ti ringrazio. ;)
EliminaMa quanto sono belli i vostri bimbi?
RispondiEliminaIn bocca al lupo per tutto, James. Come dico io parlando di noi, qui, "ce la facciamo sempre".
Ce la farete, ce la farete...
Tu guardi il bicchiere mezzo pieno, hai i piccoli da goderti un po' e vedrai che la ruota, prima o poi, pure gira. Un abbraccio a tutti!
Ne sono sicuro anch'io, Ink.
EliminaLa ruota gira, e quelli abituati a farsi almeno un pò di culo, prima o poi ce la fanno.
Grazie, comunque. :)
Non c'è cosa che più mi spaventa come la disoccupazione... per il semplice fatto che a quest'età, a parte il mio lavoro, temo di non saper fare nient'altro. Per questo ammiro molto chi, come te, vede la cosa come un'opportunità anzichè una sciagura. Ti faccio i miei migliori auguri caro Ford, da estendere ovviamente alla tua bellissima famiglia. Un grande abbraccio!
RispondiEliminaKelvin, in realtà il bello della vita è che si può sempre imparare qualcosa di nuovo. :)
EliminaAd ogni modo, ricambiamo! :)
Ho letto bene?
RispondiEliminaC'è la possibilità che Ford vada via dall'Italia?
Ma questa è una notizia in grado di far scatenare come minimo una giornata (o una settimana) di festa nazionale! :)
Comunque bel post. Un po' troppo genitorial-buonista, a voler proprio fare i pignoli, però la metafora del capitano di una nave è perfettamente fordiana e ci sta.
Sperando solo (almeno per il bene della tua famiglia) che non ti riveli un capitano alla Schettino, uahahaha ;D
Ho letto bene?
EliminaMi pare - per la seconda volta in poco tempo, tra l'altro - di notare dei complimenti ad un mio post!?
Qui occorre una festa nazionale a tutti gli effetti! ;)
Eh Marco,ma può sempre scrivere su White Russian da un altro stato,a meno che si trasferisca in qualche posto remoto dove non c'è internet...(se ne esiste ancora uno!)
EliminaBattute a parte,buona fortuna per tutto,Fords.
Avete l'un l'altro e siete già ricchi,il resto si sistemerà :)
Infatti, dovessi anche trasferirmi, continuerò a perseguitare Cannibal da qualsiasi latitudine! ;)
EliminaMi tocca essere d'accordo con Cannibale, la metafora del capitano e della nave è una bomba, davvero bella. Daje fratello che son sicuro che ce la farai, hai le spalle larghe tu!
RispondiEliminaSe posso essere d'aiuto per qualsiasi cosa fammi sapere ;)
Grazie, Fratello. E lo so, tranquillo.
EliminaPoi, al massimo, finiamo alle Canarie insieme! ;)
Molto bello quello che scrivi, capisco molto bene quello che vuoi dire.
RispondiEliminaIn bocca al lupo per tutto allora!
Crepi!
EliminaE intanto che ci si goda sempre quello che si ha! :)