Produzione: Netflix
Origine: USA
Anno: 2014
Episodi: 10
Episodi: 10
La trama (con parole mie): Marco Polo, figlio di un importante mercante veneziano da anni impegnato in tratte legate alla Via della seta, viene lasciato come un pegno dal padre a Kublai Khan, dominatore dell'Asia ed erede di suo nonno Gengis, che da tempo sogna di soggiogare gli ultimi focolai di rivolta cinese a Sud per unificare un impero come mai l'umanità aveva conosciuto in precedenza, vincendo la resistenza di Jia Sidao, cancelliere dalle straordinarie abilità strategiche.
Grazie alla sua arguzia ed alla curiosità, Marco conquista i favori di Kublai scatenando perfino le gelosie del primogenito di quest'ultimo, che pare non godere presso il genitore delle stesse attenzioni: assegnato a compiti di ogni genere ed addestrato alle arti marziali nonchè alle usanze mongole, il giovane mercante si troverà a trasformarsi in un vero e proprio consigliere per il condottiero più potente del mondo conosciuto, ed a progettare l'attacco decisivo alla roccaforte di Sidao.
Fin dai tempi dell'adolescenza e del periodo in cui, preso da scrittura ed epica, sognavo grandi battaglie ed epoche lontane, i grandi imperi del passato hanno sempre esercitato un grande fascino sul sottoscritto: non è mai stata un mistero la mia passione per la figura di Alessandro Magno, così come per le società che cambiarono la Storia dall'alba dei tempi almeno fino al Rinascimento, quando qualcosa mutò a livello sociale e ci si avviò a quella che è intesa come l'era moderna.
Un'altra grande figura che ha sempre solleticato la mia curiosità è stata quella di Gengis Khan, nato fondamentalmente senza nulla in una lontana tribù mongola persa tra le steppe e fondatore di uno degli imperi più vasti, interessanti e temuti di sempre: suo nipote Kublai, invece, se non per una poesia di Samuel Coleridge, mi era praticamente sconosciuto, così come il suo legame con Marco Polo, mercante, avventuriero ed esploratore che fu tra i primi a rivelare all'Occidente quella che era la vita lungo la Via della seta, storico canale di scambi di ogni genere che collegava tutto il mondo allora conosciuto.
Quando, non troppo tempo fa, mi capitò per le mani - a dire il vero, al lavoro e di sfuggita - il trailer della serie targata Netflix - sempre più la realtà più importante del piccolo schermo - dedicata proprio alle gesta di Kublai ed al suo legame con Polo la curiosità si fece sempre più grande, tanto da riuscire a convincere Julez - di norma non proprio esaltata all'idea di gettarsi a capofitto in visioni di questo tipo - a tentare il viaggio con questa prima stagione prima che potesse avere inizio la seconda - programmata per l'imminente estate -: il risultato è stata una delle scoperte più interessanti degli ultimi mesi, dall'atmosfera pronta a ricordare lo splendido La battaglia dei tre regni ai sanguinosi duelli, dal progetto di Kublai - simile a quello del già citato Alessandro Magno - di costruire un impero multirazziale e multiculturale alla lotta all'ultimo sangue con il Cancelliere cinese Sidao, charachter strepitoso per freddezza ed arguzia politica nonchè per capacità di farsi odiare dallo spettatore, istintivamente più propenso a parteggiare per l'altrettanto crudele ma decisamente più istintivo ed umano Kublai piuttosto che sull'aristocratico calcolatore ultimo ostacolo per il Khan sulla strada della definitiva conquista della Cina.
Nel mezzo del delicato equilibrio che delinea il conflitto tra le due potenze si muove Marco Polo, giovane mosso da un grande spirito di osservazione, voglia di emergere e di imparare, di adattarsi e di costruire il suo futuro anche quando lo stesso dovesse costare dolore o scelte drastiche - dall'abbandono subito da parte del padre al destino dell'esattore suo primo referente, dal rapporto con il Khan a quello con il suo legittimo erede -: un charachter non privo di ombre, ma assolutamente affascinante e reso bene dal semisconosciuto attore italiano Lorenzo Richelmy, che prima di essere rilanciato da Netflix aveva un destino già scritto come volto per le classiche e pessime fiction made in Terra dei cachi, che nell'incedere delle dieci puntate di questa densa prima stagione ha modo di interfacciarsi con l'approccio rude del mongolo Kublai, tagliente del quasi cinese suo erede, mellifluo e cospiratore del ministro dell'economia di origine persiana, marziale e deciso del maestro Cento Occhi, nebuloso ed arraffone come quello di suo padre e suo zio.
Una sorta di babele medievale che pare tracciare un ponte ideale tra l'Alexander di Oliver Stone e l'epica cinese - come per il già citato La battaglia dei tre regni -, pronta a toccare realtà e leggende - ho molto gradito la parentesi dedicata alla setta degli Hashashin, che ha originato negli anni cose come la saga videoludica di Assassin's Creed o il Clan degli Assamiti nel gioco di ruolo Vampiri -, trame e sottotrame di corte - che, a quanto dato dall'ultimo episodio, pare saranno l'ossatura principale della seconda stagione - tanto quanto battaglie all'ultimo sangue - stupendi il duello tra Kublai e suo fratello e lo scontro tra Cento Occhi, Marco Polo e Sidao, brutale e d'acciaio il primo, leggiadro e quasi danzato il secondo -: uno specchio sul passato che, in qualche modo, ricorda a noi uomini del futuro quanta carne e sangue esistano dietro l'Umanità e la sua Storia.
Anche quando sono portate a corte con i vestiti migliori.
Un'altra grande figura che ha sempre solleticato la mia curiosità è stata quella di Gengis Khan, nato fondamentalmente senza nulla in una lontana tribù mongola persa tra le steppe e fondatore di uno degli imperi più vasti, interessanti e temuti di sempre: suo nipote Kublai, invece, se non per una poesia di Samuel Coleridge, mi era praticamente sconosciuto, così come il suo legame con Marco Polo, mercante, avventuriero ed esploratore che fu tra i primi a rivelare all'Occidente quella che era la vita lungo la Via della seta, storico canale di scambi di ogni genere che collegava tutto il mondo allora conosciuto.
Quando, non troppo tempo fa, mi capitò per le mani - a dire il vero, al lavoro e di sfuggita - il trailer della serie targata Netflix - sempre più la realtà più importante del piccolo schermo - dedicata proprio alle gesta di Kublai ed al suo legame con Polo la curiosità si fece sempre più grande, tanto da riuscire a convincere Julez - di norma non proprio esaltata all'idea di gettarsi a capofitto in visioni di questo tipo - a tentare il viaggio con questa prima stagione prima che potesse avere inizio la seconda - programmata per l'imminente estate -: il risultato è stata una delle scoperte più interessanti degli ultimi mesi, dall'atmosfera pronta a ricordare lo splendido La battaglia dei tre regni ai sanguinosi duelli, dal progetto di Kublai - simile a quello del già citato Alessandro Magno - di costruire un impero multirazziale e multiculturale alla lotta all'ultimo sangue con il Cancelliere cinese Sidao, charachter strepitoso per freddezza ed arguzia politica nonchè per capacità di farsi odiare dallo spettatore, istintivamente più propenso a parteggiare per l'altrettanto crudele ma decisamente più istintivo ed umano Kublai piuttosto che sull'aristocratico calcolatore ultimo ostacolo per il Khan sulla strada della definitiva conquista della Cina.
Nel mezzo del delicato equilibrio che delinea il conflitto tra le due potenze si muove Marco Polo, giovane mosso da un grande spirito di osservazione, voglia di emergere e di imparare, di adattarsi e di costruire il suo futuro anche quando lo stesso dovesse costare dolore o scelte drastiche - dall'abbandono subito da parte del padre al destino dell'esattore suo primo referente, dal rapporto con il Khan a quello con il suo legittimo erede -: un charachter non privo di ombre, ma assolutamente affascinante e reso bene dal semisconosciuto attore italiano Lorenzo Richelmy, che prima di essere rilanciato da Netflix aveva un destino già scritto come volto per le classiche e pessime fiction made in Terra dei cachi, che nell'incedere delle dieci puntate di questa densa prima stagione ha modo di interfacciarsi con l'approccio rude del mongolo Kublai, tagliente del quasi cinese suo erede, mellifluo e cospiratore del ministro dell'economia di origine persiana, marziale e deciso del maestro Cento Occhi, nebuloso ed arraffone come quello di suo padre e suo zio.
Una sorta di babele medievale che pare tracciare un ponte ideale tra l'Alexander di Oliver Stone e l'epica cinese - come per il già citato La battaglia dei tre regni -, pronta a toccare realtà e leggende - ho molto gradito la parentesi dedicata alla setta degli Hashashin, che ha originato negli anni cose come la saga videoludica di Assassin's Creed o il Clan degli Assamiti nel gioco di ruolo Vampiri -, trame e sottotrame di corte - che, a quanto dato dall'ultimo episodio, pare saranno l'ossatura principale della seconda stagione - tanto quanto battaglie all'ultimo sangue - stupendi il duello tra Kublai e suo fratello e lo scontro tra Cento Occhi, Marco Polo e Sidao, brutale e d'acciaio il primo, leggiadro e quasi danzato il secondo -: uno specchio sul passato che, in qualche modo, ricorda a noi uomini del futuro quanta carne e sangue esistano dietro l'Umanità e la sua Storia.
Anche quando sono portate a corte con i vestiti migliori.
MrFord
"I come now
run for your shelters and caves
because I'm coming down
you are the one
precious one, 'cause I'm coming
I'm out for you kings and your knaves
the battle is on
you are the one
precious one, Temujin."
run for your shelters and caves
because I'm coming down
you are the one
precious one, 'cause I'm coming
I'm out for you kings and your knaves
the battle is on
you are the one
precious one, Temujin."
Avalon - "Temujin" -
Ho accennato al Khal che ne parlavi bene,mi fa:"Mela,ti ho fatto vedere le prime due puntate,mi hai detto che ti annoiava a morte e che me la dovevo guardare da solo".
RispondiEliminaBene.
Manco mi ricordavo di averle viste,tanto mi aveva colpito XD
O forse è solo l'età e con essa l'Alzheimer galoppante XD
Ahahahah strano, avrei detto che l'ambientazione "GOT" potesse piacerti.
EliminaE a me non ha annoiato per nulla. ;)
Interessante l'ambientazione, anche se la storia non mi ha convinto del tutto. Non ho ancora deciso se vedere o meno la seconda stagione.
RispondiEliminaIo non vedo l'ora della seconda stagione: ma io per questo tipo di storie vado pazzo. ;)
Eliminapensavo fosse robetta, visto che ho netflix forse allora merita una possibilità :-)
RispondiEliminaAnch'io pensavo fosse una serie di poco conto, e invece mi sono dovuto ricredere.
EliminaCerto Ford che, se di cinema già ne capisci poco, di serie tv proprio zero.
RispondiEliminaSei il nuovo punto di riferimento da NON seguire manco per sbaglio, hahaha.
Questa è davvero una serietta modesta, recitata maluccio e soprattutto noiosissima. Abbandonata dopo 2 puntate e non ci penso manco per sbaglio di recuperarla...
Rispetto a Mr. Robot, Marco Polo è praticamente un film d'azione. ;)
EliminaNon malissimo eh, ma tra tutte le serie Netflix questa secondo me è la più noiosa
RispondiEliminaIo invece l'ho trovata avvincente: ma come scrivevo sopra, il contesto mi piace molto.
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