Regia: Joe Wright
Origine: UK, Francia, USA
Anno: 2009
Durata: 117'
La trama (con parole mie): Steve Lopez, giornalista del Los Angeles Times specializzato in storie di strada, si imbatte per caso nell'homeless Nathaniel Ayers, che si rivela essere un talentuoso musicista che decenni prima abbandonò la prestigiosa Julliard di New York a seguito di un crollo psicotico. Fiutato il grande servizio e dunque coinvolto in una sempre più stretta, combattuta e sincera amicizia, il reporter si lega inesorabilmente al musicista, finendo per conquistare i lettori e trovandosi di fronte ad una delle sfide professionali e soprattutto umane più toste della sua vita: guadagnare, infatti, la fiducia di una personalità fragile come quella di Ayers risulterà essere più difficile che conquistare premi assegnati per servizi ed inchieste.
Riuscirà il giornalista a scindere i due lati della vicenda, o rimarrà schiacciato dalla personalità traboccante del suo nuovo amico?
Riuscirà il giornalista a scindere i due lati della vicenda, o rimarrà schiacciato dalla personalità traboccante del suo nuovo amico?
Ho sempre trovato, malgrado la diversità di tematiche e generi rispetto a quello che è lo "standard fordiano" Joe Wright un tipo tosto, pronto perfino a regare un piccolo cult al Saloon grazie allo splendido Espiazione, forse uno dei film romantici più apprezzati da queste parti negli ultimi anni.
Proprio a seguito della pellicola appena citata, il regista anglosassone sbarcò dalle parti di quella Hollywood tanto brava a fabbricare sogni quanto ad affossare promettenti registi provenienti dall'altra parte dell'oceano - ricordo l'esempio clamoroso di Von Donnersmarck, passato dal Capolavoro Le vite degli altri alla merda mortale The tourist prima di scomparire nel nulla -: malgrado, ai tempi, fossi molto curioso di scoprire cosa avrebbe potuto combinare il buon Joe avendo a disposizione un setting diverso e due attori sicuramente interessanti come Robert Downey Jr e Jamie Foxx, Il solista rimase una sorta di desiderio inespresso, quasi ci fosse qualcosa pronto a puzzare come una calza sudata dimenticata sotto il letto.
La prossima volta dovrò segnare a caratteri cubitali di dare retta al mio istinto senza dover necessariamente fronteggiare una realtà amara.
Il solista, infatti, non solo è indubbiamente il lavoro meno convincente e più "americanamente" convenzionale di Wright, ma anche un ibrido retorico e poco ispirato di pellicole irritanti come La ricerca della felicità ed altre decisamente più interessanti come Shine: la storia del musicista homeless Nathaniel Ayers, ispirata ad una storia vera, è infatti portata sullo schermo come la consueta favola urbana dall'allerta buonismo tipica della parte peggiore della settima arte a stelle e strisce, viziata da una sceneggiatura che pare completamente slegata dalla regia - e pesa come un macigno la parte in pieno stile 2001 che Wright si concede per far sperimentare al pubblico il rapporto con la musica di Ayers -, dal gigioneggiamento eccessivo dei due protagonisti - si tratta, senza dubbio, della pellicola in cui ho sopportato meno Downey Jr degli ultimi anni, nonostante l'Iron Man di noi tutti al sottoscritto stia parecchio simpatico - e da un piglio cui manca il carattere del film d'autore così come la zampata strappalacrime del grande titolo "di cassetta".
Non che mi aspettassi di incontrare un film in grado di ribaltare la mia vita di spettatore, specie nei giorni seguiti alla nascita della Fordina, ma sinceramente, anche rispetto ai dubbi nutriti ai tempi dell'uscita, pensavo che l'autore del già citato Espiazione potesse realizzare qualcosa di molto più originale e convincente, piuttosto che l'ennesima parabola di riscatto sociale misto a rivincita dell'outsider figlia del peggior qualunquismo dei nostri cugini oltreoceano: il dispiacere più grande, in questi casi, per un wannabe USA come il sottoscritto, è legato al fatto che i detrattori della Land of the free finiscono per andare a nozze con proposte come questa, pronte ad alimentare il sacro fuoco dell'ostilità verso le stelle e strisce.
Curioso, comunque, che in casi come questo - o quelli de La ricerca della felicità o The tourist -, il regista finisca sempre per essere un europeo, quasi la questione sulla responsabilità di questo tipo di fallimenti fosse da palleggiare tra la visione degli USA che pensiamo di avere in Europa e la mano pesante della produzione rispetto alla realizzazione di un film "all'americana" per mano di un figlio del Vecchio Continente: sinceramente, non so quante responsabilità potesse avere Joe Wright rispetto a quello che, senza dubbio, è stato un esperimento fallito, ma senza dubbio i successivi - seppur più che discreti - Hanna e Anna Karenina e l'ultimo - ed evitato accuratamente - Pan non remano troppo a suo favore.
Resta, dunque, una storia di amicizia, cronaca ed attualità che, probabilmente, se approcciata diversamente, ed affidata a mani diverse - non migliori o peggiori, semplicemente più abituate a raccontare un certo tipo di realtà urbana, e mi vengono in mente al volo il giovane e promettente regista di Fruitvale Station e Creed, o il primo Spike Lee ancora lontano dai recenti deliri -, avrebbe potuto ribaltare parecchie regole, invece di seguirle nel peggiore e più banale dei modi.
Proprio a seguito della pellicola appena citata, il regista anglosassone sbarcò dalle parti di quella Hollywood tanto brava a fabbricare sogni quanto ad affossare promettenti registi provenienti dall'altra parte dell'oceano - ricordo l'esempio clamoroso di Von Donnersmarck, passato dal Capolavoro Le vite degli altri alla merda mortale The tourist prima di scomparire nel nulla -: malgrado, ai tempi, fossi molto curioso di scoprire cosa avrebbe potuto combinare il buon Joe avendo a disposizione un setting diverso e due attori sicuramente interessanti come Robert Downey Jr e Jamie Foxx, Il solista rimase una sorta di desiderio inespresso, quasi ci fosse qualcosa pronto a puzzare come una calza sudata dimenticata sotto il letto.
La prossima volta dovrò segnare a caratteri cubitali di dare retta al mio istinto senza dover necessariamente fronteggiare una realtà amara.
Il solista, infatti, non solo è indubbiamente il lavoro meno convincente e più "americanamente" convenzionale di Wright, ma anche un ibrido retorico e poco ispirato di pellicole irritanti come La ricerca della felicità ed altre decisamente più interessanti come Shine: la storia del musicista homeless Nathaniel Ayers, ispirata ad una storia vera, è infatti portata sullo schermo come la consueta favola urbana dall'allerta buonismo tipica della parte peggiore della settima arte a stelle e strisce, viziata da una sceneggiatura che pare completamente slegata dalla regia - e pesa come un macigno la parte in pieno stile 2001 che Wright si concede per far sperimentare al pubblico il rapporto con la musica di Ayers -, dal gigioneggiamento eccessivo dei due protagonisti - si tratta, senza dubbio, della pellicola in cui ho sopportato meno Downey Jr degli ultimi anni, nonostante l'Iron Man di noi tutti al sottoscritto stia parecchio simpatico - e da un piglio cui manca il carattere del film d'autore così come la zampata strappalacrime del grande titolo "di cassetta".
Non che mi aspettassi di incontrare un film in grado di ribaltare la mia vita di spettatore, specie nei giorni seguiti alla nascita della Fordina, ma sinceramente, anche rispetto ai dubbi nutriti ai tempi dell'uscita, pensavo che l'autore del già citato Espiazione potesse realizzare qualcosa di molto più originale e convincente, piuttosto che l'ennesima parabola di riscatto sociale misto a rivincita dell'outsider figlia del peggior qualunquismo dei nostri cugini oltreoceano: il dispiacere più grande, in questi casi, per un wannabe USA come il sottoscritto, è legato al fatto che i detrattori della Land of the free finiscono per andare a nozze con proposte come questa, pronte ad alimentare il sacro fuoco dell'ostilità verso le stelle e strisce.
Curioso, comunque, che in casi come questo - o quelli de La ricerca della felicità o The tourist -, il regista finisca sempre per essere un europeo, quasi la questione sulla responsabilità di questo tipo di fallimenti fosse da palleggiare tra la visione degli USA che pensiamo di avere in Europa e la mano pesante della produzione rispetto alla realizzazione di un film "all'americana" per mano di un figlio del Vecchio Continente: sinceramente, non so quante responsabilità potesse avere Joe Wright rispetto a quello che, senza dubbio, è stato un esperimento fallito, ma senza dubbio i successivi - seppur più che discreti - Hanna e Anna Karenina e l'ultimo - ed evitato accuratamente - Pan non remano troppo a suo favore.
Resta, dunque, una storia di amicizia, cronaca ed attualità che, probabilmente, se approcciata diversamente, ed affidata a mani diverse - non migliori o peggiori, semplicemente più abituate a raccontare un certo tipo di realtà urbana, e mi vengono in mente al volo il giovane e promettente regista di Fruitvale Station e Creed, o il primo Spike Lee ancora lontano dai recenti deliri -, avrebbe potuto ribaltare parecchie regole, invece di seguirle nel peggiore e più banale dei modi.
MrFord
"So forget this cruel world
where I belong
I'll just sit and wait
and sing my song.
and if one day you should see me in the crowd
lend a hand and lift me
to your place in the cloud."
where I belong
I'll just sit and wait
and sing my song.
and if one day you should see me in the crowd
lend a hand and lift me
to your place in the cloud."
Nick Drake - "Cello song" -
Visto neppure metà e mollato,ci stava troppo sulle palle il personaggio di Foxx,e l'overdose di buonismo ci ha dato il colpo di grazia.
RispondiEliminaHai fatto bene a saltare Pan,era davvero una cagata come poche.Malgrado il mio adoratissimo Hugho XD
Mi sa tanto che Wright ha perso colpi, e parecchio.
EliminaComunque questo davvero evitabilissimo.
Nonostante regista e attori, che mi piacciono tantissimo, il film lo avevo trovato tanto noioso. Infatti ricordo giusto qualcosina, soprattutto la noia, appunto. :)
RispondiEliminaNoioso e buonista.
EliminaDavvero un peccato, considerate le premesse.
manco io l'ho visto fino alla fine. anzi, ho scoperto che era di Wright solo dopo...
RispondiEliminaIo di solito finisco anche i film di merdaa, comunque questo ha davvero un sacco di limiti.
EliminaUn film buonista che non ti è piaciuto???
RispondiEliminaSu WhiteRussian è una prima assoluta.
Si vede che non c'è il marchio Disney sopra... :)
Ahahah guarda che tu sei molto più buonista di me! ;)
EliminaDavvero una smarmellata totale.
RispondiEliminaUn peccato, considerato il regista.
Visto anche io solo qualche anno fa, carico di aspettative per il cast e per la storia di riscatto -sempre belle le storie di riscatto- ma ricordo che mi deluse non poco.
RispondiEliminaGiustissimo il voto ;)
Una vera, sonora delusione.
EliminaFilm davvero bruttino.
Ma quando ci si vede, Fratello?
Penso che lo eviterò ;)
RispondiEliminaE non ti perdi davvero nulla. ;)
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