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martedì 19 aprile 2016

Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

Regia: Roy Andersson
Origine: Svezia, Germania, Norvegia, Francia, Danimarca
Anno:
2014
Durata:
101'








La trama (con parole mie): Sam e Jonathan, venditori di scherzi e maschere non propriamente abili e non propriamente fortunati, si muovono attraverso veri e propri quadri ed epoche destinati a mostrare, attraverso il grottesco, l'ironia e l'assurdo, la grande commedia umana, soprattutto la sua parte legata a doppio filo al concetto di morte ed al suo rapporto con la stessa.
Un viaggio sconnesso e scombinato volto all'esplorazione, alla critica ed alla ricerca, tutto posato sulle spalle di personaggi nati per essere inesorabilmente outsiders: dove, dunque, condurrà il percorso dei ben poco eroici protagonisti?
Riusciranno a piazzare il nuovo articolo che cercano di spingere e riscuotere soldi dovuti o dovranno soccombere ad un Sistema più grande cantando canzonette per festeggiare la loro sconfitta?












Era da tempo, ormai, che non mi capitava per le mani una bella scarica di bottigliate d'autore.
Ultimamente, infatti, che sia per la stanchezza legata alla quotidianità lavorativa o quella - decisamente più importante in tutti i sensi - legata agli impegni con i piccoli Ford, preferisco di gran lunga destinare le mie serate cinefile a proposte più leggere e legate all'intrattenimento, riservando ai titoli d'essai uno spazio limitato per le giornate più libere da impegni: Peppa Kid sarà pronto a dichiarare quanto, la contrario, mi sia rammollito, considerato che le ultime tempeste di bottigliate sono state, di fatto, figlie di stroncature "easy", ma come al solito quando è lui ad aprire bocca, poco importa, specie considerato che questa settimana è stata inaugurata proprio dal massacro del suo tanto caro Mr. Robot, e nonostante quello di Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza potrebbe essere senza troppi problemi annoverato nel gruppo dei suddetti bocciati "con garbo".
Il lavoro di Roy Andersson, da molti radical considerato un Maestro e premiato con il Leone d'oro a Venezia, è indubbiamente notevole per tutto quello che riguarda l'aspetto tecnico, dalla messa in scena alla regia, dall'uso del primo e del secondo piano al piano sequenza, dalla fotografia alla prospettiva, che colloca questo film lungo una sorta di ideale confine tra Majewski e Sokurov, roba da "mica bruscolini".
Peccato che, a conti fatti, per poter considerare davvero una pellicola grande debbano essere tenute presenti anche altre cosine come la sceneggiatura, la capacità di parlare ad un pubblico il più vasto possibile e raccontare allo stesso una storia così come dare un senso alla stessa: poco importa, infatti, che le idee ricordino il primo Kaurismaki - di tutt'altro livello rispetto a questo film, sia chiaro -, o che il grottesco riesca in alcuni passaggi a colpire nel segno, se a fare da contrappeso a tutte le qualità di questo Piccione si trovano novanta minuti e spiccioli di nonsense assoluto che pare una presa per il culo del pubblico giocata attorno a quelle che paiono improvvisazioni senza alcun senso.
Certo, io potrei essere ormai troppo pane e salame, ma sinceramente assistere a sequenze che vedono frasi fuori contesto ripetute quasi come un mantra come se dovessero, più che convincere o divertire, ipnotizzare l'audience, risulta essere una perdita di tempo non da poco per tutti quelli che devono lottare per guadagnarsi quello stesso tempo: ed è ormai lontana, almeno per il sottoscritto, l'epoca in cui bastava l'autorialità più o meno estrema di una pellicola per guadagnarsi da queste parti lo status di cult, così come, d'altro canto, si è abbassata la soglia di tolleranza per i film che paiono costruiti ad uso e consumo di un'elite che, probabilmente, neppure c'è, o di quelle giurie pronte ad andare in brodo di giuggiole per lavori apparentemente incomprensibili come questo.
Non sarò certo io a remare contro i prodotti da Festival, o di nicchia, ma trovo che sia davvero troppo facile - e questa volta mi risparmio il supponente, perchè quantomeno Andersson non trasmette questa sensazione - pensare di presentare un lavoro esteticamente ineccepibile ma, passatemi la definizione, eticamente scorretto come questo: il signor Andersson ed il suo Piccione, infatti, meriterebbero gli ormai noti - e quelli davvero cult - novantadue minuti di applausi del fantozziano "E' una cagata pazzesca!", in barba ai premi, ai leoni e a tutte le giurie pronte ancora a credere in un Cinema elitario e forzatamente colto.
Il giorno successivo alla visione, ho ripensato al re del grottesco, della satira e del "nonsense" della settima arte, Luis Bunuel, che, da bravo genio assoluto qual'era, riusciva e riesce tramite le sue pellicole a parlare a chiunque senza bisogno che qualche presunto critico o santone intellettuale debba farsi trovare pronto ad educare le masse per estrapolare significati che, chissà, forse neppure ci sono.
Del resto, ci sarà pure un motivo se il piccione è uno degli animali più inutili e ributtanti che possano esistere.
E non penso riguardi da vicino riflessioni sulla morte o sull'esistenza.




MrFord




"For just a Skyline Pigeon
dreaming of the open
waiting for the day
he can spread his wings
and fly away again
fly away skyline pigeon fly
towards the dreams
you've left so very far behind."
Elton John - "Skyine pigeon" - 





27 commenti:

  1. Ne faccio volentierissimo a meno ;)

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  2. Quando bottigli lo fai perchè il film ti ha deluso parecchio, finora non l'ho visto, se per caso un giorno mi decidessi di farlo penserei a te xD

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    1. Una visione ci sta. Non so poi quale potrebbe essere il risultato. ;)

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  3. E chi ne ha voglia di visioni così pesanti??Passo senza indugio..

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    1. Ahahah pensa che io l'ho visto nei giorni sotto parto di Julez, con pochissime ore di sonno all'attivo. ;)

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  4. il film è discutibile, però non è detto che un film per essere bello debba parlare ad un pubblico più vasto possibile secondo me...

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    1. Per essere esteticamente o tecnicamente bello assolutamente no, per essere considerato un Capolavoro, secondo me sì.

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    2. Concordo, ottima risposta.

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  5. Visto tempo fa, certo è leggermente pesante ma molto ironico ed anche divertente a tratti, certamente non è per tutti ma almeno una volta merita di essere visto partendo però dal presupposto di sapere già cosa stai per vedere, altrimenti annoia ;)

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    1. A me non ha annoiato, quanto più che altro lasciato sgomento a tratti.
      Ad ogni modo, penso anch'io che una visione ci stia.

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  6. Una bella stroncatura del cinema d'autore. :)
    Non l'ho visto ma ammetto che già dal titolo non riesco a prenderlo seriamente.

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    1. Tecnicamente è ineccepibile, il problema è il resto. :)

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  7. Più che esserti rammollito, sei sempre stato un finto duro dal vero cuore tenero. :)

    Questa stroncatura all'acqua di rose di un film che mi sa di troppo radical-chic persino per me non fa che confermarlo. ;)

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    1. Secondo me il film non è troppo radical, quanto molto nonsense!
      Non credo ti piacerebbe. ;)

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  8. Uno dei film più belli della scorsa stagione:complesso, filosofico, parente stretto di Beckett e Ionesco, ma pervaso da un fascino e una profondità che non ti si scrolla di dosso per mesi. A mio avviso, non merita la stroncatura.

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    1. Di norma concordiamo, Black, ma qui io ho visto soltanto un gran pasticcio buono per il suo autore e pochi di più.
      Peccato, perchè le potenzialità c'erano davvero.

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  9. Uno di quei titoli che mi mancano. Pure io ultimamente ho preferito visioni leggere...
    Questo però, nonostante se ne siano dette di ogni in merito, mi incuriosisce.

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    1. Secondo me, come scrivevo sopra, una visione ci sta tutta. Ma potrebbe avere effetti indesiderati. ;)

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  10. scusa ma "la capacità di parlare ad un pubblico il più vasto possibile" non è assolutamente un caratteristica che io prendo in considerazione per valutare i film. Anzi, a me solitamente piacciono le cose che piacciono a pochi, quelli che o li ami o li vorresti ammazzare, da Allen a Lynch.
    Questo non l'ho visto ma ce l'ho in lista, lo guarderò, magari non mi piacerà neanche ma le bottigliate, così a pelle, mi paiono eccessive visto che lo hai definito esteticamente ineccepibile. mah.

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    1. I gusti e le scelte personali, Bill, sono indiscutibili, ma mi pare assurdo considerare "per pochi" registi, autori o musicisti giunti a questi livelli, perchè il loro bacino di pubblico è di decine di migliaia di persone.
      E considerato che ogni artista è, di fatto, un comunicatore, se davvero si vuole produrre qualcosa di oscuro ed elitario, tanto vale farlo per se stessi e goderselo a casa propria. ;)

      Le bottigliate, in realtà, lo tutelano, comunque: la tecnica è davvero ineccepibile, dunque un voto basso sarebbe stato assurdo. Ma avendolo trovato deludente, le bottigliate calzano a pennello. ;)

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  11. No, no, no, no, assolutamente no! :D
    Mai stati così in disaccordo caro Ford! Io l'ho trovato un film geniale, e l'anno passato a Venezia ha messo (quasi) tutti d'accordo... una pellicola assolutamente folle, stralunata, inclassificabile e genialmente grottesca, sull'insensatezza della società moderna e sulle difficoltà delle persone timide e "diverse" nell'affrontare questo mondo così omologato. Io l'ho adorato, e mi chiedo se chi ha commentato qui sopra lo ha davvero visto questo film, al netto di pregiudizi e "sentito dire". Per me è e resta un gioiellino...
    Perdonami l' "enfasi" :D

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    1. Io sono un grande sostenitore dell'enfasi, sempre e comunque.
      Al contrario di te, ho visto un'opera tecnicamente splendida mascherata, come contenuti ed approccio, proprio da genialata da festival: l'insensatezza nasce e viene alimentata, a mio parere, anche da lavori come questo, che non favoriscono per nulla il dialogo.

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