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mercoledì 16 marzo 2016

The gift - Regali da uno sconosciuto

Regia: Joel Edgerton
Origine: USA, Australia
Anno: 2015
Durata: 108'






La trama (con parole mie): Simon e Robyn sono una coppia di successo - lui esperto di sicurezza informatica, lei designer di interni - appena trasferitisi da Chicago a Los Angeles per ricominciare a seguito del cambio di lavoro di lui e della volontà di lasciarsi alle spalle la gravidanza finita male di lei l'anno precedente. Quando, in un negozio, incontrano per caso Gordo, vecchio compagno di liceo di Simon, e quest'ultimo comincia a ricoprire la coppia di attenzioni e regali, Robyn resta incuriosita mentre il marito pare rifiutare l'uomo, memore del fatto che ai tempi della scuola venisse considerato strambo e poco raccomandabile.
Quando proprio Simon tenta di chiudere i rapporti con Gordo ed il cane della coppia sparisce, l'inquietudine cresce, e rischia di esplodere fino a quando, di colpo, il quadrupede fa ritorno e tutto pare tornare alla normalità: ma cosa si nasconde dietro l'ossessione di Gordo per la coppia? E quali segreti cela lo stesso Simon?









Se, neppure troppo tempo fa, qualcuno mi avesse garantito che sarei uscito più che soddisfatto dalla visione di un film non solo interpretato - non l'ho mai considerato particolarmente dotato in questo senso -, ma anche scritto e diretto da Joel Edgerton, ragazzone australiano salito alla ribalta qualche anno fa grazie a Warrior - anche se, di fatto, la sua performance migliore resta a mio parere quella offerta in Il grande Gatsby -, avrei potuto giurare che il tasso alcolemico nel sangue del diretto interessato fosse decisamente fuori scala.
E invece, dopo aver raccolto i saggi consigli di Ink, Lazyfish e Dembo, e recuperato The gift - Regali da uno sconosciuto, stendendo un velo pietoso sull'adattamento italiano, mi sono dovuto ricredere: facendo riferimento ad un impianto classico da thriller "di persecuzione" - da Misery ad Attrazione fatale, per intenderci -, Edgerton scrive e dirige con discreta perizia un lavoro che tiene più che bene dall'inizio alla fine, ed offre un punto di vista originale rispetto a questo tipo di pellicole grazie al "twist" legato al passato di Simon e Gordo, pronto a ribaltare più di un punto di vista dell'audience e trasformare radicalmente la pellicola nella sua seconda parte.
Il fatto, poi, di analizzare almeno in parte una tematica scottante ed attuale come quella del bullismo filtrandola attraverso i concetti di solitudine, vendetta e visione ideale di una famiglia che non si può o potrà avere - ed aver incluso nel cocktail anche il dramma vissuto da Simon e Robyn con la perdita del bambino - funziona alla perfezione e permette non solo al regista di osare con un paio di momenti ad alta tensione e salto sulla sedia, ma anche di lavorare sulla sua stessa interpretazione di Gordo e su quella di un sorprendente Jason Bateman, che negli ultimi anni siamo stati più abituati a vedere al lavoro in parti molto più leggere e scanzonate.
Altro punto a favore del film è dato dall'utilizzo, come arma, prima ancora della violenza fisica, quella verbale unita alla calunnia, spesso e volentieri in grado di colpire e lasciare segni più profondi di un livido o un taglio: arbitro della contesa e punto di vista più vicino al pubblico diviene dunque il personaggio di Robyn, pronta ad attraversare l'ora e quaranta abbondante della visione in uno stato di costante tensione emotiva, che si parli di Gordo o di Simon, proprio mentre è alla ricerca di una strada che la riporti a guardare il mondo con la testa alta e la voglia di ricominciare dopo una perdita come quella subita prima del trasferimento in California.
Un esperimento riuscito, dunque, che pur non considerabile all'altezza dei Classici del genere - non siamo certo di fronte ad un novello Hitchcock - convince ed avvince per tutta la sua durata, e solletica il dubbio nel sottoscritto se il futuro di Joel Edgerton non sia più roseo dietro la macchina da presa - o da scrivere - che non a favore della stessa: non sarebbe certo il primo attore rivelatosi più incline ad una carriera "dietro le quinte" - l'idolo fordiano Eastwood è l'esempio più eclatante in questo senso -, e, forse, a quel punto non sarebbe più così improbabile aspettarsi da un film di Joel Edgerton qualcosa di assolutamente positivo.




MrFord




"La calunnia è un venticello
un'auretta assai gentile
che insensibile sottile
leggermente, dolcemente,
incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra
sotto voce sibilando
va scorrendo, va ronzando
nelle orecchie della gente."
Gioacchino Rossini - "La calunnia è un venticello" - 







11 commenti:

  1. A me Edgerton è piaciuto giusto in Warrior, accanto a Hardy. Qui, nonostante il carisma latitante, si rivela migliore come regista che come attore: un buonissimo thriller, una bella sorpresa. Mi ha ricorda un po' anche Bed Times.

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    1. Dopo questa prova, è certo che sia meglio come regista che come attore.
      Speriamo continui così! :)

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  2. Lo sapevo che questo thrillerino fordiano ti sarebbe piaciuto.
    Per me guardabile, quanto del tutto dimenticabile già sui titoli di coda.

    Che poi punto di vista originale, ma dove??? :)

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    1. Ma che ne sai tu di film quantomeno decenti, e di punti di vista originali!? ;)

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  3. Yeah, sapevo avresti apprezzato. È un film che grida anni '90 da tutte le parti, ma nonostante ciò riesce a risultare interessante ed avvincente fino all agghiacciante conclusione.
    ;)

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    1. Verissimo: un film che non inventa, di fatto, nulla di nuovo, ma riesce a proporsi bene e colpire.

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  4. io l'ho visto in lingua originale, e prossimamente ne parlerò anche io da me xD

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  5. Yeah!Sono contenta che ti sìa piaciuto.Non un capolavoro,ma valido intrattenimento,ed il finale mi ha gelato O.o
    Grazie del link! :)

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    1. Figurati! In fondo l'ho recuperato per merito vostro!
      Comunque, validissimo intrattenimento.

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  6. Vecchio stampo ma che funziona per me va benissimo! :)

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