Pagine

giovedì 17 dicembre 2015

The walk

Regia: Robert Zemeckis
Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 123'







La trama (con parole mie): Philippe Petit, funambolo ed acrobata autodidatta, alle spalle un'infanzia ed un'adolescenza travagliate e ben poco legate alle regole, si innamora del progetto ancora in corso d'opera del WTC a New York, e decide che un giorno o l'altro organizzerà un piano che gli permetterà di tendere il suo cavo tra le Torri Gemelle.
Allenamento dopo allenamento, e dopo aver osato un'impresa preparatoria simile tra i campanili di Notre Dame a Parigi, Petit organizza una squadra di fidati compagni e vola nella Grande Mela, pronto a realizzare, nonostante le apparenti difficoltà, l'impresa.
Il mattino del sette agosto settantaquattro l'allora neppure trentenne funambolo vinse una sfida che, ad oggi, resta ancora unica ed ineguagliata.












A Robert Zemeckis sarò grato, in quanto cinefilo accanito, a vita: la trilogia di Ritorno al futuro, All'inseguimento della pietra verde, l'episodio più interessante di Storie incredibili, Chi ha incastrato Roger Rabbit?, La morte ti fa bella hanno segnato la mia infanzia ed adolescenza, così come, in tempi più recenti, ho amato nonostante retorica e furberia Forrest Gump e Cast Away, forse l'ultimo film davvero interessante firmato dal regista.
Sono grato anche che al mondo esistano folli totali come Philippe Petit, anarchici ed appassionati, amanti della vita nonostante, o forse proprio per questo, si ostinino a rischiarla come se fosse la cosa più normale del mondo: l'impresa del funambolo francese, datata sette agosto settantaquattro, è stata qualcosa di assolutamente epico, completamente fuori di testa eppure magica come poche altre.
Ricordo bene, infatti, l'effetto che mi fece stare di fronte a quelle due torri assolutamente enormi, quasi incredibili, quando nel lontano ottobre del novantaquattro - vent'anni dopo, giorno più, giorno meno, del momento di gloria di Petit - rimasi esterrefatto ai loro piedi: per chi non ha avuto la fortuna di provare quella sensazione, posso dirvi che erano davvero qualcosa di straordinario, e pensare che un ragazzo di neppure trent'anni, mosso solamente dalla passione ed aiutato da un manipolo di amici folli quanto lui, avesse passeggiato per oltre quaranta minuti su un cavo tirato tra i due colossi di acciaio e cemento sfiora davvero la fantascienza.
Eppure è successo. E' documentato. E raccontato splendidamente da Man on wire, che James Marsch diresse qualche anno fa raccontando i fatti, puri e semplici, che portarono a quell'evento.
E qui torniamo a Robert Zemeckis: perchè, da buon americano - e tutti voi che passate a farvi qualche drink da queste parti ben sapete quanto il sottoscritto li ami -, il vecchio Robert proprio non resiste a voler imbastire la storia nel peggiore dei modi a stelle e strisce per almeno tre quarti di pellicola.
Con lui Joseph Gordon-Levitt, attore da sempre benvoluto da queste parti che pare impegnarsi più nell'impresa di risultare irritante tanto da scatenare le più violente bottigliate che non nel risultare credibile nel ruolo di Petit.
Un vero peccato, dunque, perchè quella che è stata ed è, di fatto, un'impresa mitica diventa, per un'ora e mezza secca - ovvero, minuto più, minuto meno, fino al primo passo sul cavo tra le due Torri Gemelle di Levitt/Petit -, un vero e proprio supplizio per lo spettatore, un cocktail letale di noia, irritanti mossette da artista di strada hipster e situazioni che paiono Amelie rivisitata in peggio - e già si parte da un mood per nulla nelle mie corde, tanto per intenderci -.
A salvare dalla catastrofe Zemeckis e soci, una mezzora finale davvero da urlo, illuminata da una resa della camminata sul cavo in grado di mettere i brividi non solo a chi - come questo vecchio cowboy - patisce e non poco l'altezza, ma al pubblico tutto, di fatto trasformando la magia di ogni passo del suo protagonista in una sorta di thriller serratissimo: e proprio per questo, forse, il desiderio di punire con le bottigliate delle grandi occasioni The walk è ancora più sentito, considerata la potenza della parte finale giunta sullo schermo dopo tre quarti di pellicola da buttare dritta nel cesso prima di tirare lo sciacquone il più in fretta possibile, evitando di pensare ancora al doppio utilizzo dei termini in inglese e francese di Levitt o al maestro di circo interpretato da Ben Kingsley, che è sulla buona strada per diventare uno dei vecchi leoni più invisi in casa Ford.
Un'occasione clamorosamente sprecata, dunque, che non rende assolutamente giustizia agli eventi che l'hanno ispirata - fatta eccezione, per l'appunto, della chiusura - e che fa rimpiangere Man on wire, l'incoscienza magica di Philippe Petit e quelle due Torri così enormi che quasi non parevano vere.
Ma lo sono state, eccome.





MrFord





"Now I'm walking on sunshine, whoa
I'm walking on sunshine, whoa
I'm walking on sunshine, whoa
and don't it feel good
hey, all right now
and don't it feel good
hey, yeah."
Katrina and The Waves - "Walking on sunshine" - 






28 commenti:

  1. vero, funziona in maniera eccellente solo l'ultima parte proprio per questo alla fine il film lascia una sensazione abbastanza positiva che forse non merita...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Assolutamente d'accordo: una mezzora magica che quasi salva il resto. Quasi.

      Elimina
  2. Concordo solo su quanto dici dell'ultima parte che è la magia del cinema. Ma se non sei riuscito ad apprezzare la prima parte, con il personaggio di papa rudy che insegna a petit l'arte di fare spettacolo, ti sei perso qualcosa! Dalle bottigliate lo difendo io ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo, mi sono perso il gusto della realtà: mica è stata una favoletta, l'impresa di Petit!
      E Rudy è uno dei personaggi più inutili dell'annata cinematografica! ;)

      Elimina
    2. una favola non sarà reale, ma è vera. mi capita di preferire la favola e la sua verità.
      la favola aiuta a interpretarla quella realtà che ti è mancata. dunque non è che non c'era... solo non l'hai vista :) o può essere anche così almeno

      Elimina
    3. Mah, avendo visto il documentario sulla reale - e verissima - impresa di Petit, ed avendo visto il WTC con i miei occhi, penso che questa "favola" meritasse decisamente qualcosa di meno zuccheroso di quanto è stato mostrato qui. ;)

      Elimina
  3. avevo visto con soddisfazione il film di James Marsh su Petit (http://markx7.blogspot.it/2012/12/man-on-wire-james-marsh.html), ho pensato di lasciare Zemeckis, mi sa che non ho sbagliato troppo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono due cose completamente diverse: il primo è una cronaca, questo una specie di fiaba.
      Inutile dire quale abbia preferito io. ;)

      Elimina
  4. La prima parte è propedeutica è all'ultima mezz'ora: crea l'aspettativa, ti convince che vale la pena aspettare... ma non voglio cercare di convincere te, ci mancherebbe! :)
    Quello su cui però non sono d'accordo è il paragone con "Man on wire", perchè sono due film diversi e non paragonabili. Il film di Marsh, bellissimo, è una ricostruzione dei fatti pura e semplice (come hai detto anche te). "The Walk" è soprattutto un film sull'America, quella di oggi, impaurita e restìa alla "diversità". Le lunghe scene (qualcuno dice "pallose", ci sta) girate all'interno delle Torri rappresentano l'inquietudine e la paura del nemico che viene "da dentro". Per me è un film molto meno banale di quello che sembra, mi è piaciuto molto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Kris, la tua lettura è interessante, ma più che creare l'aspettativa, ho visto in quella prima ora e mezza solo una favoletta raccontata nel modo peggiore delle stelle e strisce.
      Peccato, perchè secondo me con la storia di Petit si poteva fare molto di più.

      Elimina
  5. Lo guarderò per ammore,perchè già vedo che è una palla pazzesca.Confido che il Khal entri in caffettiera mode dopo i primi 15 minuti di lentume,e skippi alla mezz'ora finale in scioltezza XD XD XD Certo che potrebbe fregarmi l'impostazione uber stelle e striscie,che intrippando il Khal potrebbe convincerlo a guardare TUTTO questo polpettone,dall'inizio alla fine XD *amore se russo svegliami*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Più che una palla, è una favoletta. Molto, molto meglio il documentario, a questo punto.

      Elimina
    2. Visto stasera con le aspettative sotto i tacchi,ci è piaciuto molto!!!Ma a noi le americanate strapiacciono ;)
      Per quanto incomprensibile nella sua voglia di rischiare la pelle a tutti i costi,Petit mi ha fatto simpatia,come chiunque sia arso da un sogno inspegnibile.E non l'abbiamo trovato lento per niente,e se non è lento per noi....
      Mi ha fatto dispiacere ancora di più per non essere riuscita a vedere le torri gemelle,quando ci sono andata io la prima volta era il 2004 ed era tutto demolito,le due volte che ci sono tornata ho visto i due musei ad esse dedicati....allucinante.

      Elimina
    3. Più che americanata, questa è proprio una porcatina, fatta eccezione per la mezzora finale, che è una bomba.
      Se vi capita, recuperate Man on wire, il documentario sul vero Petit. Quello sì che spacca! :)

      Elimina
  6. Concordo al 100%. Non l'ho preso a bottigliate, però c'è proprio qualcosa di indefinitamente irritante che scorre sotterraneo in tutta la prima parte del film.
    Supplizio è proprio il sostantivo più idoneo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Irritante è la parola giusta: tra il Petit finto artista di strada primi novecento a Rudy, avrei preso a calci in culo tutti i personaggi fino al momento della camminata.

      Elimina
  7. Eppure sulla combo Zemeckis/Gordon-Levitt ci avrei scommesso, peccato. :/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah dimenticavo... io impazzisco letteralmente per "Chi ha incastrato Roger Rabbit?". L'avrò visto 3000 volte senza esagerare, vado a leggere la tua recensione!

      Elimina
    2. Io non avevo grandi speranze, ma vedendo il lavoro sul finale, mi sono quasi incazzato: gli strumenti per fare più che bene c'erano tutti.

      Elimina
  8. ho visto il trailer una settimana prima che uscisse, ed una settimana dopo la sua uscita, l'avevano già ritirato dalle sale... un grosso successo.
    eppure a me ispiravano sia la storia che l'attore protagonsita....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Fai sempre in tempo a recuperare il bellissimo documentario sull'impresa di Petit! :)

      Elimina
  9. Strano che non ti sia piaciuto, visto che è una americanata ruffianata proprio sulla scia di Forrest Gump e Cast Away...

    Pure io salvo la mezz'ora finale, mentre per il resto bottigliate!

    Soffro parecchio di vertigini, ma essere d'accordo con te Ford è una cosa che mi spaventa ancora più delle altezze! ;D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Figurati a me!
      Pensare di essere d'accordo mi fa quasi più impressione che stare in bilico su un cavo a quattrocento metri di altezza! ;)

      Elimina
  10. Gordon Levitt da prendere a schiaffi, una prima ora superflua, dove vengono presentati comprimari anonimi e situazioni inutili. Però, da quando ha iniziato a camminare sul filo, per me è stata magia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo in pieno. E questo ha scatenato ancora più bottigliate, considerato che le capacità e possibilità di fare un gran film c'erano tutte.

      Elimina
  11. Penso che sia uno dei film più noiosi dell'anno...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho visto di peggio, ma senza dubbio anche un sacco di meglio. ;)

      Elimina
  12. A parte la mezzora finale, sono state inevitabili.

    RispondiElimina