Regia: Peter Sohn
Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 93'
Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 93'
La trama (con parole mie): in una realtà cambiata da una deviazione del meteorite che si presume possa aver causato l'estinzione dei dinosauri, gli enormi rettili vivono ancora la Terra come avrebbero fatto in loro vece gli uomini, rimasti ad uno stato brado di quasi bestie. Arlo e la sua famiglia, che si occupano principalmente di agricoltura nella loro fattoria, vivono giorno per giorno e stagione per stagione preoccupandosi del raccolto e di avere cibo sufficiente per l'inverno.
Quando, a causa delle continue intrusioni di un cucciolo d'uomo, Arlo e suo padre finiscono al di fuori dei confini della loro terra ed il genitore del timoroso dinosauro perde la vita per salvarlo, lo stesso Arlo, schiacciato dal senso di colpa, finisce per tentare di catturare l'intruso finendo per perdersi con lui nelle terre selvagge: il loro viaggio di ritorno sarà un modo per entrambi di crescere e conoscersi, costruendo un legame che nessuno dei due dimenticherà.
Fin dai tempi dei suoi esordi con Toy Story, sono stato un acceso sostenitore dell'operato Pixar, probabilmente una delle realtà più importanti della Storia del Cinema d'animazione insieme al Ghibli di Hayao Miyazaki: poche volte, in questi vent'anni o poco più, del resto, i geniacci di questo gruppo nato da una costola di Mamma Disney hanno finito per deludermi, ed anche in quei casi si è trattato di semplici visioni, e non del consueto filmone che ci si sarebbe potuti aspettare.
Devo ammettere, però, che all'uscita de Il viaggio di Arlo, complici le vicissitudini produttive, l'uscita a pochissimi mesi di distanza dal magnifico Inside Out, il fatto che le prime recensioni fossero tutt'altro che positive, le mie speranze di incrociare il cammino con un titolo che mi sarei comunque portato dentro erano davvero ridotte al lumicino: fortunatamente per tutti gli occupanti di casa Ford, con questo lavoro Peter Sohn non solo ha ribaltato i pronostici della vigilia, ma ha compiuto due piccoli miracoli.
Uno è stato, di fatto, costruire la prima pellicola che il Fordino abbia visto quasi per intero rapito dalle immagini - del resto, adora i dinosauri quasi quanto gli animali - superando i problemi di tenuta che hanno tutti i bambini molto piccoli ed innescando reazioni da spettatore "grande" - la richiesta di spiegazioni rispetto al momento in cui Arlo e Spot si confrontano a proposito del destino delle loro famiglie è stata esemplare, in questo senso -, e l'altro quello di riuscire - anche se non con la stessa intensità - a commuovere il sottoscritto proprio come aveva fatto il già citato Inside Out.
Certo, io sto invecchiando e la paternità ha di fatto aperto una breccia rispetto a tutti i film legati a tematiche come il rapporto tra padri e figli, la formazione e la crescita, il concetto di famiglia e via discorrendo, eppure ho trovato, per quanto assolutamente derivativo - l'ombra de Il re leone è grossa come una casa - Il viaggio di Arlo uno splendido "road movie" in salsa Western - dunque, altra porta aperta sfondata da queste parti, dai brontosauri coltivatori ai tirannosauri mandriani, è una chicca dietro l'altra - legato a doppio filo ai concetti di superamento del dolore, amicizia, senso di responsabilità e legame con le proprie radici degno delle grandi epopee non solo americane, un titolo che, cambiando l'ordine degli addendi, avrebbe tranquillamente potuto parlare ad altre epoche e generazioni, considerata l'universalità dei temi che tratta ed il grande cuore che mette nel farlo.
Come se non bastassero, poi, emotività e passione, Il viaggio di Arlo sfoggia un comparto tecnico notevole soprattutto rispetto alla cornice naturale, splendida nel rappresentare la bellezza mozzafiato tanto quanto la crudeltà "super partes" della Terra, dalle tempeste alle frane, passando per la gioia di un frutto pronto a sfamare ed un altro in grado di confondere le acque neanche fosse la più colossale delle sbronze.
Ma il vero motore, ovviamente, de Il viaggio di Arlo, è l'amicizia costruita passo dopo passo, difficoltà dopo difficoltà, tra lo stesso Arlo e Spot, cucciolo d'uomo che ricorda il Mowgli de Il libro della giungla e il Due Calzini di Balla coi lupi, divertente e commovente ad un tempo, pronto a conquistare il cuore di ogni spettatore o quasi, padre oppure no che sia: l'evoluzione del loro rapporto, che sarà pur simile a tanti altri ma non per questo appare banale, scontata o eccessivamente furba, è una delle cose più semplicemente belle di questo finale di stagione, e quell'abbraccio prima dell'addio è un tuffo al cuore di quelli che non si dimenticano, proprio perchè appartenente alla vita di ognuno di noi, che è stato da una parte e dall'altra di quel momento, che si è sentito perso e si è ritrovato, che ha potuto contare su un amico e l'ha dovuto lasciare, che ha compreso cosa significhi amare e dover trovare la propria strada da solo.
E soprattutto, quell'abbraccio appartiene a chiunque di noi si sia fatto il culo abbastanza per lasciare la propria impronta.
Un'impronta che potrà non significare nulla per chi vive oltre, ma che per noi e chi amiamo ha più valore di qualsiasi altra cosa.
Devo ammettere, però, che all'uscita de Il viaggio di Arlo, complici le vicissitudini produttive, l'uscita a pochissimi mesi di distanza dal magnifico Inside Out, il fatto che le prime recensioni fossero tutt'altro che positive, le mie speranze di incrociare il cammino con un titolo che mi sarei comunque portato dentro erano davvero ridotte al lumicino: fortunatamente per tutti gli occupanti di casa Ford, con questo lavoro Peter Sohn non solo ha ribaltato i pronostici della vigilia, ma ha compiuto due piccoli miracoli.
Uno è stato, di fatto, costruire la prima pellicola che il Fordino abbia visto quasi per intero rapito dalle immagini - del resto, adora i dinosauri quasi quanto gli animali - superando i problemi di tenuta che hanno tutti i bambini molto piccoli ed innescando reazioni da spettatore "grande" - la richiesta di spiegazioni rispetto al momento in cui Arlo e Spot si confrontano a proposito del destino delle loro famiglie è stata esemplare, in questo senso -, e l'altro quello di riuscire - anche se non con la stessa intensità - a commuovere il sottoscritto proprio come aveva fatto il già citato Inside Out.
Certo, io sto invecchiando e la paternità ha di fatto aperto una breccia rispetto a tutti i film legati a tematiche come il rapporto tra padri e figli, la formazione e la crescita, il concetto di famiglia e via discorrendo, eppure ho trovato, per quanto assolutamente derivativo - l'ombra de Il re leone è grossa come una casa - Il viaggio di Arlo uno splendido "road movie" in salsa Western - dunque, altra porta aperta sfondata da queste parti, dai brontosauri coltivatori ai tirannosauri mandriani, è una chicca dietro l'altra - legato a doppio filo ai concetti di superamento del dolore, amicizia, senso di responsabilità e legame con le proprie radici degno delle grandi epopee non solo americane, un titolo che, cambiando l'ordine degli addendi, avrebbe tranquillamente potuto parlare ad altre epoche e generazioni, considerata l'universalità dei temi che tratta ed il grande cuore che mette nel farlo.
Come se non bastassero, poi, emotività e passione, Il viaggio di Arlo sfoggia un comparto tecnico notevole soprattutto rispetto alla cornice naturale, splendida nel rappresentare la bellezza mozzafiato tanto quanto la crudeltà "super partes" della Terra, dalle tempeste alle frane, passando per la gioia di un frutto pronto a sfamare ed un altro in grado di confondere le acque neanche fosse la più colossale delle sbronze.
Ma il vero motore, ovviamente, de Il viaggio di Arlo, è l'amicizia costruita passo dopo passo, difficoltà dopo difficoltà, tra lo stesso Arlo e Spot, cucciolo d'uomo che ricorda il Mowgli de Il libro della giungla e il Due Calzini di Balla coi lupi, divertente e commovente ad un tempo, pronto a conquistare il cuore di ogni spettatore o quasi, padre oppure no che sia: l'evoluzione del loro rapporto, che sarà pur simile a tanti altri ma non per questo appare banale, scontata o eccessivamente furba, è una delle cose più semplicemente belle di questo finale di stagione, e quell'abbraccio prima dell'addio è un tuffo al cuore di quelli che non si dimenticano, proprio perchè appartenente alla vita di ognuno di noi, che è stato da una parte e dall'altra di quel momento, che si è sentito perso e si è ritrovato, che ha potuto contare su un amico e l'ha dovuto lasciare, che ha compreso cosa significhi amare e dover trovare la propria strada da solo.
E soprattutto, quell'abbraccio appartiene a chiunque di noi si sia fatto il culo abbastanza per lasciare la propria impronta.
Un'impronta che potrà non significare nulla per chi vive oltre, ma che per noi e chi amiamo ha più valore di qualsiasi altra cosa.
MrFord
"It's so easy now, cos you got friends you can trust,
friends will be friends,
when you're in need of love they give you care and attention,
friends will be friends,
when you're through with life and all hope is lost,
hold out your hand cos friends will be friends right till the end."
friends will be friends,
when you're in need of love they give you care and attention,
friends will be friends,
when you're through with life and all hope is lost,
hold out your hand cos friends will be friends right till the end."
The Queen - "Friends will be friends" -
Ho apprezzato davvero molto il Viaggio di Arlo... Mi ha riportato alla mente "La Valle Incantata".
RispondiEliminaE' davvero un ottimo film, pedagogico per piccoli e grandi.
Mi complimento anche per il tuo post... E' davvero molto intenso!
EliminaMuchas gracias, Marco. L'intensità, comunque, è merito del film, che colpisce grandi e piccoli come giustamente scrivi! :)
EliminaMi aspettavo esattamente un post simile XD
RispondiElimina(io che sono padre...l'entusiasmo del Fordino...blablabla)
Secondo me qui ci vuole il bambinetto appresso,per avere il bonus sulla visione XD
Io all'inizio toglierei però il "probabilmente":con i suoi(pochi)passi falsi,secondo me è innegabile che la Pixar sìa una delle realtà più importanti della Storia del Cinema d'animazione.
E,se la biologia non è un' opinione,i dinosauri erano animali XD
E sì,sono troppo svizzera.Me lo dico da sola,ok? XD
Precisina della fungia!
EliminaXD
A prescindere dalle precisinate, secondo me se ti piacciono i vecchi cartoons Disney non potrai non apprezzare questo, figli oppure no. :)
EliminaE Fratello, guardalo. Secondo me ti piacerà.
@Dembo colpevole!Me lo dico da sola XD
EliminaD'altra parte,qualche difetto devo pure averlo,no?
Senza i difetti, dove andremmo a finire!?
EliminaRispetto a Inside out è sicuramente meno originale, eppure l'ho apprezzato molto, sia in termini di emozione che di tecnica.
RispondiEliminaPensavo non sarebbero riusciti nemmeno ad avvicinarsi alle vette toccate con Inside Out, invece questo studio di animazione riesce sempre a riservare delle piacevoli sorprese. Lo vedrò al più presto ma ammetto di non avere difficoltà nello sbilanciarmi anche a scatola chiusa.
RispondiEliminaAlcuni ferventi sostenitori di Inside out l'hanno molto criticato: per me, invece, è l'ennesimo successo di un grandissimo Studio.
EliminaNonostante le molte critiche così severe, io ripongo in questi film, sempre, tutta la mia fiducia. Anche solo per condividere dubbi e immagini, accanto ai miei bimbi. =)
RispondiEliminaAccanto ai bimbi, secondo me, film così trovano una dimensione ancora più magica.
EliminaRoad movie in salsa western?
RispondiEliminaOddio! I miei timori della vigilia, quelli che fosse solo una bambinata, dopo questa definizione aumentano ulteriormente.
Sembra proprio una fordianata che massacrerò con grande piacere! :)
Non mi aspetto niente di diverso. ;)
EliminaNon avendo un Fordino ad allietare la visione, per me resta il film più debole prodotto dalla Pixar. Questo non significa che sia un brutto film, ma al di là del fatto che scopiazza parecchio da animazioni precedenti, non ha il tocco magico, non ha il guizzo di genio che ti aspetteresti soprattutto a livello di scrittura (visivamente è pur sempre un gioiellino). Resta quindi una delusione.
RispondiEliminaPer me il Pixar più debole resta Cars 2, una pura e semplice operazione di marketing.
EliminaQuesto è, più che altro, un film dalla struttura e dall'impianto tradizionali: ma non è detto, come in questo caso, che sia un male. ;)