Regia: Simone Bartolini
Origine: Italia
Anno: 2014
Durata: 81'
Durata: 81'
La trama (con parole mie): Simon Pietro, un aspirante rapper eroinomane, allontanatosi dalla famiglia e naufragate le speranze, è ormai un piccolo spacciatore indebitato con il boss locale Alfio. Nel corso di ventiquattro ore, assistiamo alla rincorsa del ragazzo all'impresa di mettere insieme la cifra necessaria per saldare il suo debito, tra riscossioni, vecchi debiti, favori ed un piccolo mondo ai margini che si sviluppa per le strade della periferia romana.
Riuscirà il giovane ad uscire dalla spirale in cui pare essere caduto, o verrà schiacciato come una formica da una forza più grande della sua, sia essa espressa dal crimine o dalla droga?
In un sottobosco in cui tutti paiono fregare tutti, riuscirà a fidarsi delle persone giuste e tornare a pensare di poter avere un futuro?
I più abituali tra gli avventori del Saloon ben sapranno che, nel corso di questi cinque anni, più volte è capitato di dare spazio a produzioni indipendenti italiane che potessero mostrare il lato nascosto della nostrana settima arte, tentativi di ragazzi con mezzi più o meno consistenti di ritagliarsi uno spazio in un mondo che facile non è neppure per scherzo.
Quando sono stato contattato a proposito della possibilità di affrontare la visione de Le formiche della città morta, ammetto di aver avuto più di un dubbio leggendo la sinossi, anche perchè i riferimenti a cult come Christiane F o l'atmosfera che ricordava L'odio scomodavano paragoni decisamente importanti per una produzione made in Italy ambientata nella periferia romana, ben confezionata ma certo lontana dalla potenza - anche in termini di produzione - dei titoli succitati: eppure devo ammettere che il lavoro di Simone Bartolini ha finito per guadagnarsi spazio ed una buona dose di rispetto - parlando in termini quasi rap - agli occhi di questo vecchio cowboy, mantenendo un ritmo decisamente sostenuto, raccontando una storia forse nota ma ugualmente sentita e profondamente umana, sfruttando numerose citazioni cinefile senza renderle fastidiose - è evidente che il buon Bartolini, prima ancora che un regista, sia un grande appassionato - e regalando chicche anche "basse" come la sequenza del bacio saffico in apertura di pellicola - che da queste parti si fa sempre molto, molto apprezzare -.
La vicenda di Simon Pietro, con il suo arrancare paranoide tipico del tossico e la sua lotta - starebbe bene, in questo senso, il termine anglofono struggle - per accumulare nel giro di ventiquattro ore i soldi necessari a respirare di nuovo, a pensare di poter avere ancora una chance, è diretta e coinvolgente sia nei suoi momenti ancorati alla realtà della periferia e del degrado, sia in quelli che suggeriscono la fuga verso ricordi, mondi paralleli, finali differenti da quelli che, inevitabilmente, richiamano situazioni come quelle raccontate da Bartolini.
Certo, i mezzi sono limitati, si potrebbe lavorare - e neppure poco - sulla recitazione - un esempio su tutti, il creditore di Simon, Alfio, troppo sopra le righe - e sul montaggio, eppure il risultato è assolutamente onesto e con le palle, quasi fosse una versione molto più drammatica del già apprezzato da queste parti Fame chimica, privo della pretesa di spacciarsi per il nuovo cult metropolitano italiano eppure, in qualche modo, dotato di tutte le potenzialità per esserlo: lo spirito del tossico - e della dipendenza - è raccontato alla grande nella parabola discendente del protagonista, tanto da stimolare più di un dubbio rispetto al valore effettivo di titoli sopravvalutati e pluripremiati come Sacro Gra, sempre parlando delle realtà di periferia della Capitale.
Sfruttando, poi, un finale furbo ma non per questo criticabile, assistiamo, di fatto, ad uno di quei piccoli miracoli che, fortunatamente, ci fanno sperare a proposito di un Cinema italiano diverso e di carattere, che si spera prima o poi possa tornare ad essere un esempio per tutto il mondo.
Certo, i mezzi sono limitati, si potrebbe lavorare - e neppure poco - sulla recitazione - un esempio su tutti, il creditore di Simon, Alfio, troppo sopra le righe - e sul montaggio, eppure il risultato è assolutamente onesto e con le palle, quasi fosse una versione molto più drammatica del già apprezzato da queste parti Fame chimica, privo della pretesa di spacciarsi per il nuovo cult metropolitano italiano eppure, in qualche modo, dotato di tutte le potenzialità per esserlo: lo spirito del tossico - e della dipendenza - è raccontato alla grande nella parabola discendente del protagonista, tanto da stimolare più di un dubbio rispetto al valore effettivo di titoli sopravvalutati e pluripremiati come Sacro Gra, sempre parlando delle realtà di periferia della Capitale.
Sfruttando, poi, un finale furbo ma non per questo criticabile, assistiamo, di fatto, ad uno di quei piccoli miracoli che, fortunatamente, ci fanno sperare a proposito di un Cinema italiano diverso e di carattere, che si spera prima o poi possa tornare ad essere un esempio per tutto il mondo.
MrFord
"You better lose yourself in the music, the moment
you own it, you better never let it go (go)
you only get one shot, do not miss your chance to blow
this opportunity comes once in a lifetime (yo)
you better lose yourself in the music, the moment
you own it, you better never let it go (go)
you only get one shot, do not miss your chance to blow
this opportunity comes once in a lifetime (yo)."
you own it, you better never let it go (go)
you only get one shot, do not miss your chance to blow
this opportunity comes once in a lifetime (yo)
you better lose yourself in the music, the moment
you own it, you better never let it go (go)
you only get one shot, do not miss your chance to blow
this opportunity comes once in a lifetime (yo)."
Eminem - "Lose yourself" -
Non l'avevo mai sentito, sembra interessante, lo recupero. Cmq io preferisco di gran lunga prodotti come questi -magari un filo "artigianali" e con cuore- che quelle merde di film tipo Poli opposti che sono la rovina del cinema italiano.
RispondiEliminaDai che fra un po' esce Suburra, Sollima è davvero bravo, forse il migliore oggi in italia che fa film di genere.
Fame chimica bombetta!!
Speriamo che non caghi fuori dal vaso con Suburra.
EliminaIntanto ti dico che sono assolutamente d'accordo: meglio lavori di ragazzi che hanno voglia di fare Cinema di merde come le commediole da botteghino.
Guardo sempre con molta curiosità al cinema indipendente, lo proverò senz'altro! ;)
RispondiEliminaSecondo me la visione la vale tutta.
EliminaQuesti sono i tentativi che servono al Cinema italiano!
Me lo segno, così da provare a vederlo
RispondiEliminaE' senza dubbio da tenere appuntato! Fammi sapere se riesci a recuperarlo!
EliminaGià solo alle parole "aspirante rapper eroinomane" sono rimasto incuriosito. :)
RispondiEliminaNessun commento sarcastico o critica!? Non ti sarai mica strafatto! ;)
Eliminawow, un segnalazione molto interessante! Lo voglio vedere :)
RispondiEliminaSono contento di poter spingere un pò prodotti di nicchia di questo tipo: fammi sapere come ti è sembrato!
EliminaSperiamo bene, e che non sia una delusione!
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