Regia: Ruben Ostlund
Origine: Norvegia, Svezia, Francia, Danimarca
Anno: 2014
Durata: 120'
Durata: 120'
La trama (con parole mie): una famiglia benestante svedese, in vacanza per la settimana bianca in un lussuoso residence delle Alpi francesi, assiste nel corso di un pranzo sulla terrazza panoramica della stazione sciistica ad una valanga che giunge ad infrangersi proprio ai piedi della terrazza stessa, generando il panico in tutti i presenti.
Quando, all'avvicinarsi della stessa, il padre Tomas fugge prendendo con se soltanto il telefono abbandonando moglie e figli, la donna comincia a domandarsi quale potrebbe essere il destino del loro rapporto. E' l'inizio di un confronto silenzioso e terribile tra i due coniugi, che coinvolge anche una coppia di amici e, ovviamente, i due figli, entrambi sconvolti dall'accaduto e dalla tensione tra i genitori.
Dopo tutti questi anni di Saloon, bevute e bottigliate, molti di voi sapranno quanto il sottoscritto sponsorizzi il pane e salame, l'istinto, la pancia rispetto alla razionalità pura, l'algida freddezza di chi riesce, sempre e comunque - o quasi - a rimanere distaccato come un chirurgo.
Di fatto, forse perchè io sarei più un macellaio, che non un perfezionista del bisturi.
Proprio per questo, l'approccio all'opera di registi cosiddetti freddi come Haneke, Lanthimos e soci richiede al sottoscritto uno sforzo maggiore per trovare la scintilla nella pellicola che sta affrontando ed ai registi stessi un valore aggiunto che permetta di superare la diversità di approcci alla vita ed arrivare a colpire nel profondo comunque.
Forza maggiore, giunto sugli schermi del Saloon spinto proprio dagli accostamenti ai cineasti succitati e dalle critiche positive giunte nel corso di tutta l'ultima stagione, aveva di fatto lo stesso compito: Ruben Ostlund, discretamente giovane regista norvegese, riesce nell'impresa solo a metà, confezionando un prodotto molto affascinante visivamente ed in grado di colpire almeno fino al giro di boa della metà del minutaggio per poi avvitarsi su se stesso nella parte finale, quella che avrebbe dovuto essere risolutiva ed invece non trova il coraggio di inserirsi in un ambito di riscatto positivo o totale disperazione negativa.
Senza dubbio un peccato, perchè a partire dall'utilizzo della musica, dalla fotografia e dalla scelta delle inquadrature, passando per l'impressionante sequenza della valanga ed il crescendo di tensione tra Tomas ed Ebba culminato con il confronto con la coppia di amici giunta pochi giorni dopo l'incidente gli interrogativi sul concetto di amore e famiglia, così come la decostruzione degli stessi concetti, risultano assolutamente convincenti e gestiti con la forza ed il coraggio che spesso sono stati associati a grossi calibri della narrazione entomologica: a partire, però, proprio dalla separazione con gli amici nella serata della frattura più profonda tra i due protagonisti, tutto pare progressivamente perdere mordente tra sequenze assolutamente inutili - la festa selvaggia nella notte dopo il ritorno di Tomas dalla sua giornata off dalla famiglia - ed un finale assolutamente poco incisivo, che onestamente non sono riuscito a collocare come una sorta di visione di speranza rispetto al contatto umano ed alla voglia di ricominciare o un'ulteriore critica al nucleo familiare ed alla sua importanza nella società.
Nel corso della seconda parte, tolta la partecipazione del Kristofer Hivju diventato un idolo di Julez in Game of thrones, ed i paesaggi innevati mozzafiato - soprattutto le riprese del giro fuori pista di Tomas e Mats - poco resta della potenza del messaggio iniziale, del confronto tra il proprio istinto di sopravvivenza e la salvezza delle persone che amiamo, e dell'utilizzo della metafora del disastro naturale come specchio di un rapporto che si incrina, e che non è affatto semplice cercare di ricostruire dalle macerie.
Non è, dunque, una bocciatura, quella di Ostlund e di Forza maggiore, quanto più una sospensione di giudizio in attesa di scoprire, un pò come accade rispetto alla famiglia protagonista, quale direzione prenderà il futuro: valanghe o no, onestamente spero che la prossima volta si possa parlare di lui come di un potenziale grande nome del Cinema da bisturi che tanto è lontano dal mio caro pane e salame tagliato spesso con un coltellaccio da cucina.
Di fatto, forse perchè io sarei più un macellaio, che non un perfezionista del bisturi.
Proprio per questo, l'approccio all'opera di registi cosiddetti freddi come Haneke, Lanthimos e soci richiede al sottoscritto uno sforzo maggiore per trovare la scintilla nella pellicola che sta affrontando ed ai registi stessi un valore aggiunto che permetta di superare la diversità di approcci alla vita ed arrivare a colpire nel profondo comunque.
Forza maggiore, giunto sugli schermi del Saloon spinto proprio dagli accostamenti ai cineasti succitati e dalle critiche positive giunte nel corso di tutta l'ultima stagione, aveva di fatto lo stesso compito: Ruben Ostlund, discretamente giovane regista norvegese, riesce nell'impresa solo a metà, confezionando un prodotto molto affascinante visivamente ed in grado di colpire almeno fino al giro di boa della metà del minutaggio per poi avvitarsi su se stesso nella parte finale, quella che avrebbe dovuto essere risolutiva ed invece non trova il coraggio di inserirsi in un ambito di riscatto positivo o totale disperazione negativa.
Senza dubbio un peccato, perchè a partire dall'utilizzo della musica, dalla fotografia e dalla scelta delle inquadrature, passando per l'impressionante sequenza della valanga ed il crescendo di tensione tra Tomas ed Ebba culminato con il confronto con la coppia di amici giunta pochi giorni dopo l'incidente gli interrogativi sul concetto di amore e famiglia, così come la decostruzione degli stessi concetti, risultano assolutamente convincenti e gestiti con la forza ed il coraggio che spesso sono stati associati a grossi calibri della narrazione entomologica: a partire, però, proprio dalla separazione con gli amici nella serata della frattura più profonda tra i due protagonisti, tutto pare progressivamente perdere mordente tra sequenze assolutamente inutili - la festa selvaggia nella notte dopo il ritorno di Tomas dalla sua giornata off dalla famiglia - ed un finale assolutamente poco incisivo, che onestamente non sono riuscito a collocare come una sorta di visione di speranza rispetto al contatto umano ed alla voglia di ricominciare o un'ulteriore critica al nucleo familiare ed alla sua importanza nella società.
Nel corso della seconda parte, tolta la partecipazione del Kristofer Hivju diventato un idolo di Julez in Game of thrones, ed i paesaggi innevati mozzafiato - soprattutto le riprese del giro fuori pista di Tomas e Mats - poco resta della potenza del messaggio iniziale, del confronto tra il proprio istinto di sopravvivenza e la salvezza delle persone che amiamo, e dell'utilizzo della metafora del disastro naturale come specchio di un rapporto che si incrina, e che non è affatto semplice cercare di ricostruire dalle macerie.
Non è, dunque, una bocciatura, quella di Ostlund e di Forza maggiore, quanto più una sospensione di giudizio in attesa di scoprire, un pò come accade rispetto alla famiglia protagonista, quale direzione prenderà il futuro: valanghe o no, onestamente spero che la prossima volta si possa parlare di lui come di un potenziale grande nome del Cinema da bisturi che tanto è lontano dal mio caro pane e salame tagliato spesso con un coltellaccio da cucina.
MrFord
"And you love the little signs of life
you love it when we lose our minds
you love these little wars of words
you love it when they call your name."
you love it when we lose our minds
you love these little wars of words
you love it when they call your name."
Snow Patrol - "The weight of love" -
finalmente qualcuno che non grida al capolavoro. Che non è nemmeno lontanamente.
RispondiEliminaAnch'io l'ho trovato crollare dopo un certo punto! Gli ho messo un sei giusto perchè lo spunto iniziale e l'avvio potevano essere buoni, ma poi il crollo... non racconta nulla di nulla.
La seconda parte è clamorosamente inferiore alla prima, e definire questo un Capolavoro porterebbe inevitabilmente ad innalzare un'altra marea di titoli più meritevoli di questo. ;)
Eliminaa me è piaciuto moltissimo anche se pure a me il finale ha lasciato un po' con l'amaro in bocca...
RispondiEliminaFinale deludentissimo.
EliminaPeccato, perchè tutta la prima parte è tosta.
Sì, verso la fine si perde un po' ma è comunque una visione capace di colpire e far pensare :)
RispondiEliminaSenza dubbio fa pensare, ma l'ho trovato davvero "in discesa".
EliminaUna mezza occasione sprecata.
eh, che dire, siamo in perfetta sintonia
RispondiEliminaSono contento di saperlo. :)
EliminaUn film troppo potente e cattivo per te, Ford.
RispondiEliminaE il finale è grandioso.
Meglio se torni alle tue rassicuranti robette hollywoodiane e lasci queste pellicole a un pubblico di adulti.
Ovvero non a me ahahah XD
Cattivo!? A dire il vero a me il finale - per nulla grandioso, anzi - mi è parso fin troppo buonista, figurati! ;)
EliminaNon sembra decisamente roba per noi,questo lo salto!
RispondiEliminaSecondo me non rientra nei gusti di casa Lazyfish. Fossi in voi, salterei.
EliminaA me è piaciuto molto, anche se condivido la critica al finale 'facilone' (forse imposto...). Per il resto, però, è una pellicola che riesce a tenere alta la tensione per tutta la sua durata basandosi unicamente su un episodio: non era affatto scontato. Mi è piaciuto anche per l'analisi delle dinamiche di coppia e per la teorizzazione (molto 'hanekiana', effettivamente) di una società "infetta" e votata al contagio: agghiacciante l'altra coppia protagonista che, man mano che esplora e viene a conoscenza di cosa è successo ai loro amici, pare entrare anch'essa in crisi. Inquietante e geniale.
RispondiEliminaLa tua analisi mi era piaciuta ai tempi della pubblicazione del post, eppure l'ho trovato, per quanto interessante, davvero troppo in calo nella seconda parte: a partire dall'incrocio con la seconda coppia, inizia un crollo inesorabile che porta proprio a quel finale davvero scialbo.
EliminaNooo, sai che io ho aspettative altissime su questo film? Sto indugiando solo perché fa un caldo boia e non mi piace l'idea di vedere un film con la neve...
RispondiEliminaRispetto all'associazione caldo/film invernali sono d'accordo, e anche io avevo aspettative piuttosto alte, eppure nel complesso si è giocato male le sue carte. Peccato.
EliminaSecondo me non è un titolo da correre a recuperare, ma una visione ci sta comunque.
RispondiElimina