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venerdì 5 settembre 2014

Apes revolution - Il pianeta delle scimmie

Regia: Matt Reeves
Origine: USA
Anno: 2014
Durata:
130'
 




La trama (con parole mie): dieci anni dopo il volontario esilio nelle foreste della California di Caesar e delle sue scimmie, il genere umano è falcidiato da un'epidemia che riduce i superstiti in nuclei speranzosi di ritrovare qualche segno della civiltà cui appartenevano. Nel frattempo, per il leader dei primati, si è consolidato un regno di equilibrio e di potere che l'ha accompagnato alla maturità e alla guida non solo dei suoi simili, ma anche di una famiglia.
Quando un gruppo di ricercatori umani si addentrano nella foresta divenuta la casa del popolo delle scimmie per riattivare una centrale idroelettrica che potrebbe garantire energia ai sopravvissuti, l'aggressivo ed inaffidabile Koba, braccio destro di Caesar, ordisce un piano per rovesciare il suo leader e scatenare una nuova guerra tra uomini e primati: riusciranno il capo della spedizione Malcolm con la sua famiglia e lo stesso Caesar a mettere fine al terrore originato da Koba o sarà l'inizio di una nuova tragedia per la Terra?







La distopia futuristica è da sempre un tema pronto a trovare terreno fertile al Saloon, che si parli di Letteratura o di Cinema: dai tempi delle prime letture di Matheson fino a I figli degli uomini, il futuro prossimo reso sempre meno vivibile a seguito degli errori - e degli orrori - dell'Uomo ha sempre esercitato un fascino unico, sul sottoscritto, tanto da spianare la strada a proposte che, altrimenti, avrei volentieri accantonato.
Una di queste fu senz'altro L'alba del pianeta delle scimmie, reboot di un brand assolutamente storico tornato alla ribalta un paio d'anni or sono con una produzione dal doppio volto, una convincente prima parte unita ad una più canonica e meno incisiva seconda: proprio a questa si aggancia il nuovo capitolo dell'epopea del protagonista Caesar - uno straordinario, come sempre in questi ruoli, Andy Serkis, che continuo a considerare un professionista incredibile, e che meriterebbe un riconoscimento per la specializzazione che ha portato avanti dai tempi di Gollum fino ad oggi -, ambientata dieci anni dopo le vicende narrate nel già citato L'alba del pianeta delle scimmie in una Terra sconvolta non solo dal conflitto tra umani e primati, ma anche e soprattutto da un'epidemia che ha decimato la popolazione, riducendo i pochi sopravvissuti a nuclei di fatto isolati gli uni dagli altri, incapaci di verificare se qualcuno oltre a loro sia riuscito a scampare alla malattia mortale.
La spedizione inviata da San Francisco nel cuore della foresta dove si sono stabilite le scimmie aprirà nuovi scenari di guerra e drammatici intrighi orditi da Koba, braccio destro di Caesar pronto allo scontro che, almeno sulla carta, con alcuni dei personaggi umani sostenitori dell'armamento preventivo, assume i connotati di critica sociale decisamente evidente rispetto agli States e non solo: il rapporto che, parallelamente, si consoliderà tra il leader delle scimmie e quello della spedizione umana, farà da contraltare al sentiero di guerra caldeggiato dalle fazioni più estreme di entrambi gli schieramenti, pronte ad imbracciare le armi e calpestare, ancor più della Natura e dell'equilibrio di forze, l'etica anche rispetto ai propri simili - interessante il discorso "scimmia non uccide scimmia", tra i leit motiv della pellicola -.
Sulla carta, dunque, questo secondo film girato dalla vecchia conoscenza Matt Reeves - che io ricordo sempre con affetto per il divertentissimo e sorprendente Cloverfield - aveva tutte le carte in regola per settare nuovi standard nell'ambito dell'intrattenimento di genere, unendo ad ottimi effetti ed una produzione da enorme blockbuster tematiche importanti ed a tratti scomode: peccato che, come per il suo predecessore, il risultato sia convincente solo a tratti, che alcuni charachters siano poco carismatici - il Malcolm di Jason Clarke - e che altri risultino poco incisivi e prestati a volti fuori ruolo - il Dreyfus di Gary Oldman -, e che le due ore e dieci complessive pesino a tratti come macigni, rendendo il ritmo in alcuni passaggi pericolosamente lento, seppur compensato dalle interessanti interazioni tra umani e scimmie costruite attorno alla famiglia di Caesar e di Maurice, l'orango che si occupa dell'educazione dei piccoli della foresta.
Un peccato, dunque, a conti fatti, perchè la materia, il dispendio e la tecnica c'erano tutti, e giunti al termine della visione, seppur soddisfatti di uno spettacolo indubbiamente di grande fascino, si finisce per assaporare il boccone amaro dell'occasione mancata così come era stato per il capitolo precedente: resta da sperare che Reeves - se sarà ancora lui dietro la macchina da presa - e gli sceneggiatori decidano, per il numero tre che senza dubbio arriverà, considerato il successo e le buone critiche ricevute da questo Apes revolution, di snellire il prodotto senza per questo banalizzare le tematiche più profonde e i personaggi più riusciti.
Insomma, che diano a Caesar quel che è di Caesar.




MrFord




"Don't wanna be your monkey wrench
one more indecent accident
I'd rather leave than suffer this
I'll never be your monkey wrench."
Foo Fighters - "Monkey wrench" - 



18 commenti:

  1. uh sei il primo che leggo che non lo ha gradito fino in fondo...comunque lo devo recuperare...

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    1. Sicuramente una visione ci sta, eppure anche questo, come il primo, mi sa di occasione mancata.

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  2. devo vederlo: il primo per me è stato davvero una sorpresa, spero di contraddirti

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    1. Spero per te di sì: vorrebbe dire una conferma delle aspettative, che fa sempre bene!

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  3. uno dei film che mi attirano di meno dell'anno e, forse, della storia del cinema.
    mi aspettavo che uno scimmione come te l'avrebbe esaltato... attento che, se le altre scimmie leggono questo post, il detto "scimmia non uccide scimmia" per te potrebbe non valere ahaha:D

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    1. Al massimo scaricherò la colpa sul cattivo Cannibal Kid che mi ha influenzato con i suoi propositi belligeranti! ;)

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  4. Anche io ho preferito il 1, ma questo si lascia guardare e ha degli ottimi momenti. Bellissime le scenografie, sembrava last of us in certi pezzi...

    Cmq ti ripeto quanto già detto: recupera il primo, quello del '68, e non leggere se puoi niente a riguardo per non rovinarti pa visione... son curioso di sapere cosa ne pensi.
    Per me capolavoro

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    1. Fratello, il primo lo recupererò quanto prima: quanto a questo, hai ragione quando dici che ricorda Last of us, peccato però che non sia all'altezza di quella meraviglia! ;)

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  5. Alla fine, nonostante mi fosse piaciuto molto il primo, non sono ancora riuscita a guardare Apes Revolution ma la voglia c'è sempre, nonostante le imperfezioni!

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    1. Senza dubbio si lascia guardare più che bene, peccato solo che avrebbe potuto essere molto, molto di più, a mio parere.

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  6. Non avevo approfondito il brand, pensandolo collegato a Planet of Apes che avevo odiato. Ora mi tocca recuperare anche il primo... uff!!! ;)

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    1. Intendi quello di Burton? Era effettivamente terribile!

      Questo, come il precedente, non sono male, anche se non clamorosi!

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  7. Mi è un sacco piaciuto.
    Sia sul piano tecnico/registico che sul piano della storia.

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    1. Interessante, ma secondo me poteva essere molto più tosto.

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  8. Per me sei stato stiracchiatissimo come voto. Mi è piaciuto un sacco!
    Poi ci ho visto dentro unc erto rimando orwelliano che...

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    1. Sono stato combattuto, ma alla fine a vinto la noia che mi hanno messo addosso certi passaggi. Resta comunque un lavoro interessante.

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  9. Questo ed il precedente con James Franco ci sono piaciuti tantissimo!!!Anch'io ho trovato davvero poco carismatico il protagonista umano,ma pensavo fosse una scelta per dare + rilievo alle scimmie,per non portare il pubblico a parteggiare per forza per gli umani...velo pietoso invece sul film di Tim Burton,anche se mi era piaciuta l'interpretazione di Tim Roth!
    Tecnicamente le scimmie qui sono incredibili \m/ \m/

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    1. Entrambi sono prodotti validi, Serkis è straordinario, eppure secondo me qualcosa è mancato a entrambi.
      Un peccato, perchè potevano diventare supercult.

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