Autore: Shane Stevens
Origine: USA
Anno: 1973
Editore: Fazi
Editore: Fazi
La trama (con parole mie): siamo nel cuore del Jersey, una delle zone storicamente in mano alle organizzazioni mafiose statunitensi. Tra Hoboken, Jersey City e tutti i piccoli centri cresciuti oltre i confini di New York giovani aspiranti picchiatori e tiratori - più tecnicamente sicari - guardano a personaggi di spicco della comunità dallo stile di Jo Zucco come ad esempi da seguire.
Charlie Flowers, ex grande promessa caduta in disgrazia ma ancora in grado di riscattarsi e Henry Strega, reduce del Vietnam in cerca di un'identità e di sicurezza, sono soltanto due tra i tanti a caricare speranze e sogni insieme alla pistola.
Il loro è un lavoro di bassa manovalanza, fatto di violenza e sporco del quale sbarazzarsi per i boss dei propri boss, ma quando la tensione tra Alexis Machine e lo stesso Zucco comincia a crescere fino a divenire insostenibile, per i due potrebbe giungere la tanto agognata occasione di una vita.
Sempre che una qualche pallottola di troppo non si metta in mezzo.
Dalle parti del Saloon, quando si tratta di Shane Stevens, ci si toglie sempre il cappello.
L'autore dell'indimenticabile Io ti troverò, schivo a qualsiasi contatto con la società e la celebrità fino alla morte, è da anni un fordiano ad honorem, di quelli da giro offerto a fine serata.
Quando Poison, al mio ultimo - ed ennesimo, direbbe il Cannibale - compleanno, sfoderò questo regalo, non potei che gioire a fronte di una nuova avventura letteraria in compagnia dell'autore newyorkese: il risultato è stato come uno dei ritorni a casa che di norma mi riserva Lansdale - altro protetto di queste parti -, coinvolgente e piacevole, eppure qualcosa, nel complesso, non ha girato come avrei voluto.
Certo, per il millenovecentosettantatre - anno della prima pubblicazione statunitense - il prodotto di Stevens risulta senza dubbio efficace, potente ed avanti con i tempi, quasi precorresse la via di Coppola e del suo Padrino - anche se l'omonimo romanzo di Puzo è datato sessantanove -, la prosa è efficace, la violenza efferata, lo spazio dedicato agli outsiders della Mafia del Jersey ed ai loro destini assolutamente perfetto - soprattutto per un sostenitore del genere Goonie a tutti i livelli come il sottoscritto -, ma qualcosa, ad ultima pagina scorsa, manca.
Forse leggere Dead City a Nuovo Millennio iniziato, con alle spalle decenni di supercult come Scarface, Carlito's Way, Donnie Brasco, I Soprano finisce inevitabilmente per ridurre l'effetto di una proposta di questo genere, che di fatto ha finito, anche rispetto al già citato e di tutt'altro livello Io ti troverò, per apparire come Bronx agli occhi di uno spettatore abituato a Quei bravi ragazzi.
Una buona proposta, onesta e con gli attributi al posto giusto, ma priva, di fatto, del guizzo in grado di renderla, di fatto, imperdibile se non per gli appassionati del genere: le vicende di Charley Flowers o Harry Strega, bassa manovalanza del crimine a metà tra il primo Rocky di Stallone ed il Ray Liotta del già citato Goodfellas destinati a rimanere dei perdenti anche all'apice della loro carriera è senza dubbio affascinante - più di quelle legate ai boss Zucco e Machine, freddi ed impersonali anche quando in preda alle passioni più selvagge -, pronta a toccare nel profondo tutti quelli abituati a farsi il culo per le briciole come la maggior parte delle persone comuni, e l'approccio di Stevens è efficace e molto vicino a quello degli aneddoti di vita vissuta, eppure nel complesso l'affresco non raggiunge neppure di striscio - come un colpo andato male, o un omicidio non compiuto - lo sconvolgimento che matura, al contrario, seguendo le vicende di Thomas Bishop.
I colpi, comunque, non mancano al tamburo di questa sputafuoco, e momenti come lo smembramento dei cadaveri dopo il lavoro compiuto o le speranze di un giovane come Strega, cui la società ha offerto solo la guerra e l'emarginazione, tutte riposte nella speranza di essere richiamato all'azione da una vacanza troppo rilassante in Florida lasciano il segno, e denotano la profonda tristezza che, anche al di fuori della Legge, avvolge chi non raggiungerà mai i vertici della catena alimentare.
In questo senso il pensiero legato a quelli dei suoi uomini visti come figli da Zucco - con tanto di riflessione su quelli che ce la faranno, e gli altri destinati al dimenticatoio, o alla morte - rimane in bilico tra la malinconia e lo sconforto, segno di tempi che, di fatto, non sono cambiati, di qualsiasi livello o professione si tratti.
Come in A proposito di Davis, è sempre uno su mille, a farcela.
E per gli altri non resta che mangiare la polvere.
O, allargando le spalle e cercando di non essere inghiottiti dagli squali, tenere i cavalli sperando di non essere mai chiamati per un lavoro troppo importante.
L'autore dell'indimenticabile Io ti troverò, schivo a qualsiasi contatto con la società e la celebrità fino alla morte, è da anni un fordiano ad honorem, di quelli da giro offerto a fine serata.
Quando Poison, al mio ultimo - ed ennesimo, direbbe il Cannibale - compleanno, sfoderò questo regalo, non potei che gioire a fronte di una nuova avventura letteraria in compagnia dell'autore newyorkese: il risultato è stato come uno dei ritorni a casa che di norma mi riserva Lansdale - altro protetto di queste parti -, coinvolgente e piacevole, eppure qualcosa, nel complesso, non ha girato come avrei voluto.
Certo, per il millenovecentosettantatre - anno della prima pubblicazione statunitense - il prodotto di Stevens risulta senza dubbio efficace, potente ed avanti con i tempi, quasi precorresse la via di Coppola e del suo Padrino - anche se l'omonimo romanzo di Puzo è datato sessantanove -, la prosa è efficace, la violenza efferata, lo spazio dedicato agli outsiders della Mafia del Jersey ed ai loro destini assolutamente perfetto - soprattutto per un sostenitore del genere Goonie a tutti i livelli come il sottoscritto -, ma qualcosa, ad ultima pagina scorsa, manca.
Forse leggere Dead City a Nuovo Millennio iniziato, con alle spalle decenni di supercult come Scarface, Carlito's Way, Donnie Brasco, I Soprano finisce inevitabilmente per ridurre l'effetto di una proposta di questo genere, che di fatto ha finito, anche rispetto al già citato e di tutt'altro livello Io ti troverò, per apparire come Bronx agli occhi di uno spettatore abituato a Quei bravi ragazzi.
Una buona proposta, onesta e con gli attributi al posto giusto, ma priva, di fatto, del guizzo in grado di renderla, di fatto, imperdibile se non per gli appassionati del genere: le vicende di Charley Flowers o Harry Strega, bassa manovalanza del crimine a metà tra il primo Rocky di Stallone ed il Ray Liotta del già citato Goodfellas destinati a rimanere dei perdenti anche all'apice della loro carriera è senza dubbio affascinante - più di quelle legate ai boss Zucco e Machine, freddi ed impersonali anche quando in preda alle passioni più selvagge -, pronta a toccare nel profondo tutti quelli abituati a farsi il culo per le briciole come la maggior parte delle persone comuni, e l'approccio di Stevens è efficace e molto vicino a quello degli aneddoti di vita vissuta, eppure nel complesso l'affresco non raggiunge neppure di striscio - come un colpo andato male, o un omicidio non compiuto - lo sconvolgimento che matura, al contrario, seguendo le vicende di Thomas Bishop.
I colpi, comunque, non mancano al tamburo di questa sputafuoco, e momenti come lo smembramento dei cadaveri dopo il lavoro compiuto o le speranze di un giovane come Strega, cui la società ha offerto solo la guerra e l'emarginazione, tutte riposte nella speranza di essere richiamato all'azione da una vacanza troppo rilassante in Florida lasciano il segno, e denotano la profonda tristezza che, anche al di fuori della Legge, avvolge chi non raggiungerà mai i vertici della catena alimentare.
In questo senso il pensiero legato a quelli dei suoi uomini visti come figli da Zucco - con tanto di riflessione su quelli che ce la faranno, e gli altri destinati al dimenticatoio, o alla morte - rimane in bilico tra la malinconia e lo sconforto, segno di tempi che, di fatto, non sono cambiati, di qualsiasi livello o professione si tratti.
Come in A proposito di Davis, è sempre uno su mille, a farcela.
E per gli altri non resta che mangiare la polvere.
O, allargando le spalle e cercando di non essere inghiottiti dagli squali, tenere i cavalli sperando di non essere mai chiamati per un lavoro troppo importante.
MrFord
"This dead city longs to be
this dead city longs to be living
is it any wonder there's squalor in the sun
with their broken schemes and their lotteries
they never get nowhere."
this dead city longs to be living
is it any wonder there's squalor in the sun
with their broken schemes and their lotteries
they never get nowhere."
Patti Smith - "Dead city" -
L'altro giorno ero in libreria e l'ho visto volevo prenderlo ma poi all'ultimo ho optato per qualche romanzo di sherlock Holmes. Cmq a breve penso di leggerlo anche io.
RispondiEliminaIo ti troverò capolavoro totale, anche se il finale mi è sembrato un po' frettoloso....
Ottimo il vecchio Holmes!
EliminaE anche se non è all'altezza di Io ti troverò, una lettura questo la merita.
ford, superato il secolo il compleanno non si dovrebbe più festeggiare, ormai dovresti saperlo da un pezzo ahah :D
RispondiEliminaMa sai com'è: quando mi offrono da bere lo dimentico sempre! ;)
EliminaNe avevo sempre sentito parlar male e l'avevo un po' scansato, forse ci ripenso ;) Io ti troverò resta un super-cult della letteratura noir :)
RispondiEliminaNon è sicuramente all'altezza di Io ti troverò, ma è senza dubbio un buon lavoro. Recuperalo!
Elimina