Regia: Asif Kapadia
Origine: UK, Francia
Anno: 2010
Durata: 106'
Durata: 106'
La trama (con parole mie): il primo maggio millenovecentonovantaquattro moriva tragicamente in pista, a Imola, uno dei più grandi campioni della Storia della Formula 1, Ayrton Senna.
Talentuoso, amatissimo, controverso, noto per la storica rivalità con Alain Prost, che portò il grande circo dei motori dagli anni ottanta ai novanta, e traghettò il pubblico dall'epoca delle drammatiche morti sui circuiti a quella del controllo che sancì l'inizio dell'era di Schumacher.
Le gesta del fuoriclasse brasiliano, dai tempi dei kart ai tre titoli mondiali, raccontate attraverso le immagini delle vittorie e delle sconfitte più importanti della vita di un uomo combattuto tra Fede e Ragione, passione e dedizione, modestia e spirito di competizione. E del segno che lasciò in uno Sport, in un Paese e nel mondo.
Ricordo bene, il primo maggio millenovecentonovantaquattro.
Stavo finendo il primo anno di superiori, e mi portavo ancora dietro e dentro l'eredità di una fanciullezza che avrei pagato cara almeno fino al terzo: i miei compagni di classe piangevano ancora la morte di Kurt Cobain, mentre io mi perdevo dietro una delle più grandi passioni che coltivai per tutta l'infanzia, la Formula Uno.
Da amante degli outsiders, fin dalle elementari e dalle improbabili sveglie in notturna per seguire il Gran Premio del Giappone tifavo con tutto il cuore le Benetton, che con il loro verde ed i piloti di fascia medio bassa mi conquistarono fin da subito: e detestavo i campionissimi come Prost e Senna, sempre in pole position, con le vetture migliori ed il talento pronto a sprizzare da ogni poro.
Mi pareva che tutto fosse troppo facile, per quelli come loro.
Semplice, pensavo da Goonie, essere sempre il primo della classe.
Ma la vita riserva sempre sorprese.
E il Destino è beffardo.
E il Destino è beffardo.
Così quel primo maggio Senna, conquistando la pole position in un weekend di prove maledetto - l'incidente terrificante di Barrichello, quello fatale di Ratzenberger - si impose come il favorito davanti al giovane di belle speranze Michael Schumacher, astro nascente dei motori, proprio al volante di una delle "mie" Benetton, divenute paradossalmente le vetture da battere: alla partenza un altro incidente da paura portò la safety car in pista e la gara su binari che nessuno si sarebbe aspettato - e che sarebbero stati, purtroppo, il preludio di uno dei GP più drammatici di sempre -, come quelli che condussero - in circostanze, purtroppo, mai chiarite completamente - Senna ad uscire alla massima velocità alla curva del Tamburello, giudicata come una delle più semplici da affrontare del circuito per un pilota del suo calibro.
Dritto per dritto, un impatto pazzesco contro il muro prima di carambolare di nuovo al lato della pista.
Ero in camera mia, di fronte alla televisione, ai tempi, e da subito intuii che qualcosa di grave era in atto guardando la testa reclinata sul lato sinistro dell'abitacolo dell'asso brasiliano che così fortemente, e per anni, avevo detestato.
Ricordo anche bene i titoli dei giornali il giorno successivo, i processi, le domande, il lavoro sulla sicurezza che da quel giorno venne svolto in modo da evitare che si ripetessero weekend come quello del maledetto Gran Premio di San Marino.
Clint Eastwood, nel suo Capolavoro Million dollar baby, ricorda fin dal principio quanto nell'Uomo sia presente il desiderio di accostarsi alla violenza, al brivido che corre lungo la schiena nel momento in cui l'adrenalina pompa, e le emozioni si moltiplicano: per i piloti che rischiano la vita alla guida di vetture lanciate a trecento all'ora ed il pubblico che, nonostante le apparenze, spera sempre nell'incidente spettacolare e possibilmente mortale pronto a scuotere le coscienze anche dei non appassionati e far sgranare gli occhi.
Il vecchio medico della Federazione amico del campione, Syd Watkins, proprio in occasione della vigilia della gara che sarebbe finita in tragedia, testimonierà di aver chiesto a Senna il perchè della sua voglia di continuare a correre, essendo già stato incoronato campione per tre volte ed avere, di fatto, una vita davanti, magari per dedicarsi alla pesca, e alla tranquillità: alla vigilia della morte, il fuoriclasse risponderà, semplicemente, che non può farlo.
La forza della passione.
Sono passati vent'anni, e mi rendo conto di aver parlato davvero poco del bellissimo documentario firmato da Asif Kapadia, quanto più dei ricordi che io stesso ho accumulato di quell'evento fondamentale per la Formula Uno, che ora come ora seguo molto meno e che spero di tornare a vivere con la stessa intensità di allora, magari accanto al Fordino, che mostra una certa passione per le macchinine: la morte di Senna, infatti, innescò un giro di vite che, se da un lato e per il dispiacere di molti - o tutti? - annullò o quasi i rischi di questa disciplina diminuendone, di fatto, la percentuale di spettacolarità, portò a quella che, ad oggi, è l'ultima morte documentata di un pilota del più importante circo di motori del mondo, con la sua politica, i suoi soldi, e le sue leggi scritte o non scritte.
Se fossi un uomo di Fede, come Senna, potrei quasi affermare che il suo Destino era proprio questo.
Un sacrificio in nome di qualcosa che avrebbe preservato le vite di decine di altri come lui negli anni a venire.
Ma non lo sono.
Sono un uomo di profonde passioni.
E di fronte alle dichiarazioni che chiudono il documentario, e al ricordo di Senna del suo esordio europeo nel mondo dei kart, lontano dai riflettori e dai giochi di potere, dalle rivalità e dalle sponsorizzazioni, o di un intera nazione commossa dalla morte di un simbolo per tutti i suoi figli, ricchi o poveri che fossero, e alla velocità, non posso che porgere omaggio.
Neanche fossi Prost, e non mi sognerei di esserlo neanche per sbaglio.
Io sono solo un Goonie.
Ma non credo che Ayrton, con tutto il suo talento, il denaro ed il successo, potesse affrontare la vita e le sue conseguenze con tanti più mezzi di quanti ne possa avere io, che da qualche mese sono diventato più vecchio di quanto lui sia mai stato, o potrà mai essere.
Spero solo che la sua gara - considerato che avrebbe voluto una vita più lunga della sua carriera da pilota - sia valsa la pena quanto lo è valsa per i milioni di tifosi che ancora oggi invocano quel nome come un'ancora di salvezza.
MrFord
"E ho deciso una notte di maggio
in una terra di sognatori
ho deciso che toccava forse a me
e ho capito che Dio mi aveva dato
il potere di far tornare indietro il mondo
rimbalzando nella curva insieme a me
mi ha detto "chiudi gli occhi e riposa"
e io ho chiuso gli occhi."
in una terra di sognatori
ho deciso che toccava forse a me
e ho capito che Dio mi aveva dato
il potere di far tornare indietro il mondo
rimbalzando nella curva insieme a me
mi ha detto "chiudi gli occhi e riposa"
e io ho chiuso gli occhi."
Lucio Dalla - "Ayrton" -
Che ne pensi della sconfitta di Undertaker a Wrestlemania 30?
RispondiEliminaCosa hai provato al conto di 3?
Secondo te ha fatto bene a perdere?
Ti prego rispondi
Dario
Ciao Dario,
Eliminaquesto commento sarebbe stato perfetto sul post dedicato a Wrestlemania 30! ;)
Comunque, al momento della visione sono rimasto stupefatto come tutti, ma riflettendoci ho pensato che ci stesse tutta: del resto nel corso dell'incontro si è visto chiaramente che, ormai, purtroppo, il Becchino non ha più le energie necessarie per garantire una tenuta di livello sul ring.
La fine di un'epoca, in tutti i sensi.
al contrario di te che all'epoca eri già un vecchietto, io ero ancora troppo piccolo e la formula 1 non la seguivo. avrei iniziato qualche annetto più tardi, ma senza prendermi mai troppo bene. e avrei tenuto per la williams di damon hill, non certo per la pessima benetton :)
RispondiEliminase non altro mi sembra di capire che non sei un ferrarista, ed è già tanto!
questo documentario non l'ho ancora visto, per non prendermi male. se voglio rattristarmi, mi basta passare qui dalle parti di whiterussian muahahah
Non sono mai stato ferrarista neanche per sbaglio! ;)
EliminaE Damon Hill mi dava l'idea del pusillanime del tuo stampo!
Comunque, il documentario merita eccome!
Bel post fratello, davvero.
RispondiEliminaMai visto il documentario -anzi manco sapevo che lo fosse- ho sempre pensato fosse una boiata di film per la tv.
Chiaramente lo recupero subito.
Muchas gracias, Fratello.
EliminaIl documentario merita davvero: recuperalo al volo! :)