Regia: Ben Stiller
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 114'
La trama (con parole mie): Walter Mitty è un timido archivista fotografico da sedici anni impiegato presso la rivista Life, prossima ad un'acquisizione che ne comporterà la chiusura. Quando Sean O'Connell, un fotografo da prima linea, gli invia il suo più recente reportage indicando uno scatto in particolare come il migliore della sua carriera nonchè quello adatto per l'ultima copertina, Walter è costretto a smettere i panni del sognatore ad occhi aperti per vivere l'avventura che lo condurrà da una parte all'altra del mondo proprio alla ricerca di O'Connell in modo da risolvere il mistero di quello stesso scatto, che pare misteriosamente scomparso.
L'evoluzione di Walter e le scelte che sarà costretto a compiere per ritrovare la foto mancante saranno un incentivo ad uscire dal guscio per l'uomo, cresciuto immaginando sempre e comunque un mondo in cui lui stesso è il primo ad essere più "straordinario".
L'ultima fatica di Ben Stiller come regista, erroneamente definita dalla distribuzione come la risposta del nuovo millennio a Forrest Gump - analogia che ho trovato quantomeno ridicola -, ai tempi della sua uscita in sala aveva seminato più di un dubbio nella mente del sottoscritto, considerati i rischi che titoli anche solo sulla carta "buonisti" comportano: rischi che, almeno nei primi venti minuti di I sogni segreti di Walter Mitty hanno finito per addensarsi lasciando presagire una tempesta di bottigliate da record, paradossalmente divenuta una giornata di sole quasi estivo con l'evolversi della vicenda e del protagonista stesso, cui presta volto alla perfezione un Ben Stiller - nella doppia veste di regista ed attore, come era già capitato con i suoi Zoolander e Tropic Thunder - decisamente in parte - nonostante non sia affatto un suo fan, almeno dal punto di vista interpretativo -, pronto a divenire sequenza dopo sequenza uno straordinario eroe ordinario e a farsi carico dell'incredibile voglia di vivere - a prescindere dalle avventure in cui ci si imbarca - che questo film trasmette.
La figura dolceamara di Mitty, da Space oddity al lancio dall'elicottero - splendido il tuffo nell'Atlantico, un vero gioiellino di comicità al limite dell'assurdo -, dall'incapacità di relazionarsi alzando la testa - divertente la gag sulla barba di Silente - alla sua conquista del mondo - soprattutto interiore -, finisce dunque per conquistare anche lo spettatore pronto a dare a lui ed alle sue avventure una sonora lezione: con un respiro che ricorda quello dei grandi Classici e sfruttando scenari letteralmente mozzafiato - l'Islanda e l'Hymalaya, eruzioni vulcaniche e lotte con gli squali -, Stiller trascina in un percorso iniziatico che tocca temi importanti quali il rapporto tra padre e figlio ed il senso della vita e del lavoro, sfruttando interpreti d'eccezione per parti marginali - Shirley McLaine e Sean Penn, entrambi perfetti per i loro charachters - e confezionando un piccolo gioiello cui si perdona anche più di un'ingenuità dal punto di vista dello script, che concede effettivamente troppo sul piano della realtà effettiva ma che trova il suo significato ed il suo valore proprio nell'oltrepassare i suoi confini.
Senza dubbio il furbo Ben sfrutta in più di un'occasione gli appigli che i sentimenti offrono in occasioni cinematografiche come questa, eppure l'operazione non ha il sapore posticcio dei blockbuster hollywoodiani o della grana grossa tipica dei titoli da centro commerciale, si fa strada lottando ed osando proprio come il suo protagonista e, dai bellissimi titoli di testa al confronto sul tetto del mondo Stiller/Penn - "A volte non scatto, perchè sento il bisogno di vivere il momento senza pensare all'obiettivo", sussurra il secondo di fronte ad uno spettacolo forse irripetibile che la Natura offre a lui ed al suo vecchio amico - il risultato è un'emozione sincera, quasi come se l'indole di Mitty fosse presente in ognuno di noi.
Di fatto, è in questo modo che spesso ci troviamo ad affrontare la quotidianità, e la vita intera: sognare o cogliere l'attimo, sedere in un angolo fino a dimenticare noi stessi o vivere la nostra comune esistenza rendendola, proprio assaporandola a fondo, davvero unica e, per l'appunto, straordinaria.
Del resto, siamo tutti come Major Tom, pronto a sfidare lo spazio profondo come noi affrontiamo ogni nuovo giorno da passare su questa Terra: ed indiscutibilmente è sempre meglio vivere il più possibile che sognare soltanto, per quanto grandi possano essere quegli stessi sogni.
MrFord
"For here
I'm I sitting in a tin can
far above the world
planet Earth is blue
and there's nothing I can do."
David Bowie - "Space oddity" -
MrFord
"For here
I'm I sitting in a tin can
far above the world
planet Earth is blue
and there's nothing I can do."
David Bowie - "Space oddity" -
Fra le varie recensioni che ho letto, sei quello che gli ha dato il voto più basso XD dovrò vederlo.
RispondiEliminaE pensa che due bicchieri e mezzo per me è quasi alto! ;)
Elimina.. infatti la rece sembrerebbe giustificarne qualcuno in più, di bicchiere... per me uno dei migliori film di inizio anno... ;)
RispondiEliminaBeh, uno dei migliori film di inizio anno forse è un pò esagerato, ma comunque un lavoro più che discreto.
Eliminasei stato più buono di me...io non sono stato così convinto, nel senso è un film che ha dei paurosi up and downs e che non è riuscito a emozionarmi come avrei voluto...
RispondiEliminaIo ho faticato all'inizio, poi mi sono fatto prendere dal meccanismo orchestrato dal buon Stiller. :)
EliminaQuindi mi stai dicendo che se riesco a superare i primi 20 minuti poi ce la posso fare? Perchè io al primo tentativo mi son sfrancicata i maroni dopo 10 minuti...
RispondiEliminaSecondo me sì: tutto sta nello stare al gioco che il regista/attore propone. Una volta passata questa "frontiera", il film diventa un guilty pleasure.
Eliminaio rimango ancora molto dubbioso su quando affrontare questa visione. se i primi 20 minuti sono odiosi, non so se riesco a proseguire senza la voglia di bottigliarlo interamente.
RispondiEliminae se poi alla fine è piaciuto a te, fordest gump, la paura è ancora più alta :D
Potrebbe in effetti non piacerti, ma considerato il periodo non ne sarei così sicuro! ;)
EliminaIo sono stato evidentemente più entusiasta di te, che ho amato questo film. Sì, ci sono un sacco di appigli buonisti e strappalacrime, ma io ci sono passato sopra.
RispondiEliminaMi ricordavo la tua recensione, e posso capire quello che hai percepito nel corso della visione: io ho iniziato molto freddamente, e ho chiuso emozionatissimo. Forse mi sono post idealmente a metà tra te e i detrattori. :)
EliminaA me è piaciuto molto, e anzi, ho preferito molto tutta la prima parte rispetto alla seconda, c'è un enorme sbilanciamento e il rischio di morbidezza & buoni sentimenti (comunque scampato per un pelo) è sempre lì. E' comunque un bel cinema mainstream, si ride e ci si commuove, la storia è bella e alcuni momenti sono davvero ben fatti (quando lei gli suona la canzone in Islannda)
RispondiEliminaIn realtà è piaciuto molto anche a me, e ha acquistato valore proprio per aver vinto le perplessità: bel Cinema mainstrem, dici benissimo.
EliminaTutto questo giallo mi destabilizza, ma mi trovi pienamente d'accordo. La "wolf fever" ce l'abbiamo tutti di sti tempi...
RispondiEliminaA me Walter Mitty è piaciuto, anche parecchio, la fotografia è fantastica e i temi di un certo spessore sebbene trattati in modo mainstream, ma il film fa la sua figura... inoltre sono andata in fissa con la colonna sonora per settimane... :-)
Mitty fa la sua porca figura, hai ragione, soprattutto per essere un film molto mainstream.
EliminaPoi, certo, in questo periodo tutto scompare rispetto a Wolf! ;)
Ah, quindi i miei pregiudizi sul "nuovo Forrest Gump" possono essere definitivamente demoliti?
RispondiEliminaPotrebbero essere demoliti, sì: è un film onesto e piacevole, per quanto mi riguarda! ;)
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