Regia: Alfred Hitchcock
Origine: USA, UK
Anno: 1958
Durata: 128'
La trama (con parole mie): John "Scottie" Ferguson, ex detective della polizia ritiratosi a seguito di un tragico incidente che mise a nudo il suo terrore per le altezze e costò la vita ad un collega, viene contattato da un vecchio amico in modo da sorvegliarne la moglie, Madeleine Elster, che vive un periodo di sconvolgimenti legato ad una sorta di immedesimazione con una sua antenata, resa folle dall'amore e suicida alla sua stessa età. Nell'eseguire il suo compito, Scottie finisce per sviluppare un'attrazione irresistibile per Madeleine, divenuta più forte nel momento in cui l'uomo salva da un primo tentativo di suicidio la giovane: tra i due sboccia l'amore, ma proprio quando i sentimenti esplodono la donna decide di porre fine alla sua vita gettandosi dal campanile di una missione proprio davanti agli occhi dell'inerme Scottie, messo in ginocchio dalle vertigini mentre cercava di inseguire l'amata.
Distrutto dal dolore, Ferguson impiega oltre un anno per riprendersi, e ancora segnato dalla presenza di Madeleine, rimane sconvolto quando, per caso, incontra Judy, identica in tutto e per tutto al suo amore perduto: sarà l'inizio di una spirale di emozioni che porterà John ad affrontare le sue paure e scoprire la verità di un delitto apparentemente perfetto.
A volte si incontrano pellicole di fronte alle quali si finisce per rimanere a bocca aperta, ammettendone il valore senza troppi giri di parole - cose come Il mucchio selvaggio, I sette samurai, Furore, Tempi moderni - e altre, invece, che paiono offrire ad ogni visione una nuova lettura, e la possibilità di riscoprirle quasi potesse essere sempre e comunque una "prima volta" - 2001, Apocalypse now, Quarto potere -: senza dubbio La donna che visse due volte, il mio personale favorito nell'incredibile filmografia hitchcockiana, fa parte di questa seconda categoria.
L'ultima volta che mi capitò di vederlo, ad esempio, fui travolto dalla sensazione di smarrimento del protagonista gettato tra le fauci di un intrigo noir decisamente più grande di lui e più pericoloso delle vertigini che, di fatto, lo rendono vulnerabile almeno quanto il suo esordio sugli schermi dell'allora casa Ford fu caratterizzato principalmente dalla meraviglia scaturita dalla tecnica prodigiosa come di consueto messa in campo dal Maestro, senza dubbio uno dei registi più dotati, importanti e talentuosi della Storia.
L'occasione del ritorno in sala - anche se per soli tre giorni a partire da oggi - di questa pietra miliare mi ha dunque dato modo - grazie anche agli amici di QMI - di esplorarlo da un altro e profondo punto di vista: quello dell'amore.
Dalla vertigine che da il titolo alla versione originale della pellicola ai conflitti interiori vissuti dal protagonista Scottie e da Madeleine/Judy rispetto al destino della loro storia, dall'ironia disseminata con acume dal vecchio Hitch - sfruttando soprattutto la spalla di Ferguson, l'ex fidanzata ed amica Midge - al ruolo del Destino, sempre pronto a mettere la parola fine a qualsiasi pretesa umana - la straordinaria conclusione -, il sentimento che è, di fatto, la benzina per il motore di gran parte dell'arte gioca un ruolo fondamentale in questa intensa favola nera mascherata da thriller, in grado di raggiungere in più di un'occasione - la sequenza sulla spiaggia con il primo bacio tra Scottie e Madeleine - una tensione emotiva e quasi erotica incredibile, decisamente più avanti rispetto anche ai nostri tempi.
Lo sprofondare di Ferguson nel dolore della perdita di quello che, di fatto, costituisce il suo primo - ed unico, forse - amore, culminato con la spettacolare sequenza dell'incubo - un vero e proprio cocktail in netto anticipo rispetto all'epoca della psichedelia - così come la progressiva trasformazione di Judy in Madeleine nata per compiacere i desideri del proprio compagno sono volti che ognuno di noi ben conosce - o ha sperimentato sulla propria pelle - dell'amore, in grado di mutare nella più grande gioia e nell'incubo peggiore della vita di qualsiasi persona, dal più duro all'ultimo dei teneri.
Hitchcock, troppo spesso accusato di essere un regista freddo e votato esclusivamente alla tecnica, mostra ancora una volta la grande passione della sua arte, la carica emozionale nata dal bisogno di scoprire il grande dramma del sentimento, che proprio come un'epopea alcolica riesce a portarci ad imprese incredibili ed estasi quasi mistiche tanto quanto a dolori pronti a spezzarci in due.
E come barche alla deriva risucchiate da un maelstrom di sentimenti, finiamo per ritrovarci schiavi di una vertigine che finiremo per superare soltanto nel momento in cui saremo davvero disposti ad andare oltre il passato, ed anche in quel caso, non saremo mai davvero protetti dal Destino, così come dalle follie dell'organo più pericoloso e stupefacente di cui siamo dotati: il cuore.
MrFord
"Lights go down, it's dark
the jungle is your head
can't rule your heart
a feeling is so much stronger than
a thought
your eyes are wide
and though your soul
it can't be bought
your mind can wonder."
U2 - "Vertigo" -
Distrutto dal dolore, Ferguson impiega oltre un anno per riprendersi, e ancora segnato dalla presenza di Madeleine, rimane sconvolto quando, per caso, incontra Judy, identica in tutto e per tutto al suo amore perduto: sarà l'inizio di una spirale di emozioni che porterà John ad affrontare le sue paure e scoprire la verità di un delitto apparentemente perfetto.
A volte si incontrano pellicole di fronte alle quali si finisce per rimanere a bocca aperta, ammettendone il valore senza troppi giri di parole - cose come Il mucchio selvaggio, I sette samurai, Furore, Tempi moderni - e altre, invece, che paiono offrire ad ogni visione una nuova lettura, e la possibilità di riscoprirle quasi potesse essere sempre e comunque una "prima volta" - 2001, Apocalypse now, Quarto potere -: senza dubbio La donna che visse due volte, il mio personale favorito nell'incredibile filmografia hitchcockiana, fa parte di questa seconda categoria.
L'ultima volta che mi capitò di vederlo, ad esempio, fui travolto dalla sensazione di smarrimento del protagonista gettato tra le fauci di un intrigo noir decisamente più grande di lui e più pericoloso delle vertigini che, di fatto, lo rendono vulnerabile almeno quanto il suo esordio sugli schermi dell'allora casa Ford fu caratterizzato principalmente dalla meraviglia scaturita dalla tecnica prodigiosa come di consueto messa in campo dal Maestro, senza dubbio uno dei registi più dotati, importanti e talentuosi della Storia.
L'occasione del ritorno in sala - anche se per soli tre giorni a partire da oggi - di questa pietra miliare mi ha dunque dato modo - grazie anche agli amici di QMI - di esplorarlo da un altro e profondo punto di vista: quello dell'amore.
Dalla vertigine che da il titolo alla versione originale della pellicola ai conflitti interiori vissuti dal protagonista Scottie e da Madeleine/Judy rispetto al destino della loro storia, dall'ironia disseminata con acume dal vecchio Hitch - sfruttando soprattutto la spalla di Ferguson, l'ex fidanzata ed amica Midge - al ruolo del Destino, sempre pronto a mettere la parola fine a qualsiasi pretesa umana - la straordinaria conclusione -, il sentimento che è, di fatto, la benzina per il motore di gran parte dell'arte gioca un ruolo fondamentale in questa intensa favola nera mascherata da thriller, in grado di raggiungere in più di un'occasione - la sequenza sulla spiaggia con il primo bacio tra Scottie e Madeleine - una tensione emotiva e quasi erotica incredibile, decisamente più avanti rispetto anche ai nostri tempi.
Lo sprofondare di Ferguson nel dolore della perdita di quello che, di fatto, costituisce il suo primo - ed unico, forse - amore, culminato con la spettacolare sequenza dell'incubo - un vero e proprio cocktail in netto anticipo rispetto all'epoca della psichedelia - così come la progressiva trasformazione di Judy in Madeleine nata per compiacere i desideri del proprio compagno sono volti che ognuno di noi ben conosce - o ha sperimentato sulla propria pelle - dell'amore, in grado di mutare nella più grande gioia e nell'incubo peggiore della vita di qualsiasi persona, dal più duro all'ultimo dei teneri.
Hitchcock, troppo spesso accusato di essere un regista freddo e votato esclusivamente alla tecnica, mostra ancora una volta la grande passione della sua arte, la carica emozionale nata dal bisogno di scoprire il grande dramma del sentimento, che proprio come un'epopea alcolica riesce a portarci ad imprese incredibili ed estasi quasi mistiche tanto quanto a dolori pronti a spezzarci in due.
E come barche alla deriva risucchiate da un maelstrom di sentimenti, finiamo per ritrovarci schiavi di una vertigine che finiremo per superare soltanto nel momento in cui saremo davvero disposti ad andare oltre il passato, ed anche in quel caso, non saremo mai davvero protetti dal Destino, così come dalle follie dell'organo più pericoloso e stupefacente di cui siamo dotati: il cuore.
MrFord
"Lights go down, it's dark
the jungle is your head
can't rule your heart
a feeling is so much stronger than
a thought
your eyes are wide
and though your soul
it can't be bought
your mind can wonder."
U2 - "Vertigo" -
Mea culpa, Vertigo non sono mai riuscita a vederlo... una lacuna che dovrò colmare al più presto!
RispondiEliminaTi consiglio un recupero praticamente immediato: qui si parla di Capolavoroni!
EliminaCAPOLAVORISSIMO!!! Nient'altro da dire ^_^
RispondiEliminaSottoscrivo in pieno! :)
EliminaL'avevo visto solo una volta in occasione del secondo esame di cinema ma concordo con ogni parola: una storia ancora oggi intrigantissima e delle soluzioni di regia da far, letteralmente, girare la testa!
RispondiEliminaPeccato che dalle mie parti non arriverà la riedizione... e peccato anche che non riuscirò a riguardarmelo in DVD in tempo per celebrare degnamente l'evento! ç_ç
Puoi sempre tenertelo buono per il futuro: rivederlo è un piacere enorme, addirittura più della prima volta! :)
Eliminaimmenso! e io ho anche avuto la fortuna di vederlo al cinema su schermo gigante
RispondiEliminaImmagino non nel '58! ;)
Eliminano! :D era il '96, se non sbaglio
EliminaRivederlo in sala l'altro giorno all'anteprima stampa è stato fantastico, in effetti!
Eliminapost un po' sdolcinato.
RispondiEliminastephenie meyer l'hai scritto tu?? :)
cooomunque, questa volta i 4 bicchieri ci possono stare...
Ebbene sì: è la mia nuova ghost writer! ;)
EliminaE ci mancherebbe altro per i quattro bicchieri: ci stanno eccome!
mmhhh... cannibal d'accordo con ford?
Eliminaqui gatta ci cova (sul tetto che scotta, già che ci siamo)
Con certi film riusciamo ad essere d'accordo perfino noi! ;)
EliminaL'ho visto poco tempo fa con un'amica: avevo visto altri film di Hitchcock (Psycho, Rebecca la prima moglie, Gli uccelli, L'uomo che sapeva troppo...) ma Vertigo ancora mi mancava. Un capolavoro! Hitchcock non perde un colpo!! :)
RispondiEliminaBenvenuta da queste parti, Noemi!
EliminaHai fatto benissimo a recuperarlo: per me è uno dei vertici assoluti della carriera di Hitch, che comunque resta un Maestro quasi ineguagliabile anche quando si tratta di suoi film "minori".
Un capolavorone!
RispondiEliminaCon la C maiuscola! :)
EliminaRecuperato poco tempo da anch'io, finale stravolgente :)
RispondiEliminaFinale pazzesco davvero. Una bomba.
EliminaMi tocca cospargermi il capo di cenere dalla vergogna, nonostante sia una grande fan di Alfredone e sappia benissimo che è un capolavoro assoluto DA VEDERE...non l'ho ancora visto!
RispondiEliminaUna vagonata di cenere!
EliminaRecuperalo subito, oggi, ora!
ahahi questo manca anche a me... uno dei pochi direi di Hitchcock che non ho visto e devo rimediare... comunque grande recensione come sempre, ciliegina sulla torta quel "maelstrom"!
RispondiEliminaMuchas gracias!
EliminaComunque stesso discorso di cui sopra: recupero immediato!
Visto anche io in colpevole ritardo, tipo l'anno scorso.
RispondiEliminaBomba totale, niente da dire.
Scusa capo, ma la rece di Gravity??? Dai che sono curioso e, forse, temo anche un po' di bottigliate. ;-)
Hey Fratello!
EliminaGravity arriva domani, e tranquillo, niente bottigliate! ;)
un applauso per gli ultimi due paragrafi!
RispondiEliminaFilm bellissimo, tra i miei cinque preferiti del maestro.
Addirittura! Muchas gracias! ;)
EliminaPer il resto, che dire, forse il mio preferito del Maestro.
C'è poco da aggiungere... va visto e basta! Anche chi già lo conosce a memoria, non può perdere l'occasione di vederlo al cinema!
RispondiEliminaConcordo, Kelvin. Un filmone da vedere e rivedere: soprattutto al Cinema!
EliminaQuattro bicchieri obbligatori!!!!
RispondiEliminaSacrosanti, direi!
Eliminaquesto gioca nella categoria dei super massimi!
RispondiEliminaSenza se e senza ma! :)
EliminaNon è il mio preferito dell'inglese, ma è quello che mi affascina più di tutti. Strano a dirsi, lo so
RispondiEliminaInvece posso capire.
EliminaA volte cuore e testa non vanno di pari passo.
Comunque, un Capolavoro.