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sabato 19 ottobre 2013

Soul surfer

Regia: Sean McNamara
Origine: USA
Anno: 2011
Durata:
106'




La trama (con parole mie): Bethany Hamilton è una ragazzina come tante nata e cresciuta sull'oceano nella splendida cornice delle Hawaii. I suoi genitori sono surfisti, così come i suoi fratelli, e in lei brilla il talento cristallino della futura campionessa di questo sport da "cresta dell'onda".
Quando, proprio nel momento in cui la sua carriera potrebbe decollare, durante una normale uscita in acqua viene aggredita da uno squalo e perde il braccio sinistro, per Bethany ha inizio un dramma: dovrà reinventare se stessa e ricominciare da capo, o riuscirà a trovare la forza d'animo necessaria per tornare tra le onde per fare quello che ha sempre amato, vivere cavalcando i flutti?
Sostenuta dalla famiglia, Bethany dovrà volare dall'altra parte del mondo e scoprire il dramma di un intero popolo prima di poter trovare la fiducia per ricominciare da capo.





Per quanto non abbia mai provato a cavalcare un'onda su una tavola, ho sempre amato il surf come sport, esperienza di vita e modo di approcciare il mare ed il concetto di Confine, umano, fisico o spirituale che fosse.
Da Un mercoledì da leoni a Point break, passando per i due bellissimi documentari firmati da Stacy Peralta Dogtown and the Z-Boys e Riding giants fino al recente Drift, ho sempre subito il fascino di questa disciplina magica e traboccante adrenalina, mosso in parte dal desiderio che nutro di poter un giorno vivere al mare e dei trascorsi - neppure troppo memorabili - dei tempi delle medie passati sullo skate.
Da tempo Soul surfer - pellicola ispirata alla reale vicenda di Bethany Hamilton - era in attesa di una visione da Saloon, ed approfittando di questo inizio autunno dai climi ancora primaverili ho deciso di rispolverarlo quasi la mia stagione favorita potesse, di fatto, non finire mai: non so se la splendida cornice delle Hawaii, le tematiche legate al concetto di famiglia e forza di volontà o lo stesso surf mi abbiano influenzato, ma ho finito per godermi la visione dal primo all'ultimo minuto - o dalla prima all'ultima onda, per usare un linguaggio più adatto al tema - nonostante l'aura buonista di fondo che aleggia sul lavoro di McNamara, che seppur stucchevole a tratti riesce a presentarsi come un buon prodotto di formazione utile anche nell'ottica di mostrare al Fordino, quando sarà il momento, titoli che possano sensibilizzarlo rispetto all'approccio con lo sport e l'importanza che,quando si parla dei propri sogni, hanno la forza d'animo e la vicinanza della famiglia.
In questo senso la vicenda di Bethany - narrata con grandissima fedeltà ai fatti reali -, giovane promessa del surf professionistico aggredita da uno squalo e privata del braccio sinistro, e del suo percorso per ritrovare la via delle onde, è un'importante ed educativa lezione che va ben oltre il discorso legato alla disabilità, e che agli occhi del sottoscritto ha come unica nota stonata la componente religiosa - ma, in questo caso, non si possono cambiare quelle che sono le credenze della protagonista e dei suoi cari -.
Ottima, per portare il discorso ad un livello più pratico e meno spirituale, la prima parte, quando lo spettatore resta in attesa del momento dell'incidente, ed in più di un'occasione si aspetta di veder comparire lo squalo responsabile dell'attacco, così come le riprese in acqua, molto interessanti e davvero rispettose delle evoluzioni che normalmente si possono ammirare nelle competizioni professionistiche.
Accanto a tutto questo - dalla componente della famiglia, a quella tecnica - una piccola chicca ha permesso al sottoscritto di volere un pò più bene a Soul surfer: Kevin Sorbo. 
L'ex Hercules, attore di serie più che b divenuto celebre grazie alla saga del mitologico eroe greco, si ritaglia una piccola parte accanto a nomi ben più quotati come Dennis Quaid e Helen Hunt, che interpretano i genitori di Bethany, finendo per risultare tanto fuori luogo quanto clamorosamente perfetto per il ruolo.
Non ci troveremo di fronte al film di riferimento sul surf, ma in qualche misura Soul surfer e la storia di questa ragazza aggrappatasi al sogno di continuare a cavalcare le onde dell'oceano possono rappresentare un buon punto di partenza per i giovani in cerca delle emozioni che solo tubi e point breaks possono dare.
Squali permettendo.


MrFord


"Some days you lose you win 
and the waters as high as the times your in.
So I jump back into 
where I learned to swim."
Michael Franti&Spearhead - "The sound of sunshine" - 


6 commenti:

  1. non gli avrei dato un centesimo bucato pensando al solito vizio hollywoodiano di spargere retorica e lacrime a piene mani...

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    1. Un pò di retorica c'è comunque, ma il film è più che guardabile!

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  2. il filmetto è carino, nonostante l'aura cristiano-buonista, più per la vicenda della protagonista in sé che per qualità cinematografiche.
    e kevin sorbo in ogni caso è come al solito terribile :D

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    1. Kevin Sorbo è un grande del trash! Rispettalo! :)

      Per il resto, incredibilmente concordo.

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  3. fantastico il surf ma il film è un po' una schifezza, consentimi di dirlo. :)

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