Regia: Sean McNamara
Origine: USA
Anno: 2011
Durata: 106'
Durata: 106'
La trama (con parole mie): Bethany Hamilton è una ragazzina come tante nata e cresciuta sull'oceano nella splendida cornice delle Hawaii. I suoi genitori sono surfisti, così come i suoi fratelli, e in lei brilla il talento cristallino della futura campionessa di questo sport da "cresta dell'onda".
Quando, proprio nel momento in cui la sua carriera potrebbe decollare, durante una normale uscita in acqua viene aggredita da uno squalo e perde il braccio sinistro, per Bethany ha inizio un dramma: dovrà reinventare se stessa e ricominciare da capo, o riuscirà a trovare la forza d'animo necessaria per tornare tra le onde per fare quello che ha sempre amato, vivere cavalcando i flutti?
Sostenuta dalla famiglia, Bethany dovrà volare dall'altra parte del mondo e scoprire il dramma di un intero popolo prima di poter trovare la fiducia per ricominciare da capo.
Quando, proprio nel momento in cui la sua carriera potrebbe decollare, durante una normale uscita in acqua viene aggredita da uno squalo e perde il braccio sinistro, per Bethany ha inizio un dramma: dovrà reinventare se stessa e ricominciare da capo, o riuscirà a trovare la forza d'animo necessaria per tornare tra le onde per fare quello che ha sempre amato, vivere cavalcando i flutti?
Sostenuta dalla famiglia, Bethany dovrà volare dall'altra parte del mondo e scoprire il dramma di un intero popolo prima di poter trovare la fiducia per ricominciare da capo.
Per quanto non abbia mai provato a cavalcare un'onda su una tavola, ho
sempre amato il surf come sport, esperienza di vita e modo di
approcciare il mare ed il concetto di Confine, umano, fisico o
spirituale che fosse.
Da Un mercoledì da leoni a Point break, passando per i due bellissimi
documentari firmati da Stacy Peralta Dogtown and the Z-Boys e Riding
giants fino al recente Drift, ho sempre subito il fascino di questa
disciplina magica e traboccante adrenalina, mosso in parte dal desiderio
che nutro di poter un giorno vivere al mare e dei trascorsi -
neppure troppo memorabili - dei tempi delle medie passati sullo skate.
Da tempo Soul surfer - pellicola ispirata alla reale vicenda di
Bethany Hamilton - era in attesa di una visione da Saloon, ed
approfittando di questo inizio autunno dai climi ancora primaverili ho
deciso di rispolverarlo quasi la mia stagione favorita potesse, di
fatto, non finire mai: non so se la splendida cornice delle Hawaii, le
tematiche legate al concetto di famiglia e forza di volontà o lo stesso
surf mi abbiano influenzato, ma ho finito per godermi la visione dal
primo all'ultimo minuto - o dalla prima all'ultima onda, per usare un
linguaggio più adatto al tema - nonostante l'aura buonista di fondo che
aleggia sul lavoro di McNamara, che seppur stucchevole a tratti riesce a
presentarsi come un buon prodotto di formazione utile anche nell'ottica
di mostrare al Fordino, quando sarà il momento, titoli che possano
sensibilizzarlo rispetto all'approccio con lo sport e l'importanza che,quando si parla dei propri sogni, hanno la forza d'animo e la vicinanza della
famiglia.
In questo senso la vicenda di Bethany - narrata con grandissima
fedeltà ai fatti reali -, giovane promessa del surf professionistico
aggredita da uno squalo e privata del braccio sinistro, e del suo
percorso per ritrovare la via delle onde, è un'importante ed educativa
lezione che va ben oltre il discorso legato alla disabilità, e che agli
occhi del sottoscritto ha come unica nota stonata la componente
religiosa - ma, in questo caso, non si possono cambiare quelle che sono
le credenze della protagonista e dei suoi cari -.
Ottima, per portare il discorso ad un livello più pratico e meno
spirituale, la prima parte, quando lo spettatore resta in attesa del
momento dell'incidente, ed in più di un'occasione si aspetta di veder
comparire lo squalo responsabile dell'attacco, così come le riprese in
acqua, molto interessanti e davvero rispettose delle evoluzioni che
normalmente si possono ammirare nelle competizioni professionistiche.
Accanto a tutto questo - dalla componente della famiglia, a quella
tecnica - una piccola chicca ha permesso al sottoscritto di volere un pò
più bene a Soul surfer: Kevin Sorbo.
L'ex Hercules, attore di serie più
che b divenuto celebre grazie alla saga del mitologico eroe greco, si
ritaglia una piccola parte accanto a nomi ben più quotati come Dennis
Quaid e Helen Hunt, che interpretano i genitori di Bethany, finendo per risultare tanto fuori luogo quanto clamorosamente perfetto per il ruolo.
Non ci troveremo di fronte al film di riferimento sul surf, ma in
qualche misura Soul surfer e la storia di questa ragazza aggrappatasi al
sogno di continuare a cavalcare le onde dell'oceano possono
rappresentare un buon punto di partenza per i giovani in cerca delle
emozioni che solo tubi e point breaks possono dare.
Squali permettendo.
MrFord
"Some days you lose you win
and the waters as high as the times your in.
So I jump back into
So I jump back into
where I learned to swim."
Michael Franti&Spearhead - "The sound of sunshine" -
non gli avrei dato un centesimo bucato pensando al solito vizio hollywoodiano di spargere retorica e lacrime a piene mani...
RispondiEliminaUn pò di retorica c'è comunque, ma il film è più che guardabile!
Eliminail filmetto è carino, nonostante l'aura cristiano-buonista, più per la vicenda della protagonista in sé che per qualità cinematografiche.
RispondiEliminae kevin sorbo in ogni caso è come al solito terribile :D
Kevin Sorbo è un grande del trash! Rispettalo! :)
EliminaPer il resto, incredibilmente concordo.
fantastico il surf ma il film è un po' una schifezza, consentimi di dirlo. :)
RispondiEliminaEddai Vince, c'è di moooolto peggio! ;)
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