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venerdì 20 settembre 2013

I re del mondo

Autore: Don Winslow
Origine: USA
Editore: Einaudi
Anno: 2012




La trama (con parole mie): Ben, Chon e O, trio indissolubile di amici ed amanti, protagonisti indiscussi de Le belve, qualche anno prima delle vicende che li porteranno allo scontro mortale con il Cartello. Siamo nel 2005, e Ben e Chon sono ancora all'inizio - si fa per dire - della costruzione del loro impero di magnati dell'erba idroponica: la loro azienda, però, rischia di subire una brusca battuta d'arresto quando incrocia il suo cammino con quello della misteriosa Associazione, gruppo eterogeneo, potente e radicato ad ogni livello della società di Orange County che opera fin dall'inizio degli anni settanta, quando la pace e l'amore ancora regnavano ed i loro genitori non pensavano che avrebbero fatto nulla di quello che hanno fatto.
Una doppia storia che incrocia passato e futuro e porterà all'inizio di un nuovo capitolo delle vite dei suoi protagonisti.





Sono davvero felice che Don Winslow sia tornato a casa.
Ricordo ancora, infatti, la delusione - pur se parziale - che provai quando lessi Le belve, ormai un paio d'anni or sono, rimpiangendo i tempi d'oro di meraviglie come Il potere del cane o Satori, veri e propri Capolavori non solo di genere che proiettavano l'autore nell'Olimpo dei miei favoriti di tutti i tempi: l'allora ultimo lavoro del buon Don, infatti, mi parve più che altro un marchettone scritto ad uso e consumo del Cinema, tronfio e pregno di un linguaggio fin troppo giovanile che poco si addiceva ad un uomo tutto d'un pezzo - anche sulla pagina scritta - come pare essere questo ex investigatore, tant'è che l'acquisto de I re del mondo fu principalmente subordinato al fatto di desiderare la collezione completa dei titoli usciti in Italia targati Winslow, più che un desiderio impellente da fan in crisi d'astinenza, e all'uscita dell'inspiegabilmente in ritardo Bobby Z, che continuo ad aspettare con hype crescente.
Fortunatamente, la lettura del prequel del suddetto Le belve è stata una vera e propria sorpresa fin dai primi capitoli: stemperato dall'inserimento nella storia dei genitori dei protagonisti e del passato dell'Associazione dagli anni settanta in avanti, il linguaggio pseudo giovanile che rendeva posticcio il romanzo precedente finisce per diventare uno strumento perfetto di narrazione, l'incastro tra presente e passato funziona alla grande, la storia avvince, e le comparsate di protagonisti di altri romanzi appartenenti all'universo narrativo dell'autore - il già citato Bobby Z, il mitico Frankie Machine - impreziosiscono un lavoro che riassume alla perfezione la complessità dei rapporti tra padri - o madri - e figli, e che regala ad un pubblico ormai abituato ad una certa tensione da noir un intreccio interessante e mai scontato che parte da una visione quasi eterea del futuro figlia del peace&love dei sessanta/settanta per finire - o quasi - agli anni ottanta vissuti nel segno di Gordon Gekko e del "chi fa da se fa per tre", dall'amore libero al traffico di cocaina che deve essere controllato da qualcuno, che quel qualcuno sia la Mafia, il Cartello o la DEA.
E al centro di tutto, anche quando desidererebbero di no, sempre loro: Ben, Chon, O.
Inseparabili, uniti da un legame di quelli che soltanto una grande fiaba o la più dura realtà possono cementare. Un legame che unisce fratellanza ad amore.
Fragili eppure invincibili. Fallibili, eppure come illuminati da un'ispirazione che soltanto i predestinati hanno.
La stessa che aveva guidato i loro genitori, la stessa che li aveva condannati. 
E che, allo stesso modo, condannerà loro.
Ma questa è un'altra storia.
Nel frattempo mi godo il sole della California e tutte le sue ombre, le eredità donate e quelle riscosse, i sogni infranti sulle onde e quelli spezzati da un proiettile.
Ed il ritorno con il botto di Don Winslow, un "old guys rule" che conosce le regole del gioco e sa muoversi silenzioso e deciso, proprio come il vecchio Frankie, forse l'(anti)eroe che gli somiglia di più: uno di quelli che ti lascia sul filo fino all'ultimo, ma che alla fine non tradisce mai, un pò come Big John.
Uno di quelli che conosce le onde e sa come domarle, e capisce quando è il momento di farsi da parte per fare posto a questo terzetto di "ragazzi magici", come un passaggio di testimone.
Quello che dovrebbero fare i Maestri.
Quello che dovrebbero fare i Padri.
Anche quando la cavalcata finisce in fondo all'oceano invece che sulla cresta dell'onda.


MrFord


"Fly away on my Zephyr
I feel it more than ever
and in this perfect weather
we'll find a place together."
Red Hot Chili Peppers - "The Zephyr song" - 


4 commenti:

  1. A me invece è piaciuto più Le belve... de I re del mondo è carina la parte dei genitori, un pò irrilevante quella di Ben, O e Chon

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    1. Sicuramente la parte nel passato è più efficace, ma ho trovato l'insieme ben orchestrato, e più "di cuore" de Le belve.

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  2. Ho trovato superiore Le Belve. Ad ogni modo siamo sempre di fronte a un maestro.

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    1. Senza dubbio. Nel crime contemporaneo resta un nome di riferimento.

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