Produzione: FX
Origine: Italia
Anno: 2010
Episodi: 14
La trama (con parole mie): Renè Ferretti, dopo la delusione di Occhi del cuore 2 ed il
progetto dedicato a Machiavelli è in dubbio se proseguire con la Rete o
approdare a Milano, dalla Concorrenza, per dirigere uno show dedicato ad alcuni
presunti comici emergenti.
Quando, però, il via libera gli viene dato per un nuovo
serial molto realistico e di qualità chiamato Medical dimension, il regista
torna a collaborare con il suo gruppo di sempre aspettandosi, però, un lavoro
come non ne hanno mai realizzati.
Ma nonostante la volontà, la passione, l’impegno ed i soliti
squilibri, un’ombra minacciosa incombe sull’intera operazione: e non sono i ben
poco competenti sceneggiatori, il budget della casa di produzione o i disordini
dei membri della troupe.
E’ qualcosa di più grande, che va dritto al cuore del sistema di questa
nostra vecchia Terra dei cachi.
Dunque, anche la seconda delle due serie più importanti del
panorama italiano – la prima fu, ovviamente, la meravigliosa Romanzo criminale – giunge al
capolinea in casa Ford dopo aver intrattenuto, divertito, trasmesso tormentoni
e regalato personaggi indimenticabili.
Ai tempi della sua uscita – quando ancora al Saloon non era
passata neppure la prima stagione – ricordo che questo terzo giro di giostra di
Boris creò non poche polemiche per la sua svolta decisamente più politica e, a
tratti, in bilico con il grottesco ed il drammatico, sia tra gli appassionati
della prima ora, sia rispetto alla critica: quello che posso dire, ora che
anche da queste parti l’intero progetto è alle spalle, è che se senza dubbio è
comprensibile la sensazione di “mancanza” rispetto ai primi, scanzonati episodi,
appare inevitabile che il discorso iniziato dal progetto di Vendruscolo,
Ciarrapico e Torre dovesse trovare soprattutto
in chiusura una definizione netta del suo ruolo satirico rispetto al mondo del
piccolo schermo – ma non solo – di questa Italietta figlia di nepotismi,
vecchiume e trappole che ormai abbiamo ben imparato a conoscere in qualsiasi
campo immaginabile – Cinema, televisione, politica, mondo del lavoro e chi più
ne ha, più ne metta -.
Le vicende della troupe di Medical dimension – la fu Occhi
del cuore – sono, infatti, lo specchio di un Paese allo sbando all’interno del
quale tutto funziona tramite raccomandazioni, favori, strani giochi di potere
ai quali è impossibile sfuggire, pena l’esclusione da ogni giro che conta – o
no -: dal responsabile della Rete per Medical dimension in fuga nel momento
della rivelazione della reale natura dell’operazione ai due stagisti Lorenzo –
non più schiavo in quanto nipote di un senatore – e Alessandro – memorabile il
suo complesso rapporto con Arianna, l’assistente alla regia, dopo la
rivelazione di quest’ultima rispetto al suo essere berlusconiana – vincitori di
un premio legato ad un cortometraggio che non hanno neppure finito ma che passa
dalle mani del succitato zio, osserviamo il paladino Renè Ferretti – un Pannofino
irresistibile come di consueto quando ricopre questo ruolo – battersi contro
mulini a vento sempre più grandi fino alla clamorosa decisione della doppia
puntata conclusiva, che tiene aperta la strada ad una futura ripresa del serial
così come a quello che diverrà, poi, il film.
Impossibile poi non citare l’irresistibile Stanis LaRochelle
di Pietro Sermonti, uno dei personaggi più geniali creati negli ultimi anni per
il piccolo o grande schermo, ed il gruppo degli sceneggiatori, in perenne relax
sul loro yacht a copiare serie coreane e buttare idee “a cazzo di cane”, così
come le apparizioni dell’intramontabile Martellone – il suo “bucio de culo” in
versione cantata è ormai un tormentone di casa Ford -, Sergio Brio – nel cuore
di tutti i tifosi juventini di una certa generazione – e Paolo Sorrentino,
tormentato dagli errori di persona che lo vedono associato a Garrone, Gomorra e
Saviano.
In particolare, poi, ho trovato illuminanti l’episodio
dedicato alle sequenze girate a casa di una vecchia signora e legato al
tracollo nervoso della figura del dottor Corelli interpretato da Stanis – forse
la puntata di Boris che mi ha fatto panesalamente ridere di più – e quello che
segna l’inizio della fine del progetto Medical dimension, intitolato Nella
rete, virato sui toni del grottesco profondo – quasi surrealista, mi verrebbe
da affermare – ed esemplare nel mettere a nudo le dinamiche più bieche che
regolano la vita e gli intrighi made in Terra dei cachi.
Onestamente continuo a sperare che un giorno lo studio che
il delegato di rete Sergio avrebbe voluto radere al suolo “come l’undici
settembre” l’ultimo giorno di riprese possa tornare ad ospitare lo strampalato
gruppo di personaggi che ha reso grandi queste tre stagioni, anche perché è
talmente difficile trovare proposte intelligenti ed acute nel panorama nostrano
che perdere un – l’unico, ormai – riferimento come Boris rischia di segnare
definitivamente l’abbandono del sottoscritto rispetto a quello che può offrire
la “nostra” televisione.
E ovviamente, che un giorno il sogno di Ferretti di portare
nelle case degli italiani proprio “un’altra televisione” possa essere
finalmente realizzato.
Politica e pigrizia de noartri permettendo.
MrFord
"Bucio de culo, de culo bucio... Ah, ah!
Bucio de culo, de culo bucio... Ah, ah!"
Martellone - "Bucio de culo" -
A me erano piaciute da morire le prime 2 serie,questa un pò meno,ma tant'è.
RispondiEliminaPensa che un giorno mi sono vista entrare Piero Sermonti in negozio,sono rimasta di sasso XD dopodichè mi ha regalato due biglietti per andarlo a vedere a teatro,era nella mia città con Paolo Calabrese(Biascica) per "Dona Flor e i suoi due mariti".Tutti e due molto simpatici!
A me Boris era piaciuta tutta, incondizionatamente e film compreso.
EliminaGrandi Sermonti e Calabrese! :)