Regia: Michael Haneke
Origine: Austria, Francia
Anno: 2012
Anno: 2012
Durata: 127'
La trama (con parole mie): Georges e Anne sono due anziani insegnanti di musica ancora legati all'ambiente, insieme da una vita, colti ed ormai lontani dai figli, tutti presi dalle loro vite e famiglie.
Quando la donna è colpita da un grave ictus la vita della coppia cambia radicalmente: Anne vorrebbe morire, Georges tiene duro cercando di mantenere la stessa indipendenza che i due hanno sempre mostrato facendo ad un tempo coraggio anche alla sua compagna, promettendole di non riportarla per nessun motivo in ospedale.
Le condizioni di Anne, tuttavia, progressivamente peggiorano fino a farla regredire ad uno stadio quasi infantile, e per Georges si presenteranno dilemmi sul futuro che l'uomo cercherà di affrontare senza tenere conto delle pressioni della figlia Eva e di suo marito.
A volte il mondo del Cinema è proprio strano: un Autore - di quelli con la A maiuscola - che da decenni incanta il suo pubblico, lo sorprende, fa incetta di premi in giro per il mondo di colpo, senza un motivo esplicito - come il fatto che sia morto, ad esempio - esplode letteralmente anche rispetto alle grandi platee e diviene, senza se e senza ma, una moda, finendo per raccogliere anche più di quanto si sarebbe mai potuto aspettare e, forse, avrebbe in qualche modo meritato.
Michael Haneke è uno dei protetti europei del Saloon sin da quando, ormai diversi anni fa, incrociai il suo cammino recuperando in edicola la versione Vecchio Continente di Funny Games, che mi colpì come un pugno in piena faccia ed originò un recupero rapido e deciso delle opere fino a quel momento conosciute del regista austriaco: ricordo lo sconcerto e la sensazione di disagio che molti dei suoi lavori lasciarono nel sottoscritto, da La pianista a Il tempo dei lupi, fino all'esplosione che furono Niente da nascondere e Il nastro bianco, opere gigantesche destinate a diventare dei veri e propri Classici, pur se insoliti rispetto all'idea comune del concetto.
Quello che non ho mai pensato di Haneke in tutto questo tempo, anche grazie al suo Cinema e nonostante le Palme d'oro e similari che hanno continuato a piovere su quello che ho sempre considerato un "regista entomologo" dell'animale che è l'Uomo, si è invece concretizzato con Amour, vincitore all'ultimo Festival di Cannes e ricoperto d'oro anche dalla critica USA in vista degli imminenti Academy Awards: il vecchio, spietato Michael si è imborghesito, e anzi, mi è quasi diventato un radical chic della peggior specie.
Senza dubbio, infatti, Amour è un ottimo prodotto, realizzato come una rappresentazione da camera sfruttando inquadrature fisse e movimenti di macchina statuari - un approccio reso grande dal Maestro Ozu -, interpretato magnificamente dai due ultraottantenni Jean Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva, capace di emozionare con almeno un paio di sequenze strabilianti - il confronto finale tra Georges ed Anne ed il faccia a faccia tra il primo e l'infermiera licenziata -, eppure non riesce ad essere efficace ed assolutamente dirompente come mi avevano abituato ad essere i suoi film: non so se sia perchè la malattia e la decadenza della vecchiaia - così come, in una certa misura, la "dolce morte" - sono un argomento sensibile che difficilmente viene osteggiato in sede di Festival, o perchè le parentesi clamorosamente autoriali - non tanto date dalla fissità del ritmo, quanto da passaggi come le inquadrature dedicate ai dipinti, assolutamente ininfluenti - hanno finito per irritarmi profondamente, ma nello stesso ambito il ritorno emotivo della visione è stato decisamente più forte in A simple life, recuperato di recente da queste parti e toccato da ispirazioni simili, ed il risultato mi è parso perfino troppo tirato per le lunghe nonostante l'indubbia forza del messaggio, tanto da costarmi un appisolamento proprio sulla scena finale rinfacciatomi selvaggiamente da Julez, che aveva nel frattempo passato la maggior parte del tempo della visione prendendo amabilmente per il culo Haneke ed i suoi presunti "fermi immagine".
Comunque, non lasciatevi ingannare troppo da questa mia severità: parliamo comunque di un signor film girato da un signor Autore, che probabilmente ora riscatta il credito guadagnatosi con una carriera costellata di pellicole clamorose, dunque se dovesse capitare, non tiratevi indietro.
Solo armatevi di pazienza e coraggio - in fondo, i temi trattati non sono affatto una passeggiata, soprattutto se siete felicemente accoppiati - e preparatevi ad un'esperienza con la settima arte tutt'altro che semplice, e piuttosto sofferta.
Non pensiate, però, di essere di fronte all'Haneke in grado di compiere il miracolo di illustrare la violenza ed il Male presenti nel cuore umano facendolo passare per una sorta di algida fiaba da villaggio di montagna.
Michael Haneke è uno dei protetti europei del Saloon sin da quando, ormai diversi anni fa, incrociai il suo cammino recuperando in edicola la versione Vecchio Continente di Funny Games, che mi colpì come un pugno in piena faccia ed originò un recupero rapido e deciso delle opere fino a quel momento conosciute del regista austriaco: ricordo lo sconcerto e la sensazione di disagio che molti dei suoi lavori lasciarono nel sottoscritto, da La pianista a Il tempo dei lupi, fino all'esplosione che furono Niente da nascondere e Il nastro bianco, opere gigantesche destinate a diventare dei veri e propri Classici, pur se insoliti rispetto all'idea comune del concetto.
Quello che non ho mai pensato di Haneke in tutto questo tempo, anche grazie al suo Cinema e nonostante le Palme d'oro e similari che hanno continuato a piovere su quello che ho sempre considerato un "regista entomologo" dell'animale che è l'Uomo, si è invece concretizzato con Amour, vincitore all'ultimo Festival di Cannes e ricoperto d'oro anche dalla critica USA in vista degli imminenti Academy Awards: il vecchio, spietato Michael si è imborghesito, e anzi, mi è quasi diventato un radical chic della peggior specie.
Senza dubbio, infatti, Amour è un ottimo prodotto, realizzato come una rappresentazione da camera sfruttando inquadrature fisse e movimenti di macchina statuari - un approccio reso grande dal Maestro Ozu -, interpretato magnificamente dai due ultraottantenni Jean Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva, capace di emozionare con almeno un paio di sequenze strabilianti - il confronto finale tra Georges ed Anne ed il faccia a faccia tra il primo e l'infermiera licenziata -, eppure non riesce ad essere efficace ed assolutamente dirompente come mi avevano abituato ad essere i suoi film: non so se sia perchè la malattia e la decadenza della vecchiaia - così come, in una certa misura, la "dolce morte" - sono un argomento sensibile che difficilmente viene osteggiato in sede di Festival, o perchè le parentesi clamorosamente autoriali - non tanto date dalla fissità del ritmo, quanto da passaggi come le inquadrature dedicate ai dipinti, assolutamente ininfluenti - hanno finito per irritarmi profondamente, ma nello stesso ambito il ritorno emotivo della visione è stato decisamente più forte in A simple life, recuperato di recente da queste parti e toccato da ispirazioni simili, ed il risultato mi è parso perfino troppo tirato per le lunghe nonostante l'indubbia forza del messaggio, tanto da costarmi un appisolamento proprio sulla scena finale rinfacciatomi selvaggiamente da Julez, che aveva nel frattempo passato la maggior parte del tempo della visione prendendo amabilmente per il culo Haneke ed i suoi presunti "fermi immagine".
Comunque, non lasciatevi ingannare troppo da questa mia severità: parliamo comunque di un signor film girato da un signor Autore, che probabilmente ora riscatta il credito guadagnatosi con una carriera costellata di pellicole clamorose, dunque se dovesse capitare, non tiratevi indietro.
Solo armatevi di pazienza e coraggio - in fondo, i temi trattati non sono affatto una passeggiata, soprattutto se siete felicemente accoppiati - e preparatevi ad un'esperienza con la settima arte tutt'altro che semplice, e piuttosto sofferta.
Non pensiate, però, di essere di fronte all'Haneke in grado di compiere il miracolo di illustrare la violenza ed il Male presenti nel cuore umano facendolo passare per una sorta di algida fiaba da villaggio di montagna.
MrFord
"Don't know what's comin' tomorrow,
maybe it's trouble and sorrow;
but we'll travel the road, sharin' our load,
side by side."
maybe it's trouble and sorrow;
but we'll travel the road, sharin' our load,
side by side."
Ray Charles - "Side by side" -
Grazie,ma anEke no.Ma proprio zero.
RispondiEliminaAmico mio, ma non ti va bene proprio niente! ;)
EliminaEbbene si: ho gusti selettivi,uterini,umorali,ponderati e ben motivati.Che sia bere,mangiare,scopare,guardare,leggere e....Basta.In tutto il resto sono di bocca buona. (Visto che non faccio altro) :DD
EliminaIo capisco essere selettivi, uterini, umorali, ponderati eben motivati, ma così non rischi di prderti un pò del succhiare il midollo della vita? ;)
EliminaJammaisnon! Riconosco le ossa cave dagli ossobuchi di stinco, prima di smangiarmi gli incisivi a vanvera..;)
EliminaL'importante è quello, che gli incisivi servono! ;)
Eliminaah ah GIOCHER sei un mito! Ma insomma Mr Ford ma tra i film stranieri quale è il tuo favorito? a me Amour ( il titolo secondo me è una presa per il culo da parte di Haneke) è piaciuto, è la sua opera più normalizzata ma comunque sempre di livello alto....
RispondiEliminaIl livello è sempre alto, è vero, ma ho avuto l'impressione che Haneke si sia un pò seduto sull'essere Haneke.
EliminaPer quanto riguarda il mio preferito, domenica avrai la lista completa delle mie "scelte" rispetto agli Oscar! ;)
Haneke imborghesito? occazzo! devo vederlo al più presto...
RispondiEliminaSono curioso di scoprire cosa ne penserai, anche se ultimamente mi preoccupi quasi più del Cucciolo! ;)
Eliminaah, ti sei addormentato. per questo la recensione ha tardato tanto...
RispondiEliminaun po' è l'effetto noia del film, ma un po' è anche l'età, per te ormai vicina a quella dei protagonisti! :D
comunque più passa il tempo e meno provo amour per questo film sopravvalutatissimo.
il nastro bianco sì che era un capolavoro, questa invece è la versione d'autore della ruffianata da oscar.
se questo è il cinema radical-chic di oggi, io allora non sono più radical-chic.
ma nemmeno sono pane&salame, giammai!
Pensa te, concordo su Il nastro bianco - fenomenale - e perfino sul fatto che ultimamente ti vedo molto meno radical chic: sarà colpa dell'età!? ;)
EliminaFunny Games (il primo) mi aveva disturbato al punto che io con Haneke devo ancora fare pace. Ho lì da vedere il nastro bianco, e prima o poi potrei anche farcela. Questo non so davvero se voglio affrontarlo.
RispondiEliminaPoison, Haneke è e resta sempre parecchio disturbante, su questo non ci sono dubbi: ma cose come Il nastro bianco andrebbero recuperate a prescindere, e comunque prima di questo Amour.
EliminaE infatti il mio impegno concreto, dopo aver restituito l'IMU, nonchè le ore perse a cercar parcheggio e quelle in coda alle poste, è vedere il nastro bianco! :)
EliminaRiesci anche a fare in modo che sia restituito anche a me? E parlo sia per quanto riguarda l'IMU che il tempo! ;)
Eliminama che domande fai? è ovvio! :)
EliminaPerfetto. Allora fammi solo sapere quando torneranno al mittente! :)
EliminaCome Poison con Haneke, dopo Funny Games che ho odiato con tutta me stessa, ho un rapporto conflittuale.E questo sa di parecchio faticoso...
RispondiEliminaInfatti ti consiglio prima di recuperare cose come il già citato Il nastro bianco o Niente da nascondere, pazzeschi entrambi.
EliminaHaneke è e resterà nel mio Olimpo dei registi. Con questo Amour ha saputo ancora una volta colpirmi allo stomaco e al cuore, il fatto che la critica USA se ne accorga lo vedo come un pregio, non un difetto.
RispondiEliminaLisa, io ho sempre ammirato il suo lavoro, eppure con questo film ho avuto l'impressione che abbia capito cosa dei suoi film conquista la critica e l'abbia sfruttato.
EliminaUna specie di colpo basso.
Mi unisco agli applausi per "Amour", la forza di lui (non ricordo il nome del personaggio) ha saputo emozionarmi.
RispondiEliminaSicuramente il personaggio di Georges è tosto, ma trovo che il lavoro di Haneke risulti meno potente del suo solito.
EliminaAmato in maniera folle, ed avendo passato un'esperienza similare [conclusasi felicemente, per fortuna] mi sono ritrovato perfettamente coinvolto, anzi, ci ho visto stralci del mio passato in alcune sequenze.
RispondiEliminaPer me uno dei film più belli di sempre.
Giacomo, l'esperienza personale in genere aiuta ad empatizzare meglio con i film: non avendone provata una simile - e per fortuna, direi - ho trovato Amour principalmente un furbo esercizio di eccezionale bravura.
EliminaAmour non è un film d'amore, ma dell'orrore. Terribile (nel senso buono). Un film che non si riguarderà mai più. Basta una volta.
RispondiEliminaDenny, sicuramente è un argomento tosto, quello proposto: ma sul genere ho preferito - e di molto - A simple life, decisamente più emozionale e meno algido.
EliminaA me sinceramente non ha entusiasmato, pur riconoscendo (ovviamente) le grandi interretazioni degli attori protagonisti. Però Haneke è un cineasta freddo, incapace di emozionare: da' il meglio di se' in film come 'Il nastro bianco' ma a mio avviso non riesce a fare film sentimentali ed emotivamente coinvolgenti: qui vorrebbe mostrare l'amore estremo ma dalle immagini arriva solo sofferenza. E alla fine stanca.
RispondiEliminaKelvin, posso capire cosa intendi, anche se in questo caso Haneke mi è parso più furbo che freddo: come i Dardenne, ha capito cosa piace del suo Cinema alla critica che conta, e sta puntando molto su quello.
EliminaA me film come questo, lenti e strazianti nella loro noia, piacciono parecchio, di solito.
RispondiEliminaAmour non ha fatto eccezione anche se io, il vecchio di merda, l'ho odiato parecchio. Ho idee molto chiare su cosa vorrei fosse fatto di me in casi come quello e restare in vita non è contemplato.
Secondo me la posizione di Georges è particolare, difficile da valutare "dall'esterno": sicuramente c'è chi sceglierebbe una cosa, e chi l'altra, ed è sempre difficile confrontare la propria posizione con quella di una persona che ci è vicina e ci chiede di lasciarla morire. In questo senso, però, continuo a preferire film come Million dollar baby a quelli come Amour, troppo autoriali anche nel rappresentare le emozioni.
EliminaAssolutamente, lungi da me esprimere un giudizio. Ma è una questione che mi sta particolarmente a cuore, questa, per cui l'irritazione per ciò che io percepisco come mancanza di rispetto è stata tanta.
EliminaPosso capire, cercavo di dare semplicemente un altro punto di vista. In fondo, considerato Haneke, poteva essere decisamente più disturbante.
EliminaMi sa che non posso farcela... Lentezza e dolore insieme, forse non me la sento di affrontarli in un film così. Temo che potrei rimanere traumatizzata. So che non c'entra nulla, ma Funny Games mi aveva turbato non poco (era quello che voleva, in fondo) e in modo del tutto inutile, secondo me, quindi da un lato sono curiosa, dall'altro mi chiedo "chi me lo fa fà?" Per ora, lo lascio in stand by :)
RispondiEliminaBenvenuta da queste parti, Elisa.
EliminaHaneke è sempre una bella sfida da affrontare, anche quando - come in questo caso - non raggiunge il suo meglio: fossi in te, prima di Amour, appena curiosità ed ispirazione lo consentono, andrei più su Il nastro bianco.
Il film più sopravvalutato della Stagione: non aggiunge assolutamente niente di quanto sia stato detto sulla vecchiaia e sulla dignità umana di fronte alla decadenza del corpo, peraltro nel finale "cita" (per non dire plagia) Qualcuno Volò Sul Nido Del Cuculo, in maniera tanto "bassa" da farmi inca**are al solo ricordo. Palma d'Oro inspiegabile, c'erano almeno 3 film di gran lunga superiori in concorso (Re Della Terra Selvaggia, Il Sospetto, Moonrise Kingdom).
RispondiEliminaSenza dubbio Amour ha raccolto più di quello che ha meritato, sia ai Cesar - Holy Motors se lo mangia -, sia a Cannes - non ho visto Il sospetto, ma gli altri due film che citi gli sono nettamente superiori -.
EliminaPeccato.