Regia: Wes Anderson
Origine: USA
Anno: 2012
Durata: 94'
La trama (con parole mie): siamo nel New England, nel cuore di un'isola piccola e fiabesca alla fine dell'estate del 1965. Sam e Suzy, due adolescenti innamoratisi praticamente a prima vista ed entrambi a loro modo isolati dal mondo - il primo è un orfano rifiutato anche dalla famiglia adottiva, la seconda è prigioniera all'interno di una casa in cui regnano una taciuta lontananza tra i genitori ed il dominio quasi incontrastato dei fratelli minori -, decidono di organizzare un piano e completare una fuga d'amore che li porti a scoprirsi a vicenda, giungendo per la prima volta a mettere il loro mondo interiore a disposizione di un altro.
La scomparsa dei due, però, provoca una sorta di crisi locale, così il funzionario di polizia del luogo, il Capitano Sharp, insieme ai genitori della ragazza, all'addetto alla posta Jed, al capo scout Ward e ai compagni di campo di Sam da inizio ad una ricerca a tappeto dei fuggitivi.
Il loro ritrovamento, però, sarà solo l'inizio di una nuova avventura, e chissà, anche di qualcosa di più grande.
Wes Anderson è uno di quei registi che ha tutte le caratteristiche buone per farmi incazzare: la cura maniacale per ogni dettaglio applicata ad un'estetica da nerd saputello, il tocco di un talento cristallino ingabbiato da una forma di altezzosità assolutamente irritante, tematiche profonde soffocate da una voglia incontrollabile di apparire cool: di conseguenza, ho sempre avuto un rapporto altalenante con il suo Cinema, e anche se l'unica vera delusione è stata Il treno per il Darjeeling, ho sempre guardato con sospetto al lavoro dell'autore de I Tenenbaum.
Moonrise kingdom, attesissimo dal sottoscritto dopo l'ottimo Fantastic Mr. Fox, giungeva in casa Ford spinto da recensioni entusiastiche lette in ogni dove - ebbene sì, anche dalle parti del mio antagonista Cannibale - e da un folgorante inizio giostrato alla perfezione dal regista ed in grado di unire il gusto per la fiaba ai carrelli laterali, la musica ai colori pastello, le suggestioni alle immagini.
Peccato che, nonostante le ottime premesse, la storia - e soprattutto, la via scelta dall'autore per raccontarla - prenda quasi subito la piega di una lezioncina leziosa che Mr. Anderson si prodiga a sviolinare a noi poveri cristi molto al di sotto delle sue straordinarie capacità dall'altra parte dello schermo: e non c'è cosa peggiore, soprattutto rispetto ad un film di formazione dalle tematiche assolutamente profonde e dalla messa in scena interessante, di un tono saccente e superiore come quello che trasmette questo lavoro.
Come se non bastasse, la storia di Sam e Suzy e la loro fuga d'amore e di maturazione ha risvegliato nel sottoscritto un paragone quasi immediato con uno dei film "per ragazzi" meglio realizzati degli ultimi dieci anni, quel Un ponte per Terabithia che mi lasciò senza parole e con il magone quando, ai tempi della sua uscita, lo affrontai con scetticismo e finì per strabiliarmi: dal punto di vista emozionale, Moonrise kingdom ricorda l'appena citata pellicola firmata da Gabor Csupo come se la stessa fosse stata anestetizzata, o tutti noi affrontassimo la visione con dei cuscini premuti fortissimo sulla faccia ad impedirci di esternare qualsiasi emozione.
Ho terminato la visione - tra l'altro, priva del ritmo e del mordente che dovrebbe conquistare il pubblico in un film d'avventura e ricerca, pur se interiore - assolutamente determinato a dedicare al buon Wes tutte le bottigliate che meriterebbe, quasi soddisfatto all'idea di scrivere un post che potesse sfogare tutta la delusione rispetto alla meraviglia provata in passato per i già citati Tenenbaum o Steve Zissou - per non parlare dello spreco di Bill Murray in una parte che non gli si addice neppure da lontano -.
Poi ho fatto un respiro profondo e ho pensato ai due protagonisti, al loro rapporto con il mondo esterno, sentendomi come uno degli scout pronti a vessare il povero Sam con il loro fare da bulli, ed ho avuto come un'illuminazione: non avrei trattato la pellicola di Anderson come i suoi due piccoli eroi non avrebbero voluto essere trattati a loro volta.
E ho ripensato a quanto dev'essere difficile, per quelli come loro - e il regista che li ha "creati" -, essere quello che sono senza rischiare qualche bottigliata a priori.
A quanto è difficile essere adolescenti e decisi, adolescenti e innamorati.
L'amore non è uno scherzo, ad ogni età: che sia legato ad una coppia, o dietro al rapporto tra genitori e figli - sempre al centro della poetica dell'autore -.
E se è vero che Moonrise kingdom è a suo modo spocchioso, algido, troppo perfettino per arrivare dritto al cuore di questo vecchio cowboy, è altrettanto indiscutibile non solo il suo valore artistico, ma anche la possibilità che merita di avere per comunicare ed aprirsi al mondo - e in qualche modo alla vita -.
Moonrise kingdom è come i due giovani viaggiatori che lo animano.
E ora che sto dall'altra parte della barricata, mi sento come Edward Norton, o Bruce Willis, che vorrebbero dare a Sam la possibilità che nessuno avrebbe voluto dargli.
E così, ad un film che mi ha irritato profondamente e fatto prudere le mani, convincendomi quanto fosse giusto bottigliarlo con tutte le forze, darò una possibilità di essere - e diventare - grande.
Perchè questo è quello che farebbe un padre.
Questo è quello che fa l'amore.
E di questo hanno bisogno Sam e Suzy.
Peccato che, nonostante le ottime premesse, la storia - e soprattutto, la via scelta dall'autore per raccontarla - prenda quasi subito la piega di una lezioncina leziosa che Mr. Anderson si prodiga a sviolinare a noi poveri cristi molto al di sotto delle sue straordinarie capacità dall'altra parte dello schermo: e non c'è cosa peggiore, soprattutto rispetto ad un film di formazione dalle tematiche assolutamente profonde e dalla messa in scena interessante, di un tono saccente e superiore come quello che trasmette questo lavoro.
Come se non bastasse, la storia di Sam e Suzy e la loro fuga d'amore e di maturazione ha risvegliato nel sottoscritto un paragone quasi immediato con uno dei film "per ragazzi" meglio realizzati degli ultimi dieci anni, quel Un ponte per Terabithia che mi lasciò senza parole e con il magone quando, ai tempi della sua uscita, lo affrontai con scetticismo e finì per strabiliarmi: dal punto di vista emozionale, Moonrise kingdom ricorda l'appena citata pellicola firmata da Gabor Csupo come se la stessa fosse stata anestetizzata, o tutti noi affrontassimo la visione con dei cuscini premuti fortissimo sulla faccia ad impedirci di esternare qualsiasi emozione.
Ho terminato la visione - tra l'altro, priva del ritmo e del mordente che dovrebbe conquistare il pubblico in un film d'avventura e ricerca, pur se interiore - assolutamente determinato a dedicare al buon Wes tutte le bottigliate che meriterebbe, quasi soddisfatto all'idea di scrivere un post che potesse sfogare tutta la delusione rispetto alla meraviglia provata in passato per i già citati Tenenbaum o Steve Zissou - per non parlare dello spreco di Bill Murray in una parte che non gli si addice neppure da lontano -.
Poi ho fatto un respiro profondo e ho pensato ai due protagonisti, al loro rapporto con il mondo esterno, sentendomi come uno degli scout pronti a vessare il povero Sam con il loro fare da bulli, ed ho avuto come un'illuminazione: non avrei trattato la pellicola di Anderson come i suoi due piccoli eroi non avrebbero voluto essere trattati a loro volta.
E ho ripensato a quanto dev'essere difficile, per quelli come loro - e il regista che li ha "creati" -, essere quello che sono senza rischiare qualche bottigliata a priori.
A quanto è difficile essere adolescenti e decisi, adolescenti e innamorati.
L'amore non è uno scherzo, ad ogni età: che sia legato ad una coppia, o dietro al rapporto tra genitori e figli - sempre al centro della poetica dell'autore -.
E se è vero che Moonrise kingdom è a suo modo spocchioso, algido, troppo perfettino per arrivare dritto al cuore di questo vecchio cowboy, è altrettanto indiscutibile non solo il suo valore artistico, ma anche la possibilità che merita di avere per comunicare ed aprirsi al mondo - e in qualche modo alla vita -.
Moonrise kingdom è come i due giovani viaggiatori che lo animano.
E ora che sto dall'altra parte della barricata, mi sento come Edward Norton, o Bruce Willis, che vorrebbero dare a Sam la possibilità che nessuno avrebbe voluto dargli.
E così, ad un film che mi ha irritato profondamente e fatto prudere le mani, convincendomi quanto fosse giusto bottigliarlo con tutte le forze, darò una possibilità di essere - e diventare - grande.
Perchè questo è quello che farebbe un padre.
Questo è quello che fa l'amore.
E di questo hanno bisogno Sam e Suzy.
MrFord
"Some folks might sa-ay that I'm no good
that I wouldn't settle down if I could
but when that open ro-oad starts to callin' me
there's somethin' o'er the hill that I gotta see
sometimes it's har-rd but you gotta understand
when the Lord made me, He made a Ra-amblin' Man."
that I wouldn't settle down if I could
but when that open ro-oad starts to callin' me
there's somethin' o'er the hill that I gotta see
sometimes it's har-rd but you gotta understand
when the Lord made me, He made a Ra-amblin' Man."
Hank Williams - "Ramblin' man"-
Non è sicuramente nelle mie corde ma un film meraviglioso che ho adorato e rivisto.
RispondiEliminaEddy, non è neanche nelle mie corde, eppure mi ha conquistato alla distanza.
Eliminaè un film che mi si addice...
RispondiEliminainfatti non tarderò ad andarlo a vedere.
Sono sicuro che non ti deluderà! Merita alla grande!
Eliminapoesia allo stato puro.
EliminaSono contento che ti sia piaciuto!
Eliminanon c'è una grande relazione tra il post stroncatura e il voto, nonostante la tua spiegazione...
RispondiEliminaanche perché questo è un film emozionante e poetico, tutt'altro che algido, che va vissuto in diretta, non con riflessioni a posteriori...
a questo punto avresti fatto meglio a bottigliarlo! :)
Ma come!?!?
EliminaNon sei contento neanche quando promuovo un "tuo" film!?!? ;)
è in lista. nonostante il parrucchino di bruce willis.
RispondiEliminaE' super radical chic, però è riuscito addirittura a convincermi, quindi vai tranquilla, nonostante il parrucchino di Bruce Willis, che poi è sempre meglio di quello di Nicholas Cage. ;)
RispondiEliminaAnche un parrucchino sfuso nella sua custodia, riuscirebbe ad essere meglio di nicholas cage, non c'è storia. ;)
EliminaPensa che invece stanno preparando un film con protagonista proprio il suo parrucchino! ;)
Eliminaah ah !
Eliminasarà sicuramente più espressivo!
Su questo non ci sono dubbi! ;)
EliminaNo. Devo vedere prima Ruby :)))
RispondiEliminaAnche io vedrei prima Ruby, se non l'avessi già visto!
Eliminabello il racconto di come hai vissuto il film, dalla possibilità di bottigliare ai calici alzati...comunque anche a me è piaciuto molto e non sono un irriducibile andersoniano, anzi condivido molto di quello che hai detto su di lui...
RispondiEliminaBradipo, anche io mi sono sentito strano ed ulteriormente stimolato dalla visione scrivendone.
EliminaCredo che a proposito di questo film ci si sia trovati in condizioni molto simili!
Il film non mi interessa. Ma ho molto apprezzato la descrizione del tuo percorso.
RispondiEliminaAh " vecchio" cowboy? Ma fammi il piacere !!
Sorella, ringrazio per l'apprezzamento al percorso.
EliminaIo, però, una possibilità al film la darei! Dai retta ad un "vecchio" cowboy! ;)
Wes Anderson è uno a parte, quasi direi che fa sempre lo stesso film, con variazioni, slapstick, follie, a volte mi sembra che stia per scivolare verso la boiata pazzesca (anche "Ubriaco d'amore", di un altro Anderson, mi ha fatto lo stesso effetto), poi naturalmente Anderson (entrambi) riprendono le fila e la sinfonia è compiuta e ha un senso e anche è bella, ma qualche attimo di spavento te lo prendi.
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