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venerdì 5 ottobre 2012

Cocktail

Regia: Roger Donaldson
Origine: USA
Anno: 1988
Durata: 104'




La trama (con parole mie): Brian Flanagan, giovane di belle speranze appena congedato dall'Esercito, fa ritorno dallo zio nel Queens portandosi dietro il sogno di trasferirsi a Manhattan e diventare milionario.
La ricerca di un lavoro nel campo del marketing e della borsa, però, non va a buon fine, ed il giovane si ritrova per mantenersi il college a lavorare come barman la sera accanto al più anziano e cinico Doug Coughlin, che lo inizia al mestiere e assicura che, con la spinta economica giusta, le cose potrebbero girare bene anche per chi sta da quella parte del bancone.
I due progettano di aprire un locale come soci, ma una donna causa una frattura e l'amicizia finisce: passano due anni e le loro strade si ricongiungono in Jamaica, dove Brian lavora come barman stagionale e trova l'amore nella giovane Jordan mentre Doug si dichiara sistemato, sposato ad un'ereditiera ricchissima pronta a mantenerlo sotto ogni punto di vista.
Le cose finiranno per naufragare per entrambi, e una volta rientrati a New York, i due dovranno fare i conti con la realtà.





Lo ammetto: dopo averli considerati per anni un'epoca profondamente inutile, sono ormai fermamente convinto che gli eighties siano stati uno dei momenti più straordinari che si possano immaginare per tutta la cultura occidentale.
Senza dubbio è stato il decennio del futile, del sopra le righe, dell'illusione: eppure l'emozione che riescono a suscitare ora i prodotti figli di quel periodo è incredibilmente fresca, avvolta da una nostalgia da fine delle vacanze eppure carica di energia, quasi come se sui protagonisti di queste storie fosse scesa un'aura mitica in grado di tenerli lontani dal Tempo e dallo Spazio.
Cocktail è a buon diritto uno dei titoli simbolo di quel periodo, nonchè uno dei primi film che vide Tom Cruise - allora davvero giovanissimo - lanciarsi verso l'Olimpo dello stardom hollywoodiano, una sorta di Wall Street dei bassifondi e dei proletari, nonchè un vero e proprio cult per chi, come il sottoscritto, mantiene sempre viva una certa pronunciata inclinazione alcoolica: la vicenda di Brian Flanagan, nata dalla voglia di successo che travolse i giovani yuppies del periodo, affamati di gloria, denaro e fama, rappresenta bene l'idea che soprattutto gli States esportarono in un momento storico che prevedeva una certa elasticità nella voglia di sognare e farsi da soli in opposizione al modello tutto repressione e limiti che rappresentava il blocco sovietico.
Ma senza scadere nell'ovvio e nei più classici confronti da Guerra Fredda, Donaldson concentra la sua attenzione sul confronto tra i due amici e rivali Doug e Brian: il primo, più vecchio e disilluso, pare ad un tempo cercare di proteggere paternalmente il secondo e spingerlo sempre e comunque al suo peggio, mentre il secondo si ritrova combattuto tra lo schierarsi accanto all'amico e mentore o l'avventarvisi contro.
Come Doug non manca di far notare, la differenza principale tra i due sta nel fatto che lui tende a rappresentare i traffichini - o trafficoni, a seconda dei casi -, mentre il suo giovane protetto è e resterà sempre un lavoratore, di quelli che mettono l'anima in quello che fanno e saranno sempre disposti, pur commettendo errori, a sacrificarsi per un ideale: senza dubbio quella stessa epoca ormai vicina alla sua fine - dall'imminente crollo del muro di Berlino all'uscita dei primi dischi di band "distruttive" come Pixies e Nirvana - trovava in Doug un animale della notte incapace di considerare il suo tramonto ed in Brian un sognatore pronto a cambiare e dare ogni cosa ed il meglio nonostante le difficoltà che la vita mette sul bancone ogni notte, rispondendo con poesie improvvisate e cocktails preparati con un'abilità sempre maggiore.
Mitico il cast, dal già citato Cruise al sogno degli adolescenti di quel periodo e non solo Elisabeth Shue fino all'australiano meno conosciuto, sottovalutato e decisamente ottimo Bryan Brown, e le atmosfere, che dalle spiagge giamaicane allo skyline della Grande Mela fotografano al meglio l'epoca d'oro dei Tony Montana e dei Gordon Gekko.
Certo, non parliamo di una pellicola in grado di strabiliare il pubblico, regia e script sono piuttosto nella norma e non sempre le idee sono ben sfruttate, eppure il lavoro di Donaldson riesce ad essere clamorosamente fuori tempo massimo quanto attuale, nonchè simbolo di un periodo che ora finiamo per rimpiangere schiacciati da crisi e ghigliottine economiche che tengono i sogni ben lontani da qualsiasi ragazzo venuto dalla periferia e giunto al cuore della grande metropoli.
Ora sarebbero tempi da fuga in Jamaica, di quelle per non tornare più.
Oppure di "Cocktails&dreams", il locale che Doug e Brian sognano da sempre di aprire.
Se non altro, se il fondo del bicchiere rivelasse soltanto il vuoto delle illusioni in frantumi, resterebbe la sbronza ad accompagnarci a casa, rimboccandoci le coperte fino all'inizio del prossimo sogno.


MrFord


"Your lights are on, but you're not home 
your will is not your own
you're heart sweats, your teeth grind
another kiss and you'll be mine
whoa, you like to think that you're immune to the stuff, oh yeah
it's closer to the truth to say you can't get enough
you know you're gonna have to face it, you're addicted to love."
Robert Palmer - "Addicted to love" -


26 commenti:

  1. ma lo sai che ultimamente sono andato in fissa per Tom e mi sto risparando tutti i suoi film? questo lo aggiungo alla lista molto volentieri! bella Ford

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    1. Anche io quest'estate ho attraversato un momento simile. Ci sta. In fondo a me il vecchio Tom sta simpatico, nonostante Scientology.
      Bella anche per te!

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    2. chiaro, a parte scientology ahaha

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  2. e chi se lo dimentica questo film? Uscito quando ero una ragazzina, lo vidi diversi anni dopo e mi piacque molto ^^ Tom Cruise giovanissimo, si dimostrava un divo...anche se ultimamente non sforna pellicole interessanti...

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    1. Arwen, pellicola sicuramente mitica, che si rivede sempre con piacere.
      Comunque penso che il buon Cruise se la cavi molto meglio di alcuni suoi colleghi - vedi De Niro -.

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  3. Elisabeth Shue! la sua foto del 2009 su wikipedia è drammatica...

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    1. Fortunatamente non l'ho vista. Voglio conservarmi certi ricordi! ;)

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  4. No no james. due bicchieri per questo film sono un po troppi. Non è che l'arrivo di un James Jr ti sta intenerendo un po troppo?
    Elizabeth Shue è uno spettacolo fin dai tempi di karate kid.
    4 bicchieri per lei

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    1. Suara, diciamo che sono la media tra chi lo distrugge - esageratamente - e chi lo esalta - altrettanto esageratamente -.
      Un film carino diventato il simbolo di un decennio.

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  5. film mitico, simbolo di un decennio e cult movie per un sacco di baristi.
    solo 2 bicchieri sono un'offesa agli anni '80 e ogni barista che si rispetti d'ora innanzi spero si rifiuti di darti da bere :)

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    1. Che sia un cult non c'è dubbio, ma di sicuro due bicchieri bastano e avanzano per un film che non può certo pretendere di più!

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  6. Si si, non lo ricorderemo certamente come capolavoro ma, ancora fra ventanni ( o forse piu') sara' uno di quei film che usciranno dalla scatola dei ricordi degli scriteriati Eighties...
    Ne uscira'anche Tom Cruise, identico e sempre piu' scientologico, con buona pace di Defezionario ;-)

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    1. Un Capolavoro non credo, ma di sicuro segna bene il tempo cui è appartenuto, e si rivede sempre con piacere.

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    2. Irriverent sentivo una sorta di eco nell'etere, era lei dunque, lei che mi chiamava citandomi. Bene ora sono qui, la leggo, leggo di TOM, come osa.

      Non ironizzi, TOM ci salverà tutti.

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    3. O forse siamo noi che salveremo Tom, che dici?!

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  7. specchio fedele della sua epoca: da allora i barman non sono stati più gli stessi ma sono diventati tutti funamboli dello shaker...

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    1. Bradipo, sicuramente rende bene il periodo degli yuppies, e visto ora fa anche un pò di nostalgia.
      Per il resto, a me basta bere bene, poi dello shakeraggio me ne sbatto abbastanza! ;)

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  8. Elisabeth Shue è stata una passione giovanile. La ragazza ideale (non dei sogni) per un adolescente come me. Peccato si sia un po' persa.
    Non amo particolarmente gli anni 80. Soprattutto resisto alla tentazione di fare la fine dei vecchi musicisti nostalgici che incontravo venti anni fa che sognava ancora gli anni 60. (vecchi che allora avranno avuto la mia età di adesso, ma mi sembravano tanto vecchi)

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    1. Gae, concordo: ricordo che ai tempi di Karate Kid mi piaceva da impazzire.
      Per quanto riguarda gli anni ottanta, devo dire di averli rivalutati molto ultimamente, e quando mi rivedo qualche film del periodo entro sempre un pò in fase amarcord.

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  9. "Lo ammetto: dopo averli considerati per anni un'epoca profondamente inutile"

    Ford mi faccia capire...ma io devo spaccarle la faccia per caso? No perché nel caso sono sempre disponibile eh, mi basta che lei mi comunichi il suo indirizzo e vengo a prenderla, la tumulo e me ne torno serenamente a casa nella mia fogna barese.

    "Cocktail" è un piccolo, grande incanto di film, una perla nel senso più pieno e sincero del termine. Che meraviglia, che ricordi, quale certezza assoluta dell'impossibilità di ripetere opere di questo tipo oggigiorno, maledizione va...

    Due bicchieri in effetti sono pochi Ford, perché solo due...PERCHÉ. E poi c'è TOM, no dico...TOM. Un uomo che chiama sé stesso per dichiarasi amore eterno, ma vogliamo forse scherzare? Siamo magari passati ad un piano di gioco? Confondiamo la merda con la cioccolata? T'ammazzo per caso?

    Ora lei prende carta e penna, ovvero tasti e dita, e mi motiva questi due bicchieri, me li qualifica e me li sostiene fino in fondo. E se vacilla, stia ben attento, se vacilla...beh allora ha chiuso, per sempre.

    Resto in attesa, pausinico.

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    1. Ah no, quella era "Resta in ascolto", beh va bé meglio così...dimostrare ignoranza in fatto di musica pausinica non è mai cosa di cui vergognarsi, piuttosto e anzichenò.

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    2. Defezionario, sei un grande, cazzo.
      Se non fosse che stai a Bari, ti inviterei subito a bere.
      Cocktail è simbolo di un'epoca che io sto rivalutando appieno, e che mi dispiace di non aver vissuto come avrei potuto - in fondo ero troppo piccolo, a quei tempi - se avessi avuto l'età del Cruise.
      Però, a parte l'effetto amarcord, non posso non considerare il fatto che, oggettivamente, sia solo un film piacevole e nulla più.
      Mitico, ma solo piacevole.
      Diciamo che ho fatto la quasi media tra il cuore e il cervello. ;)

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    3. Poi, certo, se vuoi farti una scazzottata e passi di qua, va sempre bene per fare amicizia, anche se onestamente preferisco berci su! :)

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