Regia: Wilson Yip
Origine: Cina
Anno: 2008
Durata: 106'
La trama (con parole mie): siamo sul finire degli anni trenta a Foshan, una città di provincia nel Sud della Cina. Ip Man, Maestro indiscusso di Kung fu e sviluppatore dell'arte del Wing Chun, si rifiuta di prendere allievi e continua a mietere successi sconfiggendo qualsiasi avversario lo sfidi.
La vita è tranquilla, e l'uomo vive tra gli agi con la moglie ed il figlio.
Con l'invasione giapponese, però, la realtà cambia: le scuole di arti marziali vengono chiuse, la popolazione della città sterminata, gli esperti di Kung fu costretti ai lavori più umili e agli scontri con i loro equivalenti nipponici per un sacco di riso a vittoria: quando i soprusi divengono insostenibili, Ip Man, fino a quel momento equilibrato, metterà la sua abilità al servizio dei suoi connazionali divenendo un simbolo di rivolta contro l'occupazione.
Come ben sapranno gli avventori abituali del saloon, il sottoscritto è da sempre - anche se nel mio periodo da finto radical chic dedito alle sole visioni d'autore cercavo di nasconderlo - un grandissimo fan dei film di botte, specie se ben realizzati e coreografati come si conviene.
Dai cult del trash come Kickboxer o Senza esclusione di colpi alle pellicole storiche con protagonista Bruce Lee - sto preparando una full immersion con un recupero dei suoi film più noti -, fino ai recenti Undisputed 2 e 3 con l'incredibile Scott Adkins/Boyka , mi sono sempre divertito come un bambino quando si trattava di stare stravaccato sul divano con gli occhi sgranati di fronte a colpi che paiono quasi impossibili da eseguire o lotte all'ultimo respiro - che, a ben guardare, è quello che succede anche quando mi dedico all'adorato wrestling -: grazie al mio fratellino Dembo, che per farsi perdonare dell'agghiacciante Ong Bak si è presentato a casa Ford omaggiandomi del bluray di questa pellicola firmata Wilson Yip, ho aggiunto un altro tassello al grande mosaico dei titoli di questo genere. E, devo ammetterlo, un tassello di tutto rispetto.
Ambientato nell'affascinante cornice della Cina degli anni trenta, Ip man racconta la storia molto romanzata dell'omonimo Maestro di Kung fu cui si deve la diffusione mondiale dello stile Wing Chun, che divenne celebre anche per aver fatto da mentore ad un giovanissimo Bruce Lee nel periodo 1954/1957: la pellicola di Wilson Yip, oltre a mostrare duelli e scontri ottimamente realizzati, si concentra sul patriottismo mostrando la fiamma della ribellione che lo stesso Ip Man contribuì ad accendere nei cuori dei cinesi oppressi dall'invasione giapponese che impegnò i nipponici su due fronti anche durante lo svolgimento della Seconda Guerra Mondiale.
Il passaggio dagli agi mostrati nella prima parte agli stenti della seconda - così come i valori granitici del Maestro - ricordano molto l'approccio che ebbe Ron Howard nel portare in scena le vicende di James Braddock nel suo Cinderella man, e culminano in una delle sequenze di lotta più impressionanti che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni - nonchè una delle migliori della pellicola -, che vede Ip Man fronteggiare dieci esponenti della scuola di Kung Fu giapponese spinto dalla rabbia per aver assistito all'uccisione di un altro Maestro avvenuta proprio dinanzi ai suoi occhi: un passaggio esemplare anche per chiarire a quale livello di controllo giungano esperti di questo calibro, che nel corso delle loro sfide tendono ad accompagnare o mimare i colpi più devastanti portati all'indirizzo dell'avversario.
Clamorosa, tra l'altro, la velocità d'esecuzione di Donnie Yen, protagonista assolutamente in parte per un ruolo che, in Cina, ha un'aura mitica almeno quanto quella del ben più noto in Occidente Bruce Lee, e che regala scariche di pugni e parate da rimanere a bocca aperta.
Se, da un lato, la fotografia di un mondo che lentamente crolla e la volontà di ribellione contro il regime imposto dai nipponici risultano interessanti almeno quanto i combattimenti, il film scivola con il finale in una retorica di grana molto grossa che limita - e di molto - il suo potenziale, di fatto rendendo vana la costruzione al limite dell'ironia riferita al suo protagonista nella prima metà dell'opera: un vero peccato, perchè senza una chiusura che ha quasi il sapore della propaganda neanche fossimo ancora nel periodo in cui Eisensteijn si trovava a dover magnificare l'Unione Sovietica nascente Ip Man avrebbe avuto tutte le caratteristiche del cult, imponendosi come termine di paragone per tutti i titoli di genere.
Ad ogni modo, gli appassionati come il sottoscritto troveranno pane per i loro denti e finiranno per recuperare anche il sequel - che vedrà la scena spostarsi ad Hong Kong ed un riferimento conclusivo al legame tra Ip Man e Bruce Lee -, riscoprendo un'esaltazione che solo le migliori pellicole di combattimento sanno offrire: per i non avvezzi, invece, l'ambientazione storica potrebbe addirittura rivelarsi utile per superare lo scoglio delle botte da orbi.
Quello che conta sarà cercare di non badare troppo alla retorica e concentrarsi sulla sostanza: in fondo, per quanto crogiolarsi nel sentimentalismo sfrenato sia una pratica nel Cinema molto diffusa e di successo, qualche scarica di cazzotti ben assestata da sempre tutt'altra soddisfazione.
MrFord
"Broke your jaw once before
spilt your blood upon the floor
you broke my leg in return
so let's sit back and watch the bed burn
well love sticks sweat drips
break the lock if it don't fit
a kick in the teeth is good for some
a kiss with a fist is better than none
a-woah a kiss woth a fist is better than none."
Florence + The Machine - "Kiss with a fist" -
Il passaggio dagli agi mostrati nella prima parte agli stenti della seconda - così come i valori granitici del Maestro - ricordano molto l'approccio che ebbe Ron Howard nel portare in scena le vicende di James Braddock nel suo Cinderella man, e culminano in una delle sequenze di lotta più impressionanti che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni - nonchè una delle migliori della pellicola -, che vede Ip Man fronteggiare dieci esponenti della scuola di Kung Fu giapponese spinto dalla rabbia per aver assistito all'uccisione di un altro Maestro avvenuta proprio dinanzi ai suoi occhi: un passaggio esemplare anche per chiarire a quale livello di controllo giungano esperti di questo calibro, che nel corso delle loro sfide tendono ad accompagnare o mimare i colpi più devastanti portati all'indirizzo dell'avversario.
Clamorosa, tra l'altro, la velocità d'esecuzione di Donnie Yen, protagonista assolutamente in parte per un ruolo che, in Cina, ha un'aura mitica almeno quanto quella del ben più noto in Occidente Bruce Lee, e che regala scariche di pugni e parate da rimanere a bocca aperta.
Se, da un lato, la fotografia di un mondo che lentamente crolla e la volontà di ribellione contro il regime imposto dai nipponici risultano interessanti almeno quanto i combattimenti, il film scivola con il finale in una retorica di grana molto grossa che limita - e di molto - il suo potenziale, di fatto rendendo vana la costruzione al limite dell'ironia riferita al suo protagonista nella prima metà dell'opera: un vero peccato, perchè senza una chiusura che ha quasi il sapore della propaganda neanche fossimo ancora nel periodo in cui Eisensteijn si trovava a dover magnificare l'Unione Sovietica nascente Ip Man avrebbe avuto tutte le caratteristiche del cult, imponendosi come termine di paragone per tutti i titoli di genere.
Ad ogni modo, gli appassionati come il sottoscritto troveranno pane per i loro denti e finiranno per recuperare anche il sequel - che vedrà la scena spostarsi ad Hong Kong ed un riferimento conclusivo al legame tra Ip Man e Bruce Lee -, riscoprendo un'esaltazione che solo le migliori pellicole di combattimento sanno offrire: per i non avvezzi, invece, l'ambientazione storica potrebbe addirittura rivelarsi utile per superare lo scoglio delle botte da orbi.
Quello che conta sarà cercare di non badare troppo alla retorica e concentrarsi sulla sostanza: in fondo, per quanto crogiolarsi nel sentimentalismo sfrenato sia una pratica nel Cinema molto diffusa e di successo, qualche scarica di cazzotti ben assestata da sempre tutt'altra soddisfazione.
MrFord
"Broke your jaw once before
spilt your blood upon the floor
you broke my leg in return
so let's sit back and watch the bed burn
well love sticks sweat drips
break the lock if it don't fit
a kick in the teeth is good for some
a kiss with a fist is better than none
a-woah a kiss woth a fist is better than none."
Florence + The Machine - "Kiss with a fist" -
il maestro di Bruce Lee merita tutta la nostra attenzione. Mitico film che al ritmo di Kung fu ci regala qualche insegnamento prezioso.
RispondiEliminaAnche i due sequel sono interessanti.
Fantastico il combattimento contro i giapponesi!
Vincent, i sequel non li ho ancora visti, li recupererò giusto in memoria di quello che è un mito del kung fu, anche se nei film la sua vita è stata decisamente mooooolto romanzata. :)
EliminaIl combattimento contro i giapponesi è uno spettacolo.
sto film non lo vedo manco se lo metti in una blog war!
RispondiElimina:D
E fai male! Magari potresti imparare qualche mossa per controbattere alle bottigliate! Ahahahahahahah! ;)
Eliminagrandissimo donnie yen e le scene marziali, ma la parte retorico-patriottica a volte diventa insostenibile.
RispondiEliminaFrank, concordo in pieno. C'è da dire, comunque, che il combattimento che ho postato e le parti dedicate ai combattimenti sono favolose!
EliminaSapevo che ti saresti divertito nonostante la retorica, e sai cosa ti dico? nel 2 non migliora.
RispondiEliminaDetto questo, divertimento assicurato.
Quindi domani atto di forza?
Voglio vedere 4 bicchieri!
;)
Fratello, domani Atto di forza, sì.
EliminaMa non quattro bicchieri! :)
Detto questo, mi guarderò volentieri anche il seguito, se mi garantisci combattimenti come quello contro i giapponesi! :)
Wilson Yip mi piaceva di più quando non aveva restrizioni e non lavorava con le grandi star un po' bizzose come Donnie Yen, in patria celebre quanto Jet Li e Jackie Chan. Bel film comunque, il sequel secondo me è un pelo inferiore, ma si guarda volentieri. Al contrario di Ong Bak che fa rabbrividire, c'era davvero da farsi perdonare!
RispondiEliminaJoy, Ong Bak è stato davvero terribile, mentre questo, retorica a parte, mi è sembrato davvero confezionato bene, e i combattimenti sono notevoli.
EliminaAppena vedo il secondo posto anche quello, e spero, entro l'estate, di poter fare una maratona Bruce Lee.