Pagine

sabato 26 maggio 2012

L'eclisse

Regia: Michelangelo Antonioni
Origine: Italia
Anno: 1962
Durata: 125'



La trama (con parole mie):  Vittoria, una giovane e benestante donna annoiata della borghesia romana, chiude la storia ormai logora con Riccardo, e fantasticando di viaggi in paesi lontani, confrontandosi con una madre troppo impegnata a giocare in borsa e cercando una risposta alla sua solitudine interiore si ritrova a tentare di nuovo la via dell'amore con l'affascinante Piero, squalo da mercato azionario sicuro, deciso e pieno di vita.
Ma anche questa nuova possibilità pare naufragare inesorabilmente sotto i colpi di una progressiva oscurazione dei sentimenti, che induce ogni essere umano ad isolarsi inesorabilmente dagli altri, divenendo di fatto spettatore della vita.




Personalmente, non ho mai avuto un rapporto idilliaco con Antonioni.
Ricordo che il primo film del regista di Ferrara che vidi fu Blow up, celebratissimo spesso e volentieri, premiato a Cannes e visto da generazioni intere come un cult: già ai tempi in cui, praticamente, mi cimentavo soltanto in visioni autoriali, mi parve una pellicola forzata, vuota, clamorosamente troppo radical chic pur attraversando io stesso un periodo di - purtroppo - radicalchicchismo cinematografico.
Sono passati anni, e Antonioni è riuscito anche - in poche occasioni, sia chiaro, come per l'ottimo Professione: reporter - a farsi rivalutare, eppure non sono mai riuscito a superare completamente quel vecchio trauma.
A gettare sale su una ferita che pensavo praticamente rimarginata ci ha pensato il Cannibale, propinandomi nella sua lista per la nostra ultima Blog War L'eclisse, un film che mi ha lavorato ai fianchi e al viso neanche fosse Apollo Creed nei suoi due epici incontri con Rocky Balboa: dal primo all'ultimo minuto di questa estenuante visione ho pensato a quanto l'opera in questione di Antonioni fosse legata al Capolavoro felliniano La dolce vita, fotografia di un'epoca ormai lontana, magica e clamorosamente terrena, sacra e profana.
Peccato che, se il lavoro del Maestro riminese assume le connotazioni di un vero e proprio ritratto in grado di oltrepassare i confini del tempo, questo tentativo di Antonioni pare più la versione salottiera e - lo dico con il massimo disgusto possibile - radical chic della stessa, tanto poco sopportabile quanto inesorabilmente datata rispetto ad una visione nel pieno degli anni zero.
L'alternanza di silenzi e risposte evasive e poco sensate di Vittoria - uno dei protagonisti femminili più irritanti che abbia mai affrontato nella mia carriera di spettatore - riesce ad annullare non solo la vitalità di Piero - un ottimo Alain Delon -, ma anche la verve registica dello stesso Antonioni, che pare ipnotizzato dal suo personaggio e dalla Vitti finendo per sacrificare sull'altare di momenti agghiaccianti come il ritrovo notturno sognando l'Africa che mi ha ricordato una versione ante litteram - e spocchiosa - delle odierne Desperate housewives la sua impareggiabile tecnica, che in altri lavori - il già citato Professione: reporter - sopperiva ad una mancanza cronica nella sostanza dei suoi script.
Certo, tutto è realizzato in modo da rappresentare l'incomunicabilità che porta alla fine dei rapporti di coppia, e sicuramente chi viene da una formazione universitaria all'interno della quale avrà trovato un poco simpatico - ma carismatico - professore di Cinema pronto a vendere anche l'anima per questo film lo adorerà, ma per un autodidatta da saloon come il sottoscritto quello di Antonioni pare un manierismo vuoto ed irritante, che più che rappresentare, per l'appunto, l'incomunicabilità, fa della stessa una bandiera del suo modo di intendere il Cinema, nonostante i tentativi simbolici - soprattutto con l'apertura e la chiusura - vorrebbero lasciare intendere numerose strizzatine d'occhio ai veri Maestri del grottesco come Bunuel e Jodorowskij, lontani anni luce da questi esercizi di stile tanto vecchi quanto pacchiani.
Una visione faticosa e un pò ammuffita, per quanto certamente superiore a gran parte delle schifezze nostrane che intasano le sale oggi, uscita decisamente sconfitta dagli anni che passano e buona più per una lezione di Cinema da raduno di pseudo-intellettuali che non come simbolo per quella che, a conti fatti, è stata la migliore stagione della settima arte italiana.


MrFord


"Le nuvole e la luna
ispirano gli amanti
sì, ma per tanti,
compreso me,
è ti - p - i - o - logico
il vero amore
è zo - o - ologico
fin dentro il cuor."
Mina - "Eclisse twist" -


 

20 commenti:

  1. Rispetto il tuo parere ma non lo condivido, ho apprezzato molto l'eclisse, proprio per il vuoto che avvolge i protagonisti e la loro incomunicabilità, è un film complesso, che può piacere e non piacere per carità, mica deve piacere x forza a tutti, io ho apprezzato molto il dolore dei protagonisti e Antonioni lo dipinge forse in maniera eccessiva, e se lo fa, ricalca proprio tutto il vuoto che sta attorno a loro, è un po' pesante lo ammetto, ma è un film immenso :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Arwen, anche io rispetto la tua posizione, ma prima di definire un film come questo immenso ripenso a Fellini, De Sica, Pasolini, Visconti, Monicelli e molti altri grandissimi registi che hanno contribuito ad essere d'esempio per il Cinema italiano.
      Antonioni è sempre stato un cineasta tutto forma e niente sostanza, tipico dei Festival.

      Elimina
    2. si si non lo metto in dubbio, ma non lo metterei allo stesso tempo accanto a quelli che hai citato, perchè sono autori diversissimi tra loro, poi ovviamente una cosa può piacere come non può piacere, anche io certe volte ho difficoltà a seguire Antonioni, pur apprezzandolo alcuni film li trovo pesanti come la notte che non ho mai digerito, rispetto agli altri prediligo tantissimo ad esempio Fellini e Visconti, loro sono unici, Pasolini ho una stima viscerale per lui anche per certi ideali che condivido in pieno ^^

      Elimina
    3. Facciamo così, Arwen: io, nel dubbio, lo bottiglio per bene, almeno per questo film! Ahahahahahaahha!

      Elimina
  2. nooo! mi hai bottigliato Antonioni! Capperi è come se le avessi date a me quelle bottigliate! vabbè scherzo...naturalmente ogni parere è sovrano..credo che Antonioni sia il regista che ha raccontato meglio il disagio della sua epoca e con Bertolucci il più internazionale dei registi italiani, io lo adoro, molto più di Fellini per esempio, ma naturalmente non ho la verità in tasca , nè nessuna pretesa di averla...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bradipo, Antonioni lo bottiglio eccome! :)
      Ho visto quattro film del suddetto - L'eclisse, Blow up, La notte e Professione reporter - e l'unico che abbia digerito, e solo vagamente, è stato l'ultimo che ho elencato.
      Grande tecnica, ma per il resto tipica spocchia da radicalchicchismo, peraltro con pochi contenuti effettivi.
      Fellini - e molti altri registi italiani dei tempi - stanno su un altro pianeta, in confronto.

      P. S. A tratti ho bottigliato selvaggiamente anche Bertolucci, altro che sopporto pochissimo, pur apprezzandolo più di Antonioni. :)

      Elimina
  3. WHAT?
    Nooo, ma davvero? Cioè, pure Blow Up?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Frank, tutto vero.
      Blow up l'ho detestato. Sulla partita a tennis ho dovuto controllare l'istinto di cercare Antonioni per riempirlo di legnate.

      Elimina
  4. A me qui le bottigliate sembtavano dirette dritte dritte al Cannibale ah ah

    Con questa recensione testimoni ancora una volta come ( al di la delle porcate universalmente riconosciute) tutto passa attraverso il filtro dei nostri animi e delle nostre esperienze.
    Rispetto ad Antonioni ho anch'io molte difficolta', non remore. Resto, come te, felliniana tutta la vita ( e probabilmente anche per le prossime tre o quattro..).Che si riconduca tutto, ancora una volta, al pane&salame?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Irriverent, giuro che il mio problema con Antonioni risale a ben prima delle Blog Wars con Cannibale!
      Poi, era ovvio per questioni di panesalamismo e radicalchicchismo che a lui piacesse e a me no. :)

      Rispetto al Cinema, comunque, è proprio così. Animi ed esperienze ci fanno vivere in maniera a volte opposta gli stessi titoli.

      Elimina
  5. uno dei più grandi capolavori del cinema italiano e la conferma che tu non hai capito niente.
    probabilmente antonioni, pensando all'incomunicabilità, aveva in mente gente come te ahahahah

    il fatto che un film di antonioni del 1962 possa fare "strizzatine d'occhio" a jodorowsky, il cui primo film è del 1968, dimostra che la tua concezione del tempo è mooolto personale.

    ormai whiterussian è sprofondato davvero oltre il fordo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Uno dei più grandi Capolavori della noia, vorrai dire! Altro che film russi!
      Un polpettone senza senso - o con un finto senso - di quelli che piacciono a te.

      Rispetto a Jodorowski, errore mio: il mio cervello ha seguito il modello "biografico" di Alta fedeltà, in cui la data di visione assume un significato maggiore di quella di produzione. :)
      E comunque, anche Jodorowski fa mangiare la polvere ad Antonioni.

      Elimina
  6. Neanche a me piace Antonioni. Il mio preferito dell'epoca del exploit italiano è Visconti, poi Fellini. Il buon Michelangelo è troppo formale, classicista. Anni luce lontano dalle complicazioni mental-filosofice di Bergman. Rimane un regista alquanto radical-chic, trovo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Rumple, sono completamente d'accordo, anche se io metto Fellini prima di Visconti - in ogni caso, altro Maestro -.
      Bergman lo sbriciola, a uno come Antonioni. :)

      Elimina
  7. Antonioni non lo si può bottigliare.
    Questo poi è il capitolo conclusivo della sua "trilogia esistenziale". Dopo "L'avventura" e "La notte", ecco "L'eclisse". Semplicemente un capolavoro. E parliamo dell'ultima scena. Quei minuti silenziosi in cui Monica Vitti e un'impareggiabile Alain Delon scompaiono sono qualcosa che ancora adesso, al solo pensiero, mi emozionano.
    Questo proprio non me lo dovevi bottigliare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Laura, parliamo pure dell'ultima scena di questo pippone galattico! :)
      Anzi, parliamo di tutto questo pippone galattico.
      Antonioni sarà pur bravo a muovere la macchina, ma per il resto è solo che fuffa da salotto.
      Bottigliato selvaggiamente! Ahahahahah!

      Elimina
  8. Anch'io ho un problemino con Antonioni, però la scena dell'esplosione di Zabriskie Point non credo si possa dimenticare facilmente, forse soprattutto grazie ai Pink Floyd.
    E quando sono stata nella Death Valley le scene girate là mi tornavano in mente per forza.
    Credo che una sua qualche potenza ce l'abbia, quel film.
    Detto questo, con Blow up non ho retto, mentre con La notte e L'eclissi ce l'ho fatta, ma, sebbene tocchino temi forti e a cui tengo, mi sono sembrati un po' incompiuti, come se tutto lo sforzo si fosse concentrato sulla fotografia e sulla tecnica (entrambe non deplorevoli, dai), ma in sostanza entrambe le pellicole hanno lasciato poca traccia dentro di me.
    E non farei paragoni con Fellini: esprimono due mondi totalmente opposti, anche se a volte possono offrire spunti comuni. Antonioni a me pare tremendamente ancorato alla realtà, al contingente, alla testa.
    My two cents :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Elle, Zabriskie ancora mi manca, ma considerate le esperienze avute finora ci vado con i piedi di piombo. :)
      Non metto in discussione affatto la tecnica di Antonioni - davvero incredibile -, quanto la freddezza e una certa vacuità del suo modo di raccontare.
      Fellini, al contrario, è portatore di un Cinema vivo e passionale: è un pò come andare ad un banchetto in cui si mangia dall'antipasto al dolce e ad un altro totalmente vegano.
      Io, con la mia voracità, sono sicuramente più felliniano.
      E bottiglierò sempre tutti gli Antonioni stitici! :)

      Elimina