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giovedì 1 marzo 2012

Faust

Regia: Alexandr Sokurov
Origine: Russia
Anno: 2011
Durata: 134'
 
La trama (con parole mie): Heinrich Faust ha studiato per tutta la vita, sviluppando un sapere che molti uomini invidierebbero. Eppure, tra una discussione di astronomia ed una dissezione di cadavere, pare non riuscire a cogliere il segreto dell'anima.
Così, peregrinando da un assistente troppo presente ad un padre completamente distante, l'uomo decide di approcciare il gestore del banco dei pegni, un vecchio dall'aspetto deforme che si dice in giro possa essere niente meno che il Diavolo.
Inizia in quel momento per lui un viaggio alla ricerca di risposte che lo condurranno al solo luogo in cui un uomo pare riuscire a trovarne, e comprendere - o almeno tentare di farlo - se stesso: il sesso di una donna.





Mi associo - e ben volentieri, cosa più unica che rara - a quello che disse il Cannibale in proposito: diffidate da chi spaccia il Faust di Sokurov per un film metafisico, mosso da chissà quale spirito religioso o mistico, ultraterreno o quant'altro.
Il Faust di Sokurov è qualcosa di estremamente fisico, concreto, sporco e clamorosamente terra terra.
E' un film denso come il fango dopo un temporale, un insieme di sabbie mobili all'interno del quale è difficile muoversi, e dal quale è difficile uscire.
Un'opera che richiede tempo perchè possa essere compresa, affrontata, depositata sul fondo delle nostre miserie e rielaborata come si converrebbe.
Il Faust di Sokurov è erede della tradizione russa di Dostoevskij e Tarkovskij, passa dall'epopea dei poveri di Raskolnikov al viaggio sfiancante di Stalker, senza dimenticare i riferimenti all'Uomo della parte più terrena di quello che ritengo il film più impegnativo - potete leggerlo anche come "pesante", se vorrete - che abbia mai visto: Andreij Rublev, firmato dallo stesso Tarkovskij.
E' una pellicola che mi guarderò bene dal rivedere almeno per qualche anno, e che resterà lì, nella mia videoteca, in attesa che io sia abbastanza in forze per tornare a confrontarmici, con il suo incedere che richiede attenzione o ispirazione fulminante, il suo inizio che pare sospeso, lontano dal realismo di potenza di Alexandra, lavoro precedente di quello che continuo a considerare come uno dei più grandi geni - almeno visivamente parlando - ancora viventi della settima arte.
Eppure c'è qualcosa, nascosto tra le righe di questo Faust: qualcosa che va ben oltre il suo protagonista, che riporta tutti noi ad una dimensione clamorosamente umana e che - questo è il bello, o il terrificante - non può e non potrà mai essere imputata al Diavolo di turno, per quanto repellente, disgustoso, provocatorio o ingannatore potrà essere.
Perchè non esiste sapere, coscienza, saggezza che non comprenda o sappia nascondere la forza del desiderio, l'impulso che ci rende umani e vivi, la voglia incontrastata di quel brivido che ha sempre mosso il mondo, da una metà all'altra del suo cielo.
Il Faust di Sokurov non è quello di Goethe, quanto quello di Dostoevskij, che dei peccati di cui ogni giorno ci macchiamo si fece carico come fosse un De Andrè dei tempi, e costruì tutta la sua opera sul ritratto umano che dalle strade che rendiamo pulsanti mostrava il fianco alle interpretazioni filosofiche sul perchè fossimo animali così biechi eppure così clamorosamente sospinti verso un confine da superare.
Questo, in sostanza, è il fulcro di un film difficile ed ostico, non lento quanto a tratti estemporaneo e grottesco, terreno all'inverosimile, sporco e poco comprensibile: l'andare oltre.
Perchè andare oltre è una delle nostre principali caratteristiche, un nostro limite ed il nostro più grande pregio.
Ma non è niente che passi dalla religione o dai massimi sistemi: per un uomo come Faust, in un mondo affetto da ogni male possibile, con il Diavolo accanto ed un confine che preme, l'ago della bilancia diviene il calore del sesso di una giovane donna in grado di sconvolgerlo nel profondo, tanto da indurlo a lasciarsi alle spalle ogni materia ultraterrena, ed il confine stesso che pensava fosse così insuperabile.
E' attorno a quello, che si gioca la partita più importante di un uomo.
E' attorno a quello, che si trova la forza di valicare quel confine.
O valicare e basta.
E' attorno a quello che l'omicidio, il sapere, le convenzioni, la verità e la menzogna perdono ogni significato. O lo acquistano.
E' attorno a quello che si gioca tutto.
Sokurov questo lo sa bene, tanto da associare a questo suo Faust le figure di potere che aveva umanizzato, sensibilizzato, demolito con Taurus, Moloch e Il Sole.
Poco importa che lo faccia attraverso mezzi tecnici come al solito straordinari.
Perchè quei mezzi sono solo un contorno.
Non per nulla Alexandra, sua prima opera dedicata quasi esclusivamente ad una protagonista femminile, non ha avuto bisogno di lenti deformanti o artefatti stilistici.
Faust è un film sull'Uomo.
Che quando gioca sul terreno che porta tra le gambe di una Donna, è in grado di superare ogni confine.
E chissà che il Diavolo, questo, non lo sapesse già.
Dopo tutto, è finito sotto un cumulo di pietre.
Neanche fossimo tornati indietro di millenni, a chiedere che ci si possa guardare negli occhi senza che un sesso chieda alcun tributo all'altro.


MrFord


"E a te, che cercavi il motivo
d'un inganno inespresso dal volto,
lei propose l'inquieto ricordo
fra i resti d'un sogno raccolto."
Fabrizio De Andrè - "Il ritorno di Giuseppe" -



12 commenti:

  1. Ma ci credi che la vicenda di faust non mi ha mai attizzato? Ne su carta, ne su pellicola. Se poi è in costume, la noia mi prende a priori :) Non saprei dirti il perché, però 3 boccali e mezzo la dicono lunga. Vediamo...

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    1. Eddy, non saprei che consigliarti.
      Non è affatto un film facile, e se non sei avvezzo, potresti sfracellarti i maroni a vederlo.
      Provaci, poi mi saprai dire.

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  2. anche quando non ci troviamo d'accordo su un film, io ho comunque ragione.
    sono come il diavolo!
    però non il diavolo del faust... :D

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    1. Secondo me un pò al diavolo del Faust somigli! Ahahahahahahahahhah!

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  3. Questo me lo devo proprio vedere, anche se è da quando ha vinto a Venezia che lo dico e poi passo sempre... ;)

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    1. Simone, considerati i tuoi pessimi gusti, finiresti pure per parlarne male, quindi forse è un bene che tu stia continuando a rimandare! ;)

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  4. Lo vedrò, ovvio. Ma anche questo resterà in attesa del solito mood. Vedo che ti ha ispirato abbastanza, comunque ;) Bene.

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    1. Elio, capisco. E' un film che richiede una certa predisposizione per essere visto.
      Resta comunque una visione davvero incredibile, come sempre con il buon Sokurov.

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  5. questa prova di Sokurov mi solletica non poco, visto che ogni cosa che il russo tocca diventa oro. però ho letto diversi pareri contrastanti in giro, chissà...

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    1. Einzige, secondo me è uno dei suoi film più ostici, per un sacco di motivi.
      Ma il suo tocco è sempre lo stesso. Magico.

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  6. Mi manca ancora, ma devo assolutamente vederlo! Ovviamente ti farò sapere. ;)

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