Regia: Gabriele Salvatores
Origine: Italia
Anno: 1991
Durata: 99'
La trama (con parole mie): 1941. Nel pieno della Seconda Guerra Mondiale un plotone di richiamati scombinato come solo un plotone di richiamati italiani nel pieno della Seconda Guerra Mondiale poteva essere è inviato a Kastelorizo, la più distante delle isole del Dodecanneso, praticamente un satellite della Turchia, per una missione di scarsissima importanza strategica.
Persi i contatti con la nave che li aveva condotti sul posto, i soldati dapprima affrontano la realtà di un'isola apparentemente deserta, dunque si integrano perfettamente con gli abitanti del luogo, dimenticandosi della guerra e del mondo, in un momento delle loro vite in cui ci si rende conto di essere ad un bivio che influenzerà il futuro di ognuno.
Ricordo ancora quando, in un servizio dedicato alla Notte degli Oscar, il buon vecchio Sly ed il suo labbro distorto dichiararono vincitore del premio come miglior film straniero questo lavoro di Salvatores: non avevo ancora visto Mediterraneo, ma quella strana sensazione di appartenenza che, in genere, si risveglia in noi in concomitanza con i Mondiali di calcio si fece sentire forte e chiara.
In questo senso, questa piccola, onesta opera è davvero molto italiana: assolutamente imperfetta e clamorosamente guascona, sgangherata eppure accattivante, divertente ma velata da una malinconia che all'interno dello stesso film il sergente LoRusso definirà "l'atmosfera che da piccoli c'era alla fine delle vacanze".
Proprio il personaggio interpretato da Diego Abatantuono è l'emblema della pellicola, protagonista di alcune delle sequenze più interessanti e perfettamente rappresentato dall'aria sempre caciarona e sopra le righe che nasconde, in realtà, tutti i dubbi e la solitudine di chi "ha quell'età in cui non ha ancora deciso se mettere su famiglia o perdersi per il mondo", come recita il Tenente Montini ad inizio pellicola: in realtà, furono proprio quelle sequenze - lo sbarco, la parola d'ordine, le partite di calcio, il primo incontro con Vassilissa - che, con le prime visioni, rimasero impresse nella memoria del Ford ancora non in fase adolescente tormentato, e che tornano a colpirmi oggi pur se stuzzicate da quella vena di malinconia legata al fatto che, ora, mi ritrovo io stesso ad essere in quell'età, e davanti ad un'esperienza come quella di LoRusso, Colasanti, Montini, Strazzabosco, i fratelli Munaron, Noventa e Farina non saprei davvero come comportarmi: andrei alla ricerca di me stesso e delle mie radici, o scoprirei che esiste un luogo in cui davvero tutto può accarere, e ricomincerei da capo, vivrei e basta quell'isolamento fatto di attese e riflessioni, scalpiterei per fuggire e tornare da chi mi aspetta, o sarei animato dal desiderio di tornare e costruire qualcosa di grande ed importante?
Quello che per anni è stato solo e soltanto un film d'intrattenimento nel pieno della tradizione della commedia all'italiana ora assume le dimensioni di una - certamente leggera - riflessione sulla vita, nonchè una delle ragioni della mia passione per le isole greche, che nel corso dell'ultimo decennio ho girato più che ho potuto - anche se a Kastelorizo ancora non sono stato -.
Le citazioni si sprecherebbero, così come le risate confortanti di uno dei miei piccoli, grandi cult estivi, ma mi piace pensare di prenderla con calma, quest'oggi, per lasciar depositare il fondo di un caffè che altrimenti sarebbe quasi sabbia, ascoltare il mare e sognare i tramonti e le notti, sorridere al pensiero di qualcuno prima di me, di fronte alle stesse onde, secoli e secoli fa, e al futuro, quello che potrò e mi lasceranno fare, e quello che, se dovessi stancarmi, mi porterà di nuovo indietro, a questo sciabordio che è una pace unica in una vita intera.
MrFord
"Natureza, deusa do viver
a beleza pura do nascer
uma flor brilhando a luz do sol
pescador entre o mar e o anzol."
uma flor brilhando a luz do sol
pescador entre o mar e o anzol."
Maria Gadu - "Shimbalaie" -
Mi è piaciuta tantissimo questa recensione,l'ho trovata perfettamente calzante ad un film che adoro e che periodicamente,ritorno a vedere,quasi sentendone l'esigenza fisica.Non so come spiegare,ma mi trasmette serenità.Sarà la fuga, il mare o forse quei silenzi ancestrali che riempiono lo schermo.
RispondiEliminaUn film imperfetto e guascone,hai ragione.Ma ha il merito di descrivere con complice affetto un certo modo di essere italiani, che è anche l'unica ricchezza rimasta a questo paese.
pittosto retorico, soprattutto sul finale, mediterraneo ha cmq il pregio di presentare una serie di personaggi che ti restano dentro anche se non te ne accorgi. l'ho guardato più volte e so che lo rivedrò ancora. e forse sì, invecchiando ci si trova ben altro.
RispondiElimina(ehm... quindi la grafica l'hai stabilizzata? giusto per sapere a chi dare la colpa alla prossima visita oculistica...)
Blackswan, muchas gracias!
RispondiEliminaConcordo in pieno sia a proposito del certo modo di essere italiani sia rispetto all'esigenza, di tanto in tanto - spesso in estate, per quanto mi riguarda -, di rivedere questo film. Con "La terra dei cachi" di Elio è una delle produzioni che meglio rappresentano quel poco di buono dell'Italia recente.
Ciku, sarebbe curioso scoprire cosa ci troviamo noi, visione dopo visione.
Quanto alla visita oculistica, non andare, almeno per il momento! In fondo il saloon è un cantiere aperto, quindi può essere che ci scappi qualche altra modifica, nel prossimo futuro! ;)
Mi faccio schifo da solo ma non l'ho ancora visto!
RispondiEliminaAbsinto, direi che questi giorni ferragostiani potrebbero essere ideali per colmare questa lacuna! ;)
RispondiElimina"Mediterraneo" è uno di quei film a cui non si può ripensare senza affetto. Parla di noi, strizzando l'occhio ai mille luoghi comuni sugli italiani chiassosi, satiri e un po' vigliacchi: ma senza il sopracciglio alzato di tanti altri filmetti, cioè ne parla a sua volta con affetto. E poi Salvatores è dannatamente bravo a ritrarre la luce estiva: l'aveva dimostrato col malinconico "Turné" e l'ha poi confermato nel toccante "Io non ho paura", ma qui era davvero in stato di grazia. Quando vedo certi cieli di un azzurro pazzesco a contrasto coi muri bianchi dall'intonaco crepato, penso sempre "Pare Mediterraneo".
RispondiEliminaYanez, direi che abbiamo la stessa visione dello spirito che guidò Salvatores nella realizzazione di Mediterraneo.
RispondiEliminaA mio parere, questa sensazione di calore e di affetto scomparirà gradualmente dalle sue opere, e non tornerà mai più come nella piccola epopea dei "naufraghi" di Kastelorizo.
bellissima recensione e tuffo nei ricordi. Io sono sempre tornato, forse grazie anche alla magia di questi film, leggeri e semplici, sulla fuga di altri. Comunque a me Salvatores è sempre piaciuto molto, qualsiasi cosa abbia fatto.
RispondiEliminaGae, muchas gracias.
RispondiEliminaIo non ho sempre digerito Salvatores, soprattutto di recente, ma certamente lo spirito che pervade Mediterraneo è qualcosa che resta dentro come una piacevole malinconia.
Questo film è presente nella mia collezione di dvd e complimenti per l'ottima recensione.Saluti a presto
RispondiEliminaCavaliere, muchas gracias!
RispondiEliminaE' presente anche nella mia, anzi: lo è stato due volte.
Ho avuto l'edizione tagliata fino a quando non si sono decisi - fortunatamente - a distribuire quella originale.
A presto!
giusto stallone poteva consegnare un oscar a questa porcheria colossale! :D
RispondiEliminaCannibale, sei davvero senza speranze.
RispondiEliminaDovrò chiamare personalmente Sly per farti dare una ripassata. :)