Alla ricerca di un produttore e sempre seguito dal cognato Casey Affleck, lo vediamo strafarsi e sboccare, cercare di convincere P. Diddy che il suo disco sarà una bomba e tenere un concerto certamente non memorabile in un club esclusivo a Miami.
Il tutto condito da un'apparizione leggendaria al David Letterman Show.
Il tutto per poi scoprire che si tratta di una trovata finalizzata a girare un documentario sull'attore.
A volte può essere curioso studiare modelli di vite ben lontane dalle nostre, quasi si fosse in una specie di Quark ad osservare per quale motivo l'animale x si gratta sfruttando la corteccia dell'albero y invece che dell'albero z.
Osservare la trovata sicuramente originale e "rischiosa", dal punto di vista della carriera come attore, di Joaquin Phoenix mi ha dato esattamente la stessa sensazione.
Onestamente, sono sempre stato un grande fan del tetro J. P., che ho sempre reputato più talentuoso del prematuramente scomparso fratello fin dai tempi de Il gladiatore, per non parlare delle grandi prove offerte soprattutto quando a dirigerlo ha trovato James Gray: eppure, vederlo ingrassare a dismisura e perdersi in giornate passate a strafarsi e farfugliare frasi a mezza voce, specie considerato il fatto che l'operazione era fin dall'inizio studiata a tavolino, non ha regalato gran punti al memorabile interprete del Johnny Cash di Walk the line.
Anzi, tutt'altro.
Certo, parentesi come l'apparizione agghiacciante al David Letterman Show sconfinano nel grottesco e riescono, paradossalmente, a divertire, ma l'idea di una regia completamente appiattita al servizio dell'ego smisurato del protagonista non giova alla forza della pellicola, che nelle quasi due ore di durata incappa in più di un punto da sbadiglio netto e devastante.
E' proprio in Casey Affleck, infatti, il punto debole maggiore di I'm still here: evidentemente affetto dalla malattia opposta a quella che ha colpito il fratello Ben - un cane a recitare, decisamente bravino come regista -, il giovane attore appiattisce la sua presenza dietro le bravate di Phoenix, concedendosi soltanto in apertura e chiusura di pellicola un paio di spunti interessanti, sicuramente presi a piene mani da quella meraviglia che è Kinsky - Il mio nemico più caro di Werner Herzog.
Peccato che, per l'appunto, Affleck non sia l'autore di Aguirre o Fitzcarraldo e Phoenix debba recitare e forzare la mano per poter vedere gli eccessi di Kinsky lontani anni luce.
Così, tra i filmini di Joaquin bambino e la sua immagine di uomo alla deriva che si addentra nella foresta pare più di assistere ad una versione forzata di Somewhere, senza però trovare traccia dell'ironia e della sottile critica mossa da Sofia Coppola allo stardom hollywoodiano grazie al suo azzeccatissimo Johnny Marco.
I'm still here resta un esperimento a suo modo coraggioso, ma di certo, pensando ai modelli che l'hanno ispirato, risulta inevitabilmente più di un tantino pretenzioso e sicuramente troppo esile se confrontato al "sacrificio" - in termini di reputazione, soldi e professionalità - cui si è esposto il suo protagonista indiscusso.
Se proprio doveste scegliere di destinare una visione ad una vera e propria ricerca su quello che è - o potrebbe essere - l'uomo dietro la maschera dell'attore, ripiegate su Herzog e sul folle Kinsky: sicuramente troverete una materia che sarà pane tostissimo per tutti i vostri denti.
MrFord
"I wanna live close to the sun
well pack your bags cause I've already won
everything I'm through, nothing in my way
I'll get there one day
cause I wanna be... Famous!"
Voodoo Highway - "I wanna be famous" -
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I'll get there one day
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Voodoo Highway - "I wanna be famous" -
ben affleck cane a recitare andiamoci piano, in confronto a stallone fa comunque pur sempre la figura del de niro! ahahah :)
RispondiEliminaper il resto sono d'accordo, un'occasione un po' sprecata soprattutto per via di una regia piatta. i rap e la prova di joaquin però per me meritano comunque la visione
Ben Affleck io te lo ricordo solo in Pearl harbour, e ho detto tutto.
RispondiEliminaStallone se lo mangia a colazione, al tuo amico bisteccone! ;)
Joaquin merita la visione a prescindere, anche se a tratti risulta parecchio irritante.
Devo dire, però, che la scena al Letterman è già un cult.
mmm... mi sa che questo lo salto! puzzava come bufala già quando Phoenix dichiarò di voler diventare rapper.
RispondiEliminache poi a me ben affleck come attore devo ammettere che è sempre piaciuto. certo ha sbagliato i film, tu dici pearl harbor ma io rispondo Daredevil, ma ne ha fatti alcuni davvero belli dove è davvero bravo: Dogman, 200 cigarettes, Hollywoodland, State of Play, In cerca di Amy, Will Hunting ecc.
Frank, secondo me quel vecchio pazzo di Joaquin una visione da te la merita, anche se ricordo che non ti piacque Somewhere, e qui si va proprio in quella direzione, quindi non saprei.
RispondiEliminaPer quanto riguarda Affleck, a me sta molto simpatico, e mi sono sempre ritrovato nel suo personaggio di Will Hunting, ma nonostante State of play o Dogma, per me resta sempre un ragazzone con l'espressività di una mortadella. :)
Niente a che vedere con il labbro sformato di Stallone, per intenderci. ;)
RispondiEliminama secondo me il labbro di sly ha pure un suo agente personale!
RispondiEliminaSecondo me Stallone è l'agente del suo labbro!
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