Una delle cose più magiche del Cinema - persa, purtroppo, in molte delle pellicole di genere prodotte oggi - risiede nella capacità di rendere reale una fiaba, dimostrare che lo schermo può essere davvero capace di tutto, trasformare la realtà e piegarla a un desiderio, un sentimento, una magia.
Cineasti dell'ultima generazione come Peter Jackson, Guillermo Del Toro, Gabor Csupo, Hayao Miyazaki o gli incredibili esponenti dei Pixar Studios hanno raccolto il testimone di questa fondamentale eredità del "piccolo mondo" - ricordate Fanny e Alexander? -, ma troppo spesso paiono predicare nel deserto degli effettoni e delle trame dall'agghiacciante banalità.
Così, per continuare nella tradizione del periodo e festeggiare l'età che avanza senza intaccare il senso di meraviglia, in casa Ford è tornato sugli schermi dopo anni e anni questo curioso, elementare eppure magico lavoro di Wolfgang Petersen tratto dal romanzo di Michael Ende letto, io credo, dalla maggior parte degli adolescenti di tutto il mondo nei primi anni della scuola superiore: la prima volta che vidi questo film ero in un cinema all'aperto, se non ricordo male in Romagna, con mio nonno, a metà degli anni ottanta, e subii clamorosamente il fascino del terribile Gmorc - ammesso che si scriva così -, niente più di un pupazzone dall'aspetto panteresco e dagli occhi brillanti, che riusciva a terrorizzarmi ed ipnotizzarmi ad un tempo.
Ricordo anche che sognavo di cavalcare libero come Atreiu, proprio negli anni in cui ero infinitamente più simile al gracilino e fantasioso Bastian, scrivevo su quaderni che credo siano ancora da qualche parte storie di supereroi e sognavo un Falcor che mi portasse in giro volando per raddrizzare i torti o, più semplicemente, liberare quello che trattenevo nel cuore.
Inutile dire che la lettura del romanzo, qualche anno dopo la prima visione, ridusse fortemente l'impatto della pellicola, decisamente più semplice e meno sfaccettata, eppure, anche ora, riguardare i colori saturi, gli effetti totalmente naif, i trucchi che paiono mescolare Guerre stellari all'immaginario fantasy, la torre d'avorio, l'avanzata del Nulla e la rinascita di Fantasìa, il ruolo e lo stimolo che il pensiero, la lettura e l'immaginazione possono dare - bambini o no, poco importa -, la favola pare ricominciare e vivere una volta ancora, quasi quel Cinema all'aperto ci fosse ancora, ed io avessi sei anni, e portassi le mani sugli occhi lasciando uno spiraglio proprio mentre Atreiu grida, armato di una roccia acuminata: "Attaccami, Gmorc, io sono Atreiu" proprio prima del lampo e del ruggito della bestia.
Il segreto della favola, della storia e della Storia, sta tutto qui.
Lo stupore che suscita è l'incantesimo che induce a riviverla, e ad ogni visione si potrà assistere al miracolo di una sfumatura in più.
Sarà per questo che pare proprio infinita.
Ed è un vero piacere che lo sia.
MrFord
"Reach the stars,
fly a fantasy,
dream a dream and what you see will be."
Limahl - "The neverending story" -
ebbè, un super classicone!
RispondiEliminal'età rischia di inghiottire la magia come il nulla che avanza, per fortuna pellicole come queste ci riportano indietro nel tempo, almeno per un paio di orette
ciao MrFord!
RispondiEliminauno dei pochissimi fantasy che ho apprezzato, anche da ragazzo mi andavano giù a fatica...
non hai menzionato la colonna sonora originale, strano, secondo me indimenticabile e parte essenziale del film, tra le più riuscite del genere di sempre
NOOO! Un cinema all'aperto in Romagna!
RispondiEliminaNON E' CHE L'ABBIAMO VISTO INSIEME SENZA SAPERLO?
Io ero a Pinarella di Cervia... :D
(Comunque bellissimo, se ricordo bene avevo 17 anni, ma riuscì a stregarmi come fossi stato al tempo stesso un bimbo capace di stupore e un uomo desideroso di scrivere qualcosa di simile - e chissà che il primo romanzo fantasy che scrissi a 22 anni non sia stato un po' ispirato da quella visione!)
Cannibale: i classici come questo sono classici mica per niente!
RispondiEliminaRoby: è vero, ma forse, a ripensarci, ho ascoltato quella canzone talmente tante volte che ora è quasi al livello di un trauma infantile.
Scriba: interessante il romanzo fantasy, non mi sono mai cimentato in quella materia!
Se non ricordo male io ero a Bellaria, e dovevo avere sei anni. Però è un pò come se ci fossimo incrociati lo stesso.
il film non me lo ricordo, mi era invece piaciuto il romanzo(letto a 22 anni in pieno Dungeons and Dragons) nell'edizione scritta con tre colori di inchiostro diversi.
RispondiEliminaazzurro quando raccontava di Atreiu, Rosso quando c'era l'altro ragazzo che non mi ricordo come si chiamava e Nero quando i due si sono incontrati.
Bellissimo. non ho piu avuto il coraggio di rileggerlo
Mi scendono le lacrime pensando a questo capolavoro.
RispondiEliminaSuara: ricordo anch'io i tempi di Dungeons&Dragons. Bella l'idea degli inchiostri diversi, affascinante davvero.
RispondiEliminaPesa: in questo periodo ce ne sono tanti, di classiconi che vorrei rivedere e rispolverare! Spero ti commuovano allo stesso modo anche i prossimi!
Devo avere il libro tricolore anch'io,da qualche parte!!!!Ricordo che apprezzai enormemente sìa il libro che il film,all'epoca.Sapevate che durante la scena dell'affogamento del cavallo nella palude robe che l'attore che interpretava Atreju ci lasciasse le penne?Gli si era incastrato un piede sotto la pedana che li calava di sotto :/
RispondiEliminaQuesta di Atreyu mi mancava: comunque, una scena che segna ad ogni visione Julez.
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